26 luglio 2011

Nota del mattino del 26 luglio 2011.


1. IL BRACCIO DI FERRO TRA DEMOCRATICI E REPUBBLICANI IN USA METTE A RISCHIO IL MONDO. AGLI ITALIANI NON BASTERA’ LA COPERTURA DELL’EUROPA E RISCHIANO DI PAGARE CARA L’ASSENZA DI UN GOVERNO CREDIBILE.
Ancora braccio di ferro tra repubblicani e democratici in Usa sui tagli al bilancio e al debito. Il 2 agosto scade il termine entro il quale gli Usa devono stabilire di aumentare temporaneamente i limiti al debito, pena l’impossibilità di emettere altri titoli pubblici e quindi di non avere le risorse per pagare gli stipendi e i debiti dello Stato. Il mondo intero rischia di subire le ripercussioni di questa crisi nata dallo scontro politico interno in vista delle elezioni presidenziali del 2012. Ma anche senza la crisi Usa l’Europa deve affrontare i suoi problemi. E l’Italia rischia di pagare cara l’assenza di un governo credibile.
Da La Repubblica. Articolo di Federico Rampini. “E’ lo stallo totale, a sette giorni dal "default" tecnico degli Stati Uniti un accordo per alzare il debito appare più lontano che mai. Proprio questa paralisi ha costretto Barack Obama a un drammatico discorso alla nazione alle nove di sera (le tre di notte italiane). Anche se ieri la riapertura dei mercati non ha portato il temuto tracollo, quella cessazione dei pagamenti che continua ad apparire inverosimile agli investitori, è diventata decisamente più probabile. Il 2 agosto il Tesoro avrà esaurito il limite legale del suo indebitamento e se il Congresso non vota un nuovo tetto, tutti i pagamenti si fermano. Da ieri al Congresso di piani ce ne sono due: ma così distanti e inconciliabili che non sono l`inizio di una soluzione, bensì il riflesso immobile della spaccatura tra democratici e repubblicani. Barack Obama ha dovuto cancellare ogni manifestazione elettorale, raccolta di fondi, forse salterà perfino la sua festa di compleanno (4 agosto): ma la sospensione delle attività "politiche" non significa che lui sia tornato a fare il negoziatore. Al contrario, una conseguenza dell`incomunicabilità tra i due partiti, è che il presidente ha dovuto rinunciare alla posizione super partes e da ieri si è "schierato" al 100% col suo partito. La giornata di ieri si è aperta con le Borse in calo ma senza agitazioni: niente tracolli, il dollaro perfino stabile rispetto all`euro, solo l`oro oltre i 1.600 dollari ha confermato la corsa verso i beni-rifugio. Quasi "un grande sbadiglio", com`è stato definito a Wall Street? Il rischio è che i mercati diano per scontato ciò che scontato non è: un rinsavimento dell`ultima ora. Ieri invece è andato in scena lo spettacolo opposto. John Boehner, presidente della Camera dove i repubblicani sono maggioranza, ha presentato il piano della destra: 1.200 miliardi di dollari di tagli al deficit (in 10 anni) tutti concentrati sui sacrifici nelle spese sociali, come pensioni e assistenza sanitaria agli anziani. Non un centesimo di tasse in più, «neppure l`abolizione di detrazioni e privilegi per i miliardari», osserva la Casa Bianca. A renderlo intollerabile per Obama c`è un altro aspetto: il piano Boehner dà solo pochi mesi di "prolunga" al debito pubblico, appositamente vuole che si torni a discuterne l`anno prossimo in piena campagna elettorale. Obama lo ha detto chiaramente: un palliativo di pochi mesi non lo accetta, è pronto a mettere il suo veto. Non ce ne sarà neppure bisogno. Perché se già domani la Camera metterà ai voti la manovra della destra, al Senato sono i democratici ad avere la maggioranza e lì il piano-Boehner non passerà. Il leader democratico al Senato, Harry Reid, ha presentato il suo contro-piano, ottenendo l`avallo pieno di Obama. Contiene 2.700 miliardi di risparmi spalmati anch`essi su dieci anni, e consentirebbe di alzare il tetto del debito fino al 2013. Non ci sono dentro "nuove tasse" in senso letterale. Ultimo tentativo di rilanciare il dialogo bipartisan, con un accorgimento linguistico i democratici parlano di "riduzione delle spese fiscali" per indicare quelle deduzioni e detrazioni che verrebbero eliminate in modo da recuperare gettito. Anche il loro piano è severo con il Welfare, ma cerca di controbilanciare i sacrifici chiamando anche i ricchi e le grandi imprese a contribuire. Le probabilità che il piano-Reid
passi alla Camera sono speculari a quelle del piano-Boehner al Senato: cioè minime. Il Fondo monetario internazionale lancia l`allarme: uno stallo sul debito e la conseguente cessazione di tutti i pagamenti del Tesoro americano (stipendi, pensioni, cedole sui titoli pubblici) avrebbe «pesanti effetti negativi nel mondo intero». Ma la reazione di ieri dei mercati, cinica o miope che fosse, ha dato ai parlamentari di Washington la sensazione che l`Apocalisse sia rinviata. Magari all`alba del 2 agosto”.
