13 giugno 2011
Nota del mattino del 13 giugno 2011.
1. IL QUORUM TOGLIEREBBE DAL TAVOLO L’IDEA DEL BUSINESS PER GLI AMICI SOSTITUENDOLA CON LA POLITICA PER IL FUTURO: PIANO ENERGETICO, GOVERNO DELL’ACQUA, GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI. UN ALTRO PASSO VERSO IL TRAMONTO DEL BERLUSCONISMO.
Ieri sera l’affluenza alle urne ha superato il 40 per cento. E’ un livello superiore a quello toccato in altre occasioni in cui è stato raggiunto il quorum. La vittoria è a portata di mano e bisogna fare l’ultimo sforzo per portare a votare tutti coloro che ancora non ci sono andati.
Il raggiungimento del quorum toglierebbe dal tavolo l’idea che nucleare, acqua e giustizia siano temi da trattare pensando al business per gli amici e aprirebbe la strada alla necessità di una politica per la comunità nazionale: un piano energetico degno di questo nome, un governo dell’acqua efficiente ma senza obblighi di svendita obbligatoria ai privati, una giustizia uguale per tutti.
Dal punto di vista politico il quorum segnerebbe un altro avanzamento verso il tramonto di questa lunga fase della storia italiana. Non a caso Berlusconi è silente. Il tg1 nemmeno prevede di fare trasmissioni di approfondimento oggi pomeriggio. E Bossi è in fibrillazione.
2. FISCO. RIFORMA SI’, FAVOLE NO. TREMONTI SVELA LE CIFRE: TRA DEFICIT, DEBITO E RIFORMA DEL FISCO CI VORREBBERO 80 MILIARDI DI EURO. MA BOSSI E BERLUSCONI MIRANO ANCORA AGLI ANNUNCI MIRACOLOSI PER SOPRAVVIVERE. LA RICETTA ALTERNATIVA DEL PD. E FERRARA CHIEDE UN GIUDIZIO POSTUMO EQUANIME SU BERLUSCONI.
B&B, Berlusconi e Bossi sperano in un colpo d’ala per riprendere il cammino del governo, allungare il tempo di sopravvivenza e poi vedere. Una tecnica di sopravvivenza che non bada certo ai problemi del paese, ma alla necessità di evitare la perdita del potere, dei business, della copertura per qualsiasi atto. Il colpo d’ala dovrebbe essere la riforma fiscale. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è uscito ormai allo scoperto anche contro Tremonti: la riforma si deve fare. Peccato che Tremonti abbia cominciato a dire la verità, sia perché non intende essere travolto dalla caduta del berlusconismo, sia perché intende giocare una propria partita politica. Ieri è stato chiarissimo: tra tagli di deficit e di debito necessari per tenere fede alla firma apposta senza troppi pensieri da Tremonti e dallo stesso Berlusconi sulle carte europee e eventuale riforma del fisco come la vorrebbero Lega e Pdl bisognerebbe trovare 80 miliardi di euro l’anno. “So bene come bisognerebbe fare una riforma del fisco” ha detto ieri. “Il punto è come si trovano i fondi”.
Il Pd ha una sua proposta alternativa già presentata alla Camera e a Bruxelles con la lotta all’evasione fiscale, l’aumento del 20 per cento della tassazione delle rendite finanziarie e l’abbassamento delle imposte su lavoro e impresa.
Nel centrodestra in ogni caso tira aria di ritirata e di attenzione alle tecniche di sopravvivenza. Giuliano Ferrara oggi su Il Foglio chiede un giudizio postumo equanime
sul berlusconismo, di fatto paragona il periodo berlusconiano al fascismo, cita Togliatti e dice che “quando arriverà il momento dell’alternanza il cambio dovrà essere – è questa la faccenda che mi interessa – diverso dal paradigma storico fascismo-antifascismo”.
3. MUOIA SANSONE CON TUTTI I FLILISTEI: PUR DI MANDAR VIA DALLA RAI LE TRASMISSIONI CHE IN UNA CAMPAGNA ELETTORALE POLITICA SAREBBERO SCOMODE, I BERLUSCONIANI MESSI A GOVERNARE LA RAI PREFERISCONO UCCIDERE L’AZIENDA. BERSANI: AMMINISTRATORI INFEDELI PAGHERANNO DI TASCA PROPRIA.
Si riunisce oggi il Consiglio di amministrazione della Rai per definire i palinsesti per la prossima stagione. A rischio Fazio, Floris, Gabanelli, oltre a Santoro.
