19 novembre 2013

19 novembre 1969 - prima vittima degli anni di piombo

Prima vittima degli Anni di piombo

 Prima vittima degli Anni di piombo: La stagione invernale è alle porte, ma quello che si respira a Milano è il tipico clima da "autunno caldo". Per il pomeriggio di mercoledì 19 novembre, le tre principali sigle sindacali CGIL-CISL-UIL organizzano uno sciopero per protestare contro il caro-affitti.

Coincidenza vuole che nelle stesse ore sfilino anche due cortei, uno di matrice marxista-leninista, l'altro composto da anarchici, seguiti a ruota dai mezzi della polizia. Il clima si surriscalda all'ingresso del Teatro lirico, dov'è intento a parlare il segretario della CGIL Luciano Lama.

Il lancio di lacrimogeni e candelotti da parte dei poliziotti per disperdere i due gruppi scatena il parapiglia, con i lavoratori che impauriti abbandonano il teatro attraverso le uscite di sicurezza. Nel frattempo dalla vicina Università Statale sopraggiungono, in soccorso a lavoratori e manifestanti, i militanti del Movimento Studentesco.

In pochi attimi la situazione degenera e inizia una feroce guerriglia, che durerà circa tre ore. In questa confusione, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Antonio Annarumma – 22enne originario di Monteforte Irpino, in servizio al III reparto celere - viene colpito da un tubolare d'acciaio, raccolto da un vicino cantiere edile, che gli fracassa il cranio uccidendolo sul colpo.

Le indagini della magistratura confermeranno questa versione, contestata invece dai manifestanti che parleranno di incidente provocato dallo scontro tra due mezzi delle forze dell'ordine. Per l'impossibilità di risalire all'autore materiale del gesto, rimarrà un delitto impunito, il primo di tanti – sessantanove, mentre i feriti saranno più di mille - che insanguineranno l'Italia dalla fine degli anni Sessanta agli Ottanta, passati alla storia come Anni di piombo.

Uno scenario diviso tra due fronti estremi, sinistra e destra, che porterà più volte il paese sul baratro della guerra civile e che vivrà la sua fase più acuta con il rapimento e il successivo assassinio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.

Da allora diversi sono stati i tentativi di costruire una memoria comune di quegli anni, per sottrarre all'oblio le vittime innocenti di questa "guerra", gran parte delle quali assassinate mentre compivano il loro dovere, come Annarumma e come Antonio Marino, anch'egli agente e originario del Sud.
Quest'ultimo troverà la morte nel capoluogo lombardo 4 anni più tardi, centrato in pieno petto da una bomba a mano lanciata da un manifestante.

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