21 febbraio 2012

La nota del mattino del 21/02/2012.


1. ACCORDO NELLA NOTTE SULLA GRECIA. GIA’ SI PENSA A ULTERIORI DIFESE PER L’EUROPA. E 12 PAESI, COMPRESA L’ITALIA, LANCIANO LA SFIDA A MERKEL E SARKOZY PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE.
Dopo 12 ore di riunione, i ministri delle Finanze dell'Eurogruppo hanno trovato l'accordo sul secondo programma di aiuti alla Grecia per 130 miliardi. L'obiettivo finale è che la Grecia riesca a contenere il rapporto tra debito pubblico e ricchezza prodotta ogni anno al 120 per cento entro il 2020. L’Europa fornirà dunque i 130 miliardi di euro che servono alla Grecia per evitare il fallimento a marzo. Nel frattempo anche il Fondo monetario deciderà di mettere a disposizione una parte di fondi. I creditori privati hanno accettato di ricevere indietro solo il 47 per cento del capitale prestato ai greci. Fino al 2020 la cosiddetta Troika (Bce, Ue e Fmi) monitorerà passo dopo passo la politica greca.

Nella stessa riunione dell’eurogruppo è stato deciso che a marzo sarà dato anche il via libera alla costruzione definitiva di un “muro di fuoco” difensivo dell’Europa, che potrà contare sui 250 miliardi di euro oggi disponibili per il fondo salva-Stati transitorio e sui 500 miliardi di euro previsti per il fondo salva Stati definitivo.
In vista del Consiglio d’Europa del 1 marzo (capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Ue) è cominciata intanto una battaglia culturale, ma con risvolti molto pratici, da parte di 12 paesi, Italia compresa, contro la politica dell’eccesso rigorista seguita e imposta finora dalla cancelliera tedesca Angela Merkel con il sostegno del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Anche negli Usa è in corso un confronto culturale-politico su questi temi. E lì vi sono economisti che stanno addirittura ribaltando il discorso, dicendo formalmente che per superare davvero la crisi bisogna “allentare” e non “stringere”.
Da Il Sole 24 Ore. Articolo di Dino Pesole. “Otto «priorità chiare per rafforzare la crescita». Il tutto in una lettera che dodici leader europei, primi firmatari il premier britannico David Cameron, Mark Rutte per l`Olanda e Mario Monti per l`Italia, hanno messo a punto in previsione del vertice europeo del prossimo primo marzo. Destinatari della missiva - firmata anche dai primi ministri di Spagna, Finlandia, Irlanda, Repubblica Ceca, Lettonia, Finlandia, Slovacchia, Svezia ed Estonia - il presidente permanente dell`Unione, Herman Van Rompuy e il numero uno della Commissione, Manuel Barroso. Iniziativa di un certo peso, lanciata non a caso nel giorno in cui l`Eurogruppo ha avviato la faticosa trattativa finale sulla concessione della seconda tranche di aiuti da130 miliardi alla Grecia. Segnale inequivocabile della direzione di marcia che buona parte dei Paesi europei intendono imprimere alle prossime mosse di un`Eurozona che fatica a individuare la strada per imboccare con decisione la strada della crescita e del sostegno all`occupazione.
