10 ottobre 2011

La nota del mattino del 10 ottobre 2011-

1. FRANCIA E GERMANIA RAFFORZANO LA SPERANZA DI UN MINI RISVEGLIO DELL’EUROPA PER DIFENDERE L’EURO, LE BANCHE, LA STABILITA’. MA RESTANO TROPPO VAGHI SUI CONTENUTI CONCRETI.
Da L’Unità. Articolo di Paolo Soldini. “Le banche dell`Eurozona e quelle britanniche saranno obbligate ad aumentare i propri capitali almeno del 10%. L`imposizione, che varrebbe sicuramente per gli istituti più grossi ma forse pure per tutti gli altri, verrebbe sancita il prossimo 17 e 18 ottobre dal vertice dei capi di Stato e di governo dell`Unione europea. Entro la riunione del G-20 in programma a Cannes il 3 e 4 novembre, poi, dovrebbero essere sciolti tutti i contrasti che ancora esistono sull`utilizzazione dei fondi anti-crisi, il fondo salva-stati Efsf (ormai trasformato in salva-banche) e il futuro «meccanismo di stabilità», la cui entrata in vigore verrebbe anticipata dal 2013 all`anno entrante. Inoltre al vertice si dovrà discutere anche di come recepire nei trattati Ue il nuovo assetto di protezione dell`euro. E delle banche. Quando Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si sono presentati ieri pomeriggio (con un bel ritardo) nella sala stampa della cancelleria sulla Sprea si è capito subito che tra Parigi e Berlino e tra Parigi, Berlino, Bruxelles e Francoforte c`è ancora molto da discutere sulla gestione della crisi. La controversia che doveva essere risolta, e da parte dei francesi dopo lo scivolone della Dexia con una micidiale urgenza, era come e da dove tirare fuori i 200-250 miliardi di euro che tutti, ormai, ritengono il minimo necessario per evitare che la crisi dei debiti (statali) diventi la crisi dei creditori (privati), con i grandi istituti europei sempre più in affanno, fino a scenari "argentini": crac a catena, assalti dei correntisti, contagio che varca l`Atlantico. I francesi insistevano perché per ricapitalizzare le banche più esposte, quelle con tanti titoli greci e poi italiani, spagnoli, portoghesi e irlandesi, si ricorresse subito all`Efsf. Su questa richiesta la cancelliera e il presidente nella conferenza stampa non hanno detto una parola, ma dalle notizie che erano filtrate mentre i due erano ancora chiusi nello studio di Angela Merkel, parrebbe di capire che almeno i tedeschi sono rimasti sulle loro posizioni. Se, come vorrebbero loro, si parlerà di «obbligo» alla ricapitalizzazione è evidente che, almeno in prima battuta, le banche saranno chiamate a cercarseli da sole i soldi necessari. Solo in seguito, per gli istituti che non riusciranno a trovare il liquido sul mercato, potranno intervenire gli Stati e, unicamente come extrema ratio, potranno essere utilizzati i fondi anti-crisi. Sarkozy è stato d`accordo su questo modus operandi? Con i giornalisti i due sono stati molto vaghi, parlando di «un accordo totale» sulla necessità di intervenire sulle banche, ma evitando di scendere nel sia pur minimo dettaglio perché - ha spiegato Sarkozy- «è necessario discutere le proposte con gli altri leader europei». Scrupolo sacrosanto, ma che nei vertici bilaterali precedenti era mancato del tutto, sia a lui che a lei. E la Grecia? Nella «soluzione durevole e globale» che - parola di Sarkozy - sarà trovata prima del G-20, Atene resterà il vaso di coccio. Sono giorni ormai che dai componenti della troika (Commissione Ue, Bce e Fondo monetario) arrivano giudizi sempre più pessimisti sulla possibilità che il governo greco riesca ad offrire le garanzie necessarie per ottenere i maledettissimi 8 miliardi di euro necessari per evitare il fallimento di fatto alla prossima scadenza per lo stipendio degli statali. Il rappresentante del Fini Poul Mathias Thomsen vorrebbe «riforme di struttura più
severe di quelle attuate finora»; il suo collega della Commissione Matthias Mors dice invece che il governo greco leggi giuste le sta già facendo, ma non capisce che «non basta fare le leggi» e che ci «vogliono le strutture per applicarle». Comunque è chiaro che neppure dopo la verifica del 24 ottobre i soldi verranno liberati e a quel punto diventerà molto concreto lo scenario del «piano B» che Berlino avrebbe preparato e che probabilmente la cancelliera ha discusso anche ieri con Sarkozy: messe al sicuro le banche più esposte, alle quali verrebbe garantito di evitare sui titoli greci perdite superiori a quel 21% che hanno già subito, Atene verrebbe guidata verso un`insolvenza programmata con la cancellazione del 50% del debito. Il piano prevede anche, se necessario, una cancellazione del 25% dei debiti di Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda. Potrebbe restare nell`euro la Grecia «fallita a metà»? Senza dubbio, dicono tutti gli esponenti del governo di Berlino, cancelliere in testa. Ma molti esperti, in Germania, ne dubitano”.

