24 aprile 2018
23 aprile 2018
Ripartiamo da Monza.
Ecco la Campagna di Tesseramento Pd
Scritto da Alberto Pilotto Segretario di Monza
Dopo la sconfitta del PD alle recenti elezioni occorre agire subito per avviare un processo di trasformazione della politica del Partito Democratico.
Tale trasformazione dovrà porre le basi per costruire un futuro di successo per il PD nell’interesse di tutti i cittadini e nel continuo ascolto delle loro esigenze, paure, aspirazioni per poterle interpretare e dare risposte concrete ai loro bisogni e alle loro speranze.
La Direzione Nazionale del Partito di lunedì ha confermato che tutto il PD vuole avviare questo percorso di ascolto ed elaborazione.
Occorrerà tempo e uno sforzo di tutti per un confronto vero aperto e senza pregiudizi.
Serve un percorso collettivo di tutto il partito, di tutti i circoli, di tutti gli iscritti e simpatizzanti, e anche di chi fuori dal partito è capace di parlarci con onestà intellettuale, per ripartire più forti e determinati di prima e riportare il PD ad essere un grande partito popolare in grado di garantire democrazia, crescita e maggior benessere per tutti i nostri cittadini.
In questi giorni molte nuove persone mi hanno chiamato per iscriversi al nostro Partito. E’ un bel segnale in controtendenza dopo una sconfitta, che manifesta la volontà di molti di voler sostenere l’azione del PARTITO DEMOCRATICO e voler collaborare alla sua evoluzione e cammino.
In questo contesto lanciamo la campagna di Tesseramento a Monza perché è il momento in cui ognuno è chiamato personalmente a dare il proprio contributo di tempo, idee, energie, speranze con serenità e compostezza e anche con la convinzione che ognuno è attore attivo nella costruzione di un Partito capace di rappresentare i valori di Democrazia, Giustizia, Equità, Solidarietà, Riformismo che ci caratterizzano.
Il segretario del PD Monza
Alberto Pilotto
Scritto da Alberto Pilotto Segretario di Monza
Dopo la sconfitta del PD alle recenti elezioni occorre agire subito per avviare un processo di trasformazione della politica del Partito Democratico.
Tale trasformazione dovrà porre le basi per costruire un futuro di successo per il PD nell’interesse di tutti i cittadini e nel continuo ascolto delle loro esigenze, paure, aspirazioni per poterle interpretare e dare risposte concrete ai loro bisogni e alle loro speranze.
La Direzione Nazionale del Partito di lunedì ha confermato che tutto il PD vuole avviare questo percorso di ascolto ed elaborazione.
Occorrerà tempo e uno sforzo di tutti per un confronto vero aperto e senza pregiudizi.
Serve un percorso collettivo di tutto il partito, di tutti i circoli, di tutti gli iscritti e simpatizzanti, e anche di chi fuori dal partito è capace di parlarci con onestà intellettuale, per ripartire più forti e determinati di prima e riportare il PD ad essere un grande partito popolare in grado di garantire democrazia, crescita e maggior benessere per tutti i nostri cittadini.
In questi giorni molte nuove persone mi hanno chiamato per iscriversi al nostro Partito. E’ un bel segnale in controtendenza dopo una sconfitta, che manifesta la volontà di molti di voler sostenere l’azione del PARTITO DEMOCRATICO e voler collaborare alla sua evoluzione e cammino.
In questo contesto lanciamo la campagna di Tesseramento a Monza perché è il momento in cui ognuno è chiamato personalmente a dare il proprio contributo di tempo, idee, energie, speranze con serenità e compostezza e anche con la convinzione che ognuno è attore attivo nella costruzione di un Partito capace di rappresentare i valori di Democrazia, Giustizia, Equità, Solidarietà, Riformismo che ci caratterizzano.
Il segretario del PD Monza
Alberto Pilotto
15 aprile 2018
“MAI PIÙ FASCISMI”
Noi, cittadine e cittadini democratici, lanciamo questo appello alle Istituzioni repubblicane.
Attenzione: qui ed ora c'è una minaccia per la democrazia.
Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell'odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant'anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali.
Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell'est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni.
Per questo, uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un'altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale.
14 aprile 2018
Aquila: a che punto siamo ?

Secondo la “Relazione sullo stato di avanzamen-to del processo di ricostruzione post-sismica nella Regione Abruzzo”, la più aggiornata disponibile, presentata nel giugno 2017 e aggiornata al 31 dicembre 2016, sono stati finora stanziati 21 miliardi di euro.
Per concludere il processo di ricostruzione ne serviranno altri 4 miliardi, portando il costo complessivo del processo a 25 miliari. Uno sforzo pubblico in termini economici notevole.
