16 marzo 2011

Nota del mattino del 16/03/2011

A cura dell'Ufficio Nazionale Circoli PD.

1. GIAPPONE, INCUBO NUCLEARE: IL GOVERNO ITALIANO PENSA AGLI AFFARI, GLI ALTRI PENSANO AI CITTADINI. PD: SULL’ATOMO SI FERMINO A RIFLETTERE E DIANO UNA PROSPETTIVA ALLE RINNOVABILI.
Sul povero Giappone dopo il terremoto e lo tsunami si è abbattuto l’incubo delle centrali nucleari. Tutto il mondo è con il fiato sospeso. La paura della contaminazione ha spinto diversi governi a riflettere. La Germania ha sospeso l’attività delle centrali più vecchie. In Francia si è aperta una riflessione sui sistemi di sicurezza. E così pure in Usa. Il commissario europeo per l`Energia, Gunter Oettinger, ha parlato di rischi altissimi. Di fatto solo in Italia il governo continua dritto per la propria strada, nonostante i governatori regionali e i sindaci abbiamo cominciato a dire che sul proprio territorio non vogliono impianti. Gli affari nel settore del movimento terra, nel cemento armato e nelle commesse sulle turbine stanno evidentemente in cima ai pensieri del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e del presidente Silvio Berlusconi.
Il Partito Democratico, l’altro ieri con l’intervista all’Unità di Pier Luigi Bersani, ieri con una nota formale della segreteria del Pd e poi con l’annuncio da parte del presidente del gruppo parlamentare Dario Francheschini di una iniziativa parlamentare, ha preso sull’argomento nucleare una posizione durissima: il governo deve fermarsi. Almeno per fare una pausa di riflessione. «Di fronte al dramma del Giappone è veramente insensato che non ci sia da parte del governo un accenno alla riflessione, è un atteggiamento inaudito» ha detto Bersani conversando con i cronisti alla Camera. «L`opinione pubblica pretende, giustamente, almeno un momento di riflessione. Noi sosterremo il referendum perché il piano del governo è sbagliato, perché è una tecnologia non nostra ed economicamente non sostenibile, inoltre sulle scorie e sulla sicurezza restano interrogativi a cui bisogna prestare attenzione. In Italia quella del nucleare sarebbe un`avventura senza senso, perciò dico al governo: fermatevi e riflettete».
La segreteria nazionale del Pd ha ricordato nella nota di ieri che è necessario anche che il governo sospenda il decreto che, intervenendo sugli incentivi alle fonti di energia rinnovabile, ha provocato la paralisi degli investimenti, il blocco dei finanziamenti bancari e un rischio pesante per l’occupazione in un settore in forte crescita nonostante la crisi economica. L’incertezza è il peggiore dei mali. Qualunque siano le condizioni che il governo intende stabilire per gli incentivi alle fonti di energia rinnovabile, è necessario che questi offrano una prospettiva di certezza per un lungo periodo. Tanto più se si pensa che lo sviluppo delle energie rinnovabili è fondamentale. La Repubblica: “La storia dell`energia dei prossimi anni, dicono anche le compagnie petrolifere, sarà il boom delle fonti rinnovabili. Ormai, pannelli e turbine non sono più giocattoli, ma costituiscono mega impianti, in grado di rivaleggiare, per elettricità fornita, con le centrali tradizionali. Un gigante del petrolio, come la Bp, prevede che, nel 2030, la quota delle rinnovabili nell`offerta di energia sarà pari a quella del nucleare”.

2. GIUSTIZIA, E’ RIFINITA LA RICREAZIONE. TORNANO LE NOTIZIE SU RUBY. LA RIFORMA EPOCALE SI SGONFIA COME LA SCOSSA PER L’ECONOMIA E LA MAGGIORANZA LAVORA SU LEGGI SALVA PREMIER.
La procura della Repubblica di Milano ha chiuso ieri l’inchiesta su Emilio Fede, Lele Mora, Nicole Minetti. Dai documenti depositati sono emerse nuove informazioni sulle nottate di Arcore. E subito è finito il periodo buonista e rigorista del governo sulla giustizia.
Il polverone sul dialogo e sulla necessità che l’opposizione discutesse senza pregiudiziali sulla grande riforma si è dissolto improvvisamente, avendo il Pd (e le altre forze politiche) chiarito che le proprie proposte per la riforma della giustizia sono già alla Camera e sono le sole che parlano di efficienza (numero dei tribunali, informatizzazione e così via). E senza la copertura del polverone è ridiventato visibile il lavorio dei parlamentari del Pdl per introdurre leggi e leggine per il salva premier. La Repubblica: “Sul processo breve incombe di nuovo la prescrizione breve per gli incensurati. Che ghigliottinerebbe i processi del premier Mills e Mediaset. Pareva che gli uomini di Berlusconi avessero deciso dimetterla da parte, di sposare in toto la linea neo buonista del Guardasigilli Angelino Alfano. Invece rieccola. E’ per questo che il Pdl non ha ancora reso ufficiali tutti i suoi emendamenti in commissione Giustizia. L`unico depositato dal relatore Maurizio Paniz è quello che azzera la norma transitoria, per cui sarebbero rientrati negli step della durata massima di tre, due e un anno e mezzo i dibattimenti su reati coperti dall`indulto del 2006, quelli di Berlusconi compresi. «Ho mantenuto l`impegno» dichiara Paniz. Sul resto rinvia alle richieste di modifica delle opposizioni. «Li approfondirò, vedrò qual è il loro atteggiamento, poi deciderò». Ma Paniz, avvocato di Belluno molto riservato, non può rivelare il vero backstage di queste ore”.
La posizione del Pd è su questi temi chiarissima. La Repubblica: Dario Franceschini: «Noi siamo contro ». Anna Finocchiaro: «La sostanza non cambia».

