Tutti d'accordo, dunque, anche se non sono mancate le osservazioni critiche a un progetto che rischia di travalicare le competenze della regione e presenta qualche criticità in ordine alla reale applicabilità delle strategie individuate, se non altro perché lo sconto fiscale sull'Irap appare poco più che simbolico.
Non va però dimenticato il percorso che ha condotto la regione ad approvare una legge coraggiosa e, ci si consenta il gioco di parole, per alcuni versi azzardata. La lotta contro il gioco d'azzardo patologico, lo ha ammesso lo stesso assessore al territorio Beccalossi nel suo intervento in aula, non era nel programma di Maroni. Il progetto di legge presentato quasi due anni fa dal Pd è stato guardato con sospetto e distrazione. Per fortuna l'atteggiamento della maggioranza è cambiato radicalmente e, non senza qualche forzatura istituzionale, il cammino della legge si è fatto più spedito, con il tentativo della Lega di attribuirsene l'esclusiva paternità e il solito condimento di strali anti-romani e orgogliosa rivendicazione della primazia lombardo padana.
Non basta però una legge regionale per archiviare l'incubo del gioco d'azzardo patologico, serve un vero e proprio scatto in termini culturali ed educativi e serve, soprattutto, una legge nazionale. Per questo il Pd sta sostenendo con grande convinzione la raccolta di firme promossa da Lega Autonomie per un progetto di legge di iniziativa popolare che limiti in modo deciso la diffusione del gioco d'azzardo e lo riconduca nell'alveo di una legalità, anche fiscale, che sembra troppe volte smarrita. Ben venga allora la nuova legge regionale, ma l'impegno di tutti deve ora portare a completare l'opera con un provvedimento parlamentare, vincendo la tentazione di fare spallucce in nome degli otto miliardi di introiti per lo Stato derivanti dal gioco. Ricordiamoci che il trattamento di coloro che sono finiti nel gorgo della patologia da gioco di miliardi ce ne costa almeno sei.
Prosegue anche l'iter di altri provvedimenti, con la maggioranza che appare sempre più divisa sulla riforma dell'Aler e le solite forzature a rischio di costituzionalità su altri fronti come quello della panificazione. L'impressione è che il centro destra preferisca lanciare segnali a interessi e categorie piuttosto che costruire provvedimenti realmente solidi e applicabili.
A pochi passi dal Pirellone, all'interno della Stazione Centrale di Milano, sta silenziosamente crescendo l'emergenza profughi siriani. Da qualche settimana, prima qualche decina, ora centinaia di persone in fuga dalla guerra siriana vivono in stazione in attesa di poter partire verso mete del Nord Europa. Intere famiglie con bimbi piccoli sono lì, sospese con le loro vite raccolte in pochi borsoni, senza più nulla alle spalle se non bombe e violenza. Un'emergenza che rischia di crescere di giorno in giorno e che va affrontata da tutti, a prescindere da come la si pensi riguardo le grandi questioni di regolazione dell'immigrazione. Una famiglia che vive su una panchina senza nessun servizio e nessuna prospettiva è un pugno nello stomaco per ciascuno di noi.
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