L`Italia ha fatto la sua parte, agganciandosi abilmente a un treno già in corsa e offrendo un contributo fattivo alla stesura del testo. L`enfasi - secondo quanto ha fatto sapere il ministro per le Politiche europee, Enzo Moavero - è soprattutto nel passaggio, ben visibile nel punto 7, che mira a promuovere «un mercato del lavoro ben funzionante che offra opportunità di occupazione e, cosa fondamentale, favorisca livelli maggiori di partecipazione al mercato del lavoro da parte di giovani, donne e lavoratori più anziani». Non è certo usuale - si fa osservare in ambienti del Governo italiano - che si parli in modo così diretto di mercato del lavoro in un documento che reca come primo firmatario il premier britannico. E tuttavia lo stesso Moavero, intervenuto ieri Consiglio Competitività, ha invitato a non leggere la lettera «in competizione» con l`analoga, recente iniziativa congiunta di Francia e Germania: «Esistono svariati precedenti di lettere franco-tedesche di ispirazione al Consiglio europeo. In questo caso, abbiamo un altro gruppo di Paesi che hanno lo stesso tipo di ambizione di contribuire alla riflessione dell`Unione in vista del Consiglio stesso». Analogie, differenze tra i due documenti? Secondo Moavero, su molti punti «vi possono essere delle differenze di accento. Ma la lista e ìl catalogo che ne viene fuori penso sia un interessante spettro di come 12 SU 27 membri vedono la possibilità di una via europea alla crescita». Ed è proprio uno dei passaggi della missiva dei dodici relativo alla liberalizzazione del settore dell`energia a sollevare le obiezioni di Germania e Francia. La crescita - si osserva nella premessa è in una fase di stallo, la disoccupazione è in aumento, i cittadini e le imprese si trovano di fronte «a situazioni che sono le più difficili tra quelle incontrate da molti anni a questa parte». E allora è giunto il tempo di costruire una «maggiore competitività e correggere gli squilibri macro economici». In primo piano l`apertura al mercato del settore dei servizi «che oggi rappresentano quasi i quattro quinti della nostra economia», e l`istituzione di un vero mercato unico digitale. La scommessa è costruire dal 2014 mi mercato interno «autentico, efficace ed efficiente nel settore dell`energia», raddoppiare l`impegno nei confronti dell`innovazione «creando l`Area europea della ricerca»,ridurre il peso delle normative europee. Infine, si sollecitano «un`ulteriore spinta politica all`approfondimento dell`integrazione economica con gli Stati Uniti» e azioni decisive «per offrire dei mercati globali aperti». Moavero, ha confermato la disponibilità di Milano a ospitare la futura sede della Corte unitaria dei brevetti. L`Italia – ha aggiunto - apprezza la proposta della Commissione sui requisiti di trasparenza relativi ai pagamenti effettuati dalle società (da noi l`Eni) che operano nel settore dell`industria dell`estrazione di materie prime «forestali nei paesi terzi. «La normativa deve però essere sufficientemente precisa per evitare differenze tra Paese e Paese».
Da La Repubblica. Articolo di Federico Rampini. “Le grandi crisi partoriscono grandi idee. Così fu dopo il crac del 1929 e la Depressione. Per uscirne, l`Occidente usò il pensiero di John Maynard Keynes, scoprì un ruolo nuovo per lo Stato nell`economia, inventò le politiche sociali del New Deal e la costruzione del moderno Welfare State. Oggi siamo daccapo. L`eurozona sprofonda nella sua seconda recessione in tre anni. Gli Stati Uniti malgrado la ripresa in atto pagano ancora i prezzi sociali elevatissimi
della Grande Contrazione iniziatane12008 (almeno 15 milioni di disoccupati). Ma dall`America una nuova teoria s`impone all`attenzione. Si chiama Modern Monetary Theory, ha l`ambizione di essere la vera erede del pensiero di Keynes, adattato alle sfide del XXI secolo. Ha la certezza di poter trainare l`Occidente fuori da questa crisi. A patto che i governi si liberino di ideologie vetuste, inadeguate e distruttive. È una rivoluzione copernicana, il cui alfiere porta un cognome celebre: James K.Galbraith, docente di Public Policy all`università del Texas e consigliere "eretico" di Barack Obama. JAMES K. Galbraith è figlio di uno dei più celebri economisti americani, quel John Kenneth Galbraith che fu grande studioso della Depressione e consulente di John Kennedy. Il nuovo Verbo che sconvolge i dogmi degli economisti, assegna un ruolo benefico al deficit e al debito pubblico. È un attacco frontale all`ortodossia vigente. Sfida l`ideologia imperante in Europa, che i “rivoluzionari" della Modem Monetary Theory (o Mmt) considerano alla stregua di un vero oscurantismo. Quel che accade in questi giorni a Roma e Atene, l`austerity imposta dalla Germania, per i teorici della Mmt non è soltanto sbagliata nei tempi (è pro-ciclica: perché taglia potere d`acquisto nel bel mezzo di una recessione), ma è concettualmente assurda. Un semplice esercizio mette a nudo quanto ci sia di "religioso" nella cosiddetta saggezza convenzionale degli economisti. Qualcuno ha provato a interrogare i tecnocrati del Fmi, della Commissione Ue e della Banca centrale europea, per capire da quali Tavole della Legge abbiano tratto alcuni numeri "magici". Perché il deficit pubblico nel Trattato di Maastricht non doveva superare il 3% del Pil? Perché nel nuovo patto fiscale dell`eurozona lo stesso limite è stato ridotto a 0,5% del Pil? Chi ha stabilito che il debito pubblico totale diventa insostenibile sotto una soglia del 60% oppure (a seconda delle fonti) del 120% del Pil? Quali prove empiriche stanno dietro l`imposizione di questa cabala di cifre?
