27 marzo 2012

La nota del mattino del 27/03/2012

1. LAVORO, LOTTA ALLA RECESSIONE, SOSTEGNO A MONTI MA ANCHE ASCOLTO DEL PAESE, AMMINISTRATIVE, RIFORME: BERSANI INDICA LA LINEA DEL PD E LA DIREZIONE APPROVA LA RELAZIONE ALL’UNANIMITA’.
La direzione nazionale del Pd ha approvato all’unanimità la relazione del segretario Pier Luigi Bersani. Dibattito di sei ore. Diversi i temi messi in fila dal segretario e sui quali il partito ha discusso e si è espresso.

Bersani ha fatto una premessa al suo intervento: siamo in uno dei passaggi più difficili della storia italiana. La crisi è profonda. Ai problemi che in questa fase riguardano tutti i paesi in Italia si aggiunge l’effetto del disastro provocato dal governo di centrodestra guidato da Berlusconi, Bossi e Tremonti. Mai dimenticarlo: le misure adottate dal governo Monti e che anche in questi giorni si faranno sentire (per esempio sulla busta paga) sono il frutto del malgoverno e delle scelte da favola del governo precedente.
Recessione, ruolo del Pd e misure per la crescita. Attraversare questa crisi non sarà facile. Al Partito Democratico, partito nazionale e popolare, i cittadini chiederanno aiuto e spiegazioni. Il Pd si trova dunque nella necessità di sostenere il governo di impegno nazionale per uscire dall’emergenza (che è tutt’altro che finita) e nello stesso tempo di ascoltare e dare risposte al disagio del paese.
Da qui l’invito di Bersani al gruppo dirigente all’unità e alla sobrietà nelle manifestazioni delle posizioni personali, ma soprattutto il richiamo alla centralità della lotta contro la recessione: “E’ necessario che a livello europeo e a livello nazionale si faccia qualcosa per dare un po’ di lavoro e per sostenere l’attività delle imprese”.
A livello europeo le proposte messe a punto dai progressisti (bisogna anche andare oltre le vecchie famiglie politiche, ma questo non deve far velo sulla giustezza delle proposte che si stanno elaborando) sono importanti per l’Europa, ma anche per l’Italia: eurobond, interventi sul debito, tassazione delle transazioni finanziarie, project bond. Il cosiddetto “fiscal compact” (gli accordi europei sui bilanci) va bene, ma non basta. Occorre lavorare per la crescita.
In Italia, sia pure restando nello stretto sentiero dei conti pubblici, è necessario attivare interventi (per esempio consentire ai comuni di fare investimenti o di pagare le imprese creditrici) per sostenere l’attività e dare un po’ di lavoro. Il Pd si qualificherà per le proposte sul futuro, ma anche su ciò che dirà e farà in questa fase.
Lavoro. Sulla riforma presentata dal governo il segretario del Pd ha ricordato che molte proposte sono sulla stessa linea delle idee che da tempo il Pd avanza (meno precarietà, allargamento della copertura degli ammortizzatori sociali, niente dimissioni in bianco, lavoro precario che costa di più del lavoro stabile) anche se si possono migliorare. Sull’articolo 18 Bersani ha confermato che nel dibattito parlamentare, come è avvenuto per tanti altri interventi legislativi da quando è entrato in carica il governo Monti, il Pd proporrà di modificare il testo in modo da riportarlo al modello tedesco, con la possibilità del reintegro anche nel caso dei licenziamenti per motivi oggettivi economici. “Siamo lì per risolvere i problemi, per lavorare con serietà, senza drammatizzare”. Proprio la gravità della crisi impone infine a tutti di cercare il dialogo, perché la coesione e la condivisione sono un valore e un aiuto. “ Se le tensioni e gli scioperi fossero così apprezzati dai mercati come segno di interventi severi – ha detto scherzando Bersani – lo spread sui titoli pubblici greci si sarebbe azzerato. Ma non è così: la verità è che coesione e condivisione sono necessarie”.
Governo. Nessuno mette in discussione il sostegno al governo Monti. Il Pd lo sosterrà fino alla fine della legislatura. Questo non significa non avere idee e progetti, una visione del paese. Il Pd deve mettersi all’ascolto del paese.
Riforme. Il Partito Democratico punta a riformare subito il porcellum e a collegare alcune riforme istituzionali, come la riduzione del numero dei parlamentari o la legge sui partiti. Sulla riforma elettorale, il Pd ha le sue proposte e vuole accelerare le trattative con le altre forze politiche per verificare se davvero hanno la volontà di procedere o fanno solo melina. In ogni caso il Pd si prepara a fare i fatti anche se gli altri non vorranno procedere: nel “denegato” caso in cui la riforma elettorale fosse bloccata per volontà altrui, il Pd i candidati li sceglierà con procedure di partecipazione. Se gli altri non vorranno fare la legge sui partiti, il Pd non solo continuerà a far certificare il bilancio da società di revisione esterne, ma amplierà i controlli al livello ragionale del partito, rafforzerà le regole sull’etica. Se non sarà possibile fare la riforma della governance della Rai, il Pd resterà fuori dalle nomine.

