20 ottobre 2014

Il PD per tutto il Paese

Guerini: "Il nuovo PD parla a tutto il Paese non solo a un pezzo"

"Un partito degli elettori non solo degli iscritti".
L'intervista al vicesegretario del PD di Carlo Bertini, La Stampa

guerini  guerini
"Il PD renziano è un partito che esce dal suo tradizionale recinto per consolidare quella vocazione maggioritaria già testimoniata dal voto alle europee e considerata velleitaria da chi ci ha preceduto». Evita toni polemici, Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD, alla vigilia della Direzione chiamata a decidere il profilo del nuovo partito, ma è evidente a chi si riferisca. A Bersani e compagni che non perdono un colpo per «fare polemiche inutili e pretestuose. Se la strategia è quella di logorare Renzi, non mi sembra abbia gran successo". 

Da dieci mesi governate voi la ditta. In cosa si differenzia da quella di Bersani? 

«Intanto nel messaggio: si sono visti i limiti che il richiamo alla cosiddetta ditta scontava. Il nuovo PD è un partito che parla a tutta l`Italia e non solo a un ne di chiudersi in una ridotta per navigare in mare aperto. 
E in cui le forme di partecipazione si devono rinnovare: dobbiamo riconquistare la fascia tra i 20 e i 35 anni e per farlo l`uso dei social network è essenziale. Non sul modello grillino, ma sul modello Obama per intenderci. 
A sette anni dalla sua nascita dobbiamo proiettare il PD nelle sfide del futuro. Sapendo che le forme del passato hanno mostrato i loro limiti: deve essere chiamata alla partecipazione la platea degli iscritti ma anche quella degli elettori che ci hanno dato fiducia alle europee, coinvolgendoli ad esempio con referendum tematici». 

Il PD assomiglierà alla Dc? 

«Sarà un partito che partendo dai nostri riferimenti ideali, deve parlare a tutta l`Italia e non intestarsi la rappresentanza solo di un pezzo della società. Superando qualche pigra lettura del passato, perché quello zoccolo duro non era più presente nella società: nel 2013 il PD è stato il terzo partito degli operai, superato dal movimento 5stelle e dal Pdl, mentre alle europee è tornato a essere il primo partito degli operai. Essendo al contempo il partito imprenditori, delle partite Iva. Vogliamo essere un punto d`incontro delle diverse realtà e dei diversi blocchi sociali. Insomma vogliamo essere il partito della nazione e della vocazione maggioritaria». 

Bersani ama dire che Renzi governa grazie al suo 25%... 

«Una polemica inutile, quel 25% testimoniava il limite di quella proposta politica. Il tema non è un confronto tra il 25 e il 40%, ma la diversità tra le due proposte. Bisogna ragionare insieme per fare in modo che il 40% si consolidi e si traduca in azione concreta da parte del governo». 

Nel week end riparte la Leopolda e ripartono le polemiche sui finanziamenti e sul partito personale... 

«La Leopolda cerca di autofinanziarsi, come tutte le iniziative del genere. Ma al finanziamento del PD stiamo lavorando, avendo ereditato una situazione non semplice: da un lato razionalizzando le spese, dall'altro con forme nuove come le cene che stiamo organizzando, il due per mille, o l`adesione al partito, legata all'iniziativa politica sul territorio. In ogni caso la Leopolda è un momento di partecipazione politica e chi vuole partecipare è ben accolto...». 

Ma sono stati invitati anche i capi della minoranza? 

«Non bisogna essere invitati per partecipare ad una grande mobilitazione di energie». 

Il vostro problema ora è strutturare il partito. Le sezioni, i circoli, le tessere. Cosa cambierà nel PD? 

«Abbiamo circa 6 mila circoli, molti fanno vera attività politica, altri no e vengono attivati solo al momento delle elezioni, specie quelle territoriali. Vogliamo coinvolgerli tutti per discutere anche su grandi questioni nazionali. Sulle tessere, a noi interessa che siano certificate con nomi e cognomi di persone realmente coinvolte nel partito. A fine anno supereremo i 350 mila iscritti, ma il vero nodo è la modalità di adesione al PD di milioni di elettori». 

Sposetti dice che molti circoli non pagano l`affitto e sono ospiti delle fondazioni ex Ds? 

«C`è in molti territori una difficoltà reale, dopodiché se c`è un patrimonio che le fondazioni possono mettere a disposizione per l`attività dei circoli è un fatto positivo, non va fatto pesare, altrimenti non si capisce perché tali fondazioni debbano esistere».

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