29 febbraio 2012

La nota del mattino del 29/02/2012


1. LA SEGRETERIA DEL PD HA DISCUSSO IERI DI ELEZIONI AMMINISTRATIVE, DEI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO E DELLE PERICOLOSE TENSIONI RELATIVE ALLA TAV.
La segreteria nazionale del Pd ha discusso ieri di elezioni amministrative, dei problemi relativi ad alcuni provvedimenti del governo all’esame del Parlamento e in preparazione e delle tensioni sociali createsi attorno alla realizzazione della Tav in Val di Susa. Al termine della riunione il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha riassunto il senso dei lavori alle agenzie di stampa.
(AGI) - Roma, 28 feb. - Appuntamento per il 22 e 23 marzo a Genova, quando il Pd riunirà tutti gli amministratori del partito e si aprirà di fatto la campagna elettorale per le amministrative. Ad annunciarlo è stato il segretario, Pier Luigi Bersani, parlando con i giornalisti. Bersani ha anche riferito che durante la segretaria del partito si è discusso di elezioni amministrative e ha sottolineato di aver "letto con stupore alcuni giornali" dopo la sua visita a Palermo, in quanto venivano riportate notizie su un Pd diviso. "Sono di ritorno da Palermo dove - spiega Bersani - ho trovato molte energie e dobbiamo fare ogni sforzo per incanalarle così da avere una risposta positiva che può esserci".
Roma, 28 feb. (TMNews) - "Diamo un sostegno leale e convinto a Monti che sta facendo bene, ma il Pd non sarà sordo né muto rispetto ai grandi temi sociali che ci sono". Lo ha detto il segretario Pier Luigi Bersani al termine della riunione della segreteria del partito.
"Il mio viaggio per l'Italia - ha spiegato - serve anche a questo, andrò incontro ai problemi reali della gente per dare voce al disagio". Roma, 28 feb. - (Adnkronos) - Sono "ore drammatiche" quelle legate alla vicenda della Tav dopo l'incidente di ieri a Luca Abbá, ma bisogna comunque stare in guardia per evitare che gli eventi "possano prendere una piega non accettabile". Lo ha spiegato Pierluigi Bersani al termine della segreteria del Partito democratico in cui si è affrontato il tema legato alle proteste dei no tav anche con una relazione del responsabile sicurezza Emanuele Fiano. "Si torni a un confronto civile -ha detto il segretario del Pd- Si può essere contrari ad un'opera, che ha avuto tutti i passaggi previsti in democrazia, ma non si può cedere a gesti o atti di violenza. C'è bisogno di vigilanza democratica e il Pd fará la sua parte perché questo rischio non sia sottovalutato".

2. LIBERALIZZAZIONI. PASSI AVANTI GRAZIE AL PD. MA SI POTEVA FARE DI PIU’. DOPO IL PASSAGGIO IN PARLAMENTO INCOMBERA’ IL RISCHIO DELL’INSABBIAMENTO BUROCRATICO. E GIA’ IL PDL TENTA IL BLITZ SUGLI STIPENDI DEI MANAGER PUBBLICI.
La commissione Industria del Senato ha ultimato i lavori sul decreto liberalizzazioni. Molti i passi in avanti compiuti grazie agli emendamenti del Pd (sul sito www.partitodemocratico.it si possono vedere tutte le modifiche proposte e accolte). Ma se fosse dipeso solo dal Pd si sarebbe fatto molto di più.
Ora è possibile che il governo metta la fiducia. E che il provvedimento passi così alla Camera. Ma già incombono i pericoli di insabbiamento dovuti ai provvedimenti burocratici necessari per applicare la legge. E già su altri versanti alla Camera il Pdl sta mettendo a rischio il contenimento degli stipendi dei manager dello Stato e delle società pubbliche.