Su La Repubblica Fabio Fazio racconta la propria vicenda e perché non vogliono farlo lavorare. E di fronte alla storia di Fazio il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi bersani questa mattina ha rilasciato una dichiarazione durissima: “Davanti a vicende come quella che oggi racconta Fabio Fazio c’è da trasecolare. Una vicenda che si aggiunge ad altre già avvenute o annunciate. Credo che davanti a personaggi che non sanno nemmeno che cosa significhi il valore del pluralismo o il rispetto per il pubblico valga ormai un solo argomento. Attenzione. Chi con perfetta cognizione di causa toglierà valore all’azienda pubblica che deve provvedere a promuovere e tutelare, pagherà di tasca propria. Lo prendo come impegno mio e del mio partito per oggi e per domani. E’ tempo infatti di ricordare che l’amministrazione infedele di un patrimonio pubblico consuma il peggiore dei tradimenti. Il modo per garantire assieme pluralismo e risultati aziendali è aggiungere e non togliere; è questa in sostanza la ricetta di Fabio Fazio. Ed io sono d’accordo con lui”.
Da La Repubblica, l’articolo firmato da Fabio Fazio: “Caro Direttore, da oltre sei mesi ho dato la mia entusiastica adesione al direttore di Rai Tre Paolo Ruffini che mi aveva proposto di proseguire "Che tempo che fa" peri prossimi tre anni così come di ritrovarmi sin da gennaio con Roberto Saviano per una nuova edizione di "Vieni via con me". Da oltre sei mesi aspetto una decisione della Rai. Che cosa ha impedito o impedisce al precedente e all`attuale Direttore generale di rinnovare i contratti in scadenza di alcuni fra i protagonisti della tv pubblica? Nel mio caso, lo dico per sgombrare il campo da eventuali dubbi, l`accordo economico è stato immediatamente trovato, ma quello su cui accordo non può esserci è la rinuncia alle garanzie minime e indispensabili per continuare a svolgere il mio mestiere nello stesso identico modo in cui si è svolto sino ad oggi. Ho chiesto di poter continuare ad andare in onda con "Che tempo che fa" sulla stessa rete, nello stesso orario e per la stessa durata, di poter continuare a gestire gli ospiti con l`autonomia che si deve riconoscere a un qualunque gruppo di professionisti della televisione, di poter continuare ad avvalermi della presenza di Gramellini, dell`appuntamento irrinunciabile con Luciana Littizzetto e naturalmente di Roberto Saviano. Queste garanzie non sono mai arrivate nonostante le mille rassicurazioni ricevute che promettevano il contrario. «...Domani; fra due ore; fra due giorni; a fine settimana; all`inizio della prossima...» e via dicendo. In queste ultime settimane invece mi sono arrivati solo inquietanti frammenti di intenzione che di certo non hanno contribuito a rasserenare il clima. Per non parlare delle notizie su di me, sul programma e su quelli che ne fanno parte, uscite sui giornali e mai smentite. «...Pare che il programma debba cambiare rete o essere ridotto nell`orario; pare che Luciana sia considerata eccessiva; sembra più opportuno rimandare l`ipotesi di una nuova edizione di Vieni via con me e cose del genere...». E per finire tutti hanno potuto leggere definizioni di Rai Tre e di chi ci lavora che giudico
offensive e inaccettabili soprattutto se pronunciate da chi ha importanti responsabilità all`interno della Rai. «Il fortino, l`enclave di comunisti, la riserva indiana». Viene da chiedersi come tutto ciò sia possibile, perché accade e soprattutto a chi giova. Un pregiudizio massimalista che potrebbe in ugual modo valere per RaiUno o RaiDue. Sento tutto ciò come una profonda ingiustizia che fa torto al lavoro di tanti anni e alla professionalità mia e dei miei colleghi della Rai. Per questo ho scritto l`altra sera d`impeto e di getto una lettera al Direttore generale della Rai, Dott.ssa Lei, dalla quale non ho purtroppo ricevuto risposta. Il senso era quello di capire il perché, quale era e quale è il problema. Stanno per essere discussi proprio oggi i palinsesti dei primi tre mesi dell` autunno in cui compaiono programmi per i protagonisti dei quali non sono stati rinnovati i contratti. E se anche i palinsesti venissero approvati fra sei mesi ci si troverebbe nella stessa situazione? E così successivamente ogni tre mesi? Oppure dopo l`approvazione dei palinsesti ci si deve aspettare che siano proprio i contratti a non essere approvati? O magari quelli dei propri collaboratori? Ma che senso ha? Come si può lavorare in questa maniera, immaginare nuovi programmi, costruire novità, sperimentare e magari sbagliare