Ancora da La Repubblica. L’economista Tito Boeri sull’Europa e l’Italia. “Se qualcuno si era illuso che l`accordo trovato in extremis a Bruxelles giovedì scorso ci avrebbe posto fuori pericolo, ieri avrà avuto modo di ricredersi. C`è stato un nuovo pesante allargamento dello spread fra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi, tornato vicino ai 300 punti base. Ai tassi di interesse e di crescita attuali, sono livelli destinati, nell`arco di due anni, a diventare insostenibili. Se dovessero protrarsi nei prossimi dieci mesi, farebbero aumentare di circa un punto e mezzo di Pil la spesa per il servizio del debito. E in tal modo vanificherebbero più di metà della manovra entrata in vigore la scorsa settimana. Non è colpa del debito statunitense: le difficoltà di Obama non ci possono offrire alcuna consolazione anche perché sono di natura diametralmente opposta alle nostre. L`Europa ci ha già dato una mano ed è bene non contare troppo su ulteriori aiuti. Dobbiamo contare sulle nostre forze sapendo che non ci sono concesse distrazioni di sorta. Vediamo perché cominciando dagli Stati Uniti e per arrivare all`Europa e, infine, a noi. Il problema affrontato in queste ore da Obama è esattamente l`opposto di quello che stiamo vivendo sulla nostra pelle. Negli Stati Uniti non è legalmente consentito al governo federale indebitarsi al di sopra di una soglia massima, stupidamente fissata in termini assoluti anziché in percentuale al reddito generato negli Stati Uniti. Se entro il 2 agosto non si dovesse trovare un accordo nel Congresso, il governo federale non potrà più emettere buoni del tesoro con cui finanziarsi. Non ci saranno, in altre parole, venditori di nuovi Treasury bills. Mentre continueranno ad esserci moltissimi compratori: i rendimenti che il governo federale deve offrire a chi compra i propri titoli di debito sono rimasti molto bassi nonostante l`avvicinarsi di questa scadenza, a riprova del fatto che non ci sono timori sulla sostenibilità del debito pubblico americano. Nelle ultime settimane noi abbiamo invece vissuto una crisi molto più seria e di segno opposto: il mercato dei nostri titoli di Stato è diventato un mercato con pochi compratori e questo ha fatto schizzare all`insù gli interessi sui nostri Btp. Insomma, mentre da noi manca chi compra, negli Stati Uniti potrebbe mancare, dal 2 agosto in poi, chi vende. Ed è molto probabile che, come tutti i bracci di ferro della politica, nel Congresso Usa si troverà un accordo all`ultimo momento. All`ultimo momento è stato trovato un accordo anche tra i governi dell`area dell`euro, che rischiava altrimenti il collasso. È un accordo importante, che tampona una situazione d`emergenza facendo anche compiere all`architettura della moneta unica un ulteriore passo in avanti, perché la dota in embrione di una struttura per gestire le crisi di singoli Paesi, un evento tutt`altro che improbabile in un`unione monetaria di Paesi così diversi. Ma l`accordo di giovedì scorso lascia molte, forse troppe, cose in sospeso. Non precisa quale sarà l`entità del fondo di salvataggio. Né chiarisce come verrà gestito, quale ne sarà la governance. Nonostante molti, soprattutto sulla stampa estera, abbiano salutato l`accordo come una vittoria di Trichet, rischia di aprire un dualismo difficilmente gestibile fra la Banca Centrale Europea e il fondo di salvataggio, con sovrapposizioni di competenze e potenziali conflitti. Fin quando questi due nodi cruciali non verranno risolti, l`accordo della scorsa settimana rimarrà solo un annuncio. Come tale, può temporaneamente rasserenarci mercati, ma bisogna essere consapevoli che, alla prossima crisi, bisognerà farsi trovare già pronti. Non basteranno più gli annunci. I piccoli passi con cui, forse inevitabilmente, procede l`Europa ci obbligano a contare principalmente sulle nostre forze. La buona notizia è che le colpe di questo stato di cose sono principalmente nostre, non di altri …”.