Le dichiarazioni di Anna Finocchiaro. (ANSA) - ROMA, 28 FEB - "Come Pd abbiamo ottenuto ottimi risultati su tutta una serie di settori strategici: le banche, le assicurazioni, l'energia, i trasporti, le farmacie, la class action. Su altri punti saremmo andati più avanti, ma il bilancio è positivo". Lo ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, commentando il lavoro della commissione Industria sul dl liberalizzazioni. "Ci auguriamo - ha proseguito - che la spinta alle liberalizzazioni, all'apertura dei mercati, finora troppo chiusi, e all'accesso a nuove opportunità economiche diventi una direttrice della politica del Paese, nei prossimi anni, chiunque governi. Credo che un intervento di questa natura, così ampio, non si fosse mai registrato nel nostro Paese. Noi siamo stati quelli che hanno aperto la strada con i governi di centrosinistra, con le famose 'lenzuolate' di Bersani. Poi quell'intervento si è interrotto e adesso riparte. Anche per questo complessivamente il giudizio sul provvedimento è positivo". Alla domanda su come sia andata la collaborazione con il Pdl, Finocchiaro ha risposto che "c'è stata un'assunzione comune di responsabilità. Anche da parte del Pdl c'è stata la volontà di confronto che è stata sicuramente apprezzata e colta. D'altronde ciò che si sta facendo serve all'Italia, alla sua crescita e al suo sviluppo. Capisco che il Pdl ha dovuto superare una serie di resistenze e un approccio alla questione delle liberalizzazioni che negli anni del suo governo era stato molto timido e conservatore. Devo dire - ha concluso la presidente dei senatori del Pd - che la prova di oggi è complessivamente soddisfacente".(ANSA).
Da La Stampa. Articolo di Stefano Lepri. “Il primo scopo delle liberalizzazioni è far pagare un po` meno certi beni e certi servizi. Su gas, benzina, farmaci, prestazioni professionali, servizi bancari ed assicurativi, in teoria potremmo risparmiare qualcosa nei prossimi mesi. In Parlamento, l`assalto delle lobby al decreto «Cresci Italia» ha prodotto danni limitati. Ma di misure di questo tipo è soprattutto importante curare l`attuazione. Alcune norme avranno bisogno di regolamenti: è bene che la burocrazia non perda tempo. Altre sono affidate alla sorveglianza di organismi di controllo che devono essere messi in condizione di lavorare bene. Il potere degli interessi privilegiati in Italia si estende ben oltre il folclore di certi personaggi che si aggirano nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama e degli emendamenti da loro ispirati sottoscritti da certi parlamentari. Sa farsi sentire anche nelle stanze dei ministeri. Perciò sarebbe opportuno che, nei prossimi mesi, il governo ci informasse regolarmente se sono rispettate le scadenze amministrative; e, più in là, se esistono già risultati misurabili. E fare le cose a metà può essere dannoso, perché molte misure non producono effetti istantanei. Quanto più vengono deluse le attese di prezzi più bassi, di servizi migliori, di una concorrenza più vitale, tanto più sarà facile agli interessi colpiti tornare alla carica, con la tesi che i benefici promessi non si sono visti. Durante l`esame parlamentare in alcuni casi gli interessi protetti hanno prevalso. Sui taxi decideranno i sindaci, che dei tassisti hanno una paura matta. Certo non si tratta di una questione cruciale, anche perché il numero di licenze risulta insufficiente solo in alcune delle più grandi città. Era importante il principio, di fronte a certi eccessi di arroganza corporativa soprattutto romani. Più grave è il passo indietro per i professionisti. La chiusura delle libere professioni raffigura bene la scarsissima mobilità sociale del nostro Paese, dove gli avvocati sono perlopiù figli di avvocati, e così via. Quando ci sembra che i politici formino una «casta», rendiamoci conto che la politica spesso attrae persone ambiziose respinte da altre «caste» ancor meno penetrabili, e capaci di influenzarla.
Già la Banca d`Italia si era lamentata della rinuncia a introdurre per i professionisti l`obbligo di un preventivo scritto, che avrebbe consentito ai clienti di decidere con più consapevolezza; e che, nel caso degli avvocati, avrebbe forse contribuito a ridurre l`eccesso di cause giudiziarie di scarso rilievo. Con un altro emendamento, si è anche circoscritta la possibilità di esercitare le professioni in forma societaria, tenendo in vita gli ultimi residui di una norma odiosa che risale al 1939 e che serviva a escludere gli ebrei. Ciò nonostante, i passi avanti sono molti. Separare la Snam dall`Eni potrà ridurre il prezzo del gas e anche dare una spinta di dinamismo all`economia. Però il termine ultimo è lontano, oltre la fine della legislatura, e occorrerà evitare una marcia indietro. Qui come altrove, l`azione del governo dovrà essere costante. Forse sarebbe opportuno prevedere già una seconda fase di misure di liberalizzazione, approfittando che deve essere affrontata la spinosa faccenda delle frequenze televisive. Può far da modello la soluzione trovata all`Imu per gli edifici religiosi. Il governo tecnico è riuscito a chiarire che non si trattava di una battaglia tra laici e cattolici, ma di una misura di equità necessaria a far funzionare bene il mercato: gli alberghi religiosi non devono essere favoriti rispetto agli altri alberghi, le scuole private cattoliche rispetto alle scuole private laiche. Anche in altri casi, occorre che il mercato sia uguale per tutti”.