2. LA DESTRA TIRA LA CORDA E TENTA DI ACCREDITARE LA TESI DI UN PD CHE VUOLE LE ELEZIONI A OTTOBRE. COME SE ALFANO NON AVESSE MAI DISERTATO GLI INCONTRI CON IL GOVERNO, COME SE IL PDL NON AVESSE MAI POSTO VETI SU RAI, FREQUENZE, CORRUZIONE. LA VERITA’ E’ CHE BERLUSCONI E BOSSI NON REGGONO E VOGLIONO ANDARE AL VOTO CON QUESTA LEGGE ELETTORALE.
“Tintinnar di sciabole”. Tutti i rappresentanti del centrodestra e tutti i quotidiani che fanno riferimento al Pdl, da Il Giornale a Libero, fino a Il Tempo, parlano di un fantomatico piano del Pd per far saltare Monti e andare alle elezioni a ottobre. Nulla di più falso per quanto riguarda il Pd. In realtà è la “pancia” della destra che ritiene di non poter reggere tutte le scelte di Monti e anche la riforma della legge elettorale (una volta avviato il dibattito parlamentare sulla riforma del mercato del lavoro, restano aperti i problemi della Rai, dell’asta delle frequenze Tv, del ddl corruzione, senza contare che la riforma elettorale toglierebbe a Berlusconi il potere di nomina dei parlamentari). Da qui il tentativo di alzare la tensione, ma scaricando sul Pd e sulla Cgil la colpa delle difficoltà.

3. MONTI AVVERTE: “SE IL PAESE NON E’ PRONTO POSSO ANCHE ANDARE”. MA IL PAESE E’ PRONTO. BASTA DIALOGARE.
Se il paese non è pronto il governo potrebbe anche lasciare, ha detto ieri il presidente del consiglio Mario Monti, dalla Corea dove è per un vertice internazionale. La risposta del segretario del Pd è arrivata subito: “Il Paese è prontissimo e lo ha già dimostrato, il Presidente ha già visto come sia responsabile nel far fronte all’emergenza. Ma ci vuole un buon dialogo tra governo, parlamento, forze sociale se non si vuole creare un distacco tra le sensibilità del paese, il disagio che vive e l’azione del governo”.
Questa mattina la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ha a sua volta risposto che “bisogna essere sereni: parto da una dichiarazione fatta alcuni giorni fa dallo stesso presidente del Consiglio, quella della sovranità del Parlamento e del riconoscimento del dialogo. Penso che questa sia la cosa fondamentale”.

Da La Repubblica articolo di Ezio Mauro:
http://pdonline.ecostampa.net/rassegna/imgrsnew.asp?numart=1CR3SF&annart=2012&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1&isjpg=S&small=N&usekey=B1R9ID6AOGLXI&video=0

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