Le risposte dei tecnocrati sono evasive, o confuse. La Teoria Monetaria Moderna fa a pezzi questa bardatura di vincoli calati dall`alto, la considera ciarpame ideologico. La sua affermazione più sconvolgente, ai fini pratici, è questa: non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, perché le banche centrali hanno un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta. E non solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario. La via della crescita, passa attraverso un rilancio di spese pubbliche in deficit, da finanziare usando la liquidità della banca centrale. Non certo alzando le tasse: non ora. Se è così, stiamo sbagliando tutto. Proprio come il presidente americano Herbert Hoover sbagliò drammaticamente la risposta alla Grande Depressione, quando cercò di rimettere il bilancio in pareggio a colpi di tagli (stesso errore che fece Franklin Roosevelt nel 1937 con esiti nefasti). Il "nuovo Keynes" oggi non è un profeta isolato. Galbraith Jr. è solo il più celebre dei cognomi, ma la Mmt è una vera scuola di pensiero, ricca di cervelli e di think tank. Così come la destra reaganiana ebbe il suo pensatoio nell`Università di Chicago (dove regnava negli anni Settanta il Nobel dell`economia Milton Friedman), oggi l`equivalente "a sinistra" sono la University of Missouri a Kansas City, il Bard College nello Stato di New York, il Roosevelt Institute di
Washington. Oltre a Galbraith Jr., tra gli esponenti più autorevoli di questa dottrina figura il "depositario" storico dell`eredità keynesiana, Lord Robert Skidelsky, grande economista inglese di origine russa nonché bio grafo di Keynes. Fra gli altri teorici della Mmt ci sono Randall Wray, Stephanie Kelton, l`australiano Bill Mitchell. Non sono una corrente marginale; tra i loro "genitori" spirituali annoverano Joan Robinson e Hyman Minsky. Per quanto eterodossi, questi economisti sono riusciti a conquistarsi un accesso alla Casa Bianca. Barack Obama consultò Galbraith Jr. prima di mettere a punto la sua manovra di spesa pubblica pro-crescita, così come fece la democratica Nancy Pelosi quando era presidente della Camera. Ma la vera forza della nuova dottrina viene dai blog. The Daily Beast, New Deal 2.0, Naked Capitalism, Firedoglake, sono tra i blog che ospitano l`elaborazione del pensiero alternativo. Hanno conquistato milioni di lettori: è una conferma di quanto ci sia sete di terapie nuove, e quanto sia screditato il "pensiero unico". La Teoria Monetaria Moderna è ben più radicale del pensiero "keynesiano di sinistra" al quale siamo abituati. Perfino due economisti noti nel mondo intero come l` ala radicale che critica Obama da sinistra, cioè i premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz, vengono scavalcati dalla Mmt. Stephanie Kelton, lapiù giovane nella squadra, ha battezzato una nuova metafora... ornitologica. Da una parte ci sono i "falchi" del deficit: come Angela Merkel, le tecnocrazie (Fmi, Ue), e tutti quegli economisti schierati a destra con il partito repubblicano negli Stati Uniti, decisi a ridurre ferocemente le spese. Per loro vale la falsa equivalenza tra il bilancio di uno Stato e quello di una famiglia, che non deve vivere al di sopra dei propri mezzi: un paragone che non regge, una vera assurdità dalle conseguenze tragiche secondo la Mmt. Poi ci sono le "colombe" del deficit, i keynesiani come Krugman e Stiglitz. Questi ultimi contestano l` austerity perché la giudicano intempestiva (i tagli provocano recessione, la recessione peggiorai debiti), però hanno un punto in comune con i "falchi": anche loro pensano che a lungo andare il debito crea inflazione, soprattutto se finanziato stampando moneta, e quindi andrà ridotto appena possibile. Il terzo protagonista sono i "gufi" del deficit. Negli Stati Uniti come nell`antica Grecia il gufo è sinonimo di saggezza. I "gufi", la nuova scuola della Mmt, ritengono che il pericolo dell`inflazione sia inesistente. Secondo Galbraith Jr. «l`inflazione è un pericolo vero solo quando ci si avvicina al pieno impiego, e una situazione del genere si verificò in modo generalizzato nella prima guerra mondiale». Di certo non oggi. Il deficit pubblico nello scenario odierno è soltanto benefico, a condizione che venga finanziato dalle banche centrali: comprando senza limiti i titoli di Stato emessi dai rispettivi governi. Ben più di quanto hanno iniziato a fare Ben Bernanke (Fed) e Mario Draghi (Bce), i questa leva monetaria; va usata in modo innovativo, spregiudicato: l`esatto contrario di quanto sta avvenendo in Europa”.

