19 dicembre 2011

L'intervento di Bersani alla Camera in occasione dell'approvazione della manovra "salva Italia".

L'intervento in Aula del segretario Pier Luigi Bersani
Dichiarazione di voto




Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi abbiamo promesso lealtà al suo Governo in nome di un impegno nazionale. Manterremo la promessa oggi e domani - voglio dirlo a qualche commentatore frettoloso - senza alcun limite temporale che non sia la fine naturale della legislatura. Abbiamo promesso agli italiani - e, al tempo stesso, ai nostri elettori - assoluta sincerità, trasparenza e parole chiare. Anche questa promessa la manterremo oggi e domani, tenendo viva la nostra visione e il nostro orizzonte di ricostruzione democratica, sociale del Paese, per la quale continuiamo a lavorare.

Questo Governo ha il compito, con l'aiuto di tutti, di evitare la catastrofe, di togliere l'Italia dal fronte più esposto della crisi, di far sentire la voce italiana a correzione di politiche europee palesemente inadeguate. Noi non abbiamo mai taciuto negli ultimi due anni le nostre preoccupazioni, la nostra analisi della crisi, i rischi che incombevano sul Paese e i problemi, quando non si affrontano e quando li si nega, si aggravano e le medicine, a quel punto, diventano più pesanti. Questo lo sappiamo e questo lo vediamo.

A questo proposito, colleghi leghisti, cosa dire? Non c'è nessuna esibizione e nessuna vostra critica che possa far dimenticare una cosa semplice e chiara: ve la state prendendo violentemente con chi è qui da otto giorni, ma voi avete guidato la macchina per otto anni e l'avete parcheggiata dove siamo adesso, e cioè ampiamente nei guai. O volete farci credere che venite dalla Padania di Marte?

Basta demagogie, basta demagogie, dobbiamo dare prospettive all'Italia e alle nuove generazioni, e c'è un lavoro duro da fare, e non lo diciamo da oggi, l'abbiamo detto anche al vecchio Governo. Non vi tremi il polso, ed a questo Governo abbiamo chiesto coraggio e equità, e assieme all'equità abbiamo chiesto un'attenzione al problema della recessione a all'esigenza di dare qualche stimolo al lavoro e alle attività economiche.

Non c'è dubbio che la manovra così com'è stata modificata dal Parlamento ha fatto dei passi avanti, li riconosciamo e lasciateci dire che vediamo in questo anche i segni del nostro lavoro, nella nostra iniziativa e delle nostre idee. Sia chiaro, ad esempio, che mentre rivendichiamo i cambiamenti che ci sono stati a proposito del sistema pensionistico, della rivalutazione, alcune attenuazioni delle punte più acute, lavoratori in mobilità e così via, però voglio dirlo davanti al Paese: non ci sfugge il peso del mutamento nei progetti di vita di tante persone. Lamentiamo ancora, lasciatecelo dire, che riforme di questo genere, che hanno un loro concetto - certo utile - meriterebbero però una qualche gradualità in più, una qualche ponderazione in più
.
Ci sono un paio di punti in particolare e mi fa piacere che siano stati raccolti da tutti negli ordini del giorno, anche con il consenso del Governo, che sono problemi prima ancora che di ordine finanziario, di ordine morale, il Paese deve qualcosa a gente che è andata a lavorare in fabbrica a 15 anni e non possiamo penalizzarli! Così come dobbiamo sapere che c'è gente, come abbiamo scritto, che è senza pensione, senza lavoro e senza ammortizzatori. Allora, io chiedo al Governo e credo di poterlo dire a nome, se posso, di tutti: su queste cose interveniamo subito, subito interveniamo, non lasciamo marcire queste cose.

Inoltre, credo che abbiamo compreso tutti quanti che con una riforma delle pensioni di questo genere si apre una porta abbastanza anche nuova, e drammatica per certi versi, sul tema del mercato del lavoro e noi adesso dovremmo dire a un giovane che ha avuto la totalizzazione, è un grande passo avanti, ma dovremmo dire a un giovane adesso come aiutiamo con il lavoro ad accumulare contribuzione. E a quelli di 55 anni che possono perdere il lavoro che altre risposte diamo? Io credo che ci sia consapevolezza che adesso parlare di mercato del lavoro significa affrontare questi temi, che sono prima di tutto i temi di un grande progetto sulle tutele e sugli ammortizzatori perché viviamo in un'epoca in cui il problema non è buttare fuori dal lavoro, considerato che se ne stanno andando tanti, il problema è andare dentro il lavoro e non essere strappati dal lavoro.

