31 ottobre 2013

Intervista a Cuperlo

Cuperlo: "Non sono un bolscevico, ma basta compromessi"

Intervista a Gianni Cuperlo di Fabrizio Roncone - Style magazine

Ultimo segretario dei giovani comunisti, vuole cambiare il partito: «Leggero, capace di parlare al mondo del lavoro hitech, non soltanto a dipendenti e pensionati». Renzi? «Vede la candidatura solo per arrivare . a Palazzo Chigi». «Il mio slogan è distacco e rispetto. So che fa meno effetto di rottamazione...». 

Si è candidato alla guida del Pd per senso di responsabilità: «Gli amici continuavano a ripetermi: "Gianni, siamo messi male...". Mi hanno colpito nell`orgoglio». E intorno a sé ha raccolto i consensi di quelli che vedono Renzi come il fumo negli occhi. «L`endorsement di D`Alema fa piacere, come del resto mi inorgogliscono quelli di Marini e di Bersani... E di un personaggio assai caro alla sinistra come Sergio Staino, il padre di Bobo» .

Il più autorevole avversario di Matteo Renzi nelle primarie che il Pd ha in programma il prossimo 8 dicembre è Gianni Cuperlo, un triestino di 52 anni colto e riservato, la politica affrontata con molti ragionamenti e pochi slogan. I nemici lo giudicano perciò un filo snob e invece no, in lui resiste solo un distacco necessario dal dibattito rumoroso, da cui spesso si smarca sfoggiando purissima ironia: «L`altro giorno entro in un bar e trovo un tipo che mi fa: "Lei è Pippo Civati, vero?"» (e Civati è un altro dei candidati alla segreteria del Pd). 

Prima di procedere con le domande, brevi cenni biografici: Cuperlo si laureò al Dams di Bologna con una tesi sulla comunicazione di massa, ha una figlia 20enne che studia a Firenze ed è sposato con una ex compagna della Fgci, la leggendaria Federazione Giovanile Comunista Italiana che proprio Cuperlo guidò fino alla chiusura (un passato che, naturalmente, è sufficiente ai suoi avversari per annunciare la presenza alle primarie di un pericoloso bolscevico). 

Quando e perché ha deciso di candidarsi alla segreteria del Partito democratico? 

«La risposta, se posso, ha bisogno di una premessa telegrafica ma per me necessaria: io non ho mai coltivato l`ambizione per certi incarichi, ho anzi sempre pensato che fosse possibile vivere la passione politica anche in ruoli non necessariamente di primo piano... Il che, tra l`altro, credo coincida con la mia natura. In un mondo della politica che, negli anni, ha accumulato un terrificante deficit di elaborazione, io ho quindi dedicato a lungo le mie energie allo studio, alla ricerca». 

Finché... 

«Finché siamo arrivati ai disastrosi giorni dell`elezione del Capo dello Stato, alle dimissioni di Pier Luigi Bersani e di tutto il gruppo dirigente. A quel punto, alcuni amici - una decina, quelli che ciascuno di noi ascolta di solito con maggior attenzione - beh, insomma, mi hanno fatto un discorso di questo tipo: «Siamo messi in una situazione non facile, abbiamo davanti un congresso complicato e tu, Gianni, devi smetterla di defilarti, anche perché la tua eventuale modestia, intesa come elemento di discrezione, alla fine può diventare diserzione». 

Colpito nell`orgoglio. 

«Esatto». 

Se diventasse segretario del Pd, da cosa comincerebbe per ricostruire il partito? 

«Dalla formazione politica dei suoi iscritti e dei suol dirigenti. Da una forte rivendicazione dell`etica pubblica e dalla coerenza tra le affermazioni di principio e le scelte che poi si compiono. La grande ambiguità della politica degli ultimi anni è stata quella di scendere a compromessi per il bene generale. Un errore gravissimo che...».

Letti questi ragionamenti, i suoi avversari diranno: ecco Cuperlo, quello che vuole rifare il Pci. 

