1. NASCOSTA DAL POLVERONE MEDIATICO, ENTRA NEL VIVO LA STRATEGIA DI BERLUSCONI PER SFUGGIRE ALLA GIUSTIZIA E RESTARE IN SELLA. OGGI PRIMO PROCESSO. MERCOLEDI’ PRESCRIZIONE VELOCE.
Coperto dal polverone mediatico che ogni giorno il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, solleva su un tema o su un altro, pur di far dimenticare agli italiani quali sono i guai che più lo preoccupano, questa settimana entra nel vivo lo scontro vero sul tema della giustizia.
Oggi comincia a Milano il primo dei quattro processi che vedono imputato Silvio Berlusconi per diversi reati. Oggi è la volta del processo Mediaset, dove il presidente del Consiglio è accusato di frode fiscale. Quella davanti al presidente Edoardo D`Avossa sarà, tuttavia, un`udienza tecnica in cui la difesa punterà i piedi sulle date: «Vedremo. Noi offriamo ai giudici la possibilità di arrivare a un calendario condiviso, e dunque compatibile con gli altri dibattimenti perché non si è mai visto un imputato che ha 4 processi contemporaneamente», ha spiegato a Il Corriere della Sera l`avvocato senatore Piero Longo (Pdl).
Ma la partita delle date è solo la prima mossa. Se dovesse andar male, scatterà la seconda. Domani riunione della consulta della Giustizia del Pdl. Tra mercoledì e giovedì il Pdl potrebbe incaricare uno dei suoi senatori (tra gli altri, Roberto Centaro, Giuseppe Valentino, Domenico Benedetti Valentini) di presentare il ddl per la «rimodulazione dei tempi di prescrizione» che modifica l`articolo 157 del Codice penale. Un colpo di bisturi per premiare gli incensurati (si arriva all`estinzione del reato più celermente) e magari, contestualmente, allungare i tempi per i già giudicati. Obiettivo, far votare questa leggina apparentemente innocua, ma ritagliata con il bisturi attorno alla figura di Berlusconi, prima di Pasqua, tagliando così di un quarto i tempi della prescrizione dei reati già sfoltiti nel 2005 con la «Cirielli».
Oltre che il processo Ruby, dove sono in gioco concussione e prostituzione minorile, Berlusconi teme uno scivolone giudiziario sui temi della corruzione (Mills) e della frode fiscale, perché l’immagine che ne deriverebbe di fronte al paese infrangerebbe la costruzione mediatica del presidente buono, che lavora per il bene di tutti e qualche volta ha bisogno di divertirsi un po’.
2. BERLUSCONI SMONTA LA SCUOLA PUBBLICA, ATTACCA I GAY E PUNTA A DUE OBIETTIVI: RICOMPATTARE LA DESTRA E BLANDIRE LA CHIESA.
La strategia di Berlusconi oggi è rappresentata da un’offensiva a tridente. Da un lato lavora sulla giustizia, per evitare i giudici; dall’altro rinnova le più semplici e ritrite parole d’ordine della destra per fidelizzare (gli esperti di vendita dicono così) i propri clienti-elettori; dall’altra ancora lancia offerte di scambio interessato (soldi, prebende, sostegno) ai palazzi del potere.
L’attacco alla scuola pubblica rientra in questi due ultimi obiettivi. Dire che i professori sono ideologizzati e non insegnano ciò che dovrebbero è un’offesa clamorosa allo sforzo degli insegnati, costretti a far funzionare e vivere la scuola con risorse tagliate ogni anno di più dal governo di destra. Ma significa anche dire alla Lega che potrà cambiare le lezioni di
storia per insegnare che la Padania è una nazione. Significa dire ai più abbienti che i loro figli potranno studiare nelle migliori scuole private e che i figli del portiere, dell’artigiano o dell’operaio non avranno la possibilità di essere concorrenti agguerriti. Significa dire agli lettori più di destra che la libertà di pensiero, che si insegna nella scuola, non sarà un fenomeno di massa.
Non solo. Significa dire alle gerarchie ecclesiastiche che le strutture scolastiche gestite dai religiosi saranno privilegiate e sostenute. Dopo la salvaguardia delle scuole, degli ospedali e degli alberghi gestiti dai religiosi dalla prossima tassa locale Imu prevista nel decreto di attuazione del federalismo (che invece per artigiani e commercianti si tradurrà in una patrimoniale secca e pesante) e dopo l’assoluto appiattimento sulle posizioni più oltranziste che riguardano i temi etici, è arrivata la proposta sulla scuola.
Quale sia lo scambio è chiaro: la Chiesa di Roma fa finta di non vendere lo scandalo di un uomo pubblico che frequenta e paga minorenni e in cambio ottiene sostegno e favori. Di questa strategia ha fatto parte una lunga intervista al cardinal Bagnasco, presidente della Cei, da parte de Il Giornale (proprietà della famiglia Berlusconi). E ci sono già alcuni chiari riscontri.
