1 maggio 2019

La Festa del lavoro giusto

Alla festa del Primo Maggio, e a tutte le persone che ogni giorno lottano per difendere o sono alla ricerca di un lavoro, non serve la propaganda. C’è bisogno di serietà e di un nuovo governo che riporti al centro il lavoro
Paola De Micheli - Democratica

L’eclissi del lavoro. Non è uno slogan facile da sventolare nella festa del Primo Maggio: purtroppo è il principale risultato dell’azione del governo Salvini-Di Maio.

Lo dicono i numeri degli occupati in Italia, diminuiti di 35mila unità dal maggio scorso, di cui 19mila in meno a tempo indeterminato, nonostante lo scostamento in positivo di alcuni decimali secondo l’ultima rilevazione Istat. Dopo la Grecia e la Spagna siamo il paese europeo con la disoccupazione più elevata. Il Pil cresce di appena lo 0,1% in termini tendenziali contro una media UE dell’1,5%. Nel 2017 con il governo Gentiloni il Pil cresceva dell’1,7%.

La cassa integrazione è cresciuta del 6,1 % nei primi tre mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018.

Ma c’è un altro dato che forse desta ancora più preoccupazione in chiave futura, il costante calo del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese. Ad aprile abbiamo registrato il terzo mese consecutivo di contrazione.

Non ci siamo mai rallegrati di questi numeri. Che risentono naturalmente di fattori esogeni e del rallentamento dell’economia globale.

Ma proprio perché la congiuntura è difficile e il Paese oscilla tra recessione e stagnazione, è ancora più grave e colpevole la totale latitanza del governo Conte.

Oggi al timone dell’Italia ci sono le due forze politiche che più hanno fatto per promuovere un “declassamento” – anche culturale – del lavoro.

Vi ricordate quando Salvini abbracciava per opportunismo elettorale la filosofia “tecnofobica”, sostenendo di voler tassare i robot?

Per non parlare della cosiddetta “decrescita felice” e delle altre teorie antitetiche allo sviluppo che contaminano l’azione politica del Movimento 5 Stelle.

Senza lavoro non ci sarà un futuro per l’Italia: un lavoro più sicuro e qualificato, in grado di conciliare l’innovazione tecnica con la creazione di nuova occupazione.

Un lavoro più al femminile, perché in tutto il mondo il tasso di occupazione delle donne è direttamente proporzionale al grado di benessere delle nazioni.

La ricetta del Partito Democratico poggia su due capisaldi: sviluppo sostenibile e lavoro giusto.

La questione ambientale è stata assunta dal nostro partito fino in fondo, con un’ottica nuova: non come un corollario, ma come nuovo modello di sviluppo.

Abbiamo dichiarato obiettivi ambiziosi ma ineludibili per la salvezza del pianeta: il taglio del 50 % delle emissioni gas e l’estensione delle rinnovabili al 35% del consumo totale di energia entro 2030, con la prospettiva di creare 800 mila nuovi posti di lavoro collegati al settore.

A questo va associata una politica industriale di segno fortemente innovativo, per lo sviluppo dell’economia circolare. E ancora investimenti pubblici per la mobilità sostenibile, la riqualificazione urbana e misure compensative della ricaduta sociale della transizione energetica.

Dentro questa visione di sviluppo fortemente connotato dal tema della sostenibilità, il ruolo della tecnologia è assolutamente fondamentale.

Penso non solo alla rivoluzione digitale, ma anche alla robotica e all’impatto che queste innovazioni hanno sull’organizzazione del lavoro.

E’ la storia che ci insegna che ogni transizione tecnologica che sia stata governata senza paure, ma anche senza lassaiz faire, ha avuto ricadute positive sulla vita delle persone, e sulle opportunità di generare nuova occupazione.

L’altro caposaldo della proposta del Pd riguarda il lavoro giusto.

La prima azione di giustizia da compiere è l’aumento dei salari medio-bassi, in particolare quelli delle famiglie. Per questo proponiamo un taglio delle tasse sul lavoro per i contratti a tempo indeterminato: un sistema per dare più soldi ai lavoratori senza pesare sulle imprese.

Le persone, che costituiscono il vero patrimonio di ogni azienda, vanno valorizzate e protette. Anche in questo caso attraverso soluzioni nuove: penso al potenziamento delle misure a sostegno dei “workers buyout”, i lavoratori che si fanno carico dell’impresa in crisi prendendone le redini.

Inoltre nel programma del Partito Democratico ci sono misure importanti di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale – anche in questo caso grazie alle nuove tecnologie – e contro la concorrenza sleale del dumping fiscale per le imprese a livello europeo.

Alla festa del Primo Maggio, e a tutte le persone che ogni giorno lottano per difendere o sono alla ricerca di un lavoro, non serve la propaganda. C’è bisogno di serietà e di un nuovo governo che riporti al centro il lavoro.

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