2. MA MANCA ANCORA LA CONSAPEVOLEZZA CHE LA MEDICINA NON E’ IL LIBERISMO CHE HA PORTATO IL MONDO ALLA CRISI.
Da La Repubblica. Articolo del premio nobel per l’economia, Joseph Stiglitz. “Perché la recessione economica iniziata nel 2007 continua? Serve una comprensione migliore e più profonda delle cause della crisi per poter mettere in atto una strategia per la ripresa che si riveli efficace. Ma finora non abbiamo fatto nessuna delle due cose. (segue dalla prima pagina) Ci è stato detto che si trattava di una crisi finanziari a, e di conseguenza i governi di entrambe le sponde dell`Atlantico hanno focalizzato la loro attenzione sulle banche. Ci sono stati spacciati come palliativi temporanei programmi per gli stimoli, necessari a colmare il gap che si era creato, fino a quando il settore finanziario non si fosse ripreso e non fosse ripresa anche l`erogazione di prestiti da privati. Il fatto è, però, che mentre le banche sono tornate a essere produttive, e mentre i bonus hanno ripreso a essere elargiti, il prestito non è ripartito, malgrado bassi tassi di interesse a lungo e breve termine. Le banche affermano che il prestito è condizionato dalla penuria di prestatori solvibili, a causa dell`economia malata. I dati di cui disponiamo dimostrano che in parte hanno ragione. Dopo tutto, le grandi aziende sono sedute su alcune migliaia di miliardi in contanti, e quindi non sono i soldi a precludere loro la possibilità di investire e assumere. Alcune piccole imprese, forse molte, sono tuttavia in situazione del tutto diversa: essendo a corto di finanziamenti, non possono espandersi e molte di loro sono anzi costrette a rimpicciolirsi. In ogni caso, nel complesso gli investimenti delle imprese - escludendo il settore immobiliare - sono tornati al 10 per cento del Pil (contro il 10,6 per cento di prima della crisi). Con una simile grande capacità eccedentaria nel settore immobiliare, la fiducia non tornerà tanto rapidamente ai livelli antecedenti alla crisi, a prescindere da ciò che si sarà fatto per il settore bancario. L`imperdonabile negligenza del settore finanziario è stata senza alcun dubbio l`evento scatenante che ha fatto precipitare la crisi. Ciò che resta della capacità eccedentaria del settore immobiliare e l`enorme indebitamento delle famiglie rendono la ripresa tanto più difficile. L`economia, però, era già molto malata prima della crisi: la bolla immobiliare è servita soltanto a mascherarne le debolezze. Senza i consumi alimentati dalla bolla, ci sarebbe stato infatti un deficit sostanziale della domanda aggregata. Mettere in sesto il sistema finanziario era indispensabile per la ripresa economica, ma lungi dall`essere sufficiente. Per capire davvero che cosa è indispensabile fare, infatti, è fondamentale capire quali fossero i problemi prima che subentrasse la crisi. Innanzitutto, l`America e
il mondo sono stati vittime del loro stesso successo. Il rapido aumento della produttività nell`industria manifatturiera ha superato di molto la crescita della domanda, e ciò ha comportato un calo dell`occupazione nel settore manifatturiero. La manodopera ha quindi dovutori convertirsi ai servizi. Il problema è analogo a quello che si presentò all`inizio del Ventesimo secolo, quando la rapida crescita della produttività nel comparto agricolo determinò un esodo in massa della manodopera agricola verso le fabbriche dei centri urbani. Con un calo tra il 1929 e il 1932 superiore al 50 per cento delle entrate provenienti dall`agricoltura si sarebbe potuto prevedere quell`esodo di massa. Ma i lavoratori erano "intrappolati" nel settore rurale: non avevano le risorse per potersi trasferire e i loro redditi in calo indebolirono a tal punto la domanda aggregata che la disoccupazione nei centri urbani e negli impianti di produzione arrivò alle stelle. Nel caso dell`America e dell`Europa, l`esigenza della manodopera di uscire dal settore della produzione industriale è aggravata dal vantaggio comparativo in costante trasformazione: non soltanto il numero complessivo dei posti di lavoro nel settore manifatturiero è limitato a livello globale, ma oltretutto di quei posti di lavoro sarà locale una percentuale sempre minore. La globalizzazione è stato uno dei fattori che hanno contribuito al secondo problema cruciale, quello delle sempre più marcate diseguaglianze. Lo spostamento del reddito, da coloro che avrebbero speso a coloro che non avrebbero speso, ha fatto abbassare la domanda aggregata. Analogamente, i prezzi energetici in impennata hanno trasferito il potere d`acquisto dagli Stati Uniti e dall`Europa ai paesi esportatori di petrolio, che riconoscendo l`instabilità dei prezzi energetici giustamente hanno risparmiato buona parte di tali introiti. L`ultimo problema che ha concorso alla debolezza della domanda aggregata globale è stato l`accumulo massiccio di riserve di valuta straniera da parte dei mercati emergenti, motivato in parte dalla cattiva gestione della crisi dell`Asia Orientale del 1997-1998 da parte del Fondo monetario internazionale e dal Tesoro degli Stati Uniti. I paesi hanno compreso che senza riserve rischiavano di perdere la loro sovranità economica. E in molti si sono detti: «Mai più!». Tuttavia, se da un lato la costituzione di queste riserve- attualmente nell`ordine dei 7600 miliardi di dollari nelle economie emergenti e in via di sviluppo-li ha protetti, dall`altro i soldi finiti in tali riserve non sono stati spesi. A che punto siamo oggi nel dare una risposta a questi problemi sottostanti? Prendendo in considerazione prima l`ultimo di quelli menzionati, quei paesi che hanno messo da parte ingenti riserve di liquidità sono stati in grado di barcamenarsi meglio nella crisi economica, e di conseguenza questo è un incentivo ancora più forte per continuare ad ammassare valuta straniera nelle riserve. Nello stesso modo, mentre i banchieri hanno riottenuto i loro bonus, i lavoratori hanno visto intaccati sempre più i loro guadagni, ridotto il loro orario di lavoro, accentuarsi il divario e le sperequazioni di reddito. Oltretutto, gli Stati Uniti non si sono affrancati dalla loro dipendenza dal petrolio. E la trasformazione strutturale delle economie avanzate, implicita nella necessità di trasferire la manodopera dai settori industriali tipici, si sta concretizzando con estrema lentezza. Il governo riveste un ruolo centrale nel finanziare i servizi che la popolazione vuole, come l`istruzione e l`assistenza sanitaria. E proprio la pubblica istruzione e la formazione finanziata dallo Stato si riveleranno in particolare di importanza decisiva per ripristinare la competitività in Europa e Stati Uniti. Entrambe, però, hanno optato per l`austerità fiscale, premurandosi in primis che le loro transizioni economiche avvengano lentamente. La medicina per curare la malattia dell`economia globale è implicita già nella diagnosi: incentivare una forte
spesa pubblica, mirante a favorire la ristrutturazione; promuovere il risparmio energetico e ridurre le diseguaglianze; riformare il sistema finanziario globale che crea un`alternativa alla costituzione di riserve. Alla fine le leadership mondiali - e gli elettori che le hanno scelte -arriveranno a capire tutto ciò. Mentre le prospettive della crescita continuano a indebolirsi, non hanno scelta. Ma quante altre sofferenze dovremo patire tutti nel frattempo? “