2. LUNGA LETTERA DI BERSANI A IL CORRIERE DELLA SERA: NON RIVENDICHIAMO UNA DIVERSITA’ GENETICA. NOI VOGLIAMO DIMOSTRARE UNA DIVERSITA’ POLITICA. PENATI SI DIMETTE DA CARICHE PD E DALLA VICEPRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA.
“Caro Direttore, ci si chiede se i recenti fatti giudiziari mettano in discussione qualcosa della natura del Partito Democratico. Voglio rispondere con chiarezza. Noi non rivendichiamo una diversità genetica. Noi vogliamo dimostrare una diversità politica. In primo luogo, a proposito dell’inchiesta di Monza così come in ogni altra occasione, noi diciamo: la magistratura faccia serenamente e fino in fondo il suo mestiere. Abbiamo fiducia nella magistratura. Confidiamo che Penati possa vedere presto riconosciuta l’innocenza che rivendica con forza. Intanto, Penati ha fatto con correttezza e responsabilità un passo indietro. Questo è infatti il nostro secondo criterio: in caso di inchieste le istituzioni e il partito, in attesa che le cose si chiariscano, non devono essere messi in imbarazzo e devono poter agire in piena serenità. I nostri principi sono dunque: fiducia nella magistratura, rispetto assoluto delle istituzioni, presunzione di innocenza secondo il principio costituzionale. Teniamo altresì fermo il principio secondo il quale, verificata l’assenza di “fumus persecutionis” un parlamentare è un cittadino come gli altri. Se le leggi vanno cambiate, si cambiano. Finché ci sono esse valgono per tutti, per un immigrato come per un deputato o un senatore. Così ci siamo comportati sia nel caso Papa sia in quello Tedesco, per il quale abbiamo indicato l’opportunità di un passo indietro. Chiediamo una legge sui partiti che garantisca bilanci certificati, meccanismi di partecipazione e codici etici, pena l’inammissibilità a provvidenze pubbliche o alla presentazione di liste elettorali. A differenza di altri, noi abbiamo già fatto molto per predisporci autonomamente a quella prospettiva. Abbiamo in vigore un codice etico più restrittivo rispetto alle garanzie del percorso giudiziario. Abbiamo recentemente approvato un codice da sottoscrivere da parte dei nostri amministratori per garantire trasparenza dei loro redditi e nelle procedure di appalto e di gestione del personale. Abbiamo applicato per i candidati alle recenti elezioni il codice suggerito dalla commissione Antimafia. Unico fra tutti i partiti italiani, fin dalla sua nascita il Partito Democratico sottopone il proprio bilancio ad una primaria società indipendente di certificazione. Il Partito Democratico (e non solo perché nella vicenda principale non esisteva ancora!) è totalmente estraneo ai fatti oggetto di indagine a Monza e altrove. Ci tuteliamo e ci tuteleremo in sede legale contro chiunque affermi o insinui il contrario. Infine, abbiamo predisposto nel nostro programma un elenco di norme da cancellare e di riforme da fare per dare limpidezza alla gestione pubblica, per evitare gli eccessi di intermediazione amministrativa, per abolire procedure speciali e opache oggi in vigore per la gestione della spesa pubblica. Bisogna approvare la legge anti corruzione, da troppo tempo insabbiata dal Governo in Parlamento. Tutto questo, appunto, per togliere l’acqua in cui la corruzione può nuotare. A prescindere dalle loro conclusioni, non neghiamo dunque il turbamento che ci viene dalle indagini in corso. Sappiamo, anche per il futuro, di non poter essere immuni da sospetti più o meno fondati e da rischi. Sappiamo che anche noi dobbiamo aprire quattro occhi e fare tutto quanto ci è possibile per migliorare procedure di garanzia ed evitare che venga oscurata la nostra missione. I principi ispiratori all’origine del Pd sollecitano comportamenti civici esigenti, sobrietà e rigore nell’azione di governo