Lungi da noi ergerci a paladini dell’ortodossia, giannizzeri di qualunque forma di papolatria, guardia pretoriana del Sacro Soglio. Non è una novità in duemila anni di storia pontificia avere opinioni discordanti sui successori di Pietro, ciò che invece è strumentale è tirare per la bianca veste i Pontefici a seconda delle convenienze del momento. Le antipatie, le invidie, le maldicenze, le ostilità non risparmiarono neppure i patriarchi biblici come Abramo e Mosè, figuriamoci se potevano mancare nella litigiosa comunità nascente dei seguaci di Gesù. Se c’è un posto nella storia e nella geopolitica antiche, in cui lo spirito polemico, per usare un eufemismo, abbondò, fu proprio la Palestina di duemila anni fa. Lo stesso Gesù, come amava ripetere il Cardinale Giacomo Biffi, aveva un temperamento mediorientale fumantino e appassionato come ben sanno i mercanti nel tempio. Così non sorprende che fin dalle origini del cristianesimo non siano mai mancati strali acuminati scagliati contro i Vicari, contrapposti persino a quel Principale da cui traggono la loro autorità. Anche nell’ultimo mezzo secolo non sono stati risparmiati attacchi ad alcun Pontefice: per i nemici Roncalli era modernista, Montini amletico e tentennante, Luciani improvvisatore e inadeguato, Woytila viaggiava troppo e pensava solo alla Polonia, Ratzinger troppo astratto e lontano dal popolo. Il trattamento però riservato a Francesco dai sedicenti cattolici tutto d’un pezzo, presenta caratteristiche anomale. Stavolta infatti sono proprio certi cattolici a sparare senza pietà la più inplausibili accuse.
E qui sta il paradosso. Sotto le insegne di una fantomatica idea di tradizione si compie il meno tradizionale dei soprusi, negando di fatto, la potestà pontificia e la libertà del Successore di Pietro nello svolgimento della sua missione. Impedire al Papa di scegliersi autonomamente i propri collaboratori equivale a calpestare l’autorità del Vicario di Cristo.
Finché parla di temi bioetici (difesa della vita, famiglia, libertà educativa), Bergoglio per alcuni fa il suo lavoro. Non appena comincia ad affrontare questioni sociali, allora improvvisamente diventa comunista, negatore della tradizione, usurpatore e avvelenatore della autentica dottrina. Ciò che è più grave è il contesto da cui provengono queste enormi falsità. A farsene propugnatori non sono infatti avvinazzati frequentatori di bettole, reali e virtuali, ma cristiani, dotti e pieni di sè, a la page, che tengono conferenze, pubblicano libri, inondano giornali e blog di crudeli e farneticanti improperi contro il Vicario di Cristo. Non vorremmo svegliarli dai loro sogni cupi e inconcludenti ma il Papa che loro odiano sta riportando nelle Chiese e negli incontri ecumenici milioni di agnostici che vedevano finora la Chiesa come un club di cultori del formalismo mummificato e senza respiro vivificante. Non a caso Gesù diceva ai farisei che le prostitute li avrebbero preceduti nel Regno dei cieli. Che pena la parola “scisma” sulle bocche di chi in realtà si presta alla deriva diabolica delle divisioni! Che schifo vedere strumentalizzata la saggezza millenaria per bassi interessi di bottega. Un conto è la critica rispettosa e costruttiva, tutt’altro il sistematico ricorso a mistificazioni sataniche per gettare fango sul Sacro Soglio.
Il Suo Vicario arrivato dalla fine del mondo mette in pratica l’insegnamento edificante della Deus Caritas Est di Benedetto XVI, e ai credenti ad intermittenza insegna il Vangelo della misericordia. Unico antidoto alla vera eresia.
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