Il candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli ospite in redazione. Per parlare di una campagna elettorale in salita ma ancora aperta.
EUROPA. La Lombardia è sempre stata una terra ostile per il centrosinistra. Di recente l’aspettativa si è capovolta: ci si è illusi che si possa vincere facile. Oggi, invece, dai sondaggi scopriamo che lo scontro per il Pirellone è molto incerto. Com’è possibile che, dopo 17 anni, i lombardi possano ancora essere tentati dal voto alla coppia Maroni-Formigoni?
UMBERTO AMBROSOLI. I primi sondaggi non registravano la sostanziale coesione del centrodestra e il fatto che la campagna elettorale non fosse ancora partita. Nell’ultimo mese e mezzo, poi, Milano e molte città della regione sono state tappezzate di manifesti di Maroni, ai limiti dell’imbarazzante, tra l’altro con slogan accattivanti come “il 75 per cento delle tasse deve rimanere nelle tasche dei lombardi”. Alla questione fiscale la Lombardia si è sempre mostrata sensibile perché la tassazione è pesante e incide in modo oneroso, soprattutto se i servizi – come quelli ferroviari – non sono all’altezza. Nonostante tutto il dato concreto oggi ci dice che in regione Lombardia il centrosinstra ha la possibilità concreta di vincere. In queste ore stanno perquisendo gli uffici della Lega in via Bellerio per lo scandalo delle quote latte. Non è un fatto nuovo, ci sono state anche delle sentenze in merito. Forse l’entusiasmo ci aveva fatto pensare che potesse essere tutto facile. Quando ho accettato questo impegno ero pienamente consapevole che la strada fosse in salita perché conosco i miei limiti, anche dal punto di vista territoriale, e so che non basta presentarmi con la mia faccia nelle valli bergamasche per avere il consenso. I sondaggi dicono che tutto è possibile. Una parte consistente dei cittadini non ha nessuna intenzione di credere ancora a delle promesse mancate. E se guardiamo a un’esperienza importante come quella di Pisapia, che certo non risolve l’intera Lombardia, i sondaggi non avevano minimamente percepito la volontà di cambiamento dei milanesi.