22 marzo 2011

Nota del mattino del 22 marzo 2011.


A cura dell'Ufficio nazionale Circoli PD.

1. LIBIA, INDIETRO TUTTA. BERLUSCONI SI NASCONDE DIETRO LA RUSSA EFRATTINI. BOSSI FRENA. IL GOVERNO E’ ONDIVAGO. IL PD CHIEDE CHE ILPRESIDENTE SI PRESENTI IN PARLAMENTO CON UNA LINEA CHIARA.
Indietro tutta. Dopo aver baciato la mano a Gheddafi. Dopo non averlo voluto disturbare nemmeno con una telefonata mentre il colonnello stava bombardando il proprio popolo. Dopo la partenza a razzo nella missione decisa dall’Onu, con il ministro La Russa che sembrava Napoleone sul campo di battaglia, ieri una nuova giravolta. La Lega non gradisce l’impegno
italiano. Gli amici russi non gradiscono. Gheddafi è ancora lì. I francesi comandano. E allora
Berlusconi ha fatto un nuovo passo indietro e due mosse volte a coprire confusione e indecisione: ufficialmente, il governo ha chiesto l’intervento della Nato, pena la decisione di ritirare la disponibilità delle basi italiane. In serata, poi, il presidente del Consiglio ha lasciato trapelare il proprio “dispiacere” per Gheddafi e la sua sorte. Purtroppo per l’Italia, però la crisi libica non è un reality in tv. Il paese sta rischiando di perdere la propria faccia un’altra volta. Il coinvolgimento della Nato non è così facile (la Turchia è contraria all’intervento in Libia e il Qatar è fuori dalla Nato, tanto per fare due esempi).
Di fronte a tanta confusione, il Partito Democratico ha chiesto che il presidente del Consiglio chiarisca in Parlamento la posizione italiana ed ha chiedere un voto. La linea del Pd è chiara.
Rudy Francesco Calvo, su Europa: “Mentre il governo oscilla tra le posizioni interventiste del ministro La Russa e lo scetticismo della Lega, il Partito democratico prova a tenere ferma la barra sul rispetto assoluto della risoluzione approvata dal consiglio di sicurezza dell`Onu. La quale, ricorda Pier Luigi Bersani, «non prevede un intervento armato per abbattere Gheddafi, ma un intervento per impedire che Gheddafi colpisca la sua gente». È questa la posizione che i dem auspicano che sia assunta dall`Italia. «Da lì in poi - aggiunge il segretario - ci sarà il compito della politica e della diplomazia» per «favorire un processo pacifico di transizione e cambiamento, come è avvenuto negli altri paesi del Nord Africa». …Il Pd chiederà oggi alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio di fissare un voto in aula per confermare il dispositivo già approvato dalle commissioni esteri e difesa delle due camere la scorsa settimana, con l`assenza di Lega e Idv. «Ci pare il minimo, visto il rilievo della vicenda», spiega Bersani”… «Mi chiedo cosa è andato a dire Berlusconi alla conferenza di Parigi. Nessuno è contrario che si parli di Nato, ma sono questioni complesse, bisogna trovare un momento di discussione per arrivarci».

2. LAMPEDUSA, UNA CRISI VOLUTAMENTE ABBANDONATA. DUE SETTIMANE FA IL GOVERNO HA RIFIUTATO DI TRATTARE CON LE REGIONI.
Lampedusa è allo stremo. Il numero degli immigrati eguaglia quello dei cittadini. Ma era ampiamente prevedibile. E il governo non ha fatto nulla. Salvo lasciar dire alla Lega, contraria
all’intervento in Libia: “Ai francesi e agli inglesi il petrolio, a noi i clandestini”. Eppure, come ha ricordato ieri in diretta al TG1 il segretario Pier Luigi Bersani, due settimane fa il presidente della conferenza delle regioni, Vasco Errani, ha chiesto di avviare un confronto offrendo al governo la disponibilità delle regioni a trovare una soluzione in attesa di affrontare con l’Unione europea il problema dell’immigrazione. Il governo se ne è ricordato solo ora. I problemi dell’emergenza ma anche il problema strutturale dell’immigrazione, le norme, le pratiche migliori, saranno al centro della conferenza nazionale del Pd sull’immigrazione che si svolgerà questo fine settimana a Roma.

