Cuperlo: "Non sono un bolscevico, ma basta compromessi"
Intervista a Gianni Cuperlo di Fabrizio Roncone - Style magazine
Ultimo segretario dei giovani comunisti, vuole
cambiare il partito: «Leggero, capace di parlare al mondo del lavoro
hitech, non soltanto a dipendenti e pensionati». Renzi? «Vede la
candidatura solo per arrivare . a Palazzo Chigi». «Il mio slogan è
distacco e rispetto. So che fa meno effetto di rottamazione...».
Si
è candidato alla guida del Pd per senso di responsabilità: «Gli amici
continuavano a ripetermi: "Gianni, siamo messi male...". Mi hanno
colpito nell`orgoglio». E intorno a sé ha raccolto i consensi di quelli
che vedono Renzi come il fumo negli occhi. «L`endorsement di D`Alema fa
piacere, come del resto mi inorgogliscono quelli di Marini e di
Bersani... E di un personaggio assai caro alla sinistra come Sergio
Staino, il padre di Bobo» .
Il più autorevole
avversario di Matteo Renzi nelle primarie che il Pd ha in programma il
prossimo 8 dicembre è Gianni Cuperlo, un triestino di 52 anni colto e
riservato, la politica affrontata con molti ragionamenti e pochi slogan.
I nemici lo giudicano perciò un filo snob e invece no, in lui resiste
solo un distacco necessario dal dibattito rumoroso, da cui spesso si
smarca sfoggiando purissima ironia: «L`altro giorno entro in un bar e
trovo un tipo che mi fa: "Lei è Pippo Civati, vero?"» (e Civati è un
altro dei candidati alla segreteria del Pd).
Prima
di procedere con le domande, brevi cenni biografici: Cuperlo si laureò
al Dams di Bologna con una tesi sulla comunicazione di massa, ha una
figlia 20enne che studia a Firenze ed è sposato con una ex compagna
della Fgci, la leggendaria Federazione Giovanile Comunista Italiana che
proprio Cuperlo guidò fino alla chiusura (un passato che, naturalmente, è
sufficiente ai suoi avversari per annunciare la presenza alle primarie
di un pericoloso bolscevico).
Quando e perché ha deciso di candidarsi alla segreteria del Partito democratico?
«La
risposta, se posso, ha bisogno di una premessa telegrafica ma per me
necessaria: io non ho mai coltivato l`ambizione per certi incarichi, ho
anzi sempre pensato che fosse possibile vivere la passione politica
anche in ruoli non necessariamente di primo piano... Il che, tra
l`altro, credo coincida con la mia natura. In un mondo della politica
che, negli anni, ha accumulato un terrificante deficit di elaborazione,
io ho quindi dedicato a lungo le mie energie allo studio, alla
ricerca».
Finché...
«Finché
siamo arrivati ai disastrosi giorni dell`elezione del Capo dello Stato,
alle dimissioni di Pier Luigi Bersani e di tutto il gruppo dirigente. A
quel punto, alcuni amici - una decina, quelli che ciascuno di noi
ascolta di solito con maggior attenzione - beh, insomma, mi hanno fatto
un discorso di questo tipo: «Siamo messi in una situazione non facile,
abbiamo davanti un congresso complicato e tu, Gianni, devi smetterla di
defilarti, anche perché la tua eventuale modestia, intesa come elemento
di discrezione, alla fine può diventare diserzione».
Colpito nell`orgoglio.
«Esatto».
Se diventasse segretario del Pd, da cosa comincerebbe per ricostruire il partito?
«Dalla
formazione politica dei suoi iscritti e dei suol dirigenti. Da una
forte rivendicazione dell`etica pubblica e dalla coerenza tra le
affermazioni di principio e le scelte che poi si compiono. La grande
ambiguità della politica degli ultimi anni è stata quella di scendere a
compromessi per il bene generale. Un errore gravissimo che...».
Letti questi ragionamenti, i suoi avversari diranno: ecco Cuperlo, quello che vuole rifare il Pci.