e sensibilità verso il problema e i rischi della corruzione. La sfida quotidiana della buona amministrazione sta nell’applicare canoni severi anzitutto verso se stessi e i propri amici. Questo è ciò che pensiamo. Sia altrettanto chiaro tuttavia che tuteleremo con ogni energia e in ogni direzione il buon nome del Partito Democratico. Lo dobbiamo innanzitutto ai grandi valori ai quali ci riferiamo, che ci sono stati consegnati dal sacrificio di tanti e che ci impegniamo a non tradire. Lo dobbiamo alle centinaia di migliaia di donne e uomini che ci sostengono con onestà e convinzione, come si può vedere fisicamente in questi stessi giorni nelle feste che organizziamo ovunque; donne e uomini fortunatamente sensibilissimi ai temi del civismo e dell’etica pubblica. Lo dobbiamo in particolare al nostro Paese che ha bisogno per la sua riscossa di una forza politica responsabile, aperta e pulita. È per questo che niente potrà
scoraggiarci e nessuno potrà intimorirci. Al di fuori di una politica che sappia migliorarsi e farsi rispettare, c’è forse un’altra strada per l’Italia? Vogliamo forse continuare sulla strada di soluzioni eccezionali e sconosciute alle altre democrazie del mondo? Vogliamo affidarci ad ulteriori scorciatoie dopo quello che abbiamo visto in questi anni? Sarebbe disastroso. Tocca a noi evitarlo, certamente. Ma non solo a noi. Non c’è bisogno di negare i problemi della politica, in ciascuno dei suoi lati. C’è solo bisogno di non spargere sale sul buono che già vive o che sta nascendo. C’è bisogno che nessuno si senta esentato dal compito di contribuire, in ogni campo, in ogni situazione, alla riscossa civica del Paese.
Dichiarazione di Filippo Penati alle agenzie. (ANSA) - MILANO, 25 LUG - "Ribadisco - ha affermato Penati in una lunga dichiarazione - la mia totale estraneità ai fatti che mi sono contestati, mentre rilevo che non cessano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e false indotte da altre persone coinvolte nella vicenda". "Sono accusato - ha proseguito - con una montagna di calunnie da due imprenditori inquisiti in altre vicende giudiziarie che cercano così di coprire i loro guai con la giustizia. Non ho mai preso soldi da imprenditori e non sono mai stato tramite di finanziamenti illeciti ai partiti a cui sono stato iscritto. Ora il mio primo obiettivo è quello di recuperare la mia onorabilità, di restituire serenità alla mia famiglia e non voglio che la mia vicenda e la conseguente martellante campagna mediatica creino ulteriori problemi al mio partito". "Per questo- ha aggiunto - ho comunicato oggi al segretario Pierluigi Bersani la decisione di autosospendermi da tutte le cariche che attualmente ricopro nel Partito democratico. Sono convinto che riuscirò a chiarire tutto e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile forte della consapevolezza di non aver commesso alcun reato". Penati ha anche precisato la sua posizione per quanto riguarda l'autosospensione dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia: "Subito dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia mi sono autosospeso dalla vice presidenza del consiglio regionale. Ho fin da allora considerato l'autosospensione un fatto transitorio e di breve periodo confidando in un rapido chiarimento della mia posizione. Oggi di fronte all'enorme risalto è improbabile pensare ancora ad una rapida chiusura dell'intera vicenda. Il prevedibile allungarsi dei tempi mi impone quindi di fronte alla necessità di non privare i gruppi consiliari di minoranza del vice presidente in loro rappresentanza". "Pertanto - ha concluso - è mia intenzione trasformare la mia autosospensione in dimissioni. Comunicherò la mia decisione e ne spiegherò le ragioni al gruppo Pd e agli altri gruppi di minoranza".