3. PRESCRIZIONE BREVE, CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE E RIMPASTO: AVANTI TUTTA, IN QUESTI CASI IL GOVERNO NON HA INDECISIONI.
Fuori dal cono di luce dell’intervento in Libia, il governo e la maggioranza stanno mostrando
tutt’altra decisione su temi molto diversi. Tra oggi e domani si procederà a passo di carica alla
Camera per arrivare a votare in aula sulla richiesta di sollevare il conflitto di attribuzione nel processo per concussione e prostituzione minorile aperto a Milano contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Conflitto di attribuzione significa chiedere che Berlusconi sia processato dal Tribunale dei ministri perché – questa è ormai l’incredibile versione ufficiale - quando telefonò alla Questura di Milano per la giovane Ruby credeva davvero che fosse la nipote del premier egiziano Mubarack e quindi intervenne in qualità di uomo di governo per evitare pasticci diplomatici. Nello stesso tempo, si procede a tempo di record anche per approvare le normette sulla prescrizione breve per gli incensurati nell’ambito del provvedimento relativo al processo breve (una legge cucita su misura per Berlusconi). E si sta lavorando anche alacremente al rimpasto di governo per dare soddisfazione ai parlamentari arruolati per allargare la maggioranza.
La riforma epocale della giustizia è rimasta lettera morta. La promessa e le rodomontate di Berlusconi sulla costante presenza ai processi sono rimaste solo un filmato utile per i tg. E, come si prevedeva, tutti gli sforzi sono ora concentrati sul vero e unico interesse della maggioranza: la fuga del premier dai tribunali di Milano e la sopravvivenza al potere. Ieri, per esempio, gli unici ad essere presenti all’udienza per il processo Mills, dove Berlusconi è accusato di corruzione (Mills, il co-imputato è già stato condannato come corrotto) erano alcuni fans del Cavaliere. Paolo Colonnello, La Stampa: “Pensionati, disoccupati e qualche giovane, perfino un extracomunitario, tutti con un fiocco azzurro al petto, «simbolo di libertà». Ma forse non tutti così militanti, visto che fotografi e cameramen giurano di aver riconosciuto alcuni figuranti dei programmi televisivi Mediaset e dato che qualche giovane si è lasciato candidamente scappare di aver guadagnato, per la presenza un po` scalmanata a palazzo di giustizia «20 euro e un panino, ma non si può dire». Vocianti e plaudenti, al grido di «Silvio è bravo, Silvio è unico» i supporter hanno regalato delle vere ovazioni ai difensori del Cavaliere, Piero Longo e Niccolò Ghedini….”
Sempre ieri si è tornati a parlare di rimpasto di governo. Berlusconi ha fretta. Anche perché
tutto il castello di carte che sta costruendo rischia di franare. Ugo Magri, La Stampa. “I riflettori
sono giustamente puntati sull`aula di piano terra, al Tribunale di Milano, dove si celebra il processo Mills. L`interrogativo è il solito: arriverà la condanna del Cavaliere prima che il reato venga prescritto? L`attenzione dei politici, invece, è concentrata mille chilometri più a Sud, precisamente sul secondo piano del nuovo Palazzo di giustizia a Palermo. Perché, in attesa di sapere come finirà la corsa contro il tempo a Milano, è qui, nella stanzetta abitata dal Gip Castiglia, che si decidono forse i destini del governo. Rimbalza la voce a Montecitorio che questo magistrato riservatissimo, ombroso, abbia negato l`archiviazione su due piedi di un`inchiesta con risvolti di mafia a carico dell`on. Romano, per gli amici Saverio, già esponente Udc in Sicilia, oggi a capo di un partitino con 5 deputati denominato Pid (Popolari di Italia domani). Romano tiene in vita il «Berlusconi quater» poiché la maggioranza alla Camera con cinque voti in meno si squaglia. Da benefattore del premier, si attende un riconoscimento adeguato, vale a dire un ministero coi fiocchi. A disposizione Silvio ne ha tre: le Politiche comunitarie, senza portafoglio; i Beni Culturali, fonte di tali rogne da far dimettere Bondi; l`Agricoltura, che significa denari a pioggia. Romano punta sull`Agricoltura. Però tutto ora, a causa del Gip, rischia di andare a monte: il ministero e magari il governo. Dieci giorni fa Romano aveva dato l`archiviazione per fatta, avendola sollecitata i pm. Però il giudice vuole vederci più chiaro, tiene aperto il dossier, un`udienza è fissata per il primo aprile. Dunque la politica romana s`interroga su cosa potrà accadere ora. In particolare si chiede se Berlusconi tornerà ugualmente alla carica col presidente Napolitano per far ministro Romano. E se riuscirà a strappare la nomina entro giovedì: termine ultimo, perché il Capo dello Stato poi partirà per l`America. In questo caso se ne riparlerebbe proprio nei giorni dell` udienza davanti al Gip. E ad aprile nuovi guai si annunciano per Romano. In quei giorni verranno depositate le motivazioni della sentenza Cuffaro (condannato a 7 anni) che di Romano fu il referente. Nessuno resterebbe sorpreso se l`aspirante ministro vi fosse citato in lungo e in largo: e figurarsi Napolitano quanto sarebbe contento di mettere la controfirma sotto il suo decreto di nomina….”.

