10 settembre 2016

LOMBARDIA O COREA DEL NORD?

Rimosso dall'incarico per aver espresso liberamente le proprie opinioni.
Corea del Nord? No. Nord Milano.
Si compie forse il destino invocato da Matteo Salvini che qualche tempo fa, in visita al regime di Pyongyang, magnificava l'ordine e la sicurezza garantite dal dittatore asiatico?
Non esageriamo. Si manifesta solo il clima in cui vive la Lombardia di Maroni: disagio diffuso, ma guai a disturbare il manovratore o anche semplicemente a sottolineare che le cose non vanno come dovrebbero, in sanità e in molti altri campi.
La storia è nota: il professor Cicardi rilascia un'intervista al Corriere della Sera in cui sottolinea i problemi derivanti dall'applicazione dell'evoluzione del sistema sanitario lombardo approvata nell'agosto del 2014. A seguito di queste dichiarazioni, il professore viene rimosso dall'incarico di direttore di dipartimento per violazione dell'obbligo contrattuale di concordare con il direttore generale dell'ASST qualsiasi commento sull'attività dell'azienda. Maroni può anche minimizzare sostenendo che si tratti di un semplice provvedimento organizzativo, ma la delibera firmata dal direttore Visconti fa esplicito riferimento all'intervista rilasciata dal professor Cicardi al Corriere e agli obblighi previsti dal contratto. Altro che motivi organizzativi. Con buona pace dell'assessore Gallera, del presidente Maroni e delle loro goffe giustificazioni.

In punta di diritto il direttore generale ha fatto valere le clausole contrattuali e difficilmente il suo provvedimento potrà essere impugnato, dal punto di vista politico si tratta però di un vero e proprio atto intimidatorio, una sorta di monito a chiunque osi seguire le orme del medico del Sacco.
Pare che ora ci sia un tentativo di conciliazione promosso dal rettore dell'Università Statale Vago, ma crediamo che qualsiasi intervento sia un tardivo tentativo di mascherare il clima che si respira nella sanità lombarda: c'è la consapevolezza di essere di fronte a un sistema che fatica a trovare un equilibrio organizzativo, ma guai a chi osa esplicitarlo.

Il disagio, d'altra parte, è emerso anche nel corso della prima seduta consiliare dopo la pausa estiva. La Lega, su iniziativa del sempre ruvido capogruppo Romeo, ha presentato una mozione in cui si chiedono interventi urgenti per risolvere il problema delle liste d'attesa per visite ed esami negli ospedali lombardi. Uno dei principali obiettivi della riforma approvata un anno fa è stato completamente fallito e le liste d'attesa paiono addirittura essersi allungate, nonostante i 35 milioni di euro stanziati dall'allora assessore Mantovani e comunicati sui muri lombardi come "operazione zero code". Quello della Lega sarà anche stato un "affettuoso" avvertimento al neo assessore forzista Giulio Gallera, ma suona proprio come un'ammissione di impotenza e sconfitta per quella che doveva essere la riforma più importante della legislatura Maroni.

E fortunato il capogruppo Romeo che, come ha argutamente sottolineato in aula Umberto Ambrosoli, può contare sul privilegio di esprimere senza conseguenze le sue valutazioni critiche, altrimenti sarebbe stato già rimosso, come è accaduto a inizio settembre al professor Cicardi cui va tutta la nostra solidarietà. A proposito di Umberto Ambrosoli, fino ad oggi coordinatore del centrosinistra in Consiglio regionale, per lui si prospetta un ruolo nell'ormai prossima (anche se non certa) fusione tra Banca Popolare di Milano e Banco Popolare, potrebbe infatti diventare presidente di BPM spa. Per questo, in modo trasparente e tempestivo, Umberto ha preferito rinunciare al ruolo di coordinatore in attesa di valutare la sua posizione di consigliere regionale qualora dovesse concretizzarsi il nuovo incarico bancario.
Ringraziando Ambrosoli per il generoso lavoro di questi anni, nella certezza da lui stesso esplicitata che il suo impegno politico per la Lombardia non verrà meno, crediamo di dover sottolineare come si apra una fase nuova che ha come traguardo le elezioni regionali del 2018. Il Partito Democratico e il Patto Civico stanno già lavorando in vista di quell'obiettivo e le scelte politiche dei prossimi mesi dovranno orientarsi sempre più in questo orizzonte. Se c'è chi pensa di portarci in Corea del Nord, noi preferiamo pensare alla Lombardia.

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