3. NEL CENTRODESTRA SI NEGOZIA E SI LITIGA. MA IL DECRETO PER LO SVILUPPO ANCORA NON VEDE LA LUCE. L’UNICO TEMA SUL QUALE SI DISCUTE E’ IL CONDONO, SEGNO DELL’INCAPACITA’ DI QUESTO GOVERNO AD AFFRONTARE LA CRISI PIU’ DURA DAL 1929.
Nel centrodestra è aperto un cantiere per verificare se il Pdl si riesce a salvare da Berlusconi. Nella Lega la base si ribella. Porterà tutto questo a una caduta del governo? Tutte queste discussioni sono importanti, ma rappresentano anche un polverone che nasconde la verità. E la verità è che in mezzo alla crisi economica e sociale più grave dal 1929, con migliaia di imprese che rischiano la chiusura e moltissime famiglie che rischiano di non arrivare alla fine del mese, il governo del centrodestra non è in grado di produrre le scelte necessarie a rilanciare l’Italia o quantomeno a salvarla. La scelta del nuovo governatore della Banca d’Italia, alla stregua di una lottizzazione qualsiasi, ha suscitato uno scontro interno paralizzante. Il decreto sviluppo, che dovrebbe contenere le misure per sostenere l’economia non vede la luce. Di fatto le uniche misure delle quali si parla sono il condono fiscale e la riforma delle pensioni per fare cassa. La verità è che se non si volta pagina questo governo, con Berlusconi alla guida, porterà il paese a sbattere.