3. DOMANI LA CAMERA DISCUTE LA RICHIESTA DI ARRESTO DEL DEPUTATO PDL MARCO MILANESE E LA MAGGIORANZA VUOLE RINVIARE LA DECISIONE A SETTEMBRE.
Domani la giunta per le autorizzazioni a procedere discuterà la richiesta di arresto per il deputato e principale collaboratore di Giulio Tremonti, Marco Milanese, sottoposti ai riflettori dalla magistratura a Milano e a Roma. Scontato il rinvio a settembre. Intanto emerge dalle inchieste che Milanese e Tremonti incontrarono il procuratore aggiunto di Roma Capaldo a dicembre quando Milanese era già indagato.
Oriano Giovanelli, deputato Pd alle agenzie di stampa ieri: "Da Romano a Milanese, da Cosentino a Dell'Utri, da Brancher a Verdini. Perché nessuno chiede le dimissioni di costoro? Il fatto che appartengano a partiti che fanno della protezione dei propri parlamentari da qualsiasi inchiesta un vanto, non esime gli altri dal chiedere a questi parlamentari di fare un passo indietro".

4. OGGI ALLA CAMERA SI DISCUTE LA LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA, AL SENATO IL RIFINANZIAMENTO DELLE MISSIONI MILITARI.
Da l’Unità. “Il giorno della prova decisiva. Dopo quasi tre anni di traversie, fra tentativi di mediazione, frenate e rinvii, il testo contro l`omofobia arriva oggi nell`aula di Montecitorio. Dove affronterà un fuoco di sbarramento che minaccia seriamente di affossare la proposta di legge che tra le misure "in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa" punta a introdurre un`aggravante per la violenza motivata dall`orientamento sessuale della vittima. Ai voti, oggi pomeriggio, saranno messe prima di tutto le «pregiudiziali» di costituzionalità e la richiesta di sospensiva presentate da Pdl, Lega e Udc. Se il fronte della maggioranza non reggerà e se le pregiudiziali saranno bocciate, si passerà all`esame e poi al voto del testo. Tutto questo mentre in contemporanea, sotto Montecitorio, a partire dalle 15, si svolgerà il sit-in organizzato dalle associazioni Lgbt, con l`appoggio di Pd, Idv, Sel e Fli, decisi a portare avanti questa «battaglia di civiltà» per chiedere che anche l`Italia abbia una legge come quelle che, tranne qualche eccezione, esistono in tutti gli altri paesi europei. L`APPELLO. La strada è tutta in salita ma il Pd tenta un ultimo appello, rilanciando quello già firmato qualche settimana fa da Bersani e da una trentina di Democratici, da Franceschini a D`Alema, Bindi, Castagnetti, Fioroni, in vista del voto sulla legge contro l`omofobia e la transfobia che era stato fissato per il 19 luglio scorso e che poi le priorità del caso Papa e del decreto rifiuti hanno fatto slittare a oggi. Un appello rivolto «alle colleghe e ai colleghi deputati» di ogni schieramento, per richiamare la «necessità di approvare una legge di alto valore civile che si prefigga - come ha anche recentemente sottolineato il Presidente Giorgio Napolitano - la finalità di ‘contrastare in tutte le sedi il persistere di discriminazioni e comportamenti ostili’». Ribadisce, il Pd, che quella legge che il centrodestra sta contrastando da anni «è un obiettivo non più procrastinabile» per