24 gennaio 2014

La newsletter di Debora Serracchiani

Vogliamo cambiare in meglio l'Italia

Non è la specie più intelligente a sopravvivere e nemmeno quella più forte. E’ quella più predisposta ai cambiamenti.
(Charles Darwin)

Carissimi amiche e amici, 
vogliamo cambiare l'Italia, rispettando il voto dei tre milioni di elettori del centro sinistra. Vogliamo fare quelle riforme di cui si parla da più di vent'anni e che la precedente classe politica non ha mai fatto. Facciamo sul serio.
Matteo Renzi l’ha dimostrato non fermandosi nemmeno davanti alle forti critiche suscitate dalla decisione di incontrare e dialogare (anche) con Silvio Berlusconi.
L'incontro ha diviso l'opinione pubblica e in rete prolifera il dibattito con argomentazioni sicuramente legittime e comprensibili.

Credo, però, che Matteo abbia fatto benissimo a tentare di ottenere la maggior condivisione possibile sulle riforme istituzionali da attuare e in particolar modo su quella riguardante la legge elettorale. Giusto quindi ascoltare tutti, Forza Italia e M5S compresi.
L’accordo che ne è scaturito di certo non è il “meglio assoluto” ma è il sistema più vicino all’uninominale che in questo momento si possa approvare. Noi siamo il partito che ha scelto i suoi parlamentari con le primarie per rafforzare il rapporto fra eletti ed elettori, non il partito delle preferenze.
Il pacchetto di riforme, proposto dal PD e su cui si è trovato ampio consenso, comprende le modifiche al titolo V, riportando chiarezza nei rapporti fra Stato e Regioni, e la storica trasformazione del Senato in camera delle autonomie che si traduce anche in una consistente diminuzione del numero dei parlamentari.
Questo accordo ieri è stato approvato con 111 voti a favore e 34 astenuti al termine di un confronto, a tratti anche aspro, dalla direzione PD. Mi auguro che adesso, a decisione assunta, tutti ritrovino lo spirito unitario che serve al Paese e al nostro partito.
Torno sull’incontro con B. e comprendo le critiche di molti: è stato opportuno?
Anch’io nutrivo e nutro perplessità, e non è stato semplice accettarlo. Ma fino a quando nove milioni di elettori riterranno Berlusconi il loro leader lui resterà il capo di quella parte e con lui bisogna parlare di riforme.
Beppe Grillo, nonostante l'invito, ha preferito (come sempre) non "metterci la faccia". La strategia del capo dei cinque stelle è miope, estremamente tattica e del tutto egoistica.
A chi pensa che la nostra azione miri a sabotare la stabilità del Governo vorrei mandare una rassicurazione: non abbiamo nessuna intenzione di far precipitare la situazione ma, al contrario, vorremmo solo che questo esecutivo facesse seriamente e concretamente le cose per cui è lì.
Non possiamo negare che l’esecutivo a più livelli è in affanno e stenta a risolvere le ormai continue emergenze del Paese. È da mesi, ad esempio, che chiedo l’intervento a livello governativo per tentare di risolvere la drammatica crisi delle fabbriche Electrolux in Italia. Molti dei dipendenti dello stabilimento di Porcia sono venuti a Trieste e, incontrandoli, ho scorto non solo una fortissima preoccupazione per il loro posto di lavoro, ma anche l’indignazione per un governo che in questi mesi non ha mai sentito la necessità di convocare i presidenti delle quattro Regioni coinvolte.
Non è il momento di tatticismi è il momento di essere concreti e mi auguro che le nostre iniziative servano a velocizzare l’azione di governo.
Siamo ostinati e risoluti perché l’Italia può rialzarsi solo con la tenacia e la perseveranza di tutti.
Per seguire tutte le mie attività il sito istituzionale è raggiungibile tramite questo link: http://www.presidente.regione.fvg.it/welcome.asp

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