30 marzo 2014

Auguri Pietro Ingrao


  

Pietro Ingrao: 99 anni tra passione e poesia

ingraoOggi il leader storico della sinistra compie 99 anni. "Son quasi cent`anni, questi di Ingrao. Ma non di solitudine. Perché ha vissuto immerso nella storia e in quel grande magma che è stato il `900", Walter Veltroni - L'Unità

Ha attraversato un tempo lungo, un secolo drammatico segnato da due guerre, dalla tragedia della Shoah, dal grande sogno del comunismo e dalla sua crisi. Ho incontrato Ingrao nella sua casa pochi mesi fa. Stavo lavorando al film su Berlinguer e volevo raccogliere la sua testimonianza.

Come sempre incontrarlo mi ha molto colpito: ero partito con tante domande in testa e mi sono sentito rivolgere mille domande. Ero andato a cercare memoria, mi son trovato davanti un uomo pieno di curiosità su quello che succede, su quello che succederà. Nel film ci sono le sue poche frasi in cui parla del funerale di Enrico Berlinguer come di un viaggio interminabile nella folla e nel dolore delle persone.

Pietro Ingrao è stato definito in tanti modi: era l`eretico, l`uomo del dissenso interno al Pci, quello che per la prima volta in un congresso comunista dalla tribuna aveva detto di non esser stato convinto dalla relazione del segretario, che era Luigi Longo. Era anche l`uomo che nel Pci ha più seguito, con apertura di idee e senza rigidità, le questioni delle istituzioni, dello Stato e della sua riforma.

Per anni, per decenni, a partire dal 1946, tutti i lunedì che Dio mandava in terra, a Botteghe Oscure si riuniva la segreteria del Pci, una decina di persone in tutto. Ingrao c`era sempre, e con lui Togliatti fino al 1964, e Amendola e Pajetta e Berlinguer e Bufalini e Alicata e poi negli anni successivi Napolitano, Macaluso ...
Un gruppo piccolo di persone che ai nostri occhi appartengono alla storia ma che erano invece spesso dei giovani (Pietro aveva trent`anni quando diventò direttore dell`Unità).

Uomini giovani che alle spalle avevano biografie spesse e qualche volta dolorose. La sua figura è quella di un politico-intellettuale molto speciale. Nato in un piccolo paese sui monti che sono alle spalle di Terracina da una famiglia di origini siciliane. Il nonno garibaldino che aveva combattuto con Bixio e di cui Pietro va molto orgoglioso. Ma i suoi racconti d`infanzia (ne ha parlato spesso) lasciano vivido il racconto della grande casa e della nonna che stava sempre in cucina, il luogo sociale della civiltà contadina, dove le differenze tra questa famiglia di medi proprietari agricoli (a dire il vero già mezzi in rovina) e quelle dei braccianti e delle loro famiglie scomparivano.

GLI STUDI A GAETA
Da ragazzo, durante gli studi al liceo di Gaeta i suoi amori erano la poesia ermetica e il cinema. Andava all`edicola ad aspettare che arrivassero le riviste con le poesie di Montale e Ungaretti. Di Montale racconta un episodio bellissimo e un po` ironico. Ingrao arrivò a Firenze per i Littoriali e si presentò in stivaloni e camicia nera alle Giubbe Rosse, lo storico caffè in cui si raccoglievano i poeti. «Volevo incontrare Montale, il poeta che aveva scritto quei versi scabri e desolati che dicevano "codesto solo oggi posiamo dirti, ciò che non siamo ciò che non vogliamo". Ho ancora negli occhi l`espressione tra l`incuriosita e annoiata del poeta che si vedeva davanti quell`oscuro giovane provinciale vestito in quella maniera». Sì, in camicia nera, perché Ingrao fa parte di quella generazione di italiani che non aveva conosciuto nient`altro che il fascismo, che con questo si immedesimava ma che seppe prestissimo rovesciare in antifascismo la sua giovanile voglia di cambiare il mondo. Due suoi maestri ai tempi del liceo morirono alle Ardeatine. Lui sceglie l`antifascismo nel 1939, un anno dopo arriva al Pci. Il 25 luglio del 1943 lo coglie a Milano dove lo ha inviato clandestino il Pci: fu qui il suo primo comizio e lo ha sempre raccontato con quel misto di entusiasmo e di timidezza che è la sua cifra.

UN`ENORME CURIOSITÀ
I suoi novantanove anni li ha spesi nella battaglia politica fatta con passione, che fosse alla guida dell`Unità o alla presidenza della Camera. Eppure non è quell`uomo totus politicus come altri della sua generazione. È sempre stato spinto da una enorme curiosità intellettuale, scrive poesie, ama il cinema sin dalla giovinezza, ne parla e ne scrive spesso con competenza e passione. Il suo grande amore cinefilo è Charlie Chaplin che legge (a ragione) in chiave poetica ma anche politica e sociale. Se devo cercare una parola per raccontarlo questa parola è dubbio, ma non il dubbio che impedisce l`azione e che paralizza, bensì quel tarlo che spinge a pensare di più, a conoscere meglio anche le cose che sono più lontane da te. Se devo cercarne un`altra questa parola è popolo. Parola difficile, forse poco politica ma nella sua lingua ha sempre indicato gli uomini e le donne «in carne e ossa», come se l`astrazione dell`ideologia e anche della politica-politica si dovesse fermare quando si parla delle persone vere nella loro complessità e umanità.
A chi ama le semplificazioni e si irrita davanti ad una complessità che ci obbliga a tenere insieme cose apparentemente lontane e opposte magari con un «ma anche», mi verrebbe da rispondere: guardate questi due leader così diversi, Ingrao col suo dubbio costante, Berlinguer capace di tenere insieme l`ossimoro di lotta e di governo. Cosa c`è di semplice, di bianco e di nero in questa storia? Mi torna in mente del nostro recente incontro anche un altro particolare. Ingrao ama parlare facendo continui riferimenti ai luoghi. Le città, i quartieri, il paese della sua infanzia sono radici fisiche. Quest`uomo nato nel 1915 è come fosse piantato in un lunghissimo passato, ma riesce ad avere uno sguardo profondo anche sul futuro.

Auguri Pietro.

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Clandestino in bicicletta per fare uscire «l’Unità»: Il racconto di Pietro Ingrao - L'Unità

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