il nostro Paese, «una conquista di civiltà largamente acquisita a livello europeo e internazionale, che rappresenta per il nostro Paese un obiettivo non più procrastinabile». SUL FILO. Il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, è tornato su questa sfida qualche giorno fa. Quello di oggi «sarà un momento di chiarezza e di assunzione di responsabilità su un tema sul quale tutti hanno fatto grandi discorsi, prendendo impegni, salvo poi impedirne la trattazione presentando una pregiudiziale di costituzionalità», ha detto. E in ballo, stavolta, c`è lo stop o l`approvazione definitiva al provvedimento, dopo la doppia, clamorosa bocciatura avvenuta a maggio in Commissione Giustizia. Una pagina nera scritta proprio nella settimana della giornata mondiale contro l`omofobia, che dopo il «no» della maggioranza al testo firmato da Anna Paola Concia ha poi registrato un altro stop su un emendamento concordato e richiesto dal centrodestra, che si richiamava a ciò che è previsto a livello europeo in materia di contrasto a ogni discriminazione. Tanto che alla fine sono arrivate pure le dimissioni della deputata Pd dal ruolo di relatrice della proposta di legge. ANTICOSTITUZIONALE CHI? È proprio dopo la bocciatura in Commissione Giustizia che Udc e Lega hanno presentato due pregiudiziali di costituzionalità, mentre il Pdl ha chiesto una sospensiva. Secondo il centrodestra, introdurre un`aggravante per violenza motivata dall`omofobia o dalla transfobia violerebbe l`articolo 3 della Costituzione, quello che sancisce che siamo tutti uguali davanti alla legge. Come dire: perché prevedere aggravanti se le vittime sono gay e trans sì e non per altri soggetti da tutelare, come barboni o anziani? E ancora, secondo il centrodestra i termini "omofobia" e "transfobia" sarebbero generici e da accertare, e non rappresentano situazioni oggettivamente riscontrabili, come invece stabilisce l`articolo 25 della Costituzione per la tassatività dell`azione penale. «Sul piano politico è una vera vigliaccata. Il centrodestra usa questi espedienti - argomenta Concia perché non vuole arrivare al voto di un testo che non potrebbe bocciare, perché riprende il trattato di Lisbona. Ma è questo comportamento ad essere anticostituzionale». E da lei arriva l`appello finale «ai colleghi che privatamente mi hanno detto che volevano approvare questa legge. Se il voto fosse segreto sono sicura che il testo passerebbe. Dopo la tragedia di Oslo dovremmo interrogarci tutti su ciò che la
politica può fare contro la cultura dell`odio. E il Parlamento italiano - conclude la deputata Pd - deve chiarire una volta per tutte se sta dalla parte dei violenti o delle vittime».

5. DOMANI BERLUSCONI PROVA A NOMINARE AL POSTO DI ALFANO UN MINISTRO PER LA GIUSTIZIA AD PERSONAM.
Domani Berlusconi ci riprova. Cercherà di portare al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la proposta di un nome che gli garantisca una guida attenta ai suoi interessi personali del ministero della Giustizia al posto di Angelino Alfano, diventato segretario del Pdl. In pole position Nitto Palma.