Certo ci sono cose in questa manovra, voglio dirlo, che non si sono mai viste in Italia, non si sono mai viste: la progressività netta sugli immobili, il coinvolgimento delle rendite finanziarie, la trasparenza a fini fiscali dei movimenti bancari, il concorso degli scudati. Sono novità rilevanti per questo Paese e assieme a questo, perché voglio essere chiaro, continuiamo a pensare, signor Presidente del Consiglio, che uno sforzo in più sulla tracciabilità andasse fatto e andrà fatto. Continuiamo a considerare che un'operazione vera e propria sul tema dei patrimoni, a cominciare da quelli immobiliari, ci avrebbe consentito - sarebbe stata fattibile - da subito anche di avere qualche esenzione ulteriore in più sull'IMU, pure apprezzando quello che è avvenuto in termini di esenzione anche nella sua curvatura per la prima volta familiare.

Per toccare poi il tema della crescita, voglio rispondere all'intervento - ma garbatamente spero - dell'onorevole Cicchitto sul tema delle liberalizzazioni: onorevole Cicchitto, ma è possibile che quando si parla di liberalizzazioni si parli sempre di mercato del lavoro o si parli di artigiani o di piccolo commercio, che c'è andato dentro anche questa volta, e tutti gli altri al riparo?

Onorevole Cicchitto, per toccare un punto solo, anche forse per sdrammatizzare un po', mi si lasci citare la relazione che nel 1888, dicasi 1888, fece a quest'Aula il Governo Crispi. Cito: è evidente che il privilegio del farmacista viene conferito dal diploma; è il diploma che conferisce al farmacista il monopolio Pag. 296dell'esercizio. E aggiungeva, la relazione: diciamo questo mossi a pietà per chi è obbligato a risecare il già tenue salario con la spesa per i medicinali. Dovremmo ricorrere ad un reduce garibaldino per cambiare uno iota, non dico tutto questo, sul sistema delle farmacie? Allora, farmaci, professioni, petrolio, assicurazioni, banche, trasporti, perbacco, ci sono tante cose da fare.

Salto altri punti perché mi interessa concludere. Capisco che il tempo sta stringendo e volevo dire qualcos'altro sulla crescita, a proposito del tema di sbloccare qualcosa, per favore, nei tavoli che si apriranno, sugli investimenti e gli enti locali, perché è l'unico modo per dare un po' di lavoro in questo momento. Bisogna derogare un po' al Patto di stabilità e vedere con i comuni se i fondi sociali oggi sono agibili per i disagi sociali che stanno crescendo. Infine, vado a concludere, signor Presidente, segnalando due punti per noi crucialissimi. In primo luogo, non possiamo più slegare la questione nazionale dalla dimensione europea. Se le teniamo separate non andiamo più da nessuna parte e tutto quel che facciamo qui può essere vanificato. Spendiamo la nostra credibilità e il nostro sforzo per convincere gli altri a mettere in comune non solo le politiche di disciplina, ma le politiche di difesa dell'euro e di crescita comune dell'Europa, e facendolo con tutti o facendolo con chi ci sta. Anche noi stiamo lavorando in queste ore ad una piattaforma dei progressisti. Chiediamo che il Governo assuma come problema nazionale questo.

Parliamoci chiaro: la manovra che facciamo oggi non sconta la recessione e quindi rischierà di aggravarla. Diciamolo chiaro: bisogna uscire da questo dilemma. Non possiamo, né in Europa né qui, rincorrere manovra su manovra una recessione con manovre che provocano un'ulteriore recessione. C'è un circolo vizioso che va interrotto, quindi chiedo, Presidente, che noi reagiamo così. Io la direi così e la invito a dirla così, molto semplicemente: noi non manderemo a fondo l'Europa, ma l'Europa di Merkel e Sarkozy non mandino a fondo tutti quanti, compresi noi. Volevo fare un cenno all'ultimo punto, per trenta secondi. C'è un ruolo per il Parlamento.

In questa fase c'è un ruolo che il Parlamento deve prendersi la responsabilità di giocare. Bisogna affiancare questa fase con delle riforme che tocchino la politica, le istituzioni e la legge elettorale. Se no sarà difficile dire che i sacrifici producano cambiamento. Su questo insisteremo come Partito Democratico.

Nessun commento:

Posta un commento