Gianotti: "Il precariato che uccide la ricerca"
Intervista a Fabiola Gianotti di Gabriele Beccaria - La Stampa
La ricerca si fa per « passione, non per la fama o i
soldi». Così dice Fabiola Gianotti, la scienziata italiana più famosa al
mondo, a capo del team che l`anno scorso ha annunciato la scoperta del
bosone di Higgs, la particella che, dando massa alle altre, fa esistere
ciò che conosciamo, compresi noi stessi. A Torino per il «Premio
StellaRe 2013», consegnato dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, è
inevitabile ricordarle la polemica del giorno, lanciata dalla
neo-senatrice a vita, Elena Cattaneo, stupita dalla differenza tra i
suoi due stipendi: 3300 euro al mese per dirigere il maggiore
laboratorio d`Italia di cellule staminali e 12 mila per lo scranno.
Risposta: «E` un problema ancora più generale».
Ci spieghi.
«Anche
glì insegnanti sono pagati poco, dalle elementari all`università. Gli
stipendi non sono paragonabili a quelli della Svizzera, dove lavoro. Non
sono adeguati al loro ruolo».
Cosa si deve fare per guarire quella malata cronica che è la ricerca italiana?
«Fare
ricerca nel proprio Paese è quanto di più bello si possa immaginare.
Però devono sussistere le condizioni: stipendi decorosi, appunto, e un
sistema meritocratico. E si deve risolvere la piaga del momento, il
precariato. Non si può pensare che un ricercatore rimanga fino a 40 anni
nell`incertezza. A quel punto la scelta dell`estero diventa obbligata.
E` il precariato a uccidere la ricerca».
E così continua la fuga dei cervelli.
«Il
flusso dei cervelli è positivo se è bilanciato: i nostri giovani vanno
all`estero e altrettanti dovrebbero venire da noi. Il problema è quando
il flusso ha una sola direzione e diventa "fuga". E la ricerca si
impoverisce. Penso al patrimonio della fisica, che si basa sui "Ragazzi
di Via Panisperna", Fermi, Rasetti, Pontecorvo, Segrè e Amaldi: è una
tradizione che si è perpetuata anche grazie all`Infn, l`Istituto di
fisica nucleare, e alle università. Ma, quando i giovani se ne vanno,
basta saltare una generazione per bloccare tutto. Accade come con le
botteghe del Rinasci- mento: il sapere deve tramandarsi di padre in
figlio».
Non crede che gli scienziati debbano farsi sentire di più?
«Ci
sono segnali forti che vengono dagli scienziati italiani. Dall`Infn,
che si impegna a spiegare ai politici ciò che fa facciamo e l`impatto
sulla società, e dall`estero, dato il prestigio dei nostri scienziati.
Ma ci deve essere la volontà politica di investire nella ricerca».
Come si convincono í politici?
«In
un momento di crisi la tentazione è tagliare gli aspetti che non hanno
un`influenza immediato sulla vita quotidiana, ma è una reazione a corto
raggio. Senza ricerca fondamentale non ci sono idee, senza idee non ci
sono applicazioni e senza applicazioni non c`è progresso. Alla lunga si
paga. Un Paese costretto a comprare conoscenza all`estero è senza
futuro».
Va però peggio per le donne: perché quello della fisica è un mondo ancora maschilista?
«C`è
un aspetto storico: 30-40 anni fa non erano molte le donne che
studiavano le "scienze dure". Oggi al Cern sono il 20%, ma la
percentuale cresce, anche se una donna fa ancora un po` più fatica dei
maschi».
Ha subito discriminazioni?
«Non
sento di averne subite. Lo dimostra il fatto che sono stata eletta da 3
mila fisici per coordinare il test "Atlas" al Cern di Ginevra». Lei è
celebre. Copertina di «Ti- me», citazione di «Forbes» e tanti premi:
come ci si sente a essere la scienziata italiana numero uno?
«Non sono sicura di essere la più famosa! L`Italia produce tanti scienziati di alto livello».
Com`è
cambiata la sua vita? «Quello che ha cambiato la mia vita - prima di
tutto scientifica è il bosone di Higgs: trovare una particella così
importante è il coronamento di anni di lavoro collettivo, di migliaia di
scienziati, tra cui 600 italiani. Ma anche il resto della mia vita è
cambiata: non mi sarei mai aspettata una risposta così positiva dai
giovani per una scoperta da "addetti ai lavori"».
Come se lo spiega?
«Credo
sia il fascino che il bosone esprime. E` una particella chiave per
capire la struttura e l`evoluzione dell`Universo. Molti, anche i
teenager, mi scrivono e vengono alle mie conferenze».
Lei che consiglio dà?
«Inseguire i propri ideali, con determinazione ed entusiasmo».
L`ha sorpresa la nomina di Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo a senatori a vita?
«Napolitano ha fatto scelte eccellenti e forti».
Ora sogna il Nobel?
«Premiare
la scoperta del bosone è difficile, perché si tratta di una
collaborazione di migliaia di scienziati. E prima di loro ci sono stati i
fisici che hanno sviluppato la teoria. Vedremo che ne pensano a
Stoccolma!».
Fonte: La Stampa
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