23 dicembre 2010

La nota del mattino del 23/12/2010.

1. NAPOLITANO, QUANDO LA POLITICA E’ UNA COSA SERIA.
Il presidente della Repubblica ha dato ieri una lezione di politica, intesa in senso nobile, al governo. Per mesi il governo ha giocato al muro contro muro con gli studenti, i ricercatori ed i professori che protestavano contro la legge Gelmini sull’università (per non parlare delle norme sulla scuola), gettando benzina sul fuoco. Quando il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è salito sui tetti di Architettura a Roma, dove erano i ricercatori a protestare, è stato perfino bersagliato dagli attacchi sobillati dai quotidiani vicini a Berlusconi e trattato con sufficienza e sospetto dalla grande stampa, che fin dall’inizio ha sostenuto a spada tratta e a suon di editoriali la riforma Gelmini. Ieri, giunti all’estrema provocazione di una città blindata quasi si fosse in tempo di guerra, il presidente della Repubblica ha dimostrato che chi ha la capacità di interloquire fa una buona politica. Il suo incontro con gli studenti ha di fatto riattivato il rapporto con le istituzioni delle generazioni che più stanno soffrendo la crisi e i problemi dell’Italia. Un rapporto che rischiava di essersi incrinato del tutto, con conseguenze gravi.
Il Partito Democratico si è adoperato negli ultimi giorni non solo nella battaglia parlamentare contro la legge Gelmini, ma anche per favorire un esito positivo delle manifestazioni. Tra l’altro va ricordata l’iniziativa di far incontrare presso la sede nazionale del Pd i rappresentanti dei sindacati delle forze dell’ordine ed i rappresentanti degli studenti, alla presenza del presidente del gruppo parlamentare al Senato, Anna Finocchiaro, e di Emanuele Fiano, responsabile del forum sicurezza del Pd.

2. UNIVERSITA’ OGGI IL VOTO SU UNA LEGGE CHE L’ESTABLISHMENT HA SOSTENUTO E CHE ADESSO CONSIDERA LIMITATA.
Dopo una battaglia durissima di opposizione, oggi, esauriti tutti i tempi a disposizione dell’opposizione, si arriverà al voto finale sulla legge Gelmini. Ma già adesso gli stessi sostenitori ne riconoscono i limiti. Dario di Vico e Maurizio Ferrera su Il Corriere della Sera, il quotidiano che più ha sostenuto la legge Gelmini in questi mesi: “Se crediamo che sia possibile riposizionare l`Italia nel nuovo contesto internazionale segnato dall`avanzata delle economie asiatiche, se pensiamo che la cultura italiana nelle sue mille espressioni, materiali e non, possa avere ancora un posto di rilievo nel mondo, dobbiamo trarne un`evidente conclusione: bisogna investire nel sapere, nella realizzazione della società della conoscenza…….Per approdare alla società della conoscenza lo Stato non può abdicare al suo impegno di regista e di finanziatore: va detto senza ipocrisie. La spesa per istruzione e ricerca deve diventare più selettiva, ma non può restare inchiodata a quel 4,5% di Pil che ci vede tra le cenerentole d`Europa. Occorrerà coinvolgere anche altri soggetti come imprese, banche, fondazioni, bisognerà abbattere quel muro di incomprensioni che oggi li relega lontani dall`Università. Il confronto però non può che partire da qui, dalle risorse che dobbiamo/sapremo mettere in campo”.

3. QUESTA MATTINA BERLUSCONI RACCONTA UN PAESE CHE NON ESISTE E INTANTO PENSA AL SUO LEGITTIMO IMPEDIMENTO E AL VOTO, CON LA LEGA CHE INCALZA PER ANDARE A ELEZIONI A MARZO.
Oggi, a mezzogiorno, conferenza stampa di fine anno per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il discorso non sarà diverso da quello più volte ascoltato: il governo ha fatto meraviglie, il paese, pur nella crisi, sta meglio degli altri, investiremo decine di miliardi di euro, taglieremo le tasse, riformeremo la giustizia. Non importa che il decreto cosiddetto mille proroghe, varato ieri dal Consiglio dei ministri, abbia tagliato fondi (all’editoria), ridotto i finanziamenti al 5 per mille (pur avendoli formalmente rimessi), messo gli aquilani nella necessità di versare tutte insieme le tasse sospese per il terremoto e frazionato lo storico parco dello Stelvio per far contenti i due parlamentati altoatesini accorsi in sostegno della maggioranza nella votazione sulla mozione di sfiducia a Berlusconi. Prevarranno i cieli azzurri.
Dietro le quinte dello show preparato per gli italiani che guardano la tv, la realtà è e sarà un’altra cosa. Invece di preoccuparsi dei problemi del paese, il premier è di nuovo tornato a mettere in primo piano i suoi interessi. Il primo è la salvezza delle norme sul legittimo impedimento, che consentono a Berlusconi di non presentarsi davanti al tribunale che ha già condannato per corruzione gli altri coimputati del processo Mills e che l’11 gennaio saranno al centro di un giudizio di costituzionalità da parte della Corte Costituzionale. Inoltre, il premier vorrebbe restare a Palazzo Chigi finché può, nonostante sia chiaro che non è in grado di governare. Ieri il ministro Prestigiacomo si è dimessa dal Pdl, perché attaccata dalla sua stessa maggioranza alla Camera. Berlusconi, insomma, sa che così non potrà durare a lungo. E dunque sta preparando il terreno perché, nel caso in cui dovesse mollare, non vi siano più possibilità di formare un governo tecnico o di responsabilità nazionale, ma si vada subito al voto. La Lega Nord, invece, non ha proprio dubbi: vuole andare a votare e prendere i voti in crescita previsti dai sondaggi prima che il miracolo si sgonfi. Anche per questo ha chiesto di discutere ufficialmente alla Camera se il presidente Gianfranco Fini possa restare o no al suo posto.

