30 marzo 2014

Un saluto al magistrato Gerardo D'Ambrosio

da: larepubblica.it

È morto Gerardo D'Ambrosio: fu procuratore capo a Milano e protagonista di 'Mani pulite'

Il magistrato era stato senatore del Ds e del Partito Democratico. In passato aveva subito un trapianto di cuore. Tra le grandi inchieste condotte in passato quella sulla morte di Pinelli
È morto Gerardo D'Ambrosio: fu procuratore capo a Milano e protagonista di 'Mani pulite' Ambrosio  Il magistrato Gerardo D'Ambrosio è morto al Policlinico di Milano, dove era ricoverato. Aveva 83 anni. Malato di cuore da tempo, fu sottoposto ad un trapianto già nel 1991.

D'Ambrosio, originario della provincia di Caserta, ha vissuto da vicino le principali vicende giudiziarie del Paese. A inizio anni Novanta è stato il capo del pool milanese di "Mani Pulite" - composto da Francesco Saverio Borrelli, Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo - le cui inchieste piegarono i partiti di governo della prima Repubblica. Lambirono e basta il Pci-Pds, e per questo fu accusato dalla stampa di destra, insieme agli altri, di essere un "comunista".

Fu anche il giudice che nel 1975 si pronunciò sull'omicidio dell'anarchico Giuseppe Pinelli: per lui il volo dal quarto piano della Questura di Milano del 15 dicembre 1969 avvenne a causa di un "malore attivo" - né un suicidio né un omicidio quindi - attirandosi le critiche della famiglia del ferroviere e dei movimenti di quegli anni. Ricordando la sentenza venti anni dopo rispose così: "Quando la depositai dicendo che non vi era prova di un coinvolgimento dei poliziotti, scrissero che ero fascista. Quando rinviai a giudizio Franco Freda e Giovanni Ventura per piazza Fontana i difensori addirittura mi ricusarono sostenendo che ero socialista".
 
Politico lo diventò davvero, anni dopo. Prima senatore dei Ds nel 2006, poi ancora nel 2008 (con il Pd), componente della commissione Giustizia. Il suo bilancio personale su Tangentopoli fu che "tra il '92 e il '94 siamo stati ingenui: pensavamo che ottenere 1.408 condanne definitive per tangenti bastasse a dare un colpo decisivo alla corruzione. Invece quando abbiamo toccato interessi più forti, ci hanno cambiato le leggi. Contro questa criminalità superiore, in ogni periodo storico, ci vogliono magistrati eccezionalmente capaci, autorevoli e preparati. E anche più coraggiosi".

"Immenso rimpianto per le straordinarie qualità professionali e umane": così lo ricordano oggi i colleghi. "I magistrati della Procura della Repubblica di Milano - è scritto in una nota firmata dal procuratore Edmondo Bruti Liberati - si uniscono al dolore dei familiari per la scomparsa di Gerardo D'Ambrosio già procuratore della Repubblica di Milano e ne ricordano con immenso rimpianto le straordinarie qualità professionali e umane". Anche il sindaco Giuliano Pisapia piange "un grande amico, simbolo della magistratura, uomo a cui la vita aveva concesso una seconda chance e che aveva saputo sfruttare a beneficio della collettività", riferendosi al trapianto di cuore.

In una delle sue ultime interviste, proprio su Repubblica - era il 22 febbraio scorso - alla domanda se fosse pessimista per il futuro, il magistrato rispose che "la tendenza a cercare la scorciatoia è in qualche modo umana. Ma il nostro Paese ha saputo anche dare dei buoni esempi. Penso
a tutti quei funzionari, alcuni conosciuti e molti oscuri, che hanno servito lo Stato in maniera integerrima per anni, per decenni. Riscoprire il valore educativo dell'integrità: sarebbe quella la soluzione". E chissà, forse in qualche modo stava parlando anche di sé.
Ambrosio  Il magistrato Gerardo D'Ambrosio è morto al Policlinico di Milano, dove era ricoverato. Aveva 83 anni. Malato di cuore da tempo, fu sottoposto ad un trapianto già nel 1991.

D'Ambrosio, originario della provincia di Caserta, ha vissuto da vicino le principali vicende giudiziarie del Paese. A inizio anni Novanta è stato il capo del pool milanese di "Mani Pulite" - composto da Francesco Saverio Borrelli, Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo - le cui inchieste piegarono i partiti di governo della prima Repubblica. Lambirono e basta il Pci-Pds, e per questo fu accusato dalla stampa di destra, insieme agli altri, di essere un "comunista".

Fu anche il giudice che nel 1975 si pronunciò sull'omicidio dell'anarchico Giuseppe Pinelli: per lui il volo dal quarto piano della Questura di Milano del 15 dicembre 1969 avvenne a causa di un "malore attivo" - né un suicidio né un omicidio quindi - attirandosi le critiche della famiglia del ferroviere e dei movimenti di quegli anni. Ricordando la sentenza venti anni dopo rispose così: "Quando la depositai dicendo che non vi era prova di un coinvolgimento dei poliziotti, scrissero che ero fascista. Quando rinviai a giudizio Franco Freda e Giovanni Ventura per piazza Fontana i difensori addirittura mi ricusarono sostenendo che ero socialista".

Politico lo diventò davvero, anni dopo. Prima senatore dei Ds nel 2006, poi ancora nel 2008 (con il Pd), componente della commissione Giustizia. Il suo bilancio personale su Tangentopoli fu che "tra il '92 e il '94 siamo stati ingenui: pensavamo che ottenere 1.408 condanne definitive per tangenti bastasse a dare un colpo decisivo alla corruzione. Invece quando abbiamo toccato interessi più forti, ci hanno cambiato le leggi. Contro questa criminalità superiore, in ogni periodo storico, ci vogliono magistrati eccezionalmente capaci, autorevoli e preparati. E anche più coraggiosi".

"Immenso rimpianto per le straordinarie qualità professionali e umane": così lo ricordano oggi i colleghi. "I magistrati della Procura della Repubblica di Milano - è scritto in una nota firmata dal procuratore Edmondo Bruti Liberati - si uniscono al dolore dei familiari per la scomparsa di Gerardo D'Ambrosio già procuratore della Repubblica di Milano e ne ricordano con immenso rimpianto le straordinarie qualità professionali e umane". Anche il sindaco Giuliano Pisapia piange "un grande amico, simbolo della magistratura, uomo a cui la vita aveva concesso una seconda chance e che aveva saputo sfruttare a beneficio della collettività", riferendosi al trapianto di cuore.

In una delle sue ultime interviste, proprio su Repubblica - era il 22 febbraio scorso - alla domanda se fosse pessimista per il futuro, il magistrato rispose che "la tendenza a cercare la scorciatoia è in qualche modo umana. Ma il nostro Paese ha saputo anche dare dei buoni esempi. Penso
a tutti quei funzionari, alcuni conosciuti e molti oscuri, che hanno servito lo Stato in maniera integerrima per anni, per decenni. Riscoprire il valore educativo dell'integrità: sarebbe quella la soluzione". E chissà, forse in qualche modo stava parlando anche di sé.

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