1. L’OCCUPAZIONE NON RIPARTE, LA REALTA’ IRROMPE NELLA FAVOLA DEI MIRACOLI BERLUSCONIANI.
I dati dell’Istat ogni tanto riescono a riportare l’attenzione dei media sulla realtà, rompendo lo scenario di cartapesta costruito attorno alla favola del paese dove tutti sono contenti, come nella pubblicità delle televisioni commerciali. Questa volta i dati riguardano il lavoro, tema centrale della crisi. Il Messaggero: “Torna a crescere la disoccupazione ad ottobre. Con un balzo all`8,7%. Il tasso più alto dall`inizio delle serie storiche dell`Istat, ovvero dal gennaio del 2004…. I più colpiti continuano ad essere i giovani e le donne del Mezzogiorno, oltre un under 25 su 3 è, infatti, senza lavoro. Cifre che per il segretario generale della Cgil, Camusso, sono davvero «allarmanti» perché siamo in una situazione molto difficile. Sulla stessa linea anche gli altri sindacati, dalla Cisl alla Ugl. Mentre il ministro Maurizio Sacconi sottolinea come la rilevazione trimestrale rimanga sotto la media europea”.
2. FIAT, L’ULTIMATUM DI MARCHIONNE RIGUARDA TUTTI.
IN GIOCO IL TEMA DI CHI RAPPRESENTA I LAVORATORI.
L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ieri è stato chiaro: si può raggiungere un accordo e si può fare pure il referendum. Ma se nel referendum l’intesa non prende almeno il 51 per cento dei voti, è finita. La Fiat va via. John Elkann, capo della famiglia Agnelli, ha chiarito sempre ieri che le radici della Fiat sono in Italia ma che “questo non può precludere il futuro della Fiat”. Perfino la Confindustria si sente messa all’angolo, come rivela un articolo pubblicato oggi da Il Foglio con il titolo: La Fiat sbaglia (quasi) tutto. “Per il dg di Confindustria, Galli, l`offensiva di Marchionne sulle regole suscita solo conflitti: prima investa. Un modello americano non esiste, meglio`seguire la strada tedesca. "Non siamo per nulla timidi - dice il direttore generale della confederazione degli industriali in una conversazione con il Foglio…..Il protocollo del 2009 sui livelli di contrattazione ha impostato un cambiamento radicale delle relazioni industriali. Con le cosiddette deroghe, a livello aziendale si può modificare qualunque aspetto del contratto nazionale di lavoro, tranne i minimi contrattuali e le norme di legge"…Il punto vero, fa notare nell’articolo de Il Foglio Gianpaolo Galli è il tema della rappresentanza: “il Lingotto punterebbe a modificare l`intesa che consente a tutti i sindacati che superano la soglia del 5 per cento di formare le Rsu. In pratica le Rsu sarebbero concesse solo ai sindacati firmatari dei contratti: quindi la Fiom, che non ha firmato quello dei metalmeccanici, non avrebbe più rappresentanze all`interno degli stabilimenti”. E questo non sta bene nemmeno alla Confindustria: “Confindustria sta dalla parte di Fiat. Ne condivide le richieste sostanziali: orari, turni, straordinari e soprattutto rispetto degli accordi. Per quello che riguarda le regole della rappresentanza, riteniamo che la strada da percorrere sia quella di un accordo con tutte le organizzazioni sindacali. Questo è l`unico modo per garantire l`efficacia degli accordi sottoscritti".