4. MENTRE IL GOVERNO PENSA AL SALVA SILVIO, IL PARTITO DEMOCRATICO PENSA ALL’ITALIA: PRESENTATO E APPREZZATO DALLE PARTI SOCIALI IL PROGRAMMA DI RIFORME PER RILANCIARE IL PAESE.
Ieri pomeriggio, a Roma, mentre il governo andava in panne sulla Libia, e mentre avvocati e parlamentari del Pdl si affrettavano a trovare soluzioni per i guai giudiziari del premier, il Partito Democratico ha organizzato gli stati generali dell’economia, presentando a imprenditori (Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Coinfartigianato, Cna, Casartigiani, Legacoop, Confcooperative, Abi) e sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Ugl) il piano nazionale delle riforme preparato in accordo con gli altri partiti progressisti europei da un gruppo di giovani economisti guidati dal responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, sulla base delle proposte messe a punto ed approvate dalle tre assemblee nazionali del Pd svoltesi a Roma, Varese e ancora a Roma. La delegazione del Pd era guidata dal segretario Bersani, dal presidente Rosy Bindi, dal vicesegreterio Enrico Letta e dallo stesso Fassina. Roberto Petrini, La Repubblica: “Nessuna
patrimoniale, invece un piano di razionalizzazione delle tasse guidato dal criterio del 20 per cento: in pratica la prima aliquota Irpef scenderà di tre punti dall`attuale 23 per cento, lo stesso faranno le rendite finanziarie che si porteranno dal 12,5 al 20 per cento (tranne i titoli di Stato).
Novità anche per le imprese: eliminazione graduale dell`Irap sul costo del lavoro e detassazione
del reddito reinvestito nella propria azienda. Sono queste le misure di maggiore impatto - insieme al bonus figli sotto i tre annidi 3.000 euro - contenute nel «progetto alternativo per la
crescita» presentato dal Pd: novantadue pagine che vanno lette anche come un contributo al «Programma nazionale di riforme» che l`Italia dovrà presentare in aprile alla Commissione
europea. Il documento è stato illustrato ieri dal segretario Bersani a Confindustria e sindacati. Il
rapporto del Pd, elaborato da un folto gruppo di economisti ed intellettuali, ha tuttavia una dimensione e ambizioni ben più ampie. «Il campo semantico del sostantivo "crisi" è diventato troppo stretto per cogliere il passaggio di fase», ha spiegato il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina. E l`analisi contenuta nel documento che arriva dopo la lunga recessione innescata dal crack dei mutui subprime Usa e dalle crisi irlandese e greca, allarga lo sguardo oltre i confini nazionali. L`indice viene puntato sulle grandi diseguaglianze nella distribuzione del reddito considerate le principali responsabili della caduta della domanda. Come far fronte alla situazione? Il documento del Pd spiega che l`Europa deve dotarsi di un «motore autonomo» per stimolare la domanda: dall`Agenzia europea per il debito, ad un piano continentale per l`ambiente e l`innovazione alimentato anche dalla Financial Transaction Tax (imposta sulle transazioni finanziarie). Ma soprattutto si affronta il problema dei paesi che esportano troppo e importano poco (leggi: Germania) perché hanno una dinamica dei consumi troppo bassa e rischiano di strozzare paesi come la Grecia o il Portogallo costretti ad indebitarsi per tenere il passo. La proposta è di creare uno «standard retributivo» europeo che faccia crescere le retribuzioni reali in linea con la produttività. Tornando alle ricette indirizzate a casa nostra, il problema resta quello del debito pubblico e il Pd guarda alla crescita come principale antidoto. Con misure concrete che innalzino il tasso di occupazione femminile (3 milioni di donne occupate in più in un decennio) e riposizionino la specializzazione produttiva dell`Italia: rispetto all`andazzo di oggi il Pil potrebbe crescere strutturalmente dimezzo punto in più all`anno. Tutto accompagnato dalla tradizionale severità nella gestione delle casse dello Stato: razionalizzazione di ministeri e province e centralizzazione degli acquisti”.
Al di là delle spiegazioni contenute nei quotidiani (numerosi gli articoli che parlano dell’incontro di ieri, mettendo in luce diversi aspetti del programma, come fa per esempio il Foglio con le liberalizzazioni o il conflitto di interesse, l’Unità con la lotta all’evasione fiscale…) il progetto alternativo per la crescita diventerà da subito lo strumento con il quale sfidare il governo ad un confronto sui contenuti. “ Noi invitiamo il governo a confrontarsi in parlamento sulle proposte concrete” ha detto Bersani al termine dell’incontro.

5. NUCLEARE, ANCHE L’EUROPA FARA’ LO STRESS TEST ALLE CENTRALI.
Il Messaggero: “Entro il 2011 l`Unione europea verificherà lo stato di sicurezza delle sue 143 centrali nucleari attraverso degli stress test condotti dagli Stati membri seguendo i criteri che verranno messi a punto nei prossimi mesi dai tecnici dei Ventisette Paesi, della Commissione e dell`Ensreg, l`Agenzia europea per la sicurezza nucleare. E` quanto hanno deciso i ministri responsabili dell`Energia, riuniti ieri a Bruxelles perla seconda volta in una settimana per fare il punto sulla situazione in Europa alla luce dei danni causati dal terremoto e dallo tsunami alla centrale di Fukushima, in Giappone”.

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