23 dicembre 2020

AGENAS BOCCIA LA RIFORMA MARONI E IPOTECA IL MODELLO LOMBARDO

In data 16 dicembre AGENAS, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, ha bocciato la riforma Maroni del 2015, mettendo in seria discussione il modello lombardo così come concepito da Formigoni.

ANAAO-ASSOMED Lombardia, il più rappresentativo sindacato medico e della dirigenza sanitaria, ha da anni posto l’accento sulle criticità del sistema voluto da Formigoni e “riformato” da Maroni. Nel corso di questi ultimi due anni, e da ultimo nel convegno “Servizio sanitario regionale lombardo: una riforma da riformare?” del 28 ottobre scorso, l’associazione ha più volte dichiarato che il Servizio Sanitario Regionale lombardo non riesce a garantire prestazioni adeguate sul territorio, in termini di presa in carico dei cronici, di appropriatezza delle prestazioni, di coordinamento tra ospedale e distretti, di programmazione e di controlli.

Ora AGENAS, con parole certamente più pacate ma non meno efficaci, certifica un sostanziale fallimento delle buone intenzioni della riforma di Maroni e addirittura affonda la lama su alcuni “mantra” del sistema formigoniano, quali la separazione tra erogatori e programmatori, base per la concorrenza e la libera scelta dei cittadini. 

1. Si certifica come la riforma non abbia causato nel breve e medio periodo una modifica del complessivo livello di servizio e della qualità del sistema sanitario lombardo

2. Si afferma che la frammentazione dell’impianto di governance porta a uno sfilacciamento della catena del comando e a una risposta non coordinata, da parte degli erogatori del sistema, ai bisogni di salute della popolazione.

3. Si ripete ancora una volta che la separazione delle funzioni di governo da quelle di erogazione (tra ATS e ASST) delle attività territoriali si traduce in un coordinamento delle stesse non pienamente efficace.

4. Si conclude che la competizione tra ASST ed erogatori privati accreditati (alcuni dei quali con rilevanza nazionale oltre che locale) genera difficoltà nell’assegnazione del budget, nel controllo delle prestazioni erogate, e nel garantire omogeneità nella qualità dei servizi, nonché determina l’esigenza di ricondurre l’offerta privata ad una maggiore funzionalità rispetto alla programmazione regionale, finalizzandola a soddisfare il fabbisogno di assistenza rilevato a seguito di un’analisi della domanda e del livello di soddisfazione della stessa.

Commenta Stefano Magnone, Segretario Regionale ANAAO-ASSOMED LombardiaIn particolare, quest’ultimo punto è una vera e propria bomba sulla presunta eccellenza del Sistema. Sono parole gentili per affermare che il privato, non adeguatamente programmato e controllato, tende a sviare le regole per centrare il core business sulle prestazioni più remunerative, lasciando ad altri, segnatamente al pubblico, le prestazioni magari più necessarie ma fonte più di debito che di guadagno. Certamente Regione Lombardia ha ampi spazi di miglioramento, speriamo lo faccia uscendo da una certa tendenza all’autoreferenzialità che cade di fronte a numeri e documenti fondati.

Il riferimento è al documento “La riforma del Sistema Sociosanitario Lombardo (LR 23/2015). Analisi del modello e risultati raggiunti a cinque anni dall’avvio” pubblicato il 16 dicembre 2020. Nelle conclusioni si legge che “si rende necessario” tra l’altro che sono necessari dipartimenti di prevenzioni che fanno capo alle Asst (gli ospedali) e distretti “con funzioni di governo ed erogazione delle prestazioni distrettuali, prevedendo un adeguato coinvolgimento dei sindaci”. Insomma, sanità territoriale, che passi dalle Asst anche per “l’attuazione degli atti di indirizzo, di pianificazione e di programmazione regionali con le connesse attività di programmazione ed organizzazione dei servizi a livello locale, sulla base della popolazione di riferimento”. E ancora funzioni di controllo sui privati assegnati alla Regione o meglio alle Ats (le ex Asl) e soprattutto a una Ats unica, così come possibilmente strumenti migliori di coordinamento e programmazione e verifica degli accordi contrattuali.

Ora in occasione della scadenza dei 5 anni di sperimentazione della legge 23 del 2015 sull’evoluzione del sistema sanitario lombardo, il Ministero della Salute, attraverso il documento di analisi dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, ha anche indicato i termini temporali per rifare la riforma e riallineare il sistema lombardo alle regole nazionali che tutte le altre Regioni già rispettano, fissati in 120 giorni, con inizio del percorso entro 30.

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