3. UNIVERSITA’: LA RIFORMA SBAGLIATA CHE PIACE ALL’ESTABLISHMENT. GOVERNO E DESTRA FANNO PASTICCI IN PARLAMENTO.
Su Il Corriere della Sera ennesimo articolo in prima pagina di Francesco Giavazzi a favore della riforma Gelmini, che per lo stesso economista “non è certo perfetta” e che è un guscio vuoto senza le misure di attuazione. Giavazzi punta il dito contro il governo per non aver dialogato con gli studenti e, pur di bilanciare questa affermazione, accusa il Pd di non aver fatto proposte alternative. Le proposte invece ci sono state e ci sono. Ma il governo ha pervicacemente inseguito queste norme che il vicepresidente del gruppo Pd al Senato, Luigi Zanda, ha definito significativamente in un’intervista a La Repubblica “per ricchi”, come molte altre cose fatte da questo governo: ”La riforma prevede il taglio delle borse di studio, favorendo i figli dei ricchi, ed elimina l`autonomia degli atenei dando il potere regolamentare al governo. Per non parlare degli assurdi incentivi ai residenti per farli rimanere nell`università vicina». Perché la maggioranza ha tanta fretta di approvare questo ddl? «Pensano che portare in porto subito questa legge sia un merito, invece norme così delicate che riguardano il futuro del nostro Paese andrebbero discusse e approfondite».
Proprio la fretta e il disprezzo per le regole ed il Parlamento, ieri ha condotto il Senato sull’orlo del disastro. La presidente di turno, la leghista Rosi Mauro, infastidita dal dibattito suscitato dall’opposizione, ha cominciato a far votare velocissimamente gli emendamenti, finendo per darne per approvati anche quattro dell’opposizione. Il video di questa fase concitata è finito su Youtube ed ha fatto il giro d’Italia in un attimo. Il presidente del Senato, Renato Schifani, al termine di un lungo dibattito sulle procedure ha imposto che si rivotasse tra le proteste durissime dell’opposizione.
Oggi le manifestazioni annunciate dagli studenti si svolgeranno dunque anche alla luce di questo scontro parlamentare. Su L’Unità Emanuele Fiano, deputato del Pd e responsabile del forum sicurezza, oggi racconta l’incontro organizzato presso la sede nazionale del Partito Democratico tra i rappresentanti delle forze dell’ordine ed i rappresentanti degli studenti, a dimostrazione che chi vuole lavorare per il dialogo, lo fa e ci riesce.
4. PASSATA LA PAURA, BERLUSCONI STRAPARLA DALLA SUA TV, ANNUNCIA CENTRALI NUCLEARI MAI ESISTITE, ATTACCA I MAGISTRATI E PUNTA AL NUOVO OBIETTIVO: OTTENERE CHE LA CORTE COSTITUZIONALE NON SMONTI IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO CHE LO PROTEGGE DAI PROCESSI PER CORRUZIONE.
Straordinaria performance del presidente del Consiglio ieri sera a Matrix (Canale 5). Mentre il ministro Angelino Alfano spiegava sulla rete tre della Rai (Ballarò) che se la Corte Costituzionale dovesse giudicare incostituzionale le norme sul legittimo impedimento che consentono a Berlusconi di non presentarsi ai processi per corruzione (per gli altri coimputati sono già finiti con regolari condanne), il presidente del Consiglio si presenterebbe regolarmente in tribunale e non accadrebbe nulla, su Canale 5 il premier spiegava che in questo caso andrebbe in piazza e attaccherebbe i pubblici ministeri. E’ l’ennesima pressione sulla Corte Costituzionale (che avrebbe dovuto decidere il 14 dicembre).
Ma questa non è stata l’unica bordata. Rinfrancato dallo scampato pericolo, Berlusconi ha dato sfogo, senza alcun intervento dell’intervistatore, a tutto il solito repertorio, con Casini nella parte del corteggiato, Fini in quella del reprobo, il centrosinistra pronto con i carri armati alle porte di Varsavia, aggiungendo per l’occasione anche l’annuncio di una fantomatica centrale nucleare praticamente già fatta in Italia, ma bloccata dalla sinistra. Purtroppo non c’è niente da ridere: è un leader che ha fallito nell’affrontare i problemi del paese, ma è ancora potente e al suo posto. Come ha avvertito più volte il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, il secondo tempo del berlusconismo può essere una stagione pesante e drammatica.
5. FINI E CASINI PRENDONO TEMPO. BOSSI VUOLE IL VOTO.
In attesa di capire che cosa accadrà a gennaio, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, Fini e Casini stanno prendendo tempo, rimanendo lontani dalle sirene berlusconiane, ma evitando lo scontro diretto con il centrodestra in questo momento. La Lega Nord invece vuole andare dritta al voto, in primavera.
