Gianni Cuperlo
Prima, però, ho frequentato l’Università
di Bologna, dove mi sono laureato al DAMS. Erano anni difficili
per l’Italia, segnati da profondi conflitti sociali. In quegli anni, la
politica diviene per me una scelta di vita, una cosa che – come amava
dire Berlinguer – può riempire degnamente una vita.
E la politica e gli studi hanno riempito la mia vita, di pari passo, perché ho sempre pensato che solo facendo incontrare visione, cultura e competenze, noi possiamo cambiare il mondo. Solo da questo incontro possiamo scegliere e non lasciarci scegliere.
Oggi, dopo aver partecipato con
entusiasmo alla nascita del Partito Democratico nel 2007 e non aver
mai abbandonato, anche nelle fasi più delicate della nostra giovane
storia, l’orgoglio di sentirmi parte di questo progetto, ho deciso di candidarmi alla Segreteria.
Al mio fianco, a dare ancora più forza
alla mia scelta con il loro affetto, mia moglie Ines, nostra figlia Sara
e il nostro cane Floyd. Perché la politica è anche questo,
ridare a chiunque, indipendentemente dalle sue condizioni di nascita
come è stato per me, la possibilità di realizzare il proprio progetto di
vita.
Il tuo PD, perchè mi candido?
Dobbiamo riscoprire la bellezza di dire chi siamo.
Lo faremo coltivando l’ambizione di parlare a tutti, ma usando le
nostre parole da riscoprire e da cercare con la curiosità di chi si apre
a un mondo che è già cambiato e dovrà cambiare ancora. Perché non esiste cambiamento vero senza il coraggio e la profezia della sinistra.
Questo vuol dire che il Partito democratico non è soltanto il partito della sinistra. Il Pd è il frutto della confluenza di tradizioni, culture, percorsi diversi.
Dobbiamo riannodare i fili della sinistra più diffusa, del pensiero
critico e delle donne, di una coraggiosa radicalità cattolica. E
dobbiamo farlo a partire da una guida che si dedichi a tempo pieno, con
passione ed esperienza, a ricostruire il partito che serve all’Italia:
un partito Bello e Democratico.
Un Partito democratico:
Comunità, che distingua
la figura del candidato premier e del segretario, perché abbiamo
bisogno di una guida che si dedichi a tempo pieno alla affermazione di
ciò che ci fa sentire democratici. Alla ricostruzione di un partito che
non si annulli nelle istituzioni, ma che sia il frutto della
condivisione di destini per tornare a essere vicini alla nostra gente.
Radicato, non burocratico, con organismi più snelli, in grado di discutere e decidere, con un’ampia rappresentanza eletta dai territori.
Partecipato, che
rilanci il ruolo dei circoli con un maggiore investimento di risorse sui
territori e che preveda consultazioni periodiche, anche referendarie.
Dinamico, al passo coi tempi, sempre connesso e all’avanguardia: un “partito rete”.
Molteplice, ricco di
storie, aperto alla collaborazione di associazioni, movimenti, comitati
civici, che dia voce a molti settori, economici e sociali, oggi privi di
rappresentanza e sia espressione di un’Italia interculturale.
Pronto, che prenda le
decisioni giuste e dia valore al merito. Un Pd che investa sulla
formazione di iscritti, militanti e dirigenti: tornare a conoscere per
tornare a capire.
Coerente, che abbia il
coraggio di dire chi siamo, in cosa crediamo e per cosa ci battiamo; che
sappia comunicare i propri valori al Paese e sappia ricondurli ogni
giorno nelle proprie azioni nella realtà. Come disse una volta Umberto
Saba: “Ai poeti resta da fare la poesia onesta”. Ai politici resta da
fare una cosa sola: la politica onesta.
Trasparente, che dia
conto in maniera chiara e accessibile dell’uso delle risorse,
dell’entità dei compensi, della coerenza con cui si perseguono gli
obiettivi.
Europeo, che scelga
l’Europa come dimensione del nostro futuro e si collochi, anche con una
parte della propria segreteria a Bruxelles, nel solco della sinistra
europea per costruire il partito unico dei progressisti, dei democratici
e dei socialisti europei che è, insieme, premessa e conseguenza della
strada verso gli Stati Uniti d’Europa.
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