3. MINIRIMPASTO E GRANDI APPETITI: OGGI BERLUSCONI DA NAPOLITANO MA CRESCE IL MAL DI PANCIA TRA MICICCHE’, RESPONSABILI E SCAJOLA. E PERFINO GIOVANARDI PROTESTA CONTRO I TAGLI.
Tra “responsabili” da premiare con un posto di governo per aver sostenuto la maggioranza moribonda e colonnelli della stessa maggioranza che desiderano fare (o tornare a fare) i generali la destra è in fibrillazione continua. Oggi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vedrà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non per parlare di Giappone, di Libia o dei problemi degli italiani: no, il tema sarà la possibilità di mettere Saverio Romano al ministero dell’Agricoltura e spostare Giancarlo Galan ai Beni culturali, dove Sandro Bondi non va da Natale ( Brunetta non gli ha inviato la visita medica di controllo che invece farebbe partire subito per qualsiasi altro dipendente statale).
Ma questo è solo l’assaggio del rimpasto. I cosiddetti responsabili bramano posti e poltrone. E non sono i soli. L’ex ministro Scajola (oggi immortalato da Gian Antonio Stella su Il Corriere della Sera con un articolo graffiante) preme per rientrare in pista. Non importa che qualche mese fa sia stato scoperto con una casa prestigiosa che gli era stata regalata “a sua insaputa”. Gianfranco Micicché con un drappello di parlamentari del Mezzogiorno preme per avere ciò che gli compete. E perfino Carlo Giovanardi ha il
mal di pancia, tanto che ieri ha fatto trapelare la minaccia delle dimissioni (si badi bene la minaccia, non le dimissioni) per i tagli alla spesa prevista per le famiglie.
Tutti occupati a fare il gioco delle sedie.

4. CONTI PUBBLICI. LA TAGLIOLA EUROPEA SUL DEBITO SCATTA NEL 2015. TREMONTI E’ FELICE. SARANNO GLI ALTRI A FARSENE CARICO.
I ministri finanziari europei hanno finalmente messo a punto il meccanismo del nuovo patto di stabilità interno che il 24 e 25 marzo verrà approvato dal Consiglio d’Europa. Il ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, si è dichiarato soddisfatto, perché sono state accolte alcune delle proposte italiane, in particolare per quanto riguarda la possibilità di far valere la forte presenza di risparmio privato accumulato quando sarà il momento di decidere o meno le sanzioni per l’Italia.
Un po’ meno soddisfatti devono essere gli italiani. Con l’accordo europeo infatti è stata spostata al 2015 l’entrata in vigore della tagliola che si abbatterà sui diversi paesi se non rispetteranno i criteri previsti. A cominciare dal fatto che il debito pubblico non deve superare il 60 per cento del Pil (Prodi lo aveva ridotto al 104 per cento del Pil, ma Berlusconi l’ha portato oggi al 119 per cento del Pil). Che cosa significherà in termini concreti? Che dal 2015 i successori di Tremonti dovranno tagliare il debito pubblico (debiti accumulati per coprire i deficit annuali), a seconda dei calcoli e degli abbattimenti possibili, da un minimo di 24 ad un massimo di 45 miliardi di euro l’anno. E nello stesso tempo bisognerà portare il deficit annuale verso il pareggio.
Anche considerando la benevolenza per il risparmio privato accumulato, sarà una stangata certa per l’Italia. Solo che riguarderà il governi che verranno. Se il calciomercato in Parlamento glielo consentirà, Berlusconi potrà dunque far finta di niente scaricando sul paese il conto da pagare.

5. IL 16 MARZO DI 33 ANNI FA LE BRIGATE ROSSE RAPIRONO MORO.
Il 16 marzo del 1978 le Brigate Rosse rapirono l’on. Aldo Moro. Il rapimento e tutto ciò che accadde durante i giorni della prigionia, fino all’assassinio del presidente Moro, contribuirono alla fine dell’esperienza del governo di Solidarietà nazionale, che aveva visto il Pci per la prima volta astenersi in Parlamento nelle votazioni sulla fiducia al governo.
Fu il sussulto dell’estremismo e, insieme, di tutte le forze oscure che hanno attraversato fin dall’inizio la storia della Repubblica, perché fossero di nuovo allontanati dalla maggioranza (nemmeno dal governo) i rappresentanti del Pci. Il Dc Aldo Moro e il segretario del Pci Enrico Berlinguer avevano lavorato a quel percorso, pensandolo come un passaggio per l’evoluzione della democrazia italiana.
Quei fatti di sangue, terrorismo, depistaggi, mano lunga della P2, servizi in campo, fatti che hanno generato commissioni di inchiesta e diversi processi negli anni è dunque bene ricordarli, tenerli ben presenti nella mente per avere la consapevolezza che la battaglia per la democrazia in questo paese è una cosa impegnativa.

6. LIBIA. GHEDDAFI CIRCONDA BENGASI CON LE SUE TRUPPE. E IL G8 DISCUTE SE PUO’ O NO DECIDERE LA NO FLY ZONE.
Le truppe di Gheddafi hanno circondato Bengasi, la roccaforte dei ribelli della Cirenaica. Si prepara un bagno di sangue con bombardamenti e carri armati all’attacco. I più importanti paesi del mondo intanto tentennano. Discutono. Non trovano l’accordo
per intervenire. E dunque non sta scattando nemmeno l’intervento militare per imporre la no fly zone, come chiesto anche dalla Lega Araba.
Non si attenuano le tensioni nei paesi del Golfo. A cominciare dal Bahrein, dove sono entrati i soldati spediti dai principi sauditi per domare la ribellione.

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