4. IL PD, COME E’ STATO SANCITO NELL’ULTIMA RIUNIONE DELLA DIREZIONE PREPARA LA MOBILITAZIONE, SI PREPARA A CONCLUDERE L’ITER PER IL PROGRAMMA DI ALTERNATIVA ED E’ PRONTO AD ANDARE AL VOTO COME AD AFFRONTARE UNA FASE DI GOVERNO DI TRANSIZIONE.
Da tempo il Partito democratico ha segnalato l’incapacità di questo governo. da tempo il Pd ha proposto ricette alternative. Adesso il Pd prepara la mobilitazione nazionale delle mille piazze (14, 15 e 16 ottobre) per dire basta e presentare agli italiani le proposte messe a punto per un governo diverso, e prepara la manifestazione nazionale del 5 novembre a piazza San Giovanni a Roma.
Nel frattempo il Pd sta preparando per dicembre la chiusura del percorso programmatico per l’alternativa alla destra.
Quanto al governo, nell’ultima direzione la linea del Pd è stata chiarita senza ombra di dubbi: il paese ha bisogno di una lunga fase di ricostruzione democratica e economica. Una fase lunga e ricostruttiva ha bisogno di un passaggio che sancisca la benedizione popolare, e cioè elezioni politiche. In questa fase drammatica, però, il Pd è anche pronto, come ha detto il segretario Pier Luigi Bersani, ad un governo di transizione che consenta al paese di uscire dall’emergenza e di riformare la legge elettorale.

5. QUESTA SETTIMANA BERLUSCONI GIOCA LA PARTITA PIU’ IMPORTANTE PER SALVARSI DAI GIUDICI: IL VOTO SULLE INTERCETTAZIONI ALLA CAMERA E IL VOTO AL SENATO SULLA PRESCRIZIONE BREVE.
I prossimi quindici giorni saranno decisivi per Silvio Berlusconi, che sta tentando ancora una volta di portare a casa una legge ad personam per sfuggire al confronto con i magistrati e, in particolare, di evitare una sicura condanna per corruzione (processo Mills), con annessa interdizione dai pubblici uffici. Questa settimana è previsto il voto alla Camera sulle norme blocca intercettazioni. Al senato riprende l’esame delle norme sulla cosiddetta prescrizione breve (necessaria appunto per evitare la sentenza del processo Mills che potrebbe finire prescritto).

