27 febbraio 2014

Oggi in direzione

Direzione Pd ad alta tensione, Civati valuta gruppo autonomo

“Pronto il simbolo del Nuovo centrosinistra”. L’ipotesi scissione
roma
Prima Direzione del Pd, domani, con Matteo Renzi nel doppio ruolo di premier e di segretario. All’ordine del giorno l’ingresso del Pd nel Partito socialista europeo, passaggio su cui si farà sentire il malumore degli ex popolari. Ma la collocazione europea del Pd è solo uno dei temi che provocano fibrillazione al Nazareno.

La minoranza che fa riferimento a Gianni Cuperlo non vede di buon occhio il doppio incarico di Renzi: e anche se per ora non intende porre formalmente il problema, il tema della conduzione del partito continua ad aleggiare nelle discussioni dei democratici. Ad animare la vigilia della direzione è invece l’annuncio di Pippo Civati di aver pronto il simbolo del «Nuovo centrosinistra», gruppo di sinistra che potrebbe nascere in Senato: una «provocazione», la definisce lo stesso Civati, deciso a fare da catalizzatore dell’area che non ha digerito la nascita del nuovo governo.
Cuperlo, in una intervista a Repubblica, ha rassicurare sul fatto che «non ci sono rischi di scissioni» e che «non è in discussione l’esito del congresso». Il suo timore , però, è che il partito si riduca ad essere un comitato elettorale del premier, con il rischio che in caso di insuccesso di Renzi il Pd possa pagare un alto prezzo: «E indispen sabile - ritiene Cuperlo - che il partito non si richiuda nelle istituzioni» ma abbia una sua autonomia. «Ora - aggiunge - tutti lavoriamo perché il governo riesca nei suoi obiettivi ma anche per capire quale futuro ci sia per il primo partito della sinistra».

A giocare sul filo della scissione è Pippo Civati. Benché solo martedì abbia votato la fiducia a Renzi proprio per evitare l’uscita dal Pd, Civati annuncia di aver pronto il simbolo della nuova formazione, Nuovo centrosinistra, che dovrebbe fare da pendant al Nuovo centrodestra di Alfano. L’operazione, spiega Civati, «rafforzerebbe il governo e non lo indebolirebbe», perché nascerebbe un gruppo parlamentare in cui far confluire i senatori già cacciati o in uscita da M5s, più i sette parlamentari di Sel e i sei «civatiani» del Pd. Ora si tratta di decidere se far nascere «un vero e proprio gruppo parlamentare o una Rete, che comunque abbia una iniziativa politica». In realtà è più probabile che non nasca un vero e proprio gruppo: difficile pensare, infatti, che Sel rinunci alla presidenza del Gruppo Misto del Senato con Loredana de Petris; ma l’iniziativa servirebbe ad aprire un dialogo con le realtà a sinistra del Pd e quelle movimentiste.

Sul lato opposto sono gli ex popolari di Beppe Fioroni che faranno sentire il loro malcontento in Direzione quando si dovrà ratificare l’entrata del pd nel Pse. Anche se i popolari hanno ottenuto la modifica del simbolo in «socialisti e democratici», Fioroni ha preparato un forte intervento di critica pieno di perplessità. Ma ormai la decisione è stata già presa: il 19 febbraio scorso Renzi stesso ha firmato la lettera al bureau del Pse con cui chiede l’ingresso del Pd, che per di più organizzerà nel week end a Roma il congresso degli Eurosocialisti in cui verranno sancite le nozze e verrà lanciata la candidatura di Martin Schulz alla guida della Commissione Europea. Probabilmente gli ex popolari si limiteranno ad astenersi, proprio per non rompere con il partito e con il segretario-premier

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