La Stampa: “Alla Chiesa interessa ciò che un governante fa per il bene comune. Sul piano della condotta individuale indirizziamo a Berlusconi le stesse raccomandazioni rivolte a chiunque altro. Sui comportamenti personali il giudizio spetta solo a Dio». Il vescovo ciellino di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri, esponente di primo piano della Cei e presidente della fondazione per il Magistero sociale della Chiesa, interrompe i preparativi perla visita del Papa nella sua diocesi e benedice il «clima costruttivo» tra le due sponde del Tevere: «Ci sono le condizioni per orientare cattolicamente la restante parte della legislatura verso i principi non negoziabili: vita, famiglia, libertà di istruzione». Il no del premier alle adozioni dei single e alle unioni gay (in contemporanea all`esortazione alla pacificazione tra i poteri contenuta nell`intervista del cardinale Bagnasco al «Giornale» della famiglia Berlusconi) sono «segnali positivi di disponibilità alla cooperazione per l`interesse generale dell`Italia».
3. L’ITALIA DEMOCRATICA SI MOBILITA PER LA SCUOLA. IN GIOCO LIBERTA’ DI PENSIERO E PARITA’ DI CONDIZIONI. MARTEDI’ PROTESTA DAVANTI PALAZZO CHIGI.
La posta è troppo grande per lasciarla nelle mani di un governo di destra. La scuola è il centro motore della libertà di pensiero, della formazione e della possibilità di dare a tutti i giovani condizioni di partenza simili. Il Partito democratico ha guidano ieri la sollevazione del paese contro l’affondo della destra. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha parlato di «uno schiaffo inaccettabile a chi lavora in condizioni rese dal governo sempre più difficili: la scuola pubblica è nel cuore degli italiani». «Se Maria Stella Gelmini fosse un vero ministro, invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe dimettersi».
Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd e che ieri ha contribuito a lanciare la mobilitazione attorno a questo tema: “Berlusconi punta a distruggere il luogo dove si formano le coscienze, dove le menti imparano a ragionare liberamente e si sviluppa lo spirito critico. Ecco perché infanga gli insegnanti e taglia risorse e personale alle scuole dello Stato, dirottando soldi verso istituti elitari. E’ un regime autoritario che, anziché prendere il potere con le armi, lo afferra occupando le istituzioni. Difendere la scuola pubblica, il valore delle donne, la legalità, l`informazione libera e la Costituzione, è in realtà la medesima battaglia. E il diritto di "ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità", come disse Calamandrei”.
Rosy Bindi: “«Chi conclude gli incontri politici inneggiando alle sue indicibili abitudini notturne non è degno di pronunciare la parola famiglia ed è indifferente alla cultura».
Il tema scuola ha scosso tutte le opposizioni. Pier Ferdinando Casini: «Attacca la scuola pubblica dove alcuni genitori sono costretti a pagare la carta igienica per i figli. Perché non ci spiega come risolvere i problemi degli italiani?» Nichi Vendola, leader di Sei: Berlusconi attacca la scuola pubblica perché «anche grazie alla debolezza dell`istruzione ha potuto godere di 15 anni di egemonia culturale». Il vicepresidente di Fli Italo Bocchino ha avvertito: «Il vero centrodestra, quello di Fini, sta dalla parte della scuola pubblica». Tranchant l`affondo di Italia Futura, associazione di Luca Cordero di Montezemolo: «Lo spettacolo di un capo di governo che attacca sul terreno morale gli insegnanti della scuola pubblica è l`ennesima, imbarazzante novità che l`Italia offre al mondo».
Martedì Sit in di protesta del Pd di fronte a palazzo Chigi.