6. DOMANI LA DIREZIONE DEL PD DISCUTE LA STRATEGIA PER IL SECONDO TEMPO DELLO SCONTRO CON IL BERLUSCONISMO.
Domani il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, sottopone alla discussione della direzione del partito la proposta di una riforma repubblicana e di un’alleanza per la crescita e il lavoro. La proposta, che in questi giorni è stata tirata, interpretata e anche snaturata a seconda delle convenienze e delle diverse posizioni dentro e fuori il partito, prende le mosse dalla grave situazione in cui versa l’Italia sia dal punto di vista economico e sociale, sia dal punto di vista della salute della democrazia. Da qui, l’iniziativa del Partito Democratico di presentare una piattaforma alle altre forze politiche di opposizione (di centro e di centrosinistra), ma anche al paese (sindacati, imprenditori, categorie, associazioni, confronto che d’altra parte è già cominciato con il tavolo di confronto avviato alcune settimane or sono) per una riforma repubblicana e un’alleanza per la crescita e il lavoro. Temi e proposte per larga parte già predisposti nel corso del lavoro svolto fino ad oggi dai dipartimenti, approvati nel corso delle assemblee nazionali svoltesi a Roma e Varese e che saranno definitivamente messi a punto nell’assemblea nazionale di Napoli a gennaio. Un’alleanza vasta dunque, che non ha alcun carattere di chiusura dentro il recinto dei partiti o di una sola parte dei partiti di opposizione, offerta a tutti coloro che ci staranno sui contenuti, e che potrà essere la base di discussione anche nel caso in cui il paese fosse spinto a forza alle elezioni con l’attuale, discorsiva legge elettorale. Obiettivo: battere Berlusconi e avviare il superamento del berlusconismo.
In vista della riunione di domani, si sono svolte e si svolgono oggi numerose riunioni di riflessione. Una di queste riunioni ha riguardato Modem, l’area fondata da Veltroni, Gentiloni, Fioroni. Su L’Unità oggi ha pubblicato un’intervista a Veltroni: «Il primo obiettivo per le forse responsabili è evitare le elezioni nell`interesse dell`Italia. Dobbiamo fare di tutto per spingere il paese verso questa prospettiva. E, per esempio, nel caso di autosfiducia, sottolineare con forza l`anomalia di un simile passaggio». E anche attrezzarsi per far fronte all`inevitabile accusa di ribaltonismo? «Il ribaltonismo non c`entra. Non ho mai pensato a nulla di simile ma a un governo di larghe
intese, sul modello di quello di Ciampi». Ma se si andasse al voto? «Allora il Partito democratico non potrebbe fare altro che assolvere al suo ruolo storico. Investire su cinque grandi idee e vedere chi su queste idee vuole convergere”….
7. UNO SGUARDO SUL MONDO: LA CINA IN SOCCORSO DELL’EURO, GLI USA METTONO NEL MIRINO IL PAKISTAN E TUTTI I GRANDI FANNO LA CORTE ALL’INDIA.
Mentre in Italia il dibattito è bloccato attorno a Berlusconi, nel mondo stanno rapidamente cambiando molte cose, a cominciare dalla dislocazione geopolitica e geoeconomica dei nuovi colossi, Cina e India. E non solo. La Cina, per esempio, sta correndo in soccorso dell’Euro (sotto attacco dalla finanza internazionale di origine anglosassone), perché vuole che il mondo sia policentrico anche dal punto di vista monetario ed economico. Ed è un soccorso pesante, fortissimo, e ovviamente interessato. E’ una guerra per il potere nel mondo che si svolge con armi diverse. L’india sta diventando il luogo di pellegrinaggio di tutti i grandi paesi perché ha un altissimo potenziale di sviluppo e si appresta a diventare un gigante (oggi è la volta della Russia). E intanto agli Usa (articolo su Il Foglio) non basta più l’uso dei droni per attaccare i talebani che dall’Afghanistan si rifugiano in Pakistan: l’apparato militare Usa sta studiando l’idea di estendere l’area dei combattimenti via terra.
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