6. ULTRADESTRA. DOPO IL DRAMMA NORVEGESE L’EUROPA CORRE AI RIPARI.
Da l’Unità. Articolo di Paolo Soldini. ”Si è guardato troppo ai pericoli del terrorismo islamico e troppo poco a quelli dell`estrema destra. Nessuno lo dice così chiaro, né nelle capitali né nelle sedi europee, ma la sostanza è questa e i responsabili dell`Unione stanno cercando il modo di riparare. La Polonia, che ha appena assunto la presidenza semestrale del Consiglio europeo, convocherà i gruppi di lavoro che si occupano del coordinamento per la lotta al terrorismo. Il coordinatore è un belga, Gilles de Kerchove, e fino a ieri era sconosciuto ai più. Ora dirigerà lui il lavoro, dopo che praticamente da tutti i leader europei sono venuti urgenti appelli a "fare qualcosa", sempre nella speranza che ci sia qualcosa da fare. Alle riunioni dei gruppi Coter (Committee ori Terrorism) e TWG (Terrorism Working Group), "che saranno convocate in tempi strettissimi" assicura la presidenza, tanto più preoccupata da quando si è fatto avanti il sospetto di un complice polacco dell`attentatore norvegese, sono stati invitati anche gli inquirenti di Oslo, pur se la Norvegia, si sa, non fa parte dell`Unione. L`invito ai norvegesi è stato formulato ieri, in modo formale, dalla commissaria alla Giustizia, la svedese Cecilia Maelstrom. Per ora Oslo non ha risposto, ma dagli uffici della Commissione hanno indicato anche le linee sulle quali si dovrebbe impostare il lavoro. Da tempo - hanno fatto sapere da Bruxelles - combattiamo la radicalizzazione delle frange estremistiche, particolarmente su Internet, e abbiamo tentato di controllare la circolazione delle armi da fuoco, almeno nei passaggi da uno Stato all`altro. Un po` poco, francamente: buoni propositi cui raramente, per quel che si sa, hanno fatto seguito indagini coordinate a livello sovranazionale. De Kerchove ha aggiunto che "per raccogliere le informazioni più rapidamente" si chiederà l`intervento di Europol. Il che ha messo quanto meno in evidenza che la polizia europea, a molte ore dal massacro, era rimasta ancora estranea alle indagini. I funzionari del Coter e del TWG hanno sottolineato il fatto che "in certi stati membri" esistono delle politiche molto severe e delle tecniche raffinate di lotta al terrorismo e che perciò "è di primaria importanza condividere le buone pratiche". Il che è come dire che finora ciascuno è andato per conto proprio. D`altra parte, la carenza di coordinamento in materia di lotta all`estremismo razzista e antislamico è apparsa in controluce nelle prese di posizione che sono venute ieri dalle cancellerie. Mentre da Madrid Zapatero ha chiesto la convocazione dei ministri europei, a Londra il premier Cameron ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, secondo il quale - si legge in un comunicato - la Gran Bretagna sarebbe "attrezzata" a rispondere a minacce come quella norvegese, ma ci si deve chiedere se gli apparati di sicurezza sono stati e sono in grado di sorvegliare l`attività dei gruppi di destra. E qui si tocca il punto dolente. Mentre il sottosegretario alla preparazione delle Olimpiadi diceva che "ci sono lezioni da imparare da quanto è accaduto in Norvegia" in vista dei giochi di Londra del 2020, un portavoce di Cameron ha detto che verrà indagato con scrupolo ogni possibile contatto tra Anders Behring Breivik e la English Defense League (EDL), il gruppo di estrema destra britannico attivissimo in rete al quale l`attentatore norvegese fa numerosi riferimenti nei suoi deliri da "cavaliere templare". Ma non c`è solo la EDL tra le formazioni con cui l`attentatore sarebbe forse più che ideologicamente legato. Nel memoriale diffuso in Internet poco prima del massacro Breivik cita una rete internazionale di "templari" fondata da nove "cavalieri" che
manovrerebbero l`organizzazione in diversi paesi (tra cui l`Italia). Le cellule della organizzazione, capitanate ciascuna da un "cavaliere giustiziere", sarebbe autonome nei vari paesi. Delirio? Può darsi. Ma certo qualche sostanza le affermazioni dell`assassino paiono trovarla nella inquietante quantità di formazioni razziste, fascisteggianti, fondamentaliste cristiane, antislamiche e antisemite che da quasi tutte le nazioni europee e dagli Usa affollano la Rete. E l`impressione è che a questa ribollente realtà eversiva sia stata prestata dai servizi dei diversi paesi un`attenzione abbastanza scarsa. O che almeno l`attenzione sia scemata dopo l`11 settembre e l`esplosione del terrorismo fondamentalista di matrice islamica. Non sono state fatte indagini dell`Europol neppure in casi in cui era evidente il carattere sovranazionale delle attività eversive. Persino in Germania, dove esiste una tradizionale sensibilità nei confronti dei gruppi neonazisti, la tensione da qualche tempo si sarebbe allentata, tanto che le attività di vigilanza nei confronti di queste formazioni verrebbe svolta quasi interamente dai Verfassungsschutzamt, gli uffici di protezione della Costituzione, a livello dei diversi Länder”.

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