12 aprile 2018
“I nostri gruppi all’opposizione per il Paese”
Parlano i neo capigruppo del Pd. Non c’è spazio per una trattativa con M5s, gli elettori hanno detto che la funzione del Pd è opporsi costruttivamente
Eccoli dunque i nuovi capigruppo del Pd:
Graziano Delrio, 58 anni, reggiano, già ministro nei governi Renzi e Gentiloni, e
Andrea Marcucci, 53 anni, lucchese, parlamentare da tre legislature.
Eletti per acclamazione come candidati in grado di esprimere un segno di unità interna. di certo il
presidente dei deputati e quello dei senatori dem hanno di fronte un periodo molto difficile per il Pd, dopo un risultato così negativo.
Eccoli dunque i nuovi capigruppo del Pd:
Graziano Delrio, 58 anni, reggiano, già ministro nei governi Renzi e Gentiloni, e
Andrea Marcucci, 53 anni, lucchese, parlamentare da tre legislature.
Eletti per acclamazione come candidati in grado di esprimere un segno di unità interna. di certo il
presidente dei deputati e quello dei senatori dem hanno di fronte un periodo molto difficile per il Pd, dopo un risultato così negativo.
10 aprile 2018
Il Pontefice ha condannato l'uso di armi chimiche sui civili siriani
Papa: "Un dramma quando non ci si vergogna più di niente".
Sui gas in Siria: "Non c'è una guerra buona"
CITTÁ DEL VATICANO - "Il dramma è quando non ci si vergogna più di niente. Non dobbiamo avere paura di provare vergogna". Afferma papa Francesco in piazza San Pietro in occasione della Festa della Divina Misericordia. Poi il Pontefice interviene sugli ultimi temi di politica internazionale, in particolare sulla guerra in Siria: "Basta stermini e armi chimiche. Quella del negoziato è la sola via possibile".
Sui gas in Siria: "Non c'è una guerra buona"
CITTÁ DEL VATICANO - "Il dramma è quando non ci si vergogna più di niente. Non dobbiamo avere paura di provare vergogna". Afferma papa Francesco in piazza San Pietro in occasione della Festa della Divina Misericordia. Poi il Pontefice interviene sugli ultimi temi di politica internazionale, in particolare sulla guerra in Siria: "Basta stermini e armi chimiche. Quella del negoziato è la sola via possibile".
8 aprile 2018
Lasciarsi interpellare
Racconti, Augias: "Quei ragazzi di oggi fascisti inconsapevoli"
Christian Raimo per Piemme ha scritto un'inchiesta "inquietante" - osserva Augias - tra i giovanissimi dal titolo 'Ho 16 anni e sono fascista'. Per tanti ragazzi di Roma, come Milano e Palermo, si legge, "il fascismo è una bella moda sincretistica", un mix di culti orientali, Mussolini, Gramsci, culto giapponese delle armi e del duello. "Frammenti incoerenti" che creano "un modo di vivere", dice Raimo, "specchio della politica di domani".
Libri come bussole per orientarci in un confuso presente. Racconti per estrarre da un libro il condensato delle sue pagine. In sostanza il racconto come un saggio e ogni saggio come una minuscola lampada tascabile
Christian Raimo per Piemme ha scritto un'inchiesta "inquietante" - osserva Augias - tra i giovanissimi dal titolo 'Ho 16 anni e sono fascista'. Per tanti ragazzi di Roma, come Milano e Palermo, si legge, "il fascismo è una bella moda sincretistica", un mix di culti orientali, Mussolini, Gramsci, culto giapponese delle armi e del duello. "Frammenti incoerenti" che creano "un modo di vivere", dice Raimo, "specchio della politica di domani".
Libri come bussole per orientarci in un confuso presente. Racconti per estrarre da un libro il condensato delle sue pagine. In sostanza il racconto come un saggio e ogni saggio come una minuscola lampada tascabile
2 aprile 2018
31 marzo 2018
30 marzo 2018
Politiche 2018
Quattro riflessioni sulle ragioni dell’esito elettorale
Scritto da Alberto Pilotto Segretario PD di Monza
Come è stato possibile passare in soli 4 anni da un consenso al PD nazionale che alle Europee superava il 40% e che ora alle Politiche 2018 è drammaticamente sceso al 19%? Molte sono le ragioni di questo calo ma mi concentrerò su quattro.
La prima riguarda le divisioni, la frammentazione, i distinguo che hanno progressivamente portato alla delegittimazione del leader e alla delegittimazione stessa del nostro partito di fronte a molti elettori. La percezione delle persone è stata che non ci stessimo più occupando dei loro problemi ma di questioni ed interessi personali, individuali e di partito. Delegittimare il partito è stato grave, come lo è stato presentarsi alle elezioni (sia nazionali che in Regione Lombardia) con una coalizione improvvisata fatte di liste prive di una storia e legittimazione politica.