2. LAVORO. AL DI LA’ DEL DIBATTITO, LA TRATTATIVA VA AVANTI. SI PARLA DI AMMORTIZZATORI SOCIALI. DAL 1 MARZO DI FLESSIBILITA’.
Tutti i riflettori sono accesi sul dibattito politico ideologico che riguarda il mercato del lavoro. Ma intanto il negoziato prosegue, sia pure con fatica, sugli altri temi. E non sarebbe male parlare prima di tutto delle questioni di merito. Come è per esempio l’uso dei contratti a partita Iva, come quello firmato dalla Rai e che tanto scandalo ha destato in questi giorni perché di fatto prevede la perdita del lavoro in caso di maternità: è una delle forme di flessibilità inventate dalla fantasia degli imprenditori per avere le mani completamente libere e senza doveri, facilitata dalla cosiddetta legge 30, varata a suo tempo dal governo Berlusconi (Maroni ministro del Lavoro). Oltre alle polemiche sulla Rai, bisogna sostenere la cancellazione di contratti che servono solo a eludere diritti di civiltà e bisogna sostenere che la riforma del mercato del lavoro porti all’estensione generalizzata degli ammortizzatori sociali.
Da Il Sole 24 ore. Articolo di Davide Colombo. “Gli ammortizzatori riformati del dopo-crisi saranno due: quello che prenderà il posto dell`attuale cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) e la nuova indennità per la disoccupazione involontaria. Con quella che sarà la futura Cig si continueranno a tutelare i posti di lavoro in casi di crisi congiunturale o in quelli di ristrutturazioni, esclusi però i fallimenti o le chiusure di imprese. Con l`indennità di disoccupazione, che sarà rafforzata rispetto all`attuale, si tutelerà invece il reddito di chi il lavoro l`ha perduto. Questo nuovo sussidio universale, che prende il posto delle attuali indennità di mobilità, indennità di disoccupazione e pre-pensionamenti, dovrebbe avere una durata connessa agli anni di lavoro e probabilmente anche all`età del lavoratore e ai suoi carichi familiari. È questo lo schema semplificato degli ammortizzatori sociali che il ministro Elsa Fomero ha illustrato ieri nel corso del quarto round di confronti con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Uno schema che prevede l`estensione delle coperture a tutti i lavoratori, senza distinzioni di settore o dimensione d`impresa, che continuerà a essere a base assicurativa obbligatoria, e che sarà accompagnato da controlli assai più stretti di quelli attuali, per evitare utilizzi «senza fine» dei sussidi. Il ministro ha confermato che la riforma si farà con risorse certe («utilizzeremo i soldi che abbiamo» ha detto ai rappresentanti di imprese e sindacati che insistevano sulle garanzie dei finanziamenti) e che entrerà in vigore non prima dell`autunno del 2013, nella speranza che l`economia italiana sia nel frattempo uscita dalla secche della terza recessione in quattro anni. Tra le novità riferite dai partecipanti all`incontro ci sarebbe anche una ricalibratura dei contributi figurativi. Nel pieno rispetto della logica contributiva del sistema previdenziale riformato, i futuri contributi figurativi saranno commisurati non più alla retribuzione ma all`indennità di disoccupazione. L`ipotesi è tutta da confermare ma avrebbe già incontrato le perplessità delle parti: per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, siccome tra il 2002 ed il 2010 le imprese hanno pagato molto per Cig, Cigs e mobilità, «se ora vengono tolte alcune forme di tutela allora deve diminuire anche il costo per le aziende». Mentre per il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni,
questa ipotesi sarebbe in contrasto con la discussione sulla tutela delle persone: «L`indennità di disoccupazione nel suo apice è al 60% della retribuzione mentre la Cig, sempre al suo apice, è all`8o% della retribuzione. Pensate a quale retrocessione ci sarebbe per i contributivi figurativi dei lavoratori». Con il nuovo schema di ammortizzatori verrebbe reso più vincolante il loro pagamento alla partecipazione effettiva del lavoratore alle politiche attive di formazione e rioccupazione (all`incontro di ieri erano presenti per le Regioni, che sono titolari di queste politiche, l`assessore al lavoro della Toscana, Gianfranco Simoncini, e il suo collega lombardo Gianni Rossoni) mentre escono di scena possibilità di cassa integrazione straordinaria lunghe diversi anni, per non parlare dei pensionamenti anticipati, che ogni anno assorbono circa 1,5 miliardi di spesa. All`incontro di ieri - oltre ad Elsa Fornero, completavano la delegazione del Governo il ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, e il viceministro al Lavoro, Michele Martone - s`è anche accennato ad altri temi, come il riordino degli incentivi alle assunzioni e alla trasformazione dei contratti flessibili in contratti standard, questioni che saranno approfondite nel primo dei prossimi incontri già fissati: quello di giovedì 23 febbraio. Il 1° marzo successivo, sempre un giovedì, si aprirà invece un`altra partita, quella sulla flessibilità in uscita”.


