14 dicembre 2020

Istat, tra giugno e ottobre fatturato in calo per due terzi delle imprese

I dati dell'istituto sulla fase di emergenza sanitaria. 

Il 37,5% ha chiesto il sostegno pubblico per la liquidità e il credito. Circa 17 mila imprese prevedono di non riaprire.

MILANO - Oltre due imprese due tre tra giugno e ottobre hanno visto calare il proprio fatturato tra giugno e ottobre, mentre il 37,5% ha dovuto chiedere il sostegno pubblico per la liquidità e il credito. Sono alcuni dei numeri messi in evidenza dall'Istat nel Report sulle imprese di fronte ll'emergenza sanitaria da Covid 19. In particolare, nel periodo giugno ottobre il 68,4% delle imprese italiane ha avuto riduzioni di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre il 32,4% (con il 21,1% di occupati) ha segnalato rischi operativi e di sostenibilità della propria attività. Per le imprese che hanno segnalato un calo degli incassi il 45,6% ha avuto riduzioni tra il 10% e il 50%,il  13,6% oltre il 50% e il 9,2% di meno del 10%.

Rispetto a quanto rilevato per il bimestre  marzo-aprile 2020, scrive l'Istat, "si conferma un'elevata incidenza di imprese con il valore delle vendite in flessione (erano il 70%), ma si riduce l'intensità: il 41,4% delle imprese aveva infatti riportato una riduzione del fatturato superiore al 50% rispetto agli stessi mesi del 2019, il 27,1% tra il 10 e il 50% e il 3% meno del 10%. I dati non tengono però conto dei mesi di novembre e dicembre nei quali ci sono state chiusure delle attività soprattutto commerciali e di ristorazione in alcune zone e limitazioni di orario in altre.

Scende l'incidenza di casi di mancata realizzazione di fatturato (1,9% rispetto al 14,6% di marzo-aprile) mentre si amplia la quota di imprese con valori del fatturato stabili (19,9% rispetto a 8,9% di marzo-aprile) o in aumento (il 9,8% rispetto al 5%). In particolare il 3,8% dichiara un aumento inferiore al 10% e il 6% superiore a tale soglia.
Sono poi circa 17.000 le imprese italiane che prevedono di non riaprire più a causa della crisi innescata dalla pandemia di Covid. Secondo l'Istat il 68,9% delle imprese ha dichiarato di essere in piena attività, il 23,9% di essere parzialmente aperta, svolgendo la propria attività in condizioni limitate in termini di spazi, orari e accesso della clientela. Il 7,2% ha invece dichiarato di essere chiuso: si tratta di circa 73 mila imprese, che pesano per il 4,0% dell'occupazione. Di queste "55 mila prevedono di riaprire mentre 17 mila (pari all'1,7% delle imprese e allo 0,9% degli occupati) non prevedono una riapertura".

Sul territorio, la quota di imprese con vendite in crescita risulta superiore alla media nazionale nella provincia autonoma di Trento (17,5%), in Veneto (12,5%) e Abruzzo (12,3%). Sul versante opposto, la quota di imprese che fanno registrare una flessione del fatturato superiore al 50% è più alta nel Lazio (18,3%), in Sicilia (17,4%), Campania (17,3%) e Calabria (17,1%).

A livello settoriale -  segnala l'Istat - recuperano rispetto ai risultati particolarmente negativi di marzo-aprile le imprese che operano nelle costruzioni, con il 26,8% che dichiara una stabilità del fatturato e l'11,5% una crescita, contro l'8,3% e il 6,1% di marzo-aprile.

La metallurgia presenta una quota relativamente elevata di imprese con flessione del fatturato mentre nelle industrie farmaceutiche l'incidenza di dinamiche positive, pur consistente (22% dei casi), è inferiore a quella di marzo-aprile (28%).

La quota di operatori che riportano una perdita di fatturato compresa tra il 10 e il 50% è superiore alla media complessiva (45,6%) nel comparto dei beni alimentari (50,8%) e in quello dei beni di investimento (49,2%). Il commercio, in particolare quello al dettaglio, ha risultati in linea con quelli aggregati nonostante le limitazioni amministrative: il 42,3% registra un calo del 10-50%, il 10,6% di oltre il 50% e l'11,2% di meno del 10%. Molto più negativo l'andamento dei servizi ricettivi: il 43,5% delle imprese dichiara assenza di fatturato o una diminuzione superiore al 50%, il 43% un calo del 10-50%.

Analogamente, il comparto della ristorazione registra il prevalere di flessioni, anche se con un'intensità inferiore rispetto a quello ricettivo: il 26,7% non registra fatturato o subisce riduzioni di oltre il 50%, il 56,3% tra il 10-50%. I servizi alla persona, alle imprese o professionali si confermano infine  i comparti più colpiti non riuscendo a beneficiare se non in misura limitata del complessivo miglioramento rispetto alla situazione di marzo-aprile.

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