12 ottobre 2020

Vaccini: i nodi vengono al pettine

La gara di settembre, che doveva portare alla Regione Lombardia un altro milione e mezzo di vaccini, nonostante le condizioni estremamente favorevoli è stata annullata. Poco dopo l’apertura delle buste ne è stata aperta un’altra, la decima, chiusa il 5 ottobre con un esito sorprendente: alla Regione sono stati offerte da due operatori internazionali un totale di 500 dosi di cui 100 a 11 euro l’una e 400 addirittura a 26 euro. La gara precedente aveva come base d’asta 10 euro e il motivo dell’annullamento è che il solo operatore che aveva formulato l’offerta aveva proposto un prezzo unitario superiore. Pochi giorni dopo, la Regione è costretta a prendere ciò che c’è, a un costo che è quasi cinque volte quello pagato da Veneto ed Emilia Romagna nei mesi scorsi.

Ma quando avrà inizio la campagna vaccinale? E chi avrà diritto e accesso al vaccino? A partire dal 19 di ottobre la Regione ha annunciato che verranno vaccinati gli ospiti delle RSA e i pazienti più fragili e dalla seconda metà di novembre ci sarà la vaccinazione di massa sui bambini dai due ai sei anni, gli operatori sanitari e i cittadini da 60 anni in su, una popolazione che conta in Lombardia 3.874.744 persone. Il ministero raccomanda di vaccinarne il 95%, con un target minimo del 75%. Negli anni passati le cifre di adesione erano molto inferiori (meno del 50% degli over 65 si è vaccinato lo scorso inverno contro l’influenza) e la direzione generale Welfare della Regione non fa mistero di contare su numeri meno ambiziosi per poter utilizzare le dosi rimanenti sia per rifornire le farmacie sia per far vaccinare le altre categorie ad oggi escluse: il mondo della scuola, i lavoratori esposti al pubblico e gli adulti senza particolari patologie che, vaccinandosi, vogliono proteggere se stessi e i propri cari e, allo stesso tempo, contribuire a sgravare il sistema sanitario da una patologia dai sintomi simili che confonde e rallenta il tracciamento del coronavirus.

La conclusione è che ritardi ed errori della Regione Lombardia nel bandire le gare ci portano ad una situazione di incertezza e di disagio con la quale i cittadini lombardi devono ancora una volta confrontarsi, con il timore di dover rinunciare a uno strumento importane di autodifesa dalla pandemia.

ROZZA (PD): “CON I SUOI RITARDI LA REGIONE METTE I CITTADINI NELLA CONDIZIONE DI RIVOLGERSI AI PRIVATI”

Mentre la Regione Lombardia è alla decima gara per l’approvvigionamento dei vaccini antinfluenzali, senza riuscire fino ad ora a coprire il minimo di categorie e di cittadini richiesto dal Ministero della Salute in chiave anti Covid, alcuni operatori privati stanno promuovendo il proprio servizio di vaccinazione a pagamento, a 50 euro per persona.

Il Partito Democratico in Regione Lombardia ha depositato un’interrogazione all’assessore al Welfare Giulio Gallera a firma della consigliera Carmela Rozza e del capogruppo Fabio Pizzul per sapere se la Regione sia a conoscenza di questo fatto e se lo ritenga opportuno, vista la carenza di dosi per il sistema pubblico; se abbia una lista completa degli operatori privati accreditati o autorizzati che offrono il vaccino a pagamento e se ritengano che il prezzo applicato ai cittadini sia congruo; se i vaccini proposti siano tra quelli ammessi da Aifa per la stagione 2020-2021 e se i fornitori degli operatori privati abbiano partecipato anche alle gare di Regione Lombardia.

“La Regione, con i suoi ritardi, ha lasciato ancora una volta i cittadini nella condizione di rivolgersi ai privati che, evidentemente, sono stati più abili o più lungimiranti dell’ente pubblico – attacca Carmela Rozza -. Non è certo una novità nella realtà della Lombardia degli ultimi anni e nemmeno degli ultimi mesi, basti ricordare la vicenda dei test sierologici. A causa delle decisioni della Regione mancano vaccini e manca chiarezza non solo su quando si inizierà a vaccinare ma anche su quali motivazioni abbiano spinto Fontana e Gallera ad escludere dalle categorie a cui somministrare prioritariamente il vaccino i lavoratori che hanno a che fare con il pubblico, come invece previsto da una circolare del Ministero e come, giustamente, chiedeva il sindaco Sala”.

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