Da La Repubblica. “L`«agguato» scatta in commissione. Come sempre. Stop all`applicazione immediata del tetto alle retribuzioni dei super manager e degli alti burocrati di Stato. Indennità che in molti casi superano i 300 e in altri i 400 mila euro e che il governo Monti vorrebbe bloccare a quota 294 mila. Succede però che un pezzo del Pdl e dei Responsabili si intestino la battaglia per modificare quel decreto. Scatenando la bagarre nelle commissioni Affari costituzionali e Lavoro, riunite insieme per esaminare il testo.
Portala firma dei due presidenti e relatori Donato Bruno (Pdl) e Silvano Moffa (Popolo e territorio) il parere con il quale - chiedendo chiarimenti ulteriori e ponendo dubbi di natura giuridica - nella sostanza si tenta di bloccare l`operazione. Intanto, si sottolinea come il tetto non sia applicabile «in via immediata» ai contratti dei manager in vigore, che non possono essere modificati «in pejus». Quindi si propone l`esclusione dalla tagliola delle Autorità indipendenti coi loro consiglieri (da 396 mila euro in su) e si paventa il rischio di «disparità di trattamento», dato che il decreto non incide sui dirigenti di enti locali, Camere di commercio e sanità. I due deputati-relatori del centrodestra concludono proponendo «parere positivo» al decreto. Ma i tanti rilievi lasciano intendere l`esatto contrario. Oggi è previsto il voto nelle due commissioni su quel documento, ma il Pd e pezzi del Pdl già in serata erano al lavoro per modificarlo e riportarlo in linea con le indicazioni del governo”….

3. ANCI E REGIONI FANNO PRESSIONE SUL GOVERNO SUL PATTO DI STABILITA’ E SULLA TESORERIA UNICA.
E’ sempre più incandescente lo scontro tra governo ed Enti locali sulla cosiddetta tesoreria unica, prevista dal decreto liberalizzazioni che il Senato si appresta a varare nei prossimi giorni. Comuni e regioni hanno aperto un confronto duro con il governo. «È un fatto gravissimo – ha commentato il presidente dell`Anci, Graziano Delrio - che una norma con un impatto così devastante sugli Enti locali non sia stata minimamente concertata con i sindaci. Ci continuano a trattare come una cassa da cui prendere soldi, come "monelli" che hanno sperperato». Tra le ragioni della protesta, ci sono anche i circa 300 milioni di interessi che i Comuni avrebbero
incassato se i denari fossero rimasti nelle banche invece che nella tesoreria statale. Delrio ha confermato anche l`intenzione dei Comuni di sforare il patto di stabilità, per poter dare corso ai pagamenti alle imprese in difficoltà, per l`edilizia scolastica e per la messa in sicurezza del territorio. «Tra due regole, i vincoli del Patto e i nostri doveri verso le imprese creditrici, scegliamo la seconda», ha spiegato. «Nessuna disobbedienza, ma nessuno in coscienza ci può chiedere di chiudere gli occhi davanti a imprenditori che rischiano il fallimento». Martedì prossimo l`Anci sarà ricevuta a palazzo Chigi, ieri è toccato al presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani incontrare il premier Monti. Errani ha ribadito il concetto: «La norma sulla tesoreria unica va ridiscussa». L`incontro è stato interlocutorio. Monti ha preso atto delle posizioni dei governatori, e si è riservato una ulteriore riflessione. Ieri sera il governo ha riferito in Commissione al Senato e ha confermato che la norma per ora non sarà modificata. Sarà però approvato un ordine del giorno di palazzo Madama che impegna il governo a correggere il tiro in un successivo provvedimento, probabilmente il decreto fiscale. Tra le correzioni possibili, anche quelle richieste dalla commissione Bilancio del Senato, che riguardano l`equivalenza dei tassi d`interesse e le garanzie per i pagamenti dei fornitori delle PA”.

4. OGGI L’INIEZIONE RECORD DI DENARO ALLE BANCHE DA PARTE DELLA BCE. MA SLITTA LA DECISIONE SUL FONDO SALVASTATI E L’IRLANDA PREPARA UN REFERENDUM DA BRIVIDO SUI TRATTATI EUROPEI.