Perché se abbiamo degli ideali comuni ci continuiamo a dividere su piccole cose poco rilevanti invece di cercare una sintesi tra le posizioni che ci differenziano?
Il partito deve ripartire cercando l’unità, facendo sintesi di visioni differenti ma che fanno capo ad ideali comuni. E’ per questo che dobbiamo andare a parlare a chi è uscito, ma anche alle piccole liste civiche e non che si sono volute differenziare.
La seconda è l'essere troppo chiusi nelle nostre discussioni autoreferenziali, anche all'interno dei nostri circoli, delle nostre sezioni, dei nostri gruppi. Molte volte organizziamo degli incontri pubblici e ci rendiamo conto che siamo solo noi a partecipare. Probabilmente in questo modo abbiamo perso il contatto con la realtà e questo, soprattutto quando si è al governo, ci ha fatto sembrare prima di tutto arroganti . Non abbiamo colto il disagio della gente che si è trasformato in risentimento poi in antipolitica poi in rifiuto. E’ qui che il voto di una parte importante dei nostri elettori si è direzionato verso i 5S, mentre qualcuno ha deciso di smettere di votare. Riprendere il contatto con la realtà vuol dire occupare più tempo nella ricerca delle soluzioni ai problemi dei nostri cittadini facendo riferimento ai nostri ideali che all’organizzazione del partito o dei metodi da utilizzare per la gestione dello stesso.
La terza ragione è più europea, e investe tutta la sinistra, i nostri valori, la nostra visione di apertura verso il mondo, la nostra idea di diritti, la nostra idea di multiculturalità e di europeismo, di apertura alle diversità che sono le premesse e l'ambito in cui il nostro concetto di libertà deve vivere e svilupparsi. Questa visione aperta della società ha per contro il rischio di essere difficilmente comprensibile da chi ha bisogno di sicurezze soprattutto durante i periodi di crisi economica. A molti, non solo in Italia ma anche in Europa appare più semplice e rassicurante una società chiusa, dove il proprio vicino è molto simile a te, si conoscono le regole che non devono mutare repentinamente, si conoscono i limiti e i confini in cui ci si muove, non sia necessario farsi interrogare da culture, comportamenti e tradizioni diverse, che a volte sono disorientanti. Nei momenti di crisi le persone si rifugiano nel conosciuto, in un ambito ben definito e limitato, perché lo conoscono e lo possono controllare. Questo significa che sostenendo il modello di una società aperta ci esponiamo a questo rischio soprattutto se non ci prepariamo con politiche adatte e capaci di governare queste contraddizioni. Oggettivamente dobbiamo riconoscere che le nostre politiche e quelle europee (per altro dominate dal centro destra) non sono riuscite a trasmettere un sufficiente senso di sicurezza dove il modello e le basi culturali per una società aperta potesse svilupparsi.
La quarta ragione è che non ci siamo accorti o abbiamo sottovalutato le paure delle persone. Se non si interpreta la paura, si lascia spazio a chi la utilizza come un grande aggregante contro qualcuno o contro qualcosa. Al Nord la paura di perdere una situazione di benessere conquistata con fatica nel tempo, perché va condivisa con qualcuno che arriva da fuori e che in qualche misura chiede di condividere questo benessere. La paura ha trovato temi forti quali l'immigrazione incontrollata, lo straniero, le pensioni difficili da raggiungere. Al Sud la paura di restare sempre indietro con mancanza di speranza di un miglioramento reale delle proprie condizioni di vita. Il nostro partito non è riuscito a compensare le paure con le speranze.
Da dove ripartiamo allora?
Credo che per prima cosa ci dobbiamo incontrare per capire i reali disagi delle persone e le aspettative che i cittadini hanno sulla politica e su un partito come il PD. Identificare insieme le priorità, trovare le possibili soluzioni ai problemi, molte delle quali erano già presenti nel programma elettorale, rimanendo fedeli ai nostri ideali.
I ragionamenti sulla forma partito devono venire dopo.
Credo inoltre che dobbiamo mettere al primo posto il tema del lavoro identificando i messaggi e le soluzioni che possano consentire all’Italia di muoversi rapidamente verso la piena occupazione.
È un tema che dà risposta ai problemi di tutti. Dobbiamo ripartire dal lavoro, che sia un diritto per tutti come sancito dalla nostra costituzione.
Il segretario PD Monza
Alberto Pilotto
Scritto da Alberto Pilotto Segretario PD di Monza
Come è stato possibile passare in soli 4 anni da un consenso al PD nazionale che alle Europee superava il 40% e che ora alle Politiche 2018 è drammaticamente sceso al 19%? Molte sono le ragioni di questo calo ma mi concentrerò su quattro.
