1 settembre 2014

Tragedia sul Monte Disgrazia

 dal sito: www.cai.it

Sono precipitati, legati in cordata, mentre cercavano di raggiungere la cima del Monte Disgrazia dal versante della Val Masino. L'incidente mortale si è verificato domenica 31 agosto e ha coinvolto quattro amici e soci del Club Alpino italiano della Brianza

Alberto Peruffo, 51enne di Veduggio, Giuseppe Ravanelli di Monza, Giuseppe Gritti (Mezzago) e Mauro Mandelli (Brugherio), 46enni, tutti soci del CAI hanno perso la vita mentre erano impegnati in una salita al monte Disgrazia (3678 m).
Una scivolata da parte di un componente della cordata che ha trascinato gli altri nella caduta è la probabile causa dell'incidente.
A dare l'allarme una coppia di amici sullo stesso itinerario che avevano rinunciato a proseguire. Poco dopo le grida e l'incidente.
Le operazioni di soccorso e di recupero dei corpi sono state difficoltose per le cattive condizioni meteorologiche in quota.



dal sito: larepubblica.it





Valtellina, tragedia sul monte Disgrazia: 4 alpinisti muoiono precipitando in un crepaccio

Erano impegnati in una cordata a quota 3mila metri. "Si stavano allenando per preparare la scalata al monte Bianco". Del gruppo facevano parte anche altre due persone che però hanno desistito



Quattro alpinisti brianzoli sono morti sul monte Disgrazia dal lato della Val Masino. Nemmeno una settimana fa sullo stesso monte, ma dal versante della Val Malenco, erano morti due turisti tedeschi, marito e moglie di Berlino. La tragedia è avvenuta poco prima delle 10.30.

Secondo le testimonianze raccolte dalla guardia di finanza e dai carabinieri di Ardenno, il primo a scivolare è stato Alberto Peruffo, 51enne di Veduggio, in provincia di Monza e Brianza (la stessa delle altre vittime), che avrebbe trascinato nel vuoto gli altri tre amici, tutti 46enni, con i quali era legato in cordata: Giuseppe Ravanelli (di Monza), Giuseppe Gritti (Mezzago) e Mauro Mandelli (Brugherio). Stavano preparando "una scalata al Monte Bianco", una spedizione che aspettavano di affrontare da tempo, ha spiegato il sindaco di Mezzago, Giorgio Monti, che conosceva Gritti e la sua famiglia.


Con loro erano partiti anche altri due alpinisti, che però a un certo punto hanno non proseguire nella scalata per la via normale del monte Disgrazia, una delle vette più importanti della Valtellina dal versante del territorio comunale di Val Masino (Sondrio), a quota 2.900 metri, per le condizioni proibitive del tempo, con una bufera di neve e un vento gelido. "Noi rinunciamo. Torniamo indietro, scendiamo a valle. State molto attenti", avevano detto lasciando il resto della spedizione. Poco dopo è successo l'incidente di cui sono stati testimoni impotenti, sentendo le grida dei loro quattro amici che stavano precipitando di alcune decine di metri.

A quel punto hanno raggiunto il rifugio Ponti, che però era chiuso, e sono scesi poco più a valle fino a quando hanno trovato la copertura della rete telefonica. Con un cellulare hanno avvisato il 118. La nebbia fitta e la nevicata in alta quota hanno impedito all'eliambulanza di raggiungere il luogo dell'incidente. Le squadre da terra del soccorso alpino della settima delegazione di Valtellina e Val Chiavenna, con i militari della guardia di finanza di Sondrio, hanno raggiunto il canalone in cui erano piombati i quattro monzesi dopo alcune ore di cammino. Per loro non c'era più nulla da fare, mentre la neve cominciava va coprire i corpi esanimi. Le salme sono state composte all'obitorio dell'ospedale di Morbegno a disposizione dell'autorità giudiziaria.

L'ex parroco di Veduggio con Colzano (Monza), il paese in cui Peruffo è cresciuto, ricorda l'alpinista come una "persona di cuore", attiva nel sociale e molto attaccata alla moglie e alle sue due figlie. "Era una persona davvero valida, con una profonda spiritualità - racconta don Naborre Nava, 79 anni - Lo conoscevo da molti anni, aiutava in chiesa, in parrocchia era molto attivo e si preparava per il diaconato. L'ho sposato io, ha una famiglia meravigliosa, una moglie e due figlie che adorava. E' una tragedia. E e nelle tragedie è importante ricordare quanto di buono e bello le persone ci hanno lasciato, come nel caso di Alberto".

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