Guerini: "Il nuovo PD parla a tutto il Paese non solo a un pezzo"
"Un partito degli elettori non solo degli iscritti".
L'intervista al vicesegretario del PD di Carlo Bertini, La Stampa
Da dieci mesi governate voi la ditta. In cosa si differenzia da quella di Bersani?
«Intanto
nel messaggio: si sono visti i limiti che il richiamo alla cosiddetta
ditta scontava. Il nuovo PD è un partito che parla a tutta l`Italia e
non solo a un ne di chiudersi in una ridotta per navigare in mare
aperto.
E in cui le forme di partecipazione si devono
rinnovare: dobbiamo riconquistare la fascia tra i 20 e i 35 anni e per
farlo l`uso dei social network è essenziale. Non sul modello grillino,
ma sul modello Obama per intenderci.
A sette anni dalla sua
nascita dobbiamo proiettare il PD nelle sfide del futuro. Sapendo che le
forme del passato hanno mostrato i loro limiti: deve essere chiamata
alla partecipazione la platea degli iscritti ma anche quella degli
elettori che ci hanno dato fiducia alle europee, coinvolgendoli ad
esempio con referendum tematici».
Il PD assomiglierà alla Dc?
«Sarà
un partito che partendo dai nostri riferimenti ideali, deve parlare a
tutta l`Italia e non intestarsi la rappresentanza solo di un pezzo della
società. Superando qualche pigra lettura del passato, perché quello
zoccolo duro non era più presente nella società: nel 2013 il PD è stato
il terzo partito degli operai, superato dal movimento 5stelle e dal Pdl,
mentre alle europee è tornato a essere il primo partito degli operai.
Essendo al contempo il partito imprenditori, delle partite Iva. Vogliamo
essere un punto d`incontro delle diverse realtà e dei diversi blocchi
sociali. Insomma vogliamo essere il partito della nazione e della
vocazione maggioritaria».
Bersani ama dire che Renzi governa grazie al suo 25%...
«Una
polemica inutile, quel 25% testimoniava il limite di quella proposta
politica. Il tema non è un confronto tra il 25 e il 40%, ma la diversità
tra le due proposte. Bisogna ragionare insieme per fare in modo che il
40% si consolidi e si traduca in azione concreta da parte del governo».
Nel week end riparte la Leopolda e ripartono le polemiche sui finanziamenti e sul partito personale...
«La
Leopolda cerca di autofinanziarsi, come tutte le iniziative del genere.
Ma al finanziamento del PD stiamo lavorando, avendo ereditato una
situazione non semplice: da un lato razionalizzando le spese, dall'altro
con forme nuove come le cene che stiamo organizzando, il due per mille,
o l`adesione al partito, legata all'iniziativa politica sul territorio.
In ogni caso la Leopolda è un momento di partecipazione politica e chi
vuole partecipare è ben accolto...».
Ma sono stati invitati anche i capi della minoranza?
«Non bisogna essere invitati per partecipare ad una grande mobilitazione di energie».
Il vostro problema ora è strutturare il partito. Le sezioni, i circoli, le tessere. Cosa cambierà nel PD?
«Abbiamo
circa 6 mila circoli, molti fanno vera attività politica, altri no e
vengono attivati solo al momento delle elezioni, specie quelle
territoriali. Vogliamo coinvolgerli tutti per discutere anche su grandi
questioni nazionali. Sulle tessere, a noi interessa che siano
certificate con nomi e cognomi di persone realmente coinvolte nel
partito. A fine anno supereremo i 350 mila iscritti, ma il vero nodo è
la modalità di adesione al PD di milioni di elettori».
Sposetti dice che molti circoli non pagano l`affitto e sono ospiti delle fondazioni ex Ds?
«C`è
in molti territori una difficoltà reale, dopodiché se c`è un patrimonio
che le fondazioni possono mettere a disposizione per l`attività dei
circoli è un fatto positivo, non va fatto pesare, altrimenti non si
capisce perché tali fondazioni debbano esistere».
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