4. OGGI POMERIGGIO BERSANI, BINDI E LETTA RACCONTANO IL PAESE VERO, CON LA CRISI ECONOMICA, SOCIALE E DELLA DEMOCRAZIA. E INDICHERANNO LE PROPOSTE DEL PD PER USCIRE DALLE SECCHE. PROPOSTE COME LA RIFORMA DEL FISCO PRESENTATA DA BERSANI E CHE IERI E’ STATA VOTATA IN MODO BIPARTISAN ALLA CAMERA.
Oggi pomeriggio, nella sede del Partito democratico, a Roma, il segretario Pier Luigi Bersani, il presidente Rosy Bindi e il vicesegretario Enrico Letta faranno una conferenza stampa di fine anno.
La conferenza stampa ha preso il posto della riunione della direzione, slittata al 13 gennaio, perché tutti i senatori saranno impegnati fino al pomeriggio nella battaglia parlamentare sulla legge Gelmini. Il segretario Bersani avrebbe preferito tenere la direzione, ma è stato costretto a rinviare. Nell’incontro con la stampa Bersani, Bindi e Letta prenderanno le mosse dal paese vero, dai problemi, dal lavoro che manca, dalla disoccupazione (nel sondaggio di Sky sulla notizia dell’anno al primo posto è finita la disoccupazione in aumento), dalla scuola e dall’università che non funzionano, dai comuni e dagli altri enti locali che saranno costretti a tagliare i servizi sociali o ad aumentare le tariffe a causa degli tagli indiscriminati decisi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. E dai rischi che, nel mezzo di una crisi internazionale molto dura, il paese può correre
con un governo che non è capace di affrontare i problemi, che ha scelto di favorire i più abbienti e che ha sottoposto la democrazia a una fortissima torsione.
La proposta del Pd per uscire dalle secche è di completare con l’assemblea nazionale a gennaio il percorso di predisposizione delle proposte programmatiche per ridare spinta al paese. Come per esempio la riforma fiscale (minore peso fiscale su lavoro, impresa, famiglia, e più su rendita e evasione) chiamata 20-20-20, varata dopo un lungo lavoro di studio dall’assemblea nazionale di Varese, trasformata in una mozione parlamentare, sottoposta al confronto con sindacati e imprenditori, e che ieri è stata approvata con un voto bipartisan alla Camera dei Deputati.
Preparato un pacchetto di proposte che Bersani stesso indica in una riforma repubblicana ( legge elettorale, costi della politica, riforma istituzionale) e in’alleanza per la crescita e il lavoro (norme contro il precariato, riforma fiscale, riforma per la rappresentanza, liberalizzazioni...) il Pd si rivolgerà alle opposizioni di centrosinistra e di centro, ma anche al paese, ai sindacati, agli imprenditori, all’associazionismo, per proporre un percorso volto a battere Berlusconi e a superare il Berlusconismo.
Nelle passate settimane ognuno ha tirato questa proposta da una parte o dall’altra, a seconda dei propri interessi e obiettivi, intervenendo sui giornali. Per questo Bersani avrebbe preferito che oggi si svolgesse la riunione della direzione. L’appuntamento è stato rinviato al 13 gennaio. Ma nel frattempo il segretario del Pd ha chiesto di non chiudere il ragionamento in un ambito tutto “politicista”, cioè collegato alle alleanze con questo o quell’altro partito. Su questo tema oggi intervista sull’Unità di Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna.

5. OGGI FORSE LA FIAT FIRMA SOLO CON CISL E UIL PER MIRAFIORI.
La repubblica: “Il giorno della verità è arrivato. Oggi alle 11 Fiat e sindacati si incontreranno all`Unione industriale di Torino per cercare di concludere la trattativa su Mirafiori. Fini, Uilm, Fismic e Ugl, i firmatari dell`accordo separato di Pomigliano, hanno già fatto capire che potrebbero firmare l`intesa: «Se le nostre osservazioni su contratto, assenteismo e orari di lavoro saranno recepite dalla Fiat, siamo pronti a chiudere», sintetizza Bruno Vitali della Fini nazionale”.
L’Espresso ha pubblicato un lungo articolo sulla crisi che l’uscita della Fiat dalla Confindustria provocherebbe dal punto di vista delle risorse economiche a disposizione dell’organizzazione degli imprenditori.

6. UNO SGUARDO SUL MONDO: OBAMA INCASSA IL SI’ AL DISARMO NUCLEARE, LA CINA CANCELLA L’INGLESE E CORRE IN SOCCORSO DELL’EUROPA.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è riuscito a far approvare dal Senato l’accordo sulla riduzione degli arsenali nucleari realizzato con la Russia. Per il presidente Obama è un vero successo, considerata la forza degli oppositori repubblicani.
La Cina, che tra l’altro in questi giorni ha deciso di non usare più l’inglese sul proprio territorio, continua a correre in soccorso dell’euro, dell’Europa e dei singoli paesi in difficoltà. Questa volta è il Portogallo. Con queste iniziative vuole tenere sulla corda gli Usa ed espandere la propria egemonia.

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