6. PENATI HA CHIESTO DI ESSERE SENTITO DAI MAGISTRATI ED HA PORTATO TUTTE LE SUE CARTE AL CONFRONTO.
Da La Repubblica. “Otto ore di interrogatorio per quasi quindici anni di presunte tangenti. Filippo Penati, l`ex presidente della provincia di Milano ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, arriva insieme ai suoi avvocati mezzora in anticipo, già alle 9 di mattina, nella sede della Guardia di Finanza di Monza. Ha con sé un trolley pieno di documenti, le carte con cui intende difendersi - per la prima volta di fronte ai pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia - dalle accuse di Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, gli imprenditori da cui è partita l`inchiesta, con almeno venti indagati, sul presunto giro di mazzette del "Sistema Sesto". Un confronto chiesto dallo stesso Penati- ex capo della segreteria di Bersani e oggi sospesosi dal Pd- che si è difeso dalle imputazioni di corruzione, concussione e illecito finanziamento ai partiti. Accuse che a luglio avevano portato la procura a chiedere l`arresto per Penati e il suo braccio destro Giordano Vimercati. Un provvedimento negato dal gip Anna Magelli che pur in presenza di «gravi indizi di reato» ed «esigenze cautelari» ha riqualificato le tangenti da casi di concussione a episodi di corruzione, facendo scattare la prescrizione. Anche in vista del ricorso dei pm contro questa decisione (l`appello è fissato per il 21 ottobre) e dei «necessari riscontri» sull`interrogatorio di ieri, il contenuto del verbale è stato secretato. Di certo Penati ha dovuto spiegare, assistito dai suoi legali Nerio Diodà e Matteo Calori, molte delle contestazioni sui tanti filoni dell`inchiesta: i quattro miliardi di lire che avrebbe ricevuto, secondo Pasini, per l`approvazione del piano regolatore delle aree Falck e l`imposizione delle coop bolognesi; gli oltre due milioni di euro "prestati" al politico da Di Caterina tra il `97 e il 2003 e la caparra da due milioni incassata dall`imprenditore da Bruno Binasco, manager Gavio, legata a una finta compravendita immobiliare; la supervalutazione del 15% della Serravalle acquistato dalla Provincia da Gavio, che ottenne 179 milioni di plusvalenza. Alle 18, dopo otto ore di faccia a faccia, Penati si è mostrato rilassato e sorridente. «Come avevo richiesto, sono stato interrogato - ha comunicato in una nota - Ho risposto a tutte le domande, ricostruendo nel dettaglio i rapporti da me intrattenuti sia con i coimputati sia, soprattutto, con gli imprenditori che mi hanno accusato. Ho riferito quanto a mia conoscenza e credo di aver dato un contributo che ritengo importante per consentire alla procura e a chi dovrà successivamente esprimere un giudizio, di stabilire nel modo più completo possibile se debba essere considerato responsabile o meno delle accuse. Alla fine dell`inchiesta - ha concluso Penati - potrei chiedere alla magistratura di accertare se
chi mi accusa lo abbia fatto ingiustamente e non debba quindi rispondere di tutti i danni dame subiti».

7. IN POLONIA VINCONO GLI EUROPEISTI E PERDONO GLI EUROSCETTICI. IN FRANCIA E’ IN TESTA HOLLANDE ALLE PRIMARIE DEL PS.
Schiaffo polacco ai nemici dell’Europa. Il premier liberal Donald Tusk ha di fatto vinto le elezioni politiche. E’ un segnale di cambiamento importante. La Polonia è stata uno dei pilastri dell’euroscetticismo.
In Francia due milioni di elettori alle urne per le primarie del Ps. Francois Hollande primo con il 40 per cento, Martine Aubry seconda con il 30 per cento, terzo Arnaud Monteboug, campione della de mondializzazione. Fuori gioco Ségolène Royale. Incerto l’esito del ballottaggio.

8. IL SANGUE SULLA MANIFESTAZIONE DEI CRISTIANI COPTI IN EGITTO MACCHIA LA PRIMAVERA ARABA.
Da La Repubblica. Articolo di Alberto Stabile. “La violenza settaria, che può precipitare l`Egitto in una guerra civile a sfondo religioso proprio mentre il paese è nel pieno di una delicata transizione verso la democrazia, è tornata ad esplodere ieri con brutale ferocia dopo che una manifestazione di cristiani coopti è stata prima attaccata da gruppi di provocatori e quindi violentemente fronteggiata dalle forze dell`ordine. Fra tutti gli incidenti e splosi dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak questo è sicuramente il più grave e non soltanto per il numero delle vittime, 23, cui vanno aggiunti 174 feriti, ma anche perché la carneficina solleva pesanti dubbi sulla credibilità del vertice militare che si è assunto la responsabilità di guidare l`Egitto verso un regime democratico”.

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