Due leggi per la parità di genere
La parità di genere è uno dei diritti
fondamentali della Costituzione, anche se, a seguire i dibattiti
parlamentari di questi giorni, questo concetto non sembra essere
patrimonio dei più.
Su questo tema l’Italia è in ritardo per
retaggio culturale, per questioni di carattere sociale, per l’eredità di
un passato di lenta emancipazione femminile.
Ed è in ritardo anche Regione Lombardia
che, negli organismi direttivi dei suoi enti partecipati, conta solo 229
donne a fronte di 1402 uomini.
La parità di accesso è ancora lontana.
A chi dice: “no alle quote rosa, prevalga
il merito”, rispondiamo che proprio il merito non viene mai preso in
considerazione e il problema è non essere escluse, come avviene oggi, in
quanto donne.
Serve dunque una forzatura per fare
evolvere un sistema che è maschilista ed arretrato: se dovessimo
lasciare la soluzione del problema ad una evoluzione naturale delle
cose, rischieremmo di non arrivare mai ad un risultato positivo in
questo senso. Il vantaggio delle quote rosa sta nel fatto che esse
potranno riequilibrare la presenza femminile che è qualificata.
Oggi, su
cento laureati, sessanta sono donne!
La loro presenza nei luoghi decisionali
serve per superare gli stereotipi, modificare la cultura, coltivare
finalmente politiche di genere.
Organismi composti in modo equilibrato da
donne e uomini saranno in grado di conseguire risultati migliori,
perché frutto di decisioni assunte sulla base di un confronto tra
sensibilità, esperienze, punti di vista differenti.
Per questo abbiamo presentato due
progetti di legge (di cui è prima firmataria la vicepresidente del
consiglio regionale, Sara Valmaggi), nei quali, superando la normativa
nazionale, si stabilisce che le nomine negli enti partecipati della
Regione debbano essere per un terzo femminili, pena la loro nullità.
Deve essere la Lombardia, che è la
regione dove le donne sono più affermate in tutti i settori della vita
sociale e produttiva, a farsi per prima promotrice di un rinnovamento
che porti finalmente all’affermazione di una democrazia paritaria vera.
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