La prima riguarda le divisioni, la frammentazione, i distinguo che hanno progressivamente portato alla delegittimazione del leader e alla delegittimazione stessa del nostro partito di fronte a molti elettori. La percezione delle persone è stata che non ci stessimo più occupando dei loro problemi ma di questioni ed interessi personali, individuali e di partito. Delegittimare il partito è stato grave, come lo è stato presentarsi alle elezioni (sia nazionali che in Regione Lombardia) con una coalizione improvvisata fatte di liste prive di una storia e legittimazione politica.
Perché se abbiamo degli ideali comuni ci continuiamo a dividere su piccole cose poco rilevanti invece di cercare una sintesi tra le posizioni che ci differenziano?
Il partito deve ripartire cercando l’unità, facendo sintesi di visioni differenti ma che fanno capo ad ideali comuni. E’ per questo che dobbiamo andare a parlare a chi è uscito, ma anche alle piccole liste civiche e non che si sono volute differenziare.
La seconda è l'essere troppo chiusi nelle nostre discussioni autoreferenziali, anche all'interno dei nostri circoli, delle nostre sezioni, dei nostri gruppi. Molte volte organizziamo degli incontri pubblici e ci rendiamo conto che siamo solo noi a partecipare. Probabilmente in questo modo abbiamo perso il contatto con la realtà e questo, soprattutto quando si è al governo, ci ha fatto sembrare prima di tutto arroganti . Non abbiamo colto il disagio della gente che si è trasformato in risentimento poi in antipolitica poi in rifiuto. E’ qui che il voto di una parte importante dei nostri elettori si è direzionato verso i 5S, mentre qualcuno ha deciso di smettere di votare. Riprendere il contatto con la realtà vuol dire occupare più tempo nella ricerca delle soluzioni ai problemi dei nostri cittadini facendo riferimento ai nostri ideali che all’organizzazione del partito o dei metodi da utilizzare per la gestione dello stesso.
La terza ragione è più europea, e investe tutta la sinistra, i nostri valori, la nostra visione di apertura verso il mondo, la nostra idea di diritti, la nostra idea di multiculturalità e di europeismo, di apertura alle diversità che sono le premesse e l'ambito in cui il nostro concetto di libertà deve vivere e svilupparsi. Questa visione aperta della società ha per contro il rischio di essere difficilmente comprensibile da chi ha bisogno di sicurezze soprattutto durante i periodi di crisi economica. A molti, non solo in Italia ma anche in Europa appare più semplice e rassicurante una società chiusa, dove il proprio vicino è molto simile a te, si conoscono le regole che non devono mutare repentinamente, si conoscono i limiti e i confini in cui ci si muove, non sia necessario farsi interrogare da culture, comportamenti e tradizioni diverse, che a volte sono disorientanti. Nei momenti di crisi le persone si rifugiano nel conosciuto, in un ambito ben definito e limitato, perché lo conoscono e lo possono controllare. Questo significa che sostenendo il modello di una società aperta ci esponiamo a questo rischio soprattutto se non ci prepariamo con politiche adatte e capaci di governare queste contraddizioni. Oggettivamente dobbiamo riconoscere che le nostre politiche e quelle europee (per altro dominate dal centro destra) non sono riuscite a trasmettere un sufficiente senso di sicurezza dove il modello e le basi culturali per una società aperta potesse svilupparsi.
La quarta ragione è che non ci siamo accorti o abbiamo sottovalutato le paure delle persone. Se non si interpreta la paura, si lascia spazio a chi la utilizza come un grande aggregante contro qualcuno o contro qualcosa. Al Nord la paura di perdere una situazione di benessere conquistata con fatica nel tempo, perché va condivisa con qualcuno che arriva da fuori e che in qualche misura chiede di condividere questo benessere. La paura ha trovato temi forti quali l'immigrazione incontrollata, lo straniero, le pensioni difficili da raggiungere. Al Sud la paura di restare sempre indietro con mancanza di speranza di un miglioramento reale delle proprie condizioni di vita. Il nostro partito non è riuscito a compensare le paure con le speranze.
Da dove ripartiamo allora?
Credo che per prima cosa ci dobbiamo incontrare per capire i reali disagi delle persone e le aspettative che i cittadini hanno sulla politica e su un partito come il PD. Identificare insieme le priorità, trovare le possibili soluzioni ai problemi, molte delle quali erano già presenti nel programma elettorale, rimanendo fedeli ai nostri ideali.
I ragionamenti sulla forma partito devono venire dopo.
Credo inoltre che dobbiamo mettere al primo posto il tema del lavoro identificando i messaggi e le soluzioni che possano consentire all’Italia di muoversi rapidamente verso la piena occupazione.
È un tema che dà risposta ai problemi di tutti. Dobbiamo ripartire dal lavoro, che sia un diritto per tutti come sancito dalla nostra costituzione.
Il segretario PD Monza
Alberto Pilotto
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