4 giugno 2013

La storia si ripete... purtroppo.

La corte di appello di Torino ha condannato a 18 anni di reclusione per omicidio colposo l’industriale svizzero Stephan Schmidheiny nel processo chiamato “Eternit” sulle vittime dell’amianto. Nel processo di primo grado la reclusione prevista era di 16 anni.


Con questa sentenza l’Italia da un segnale di civiltà a tutto il mondo, le tragedie delle morti sul lavoro (o forse degli assassini sul lavoro) continuano ad essere una realtà trascurata se non tollerata: la tragedia del crollo in Bangladesh o  l’incendio del macello di polli in Cina sono entrambe tragedie annunciate. Il probabile cedimento delle strutture e la reclusione dei lavoratori nel macello erano verità note.


Il pm torinese Raffaele Guariniello definisce questa sentenza «un inno alla vita. È un sogno di giustizia che si avvera. Speriamo che si avveri anche a Taranto e in tutti i Paesi del mondo in cui si continua a usare l'amianto».


L’amianto continua ad essere un killer. Il picco di mesoteliomi pleurici è infatti previsto per i prossimi anni.


Sulbiate, anche con nostro il contributo per la sensibilizzazione al problema, ha iniziato un percorso per la bonifica dall’Eternit, puntuali informazioni alla cittadinanza sugli sviluppi oltre ad una sempre maggiore tensione per accelerare il processo di bonifica non sarebbero certo un danno.

1 commento:

  1. Già, infatti, l'amianto. A Sulbiate chi ne parla più?

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