«Guardi,
le dico: in assoluto, questa è la critica che più mi addolora. Io non
ho alcuna intenzione di dare vita a un partito più piccolo, ortodosso e
di sinistra. Penso, all`opposto, che se finora c`è stato un limite nel
Pd è stato quello di non saper parlare a tutti. Norberto Bobbio
scriveva: «Si interrogano sul loro destino e non capiscono che dipende
dalla loro natura. Se risolvessero la loro natura risolverebbero anche
il loro destino». Vede: io credo che per poter parlare a tutti devi
avere le parole necessarie per descriverti, devi possedere un tuo
lessico ben riconoscibile, devi essere chiaro su cosa vuoi fare, chi
vuoi aiutare, chi vuoi emancipare. Ecco, emancipare: io la trovo una
parola bellissima».
Continui.
«Negli
ultimi anni, noi ci siamo presi cura dei lavoratori dipendenti e dei
pensionati. Ma è arrivato il momento di ammettere che esistono anche
tante categorie di italiani che non abbiamo saputo guardare negli occhi e
che da noi, perciò, non si sono sentite rappresentate. Penso al popolo
delle partite Iva, a certi imprenditori, agli immigrati di prima
generazione, penso al mondo del lavoro che ruota intorno alle nuove
tecnologie... Un «quinto Stato» che per il Pd deve rappresentare una
straordinaria occasione per allargare il proprio bacino».
Un`operazione necessaria ma ambiziosa: come pensa si possa procedere?
«Dobbiamo
cambiare noi, dobbiamo andare verso un pluralismo che non è quello
delle correnti, quasi sempre prive di contenuti e quindi solo castelli
di potere. Io penso a un pluralismo che tenga insieme la storia della
sinistra e il cattolicesimo democratico, il mondo del volontariato e il
personalismo cristiano, e l`ambientalismo, e il pensiero delle donne...
Al Pd serve un nuovo mix di valori, principi e programmi».
Il
nuovo Pd che lei immagina sembra comunque avere ancora una forma ben
precisa di partito, rigido e strutturato: dopo 20 anni di berlusconismo,
in piena globalizzazione, in una fase in cui i giovani sono sempre più
attratti dalla rete e dai movimenti «leggeri»...
«No
no, aspetti: io non immagino un partito rigido, appesantito dalle
burocrazie. Penso anzi che la rete possa e debba diventare un
formidabile strumento per far circolare idee e proposte, in cui far
promuovere conoscenze e competenze. Penso a un partito capace dí
rinnovarsi anche nella sua vita democratica interna, che chiuda la
stagione dei doppi e tripli incarichi. E penso pure che se noi
consideriamo i nostri iscritti maturi per scegliere il segretario e il
candidato premier, allora possono esprimersi anche su aria legge come,
quella sul fine vita, ad esempio».
Il segretario del Pd sarà automaticamente anche il candidato premier? Renzi sostiene che...
«Con
Renzi, su questo, abbiamo una differenza profonda. Lui non fa mistero
di vivere la candidatura alla segreteria come un passaggio necessario
per arrivare a Palazzo Chigi. Io, al contrario, credo che oggi noi
dobbiamo decidere solo ed esclusivamente il miglior segretario
possibile. Poi, quando sarà necessario, lavoreremo alla leadership per
il Governo, valutando anche su quali alleanze essa debba essere
fondata».
Cosa le piace di Renzi, e cosa non le piace.
«Ho
ammirato il coraggio e la determinazione con cui si lanciò in battaglia
contro Bersani, nelle ultime primarie. Non mi piace quando tende a
semplificare la realtà e a fare polemica usando termini per me
inaccettabili».
Massimo D`Alema ha detto che voterà per lei: un onore o un macigno?
«È
una dichiarazione di voto che naturalmente fa piacere, come del resto
mi inorgogliscono quelle di Franco Marini, di Bersani... E di un
personaggio assai caro alla sinistra come Sergio Staino, il vignattista
«padre» di Bobo. Detto questo, io credo che dovremmo essere tutti un po`
più equilibrati nel giudizio sul nostro passato. Chi ci ha preceduto ha
commesso errori ma ha ottenuto anche grandi successi elettorali.
Suggerisco di usare maggior distacco, equilibrio e rispetto. Concetti
che, lo so, mi faranno guadagnare meno titoli della parola
«rottamazione», ma che sono più in sintonia con il mio modo di intendere
la politica».
Nessun commento:
Posta un commento