4. TORINO. PRIMARIE BOOM. VINCE FASSINO. AMMINISTRATIVE PROVA DEL FUOCO PER LA RIVINCITA DEL CENTROSINISTRA.
L’affluenza record e la vittoria di Fassino alle primarie di Torino sono un buon viatico per le amministrative che saranno il vero banco di prova per la rivincita del centrosinistra, i cui risultati andranno paragonati a quelli delle politiche del 2008, delle europee e delle regionali. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: “A Torino c’è stata una straordinaria giornata di partecipazione politica. Ne vengono un segnale per tutto il paese e un grande incoraggiamento per noi. Voglio ringraziare il Pd di Torino, tutti i cittadini che hanno partecipato alle primarie e i candidati che hanno dato luogo a un confronto vero e appassionato. Attorno a Piero Fassino, che ha ottenuto un risultato di straordinaria ampiezza, si raccoglieranno ora tutte le forze del Pd e del centrosinistra in vista della sfida elettorale per il comune di Torino, una sfida che vinceremo”
Piero Fassino. La Stampa. «.. le primarie funzionano. Forse c`è qualcosa da cambiare, ma è certo che permettono di ricostruire un rapporto tra la politica e i cittadini. E questa è una risposta a chi nel mio partito, in queste settimane, le ha messe in discussione». «….hanno votato quasi 53 mila torinesi. Un numero impressionante in rapporto alla popolazione, un numero unico in Italia….tutti i candidati hanno saputo mobilitare gli elettori del centrosinistra. E devo dire che c`è un ideale legame tra queste primarie e la manifestazione delle donne del 13 febbraio. Si tratta di due scosse positive in una situazione di crisi della politica italiana che non riesce a sbloccarsi» «Il risultato di Torino è la dimostrazione che quando i cittadini vengono chiamati a decidere davvero, ci sono. La partecipazione popolare di ieri rafforza Bersani come leader del Pd».«…. Io ho fatto una scelta: mettere in gioco la mia esperienza nella convinzione che in un`Italia che va verso un assetto sempre più federale si possa far politica non solo da Roma ma anche da punti nevralgici del paese come Torino. … A Milano governa la Moratti. A Roma c`è Alemanno. Alla guida di Piemonte e Veneto ci sono Cota e Zaia. Tre ex ministri e un capogruppo alla Camera. E` ora che anche il centrosinistra si renda conto di quanto sia importante lanciare la sfida nei territori. E’ stato giusto farlo a Torino…Il ruolo e il peso della città in caso di vittoria alle comunali saranno almeno identici a quelli già importanti raggiunti con Chiamparino. E da qui si potrà lanciare una sfida politica alla Lega Nord».
5. LIBIA. LA GUERRA CIVILE, L’INTERVENTO DELL’ONU, I BENI CONGELATI. IL MEDITERRANEO NEL FUTURO DELL’EUROPA.
Mentre in Libia infuria la guerra civile, il mondo si prepara a gestire i grandi cambiamenti in tutto il Nord Africa e, forse, anche in buona parte del Medio Oriente. Si fanno i conti con
i problemi di approvvigionamento energetico, si fanno i calcoli dell’export e dell’import da quelle aree e, in particolare per l’Italia, si stanno facendo i conti con il significato concreto di un eventuale congelamento delle partecipazioni libiche in aziende straniere: da noi questo significa partecipazioni libiche di rilievo in Unicredito o Finmeccanica.
Su La Stampa Bill Emmott ha allungato oggi ancora di più lo sguardo ed ha posto un problema geopolitico: così come ha allargato i propri confini ad ovest (e sembrava impossibile che si potesse anche pensare fino a qualche anno fa), l’Europa ora si dovrà porre il problema di allargare in qualche modo i confini ( o quantomeno la sua influenza politica, economica e militare) anche al Mediterraneo e alle sue sponde.
6. I PREZZI ALIMENTARI E DELLE MATERIE PRIME IN CORSA. ECCO L’INCOGNITA CHE CI ASPETTA.
L’inflazione che fa paura non dipende solo dal petrolio, o da ciò che sta accadendo oggi in Nord Africa, ma ha cause molteplici sia dal punto di vista delle ragioni tecniche sia dal punto di vista territoriale. Marcello de Cecco, noto economista italiano, ha tracciato oggi su La Repubblica un breve affresco. “L’origine dei rincari nei prezzi agricoli al quale da un anno assistiamo si deve a un misto di scarsità dovuta in specie a fattori climatici, e di speculazione da parte di istituzioni finanziarie che, prive di guadagni alternativi per via della crisi delle economie sviluppate, si sono buttate su materie prime e prodotti agricoli. In Cina infuria una siccità epocale. Lo stesso accade in Argentina. In Russia tutti ricordano i roghi di campi di grano causati la scorsa estate dalla ondata di calore africano che la investì. Tutto questo si scarica sui prezzi. Negli Usa e in Europa gli speculatori lo sanno e si precipitano a scommettere su ulteriori rincari delle materie prime….le due cause dei rincari si alimentano a vicenda. I prezzi dei prodotti agricoli sono anche rafforzati dalla domanda nei due principali paesi asiatici, la cui popolazione congiunta sfiora tre miliardi di persone. L`agricoltura indiana è in condizioni precarie, afflitta da una bassa produttività storica. Fu disegnata, dai pianificatori indiani, per mantenere la gran parte della popolazione sulla terra e non per massimizzare la produzione. Per cambiare rotta a questo mastodonte ci vorranno molti anni e molti soldi. Il caso cinese, invece è dovuto al cambiamento climatico, che ha visto in pratica l`esaurirsi dell`acqua nel sud del paese e anche al cambiamento di dieta che si sta verificando, verso cibi occidentali non prodotti a sufficienza in Cina. Ma gli aumenti non riguardano solo i prodotti agricoli. Sui mercati mondiali il prezzo del petrolio, ad esempio, stava salendo da un anno, prima che i tumulti africani e mediorientali ne rafforzassero ulteriormente la corsa. Aumenti notevolissimi hanno registrato minerale di ferro, cotone, lana e tutti i tipi di oli vegetali. In breve, le quotazioni della gran parte di questi prodotti sono tornate ora assai vicine ai livelli che raggiunsero nel 2008, prima che si abbattesse sull`economia mondiale la grande crisi.
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