Si conclude oggi operazione da quasi 500 miliardi di euro della Banca centrale europea nei confronti delle diverse banche dell’Unione. Le italiane prenderanno in prestito a tassi notevolmente bassi gran parte delle somme rese disponibili. L’operazione tende a sostenere l’attività economica in Europa. Nel frattempo, però, è slittata per le solite resistenze tedesche la decisione sul rafforzamento del fondo salva-Stati. E l’Irlanda ha deciso di indire un referendum sull’approvazione o meno dei trattati europei sul fiscal compact, cioè sulle regole di finanza pubblica.
Da Il Sole 24 Ore. “L`Irlanda ha annunciato ieri che organizzerà un referendum sul fiscal compact, il Trattato che introduce una nuova disciplina di bilancio nell`Unione. La decisione ha creato nuovi timori sulla tenuta della zona euro, anche perché nel contempo la Corte costituzionale in Germania ha chiesto al Bundestag di rivedere in senso restrittivo l`iter con il quale dà il suo benestare all`uso del fondo di stabilità Esm. «AI popolo irlandese verrà chiesta la sua autorizzazione a ratificare» il nuovo Trattato intergovernativo, ha detto ieri il primo ministro irlandese. Enda Kenny, parlando dinanzi al Parlamento nazionale a Dublino.
«Sono convinto che sia nell`interesse dell`Irlanda approvare questa intesa». La decisione giunge dopo che Kenny ha chiesto un parere giuridico agli esperti legali del Governo. Non è la prima volta che l`Irlanda sceglie la via del referendum in materia europea. I cittadini irlandesi hanno il diritto di esprimersi ogni qualvolta si profila una cessione di sovranità. Il Paese ha votato più volte in passato. Il Trattato di Lisbona è stato bocciato una prima volta nel 2008, per poi essere approvato in un secondo voto popolare che ha tenuto con il fiato sospeso l`intera Europa. Secondo gli ultimi sondaggi il 40% degli irlandesi è pronto a dare il proprio benestare al fiscal compact; il 36% è contrario; il 24% è ancora indeciso. In altre parole, l`esito del referendum - che dovrebbe essere organizzato nelle prossime settimane - è incerto. Ieri da Bruxelles, sia il Consiglio che la Commissione hanno confermato che il processo di ratifica del Trattato proseguirà. Ad avere accettato il fiscal compact sono 25 Paesi su
27 e il Trattato entra in vigore quando sia stato ratificato da 12 Paesi. L`annuncio irlandese era stato preceduto ieri dalla decisione di cancellare un vertice dei leader della zona euro che doveva svolgersi a margine del Consiglio europeo previsto domani e dopo domani. La scelta è stata imposta dall`impossibilità, per ora, di trovare un accordo su un potenziamento dell`Esm. Non essendo la Germania ancora pronta a dare il suo benestare, l`incontro si è rivelato inutile. Dalla stessa Repubblica federale iéri è giunta una nuova sentenza della Corte costituzionale. Il tribunale ha, deciso che l`uso dell`Esm deve essere approvato dal Bundestag in sessione plenaria, o dalla Commissione bilancio, non dallo speciale organismo creato dal Parlamento tedesco e composto da soli nove deputati. La decisione limita i margini di manovra del Governo in un ambito delicatissimo.
La sentenza segue di due giorni il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, approvato dalla Camera Bassa del parlamento europeo con una larga maggioranza, ma con la defezione di 17 deputati della coalizione democristiano-liberale guidata dal cancelliere Angela Merkel.
L`incidente ha sollevato dubbi sui futuri via-libera tedeschi a nuovi salvataggi sovrani. In origine, il Consiglio europeo di domani doveva essere l`occasione per discutere di un potenziamento dell`Esm e comunque sancire con una firma solenne il fiscal compact. L`annuncio del referendum irlandese da un lato, e le rimostranze tedesche dall`altro hanno per molti versi svuotato il vertice della sua importanza. Argomento rimasto: il (difficile) rilancio dell`economia europea”.