anche? In una parola fare televisione. Quale è la colpa che ci viene imputata? Ho letto che Milena Gabanelli nemmeno è stata ancora ricevuta, che a Floris è stato consigliato di dedicarsi a qualcosa di nuovo. Santoro è stato lasciato andare via con un evidente e inaudito respiro di sollievo e a me non vengono date nemmeno le minime garanzie per continuare a lavorare in pace. "Che tempo che fa" quest`anno ha avuto addirittura un incremento di ascolto e "Vieni via con me" è stato giudicato l`evento televisivo più inaspettato della stagione. Portare in tv, alla televisione pubblica Roberto Saviano è stato per me un motivo di vanto e di orgoglio. Quindi, ripeto, quale è il problema? Nella lettera che ho indirizzato al Direttore Generale, riconoscevo senza alcuna difficoltà all`Editore il diritto e il dovere di fare liberamente le proprie scelte ma chiedevo e torno a chiedere un atteggiamento leale. In tutti questi anni ho imparato che non si può fare tv contro la volontà del proprio Editore e se mai ce ne fosse stato bisogno l`esperienza di "Vieni via con me" ha provveduto a ricordarmelo. L`indifferenza e l`ostilità da parte dell`Azienda è stata evidente sin dal primo momento e solo la professionalità di un collaudato gruppo di lavoro e la tenacia di Rai Tre ci ha consentito di andare in onda e con quel risultato. Per questo ho deciso di non correre più un simile rischio professionale e per questo ho deciso che non sono più disponibile a ripetere l`esperienza di "Vieni via con me" in questa Rai. Se altrove troverò le condizioni necessarie, l`entusiasmo e la condivisione del progetto, il Pubblico potrà ritrovare presto me e Saviano di nuovo insieme. Ho anche scritto al Direttore generale che se lo avesse ritenuto utile, ero disponibile a rinunciare ai tre anni di contratto e ai benefici conseguenti per far sì che lei stessa potesse sin da subito sottoscrivere un contratto per un solo anno poiché questo sarebbe rientrato e rientrerebbe nella Sua disponibilità e nella sua assoluta discrezionalità. Non abbiamo più molto tempo. "Che tempo che fa" dovrebbe andare in onda fra tre mesi. Il mio gruppo di lavoro è stato sciolto, le figure professionali fondamentali per continuare il programma potrebbero presto trovare alternative lavorative e ovviamente il discorso vale ancor di più per le risorse artistiche. Ma voglio ancora poter credere che ce la si possa fare e che il Pubblico di Rai Tre ci ritrovi puntuali in onda all`inizio dell`autunno. Lavoro in Rai da ventotto anni: lo dico con emozione sincera. Alla Rai devo moltissimo. È il maggiore Editore italiano, mi ha insegnato che la Televisione di tutti è una tivù che aggiunge e che non sottrae; che la pluralità delle opinioni è data dall`insieme dei programmi di tutta la televisione e che chiedere ad ogni programma di contenere tutto e il suo contrario significherebbe ridurlo azero. Al nulla. Ho imparato soprattutto che bisogna rispettare il Pubblico mostrandosi sinceri ed è per questo che ho
deciso di rivolgere al Pubblico di "Che tempo che fa" queste parole attraverso Repubblica. Ho aspettato da una parte che il mio impegno televisivo terminasse per non approfittare del mio ruolo e dall`altra ho sperato che questa situazione così incomprensibile e desolante potesse trovare una soluzione positiva. Non so come andrà a finire. Desidero concludere esattamente con le parole con cui ho salutato la Dott.ssa Lei nella mia lettera per ribadire che conservo nei confronti della Rai, della mia Rai e delle persone con cui ho lavorato in tutti questi anni un senso di gratitudine profonda e sincera e in molti casi di autentica amicizia”.
4. TURCHIA, VINCE ERDOGAN. COMINCIA LA MARCIA VERSO L’EUROPA.
Recep Tayyp Erdogan ha vinto le elezioni politiche in Turchia. Il suo partito ha ottenuto la metà dei voti validi. Una vittoria schiacciante, anche se non sufficiente a fare da solo le riforme costituzionali che Erdogan ha in mente. Da oggi comunque inizia concretamente la marcia finale della Turchia verso l’Europa.
5. SIRIA E LIBIA. PARLANO ANCORA LE ARMI. GHEDDAFI ISOLATO. ASSAD CON I CARRI ARMATI CONTRO I RIBELLI. E L’EUROPA STA A GUARDARE.
Tripoli assediata dai ribelli. Il colonnello Gheddafi è isolato. Assad in Siria ha riconquistato con le armi pesanti la città ribelle Jisr Al Shogur. La sponda Sud del Mediterraneo è ancora una terra in ebollizione. L’Europa appare ancora incapace di una politica di intervento in un’area vitale per il proprio futuro
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