«Guardi, le dico: in assoluto, questa è la critica che più mi addolora. Io non ho alcuna intenzione di dare vita a un partito più piccolo, ortodosso e di sinistra. Penso, all`opposto, che se finora c`è stato un limite nel Pd è stato quello di non saper parlare a tutti. Norberto Bobbio scriveva: «Si interrogano sul loro destino e non capiscono che dipende dalla loro natura. Se risolvessero la loro natura risolverebbero anche il loro destino». Vede: io credo che per poter parlare a tutti devi avere le parole necessarie per descriverti, devi possedere un tuo lessico ben riconoscibile, devi essere chiaro su cosa vuoi fare, chi vuoi aiutare, chi vuoi emancipare. Ecco, emancipare: io la trovo una parola bellissima». 

Continui. 

«Negli ultimi anni, noi ci siamo presi cura dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Ma è arrivato il momento di ammettere che esistono anche tante categorie di italiani che non abbiamo saputo guardare negli occhi e che da noi, perciò, non si sono sentite rappresentate. Penso al popolo delle partite Iva, a certi imprenditori, agli immigrati di prima generazione, penso al mondo del lavoro che ruota intorno alle nuove tecnologie... Un «quinto Stato» che per il Pd deve rappresentare una straordinaria occasione per allargare il proprio bacino». 

Un`operazione necessaria ma ambiziosa: come pensa si possa procedere? 

«Dobbiamo cambiare noi, dobbiamo andare verso un pluralismo che non è quello delle correnti, quasi sempre prive di contenuti e quindi solo castelli di potere. Io penso a un pluralismo che tenga insieme la storia della sinistra e il cattolicesimo democratico, il mondo del volontariato e il personalismo cristiano, e l`ambientalismo, e il pensiero delle donne... Al Pd serve un nuovo mix di valori, principi e programmi». 

Il nuovo Pd che lei immagina sembra comunque avere ancora una forma ben precisa di partito, rigido e strutturato: dopo 20 anni di berlusconismo, in piena globalizzazione, in una fase in cui i giovani sono sempre più attratti dalla rete e dai movimenti «leggeri»... 

«No no, aspetti: io non immagino un partito rigido, appesantito dalle burocrazie. Penso anzi che la rete possa e debba diventare un formidabile strumento per far circolare idee e proposte, in cui far promuovere conoscenze e competenze. Penso a un partito capace dí rinnovarsi anche nella sua vita democratica interna, che chiuda la stagione dei doppi e tripli incarichi. E penso pure che se noi consideriamo i nostri iscritti maturi per scegliere il segretario e il candidato premier, allora possono esprimersi anche su aria legge come, quella sul fine vita, ad esempio». 

Il segretario del Pd sarà automaticamente anche il candidato premier? Renzi sostiene che... 

«Con Renzi, su questo, abbiamo una differenza profonda. Lui non fa mistero di vivere la candidatura alla segreteria come un passaggio necessario per arrivare a Palazzo Chigi. Io, al contrario, credo che oggi noi dobbiamo decidere solo ed esclusivamente il miglior segretario possibile. Poi, quando sarà necessario, lavoreremo alla leadership per il Governo, valutando anche su quali alleanze essa debba essere fondata». 

Cosa le piace di Renzi, e cosa non le piace. 

«Ho ammirato il coraggio e la determinazione con cui si lanciò in battaglia contro Bersani, nelle ultime primarie. Non mi piace quando tende a semplificare la realtà e a fare polemica usando termini per me inaccettabili». 

Massimo D`Alema ha detto che voterà per lei: un onore o un macigno? 

«È una dichiarazione di voto che naturalmente fa piacere, come del resto mi inorgogliscono quelle di Franco Marini, di Bersani... E di un personaggio assai caro alla sinistra come Sergio Staino, il vignattista «padre» di Bobo. Detto questo, io credo che dovremmo essere tutti un po` più equilibrati nel giudizio sul nostro passato. Chi ci ha preceduto ha commesso errori ma ha ottenuto anche grandi successi elettorali. Suggerisco di usare maggior distacco, equilibrio e rispetto. Concetti che, lo so, mi faranno guadagnare meno titoli della parola «rottamazione», ma che sono più in sintonia con il mio modo di intendere la politica». 


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