Da La Repubblica. Articolo di Helmut Kohl, ex cancelliere tedesco ( quello che “fece” la riunificazione della Germania dopo la caduta del muro di Berlino). “La mia visione per l`Europa era e resta quella dei padri fondatori dell`Europa: è la visione dell`Europa unita, ciò che significa la visione di una convivenza sempre più stretta, sempre più insieme e interconnessi nel nostro continente. Il motivo e la riflessione più importanti che mossero i padri fondatori d`Europa- da Winston Churchill ad Alcide De Gasperi, Jean Monnet e Robert Schuman fino a Konrad Adenauer - resta valido ancora oggi. Fu allora il riconoscersi nell`intesa su una priorità: mai più guerra! Volevano un`Europa che finalmente, dopo due orribili guerre che le avevano portato tanti tremendi dolori e miseria, divenisse più saggia. E i padri fondatori d`Europa si trovarono d`accordo: solo l`Europa unita ci avrebbe dato la speranza di una durevole pace e libertà. Chi, come me, ha vissuto da giovane la guerra con i suoi orrori e le emergenze tremende della vita, può giudicare con la sua stessa esperienza personale quale valore l`Europa unita abbia per la pace e per la libertà. Chi invece non ha sperimentato tutto ciò sulla sua pelle e - magari proprio adesso, nel bel mezzo della crisi che stiamo vivendo - si chiede che cosa ci porti davvero l`unità dell`Europa, merita una risposta precisa. E tale risposta è semplicemente che, malgrado un periodo di pace durato finora già 65 anni, un periodo di pace d`una lunghezza senza precedenti nella nostra Storia, e malgrado alcuni problemi e difficoltà che possiamo ancora risolvere e tenere sotto controllo, quel che l`Europa unita ci porta è la pace. Guardiamo oltre l`orizzonte del nostro piatto, guardiamo nella Storia. E allora ci sarà chiaro: i nefasti fantasmi del passato non sono per nulla fugati, anzi potrebbero ancora tornare tra noi, in ogni momento. In altre parole: l`Europa resta una questione di guerra e pace, e del pensiero del bisogno di pace quale energia che muove l`integrazione europea. I visionari di allora erano ben consapevoli, che il cammino dalla loro visione europea a una realtà europea sarebbe stato difficile e lungo. Eppure non si lasciarono fuorviare. Loro - e non certo i dubbiosi e gli incerti, e già allora ce n`erano abbastanza - si sono rivelati alla fine i veri realisti.
Negli ultimi decenni abbiamo conseguito progressi enormi in Europa. Tra l`altro, poco più di vent`anni fa abbiamo abbattuto pacificamente la Cortina di ferro, abbiamo conseguito la riunificazione tedesca in pace e nella libertà e con l`assenso dei nostri vicini e dei nostri partner nel mondo. Abbiamo anche compiuto la riunificazione dell`Europa - ben dieci dei 27 Stati membri dell`Unione europea, non dimentichiamolo, appena vent`anni fa erano al di là della Cortina di ferro - e abbiamo una valuta europea comune, l`euro, che rende l`Europa un processo irreversibile. Tutte queste nostre grandi conquiste rafforzano l`Europa quale luogo della pace e della libertà, nella competizione globale, e quale partner del resto del mondo. Chi oggi nel mezzo della crisi dubita e tentenna, ascolti la mia obiezione: dove saremmo oggi in Europa, se avessimo sempre scelto di soccombere agli spiriti ristretti e ai portavoce dell`eterno dubbio e scetticismo, e non avessimo invece pensato ad attuare la grande idea europea contro enormi resistenze? Intendiamoci, è ben vero che questa via verso l`Europa è stata spesso ardua. A volte ci è anche accaduto di compiere due passi avanti e un passo indietro, e non sempre siamo andati così avanti quanto ci eravamo decisi a fare. Ma anche queste contraddizioni appartengono all`Europa, e in futuro ciò al fondo non cambierà.
Cioè non cambierà la necessità di non esigere troppo l`uno dall`altro, e invece di creare il possibile insieme e di andare avanti con capacità di resistere a un lungo sforzo, determinazione di conseguire i nostri obiettivi, e anche con audacia. Queste furono le premesse decisive di quella storia di successo chiamata integrazione europea. E questa è anche la lezione decisiva per oggi: il futuro non appartiene ai tedofori del dubbio, bensì a coloro che muovono la realtà con un obiettivo chiaro davanti agli occhi. Sulle fondamenta, che così furono costruite, la casa Europa potrà essere ulteriormente edificata, ampliata e resa sempre più solida. Non possiamo permettere che l`attuale discussione in Europa e la situazione di seria crisi in Grecia ci spingano a perdere di vista l` obiettivo dell`Europa unita, o meno che mai dimetterlo in forse, o di tornare indietro sui nostri passi. È invece giusta la scelta opposta: dobbiamo trasformare la crisi in una chance. Proprio oggi, abbiamo bisogno di più Europa, e non dimeno Europa. L`Europa è il nostro futuro. Non esistono alternative all`Europa. Tutti abbiamo motivi per essere ottimisti, per confidare che la nostra Europa uscirà rafforzata dall`attuale crisi. Basta volerlo. Non lasciamoci ingannare né fuorviare”.

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