3. PD. DALLE RIUNIONE CON I SEGRETARI REGIONALI E PROVINCIALI UN GRIDO DI ALLARME SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE. BERSANI: PENSARE AI PROBLEMI DELLE PERSONE, IL PD INCONTRI LA SOCIETA’. PARTE DESTINAZIONE ITALIA: PROGRAMMA DI INCONTRI E DI DIALOGO CON LA REALTA’ ITALIANA.
Dalla riunione dei segretari regionali e provinciali di ieri mattina a Roma è venuto un grido di allarme sulla situazione sociale del paese e sulla necessità che il Pd si metta in sintonia con i problemi reali che si dovranno affrontare nei prossimi mesi. Perdita del lavoro. Giovani e donne che non trovano occupazione. Comuni che sono stretti in una morsa da camicia di forza dal patto di stabilità. Servizi che non funzionano. Il Partito democratico, ha detto Bersani, deve mettersi in sintonia con i problemi del paese e contribuire ad affrontarli. Il Pd sostiene lealmente il governo Monti, che non è venuto dopo i partiti – come scrivono molti quotidiani – ma dopo la destra e di disastri di Berlusconi. Il Pd è stato centrale per ottenere che Berlusconi cedesse. Ora con Monti bisogna affrontare l’emergenza, che non è affatto finita. E bisogna spingere perché si dia più attenzione ai problemi sociali in una fase di così acuta recessione. Dare lavoro. Far muovere l’economia. Sono queste le priorità. Insieme alla spinta per cambiare la linea di politica economica imposta dai governi della destra europea all’Unione.
Bersani ha annunciato che partirà a giorni una iniziativa di confronto diretto con la realtà del paese, chiamata “Destinazione Italia”, con visite personali del segretario nazionale del Pd nei diversi territori. E ha invitato tutti a costruire una mobilitazione
straordinaria per aprire il Pd, i circoli, le organizzazioni provinciali e regionali, al confronto con la società, per affrontare insieme problemi e opportunità.
Non ci si può aspettare che Monti faccia in questo momento tutto quello che vorrebbe fare il Pd E’ stato un governo coraggioso a riprendere, su proposta e spinta del Pd, il tema della lotta all’evasione fiscale, cancellato da Berlusconi dopo la stagione straordinaria dell’ultimo governo Prodi; il governo Monti ha fatto bene a riaprire il capitolo delle liberalizzazioni. Sta lavorando per far uscire il paese dalle secche in cui l’aveva fatto incagliare Berlusconi. Ma anche su questi temi il Pd, se fosse stato al governo, avrebbe fatto di più. Ora bisogna lavorare per salvare il paese e uscire dall’emergenza, con maggiore attenzione al sociale (per esempio sul tema dei lavoratori che in tarda età perdono il posto di lavoro ma non hanno ancora i requisiti per la pensione) rimasto per larga parte da affrontare dopo la riforma della previdenza. Ma bisogna anche preparare il futuro e l’offerta politica che si vuole presentare agli elettori per il futuro. Per una ricostruzione civile, democratica e economica ancora più vicina alla visione riformista e progressista.

Nessun commento:

Posta un commento