9 febbraio 2012

La nota del mattino del 09/02/2012

1. IL BLUFF DURA 24 ORE: LA DESTRA DEL PDL E’ PRIGIONIERO DELLA LEGA E NON VUOLE LA RIFORMA ELETTORALE. PARTIRE DALLE LEGGI COSTITUZIONALI SIGNIFICA NON AVERE IL TEMPO DI CAMBIARE IL PORCELLUM. IL PD ALL’OFFENSIVA.


Sono bastate 24 ore per svelare tutta la portata del bluff berlusconiano. Altro che Pdl al centro delle iniziative per fare la legge elettorale. Sotto il ricatto di Bossi, che non intende modificare il Porcellum, la destra del Pdl (Berlusconi compreso) sbanda, torna indietro, pone come condizione che prima della riforma elettorale si facciano le riforme costituzionali, ben sapendo che per fare una riforma costituzionale forse non basterà ciò che resta della legislatura. Insomma, l’attivismo berlusconiano si è rivelato per quello che è: un’iniziativa che guarda, più che alla sostanza e agli obiettivi reali, all’apparenza del leader sui Tg e a mostrare che l’anziano ex presidente del Consiglio è ancora in sella e vorrebbe cambiare la legge che tutto il popolo degli elettori vorrebbe cancellare. La stessa cosa che Il Giornale e Libero vorrebbero far credere rispetto alla crisi economica: Lui avrebbe voluto varare le misure per salvare l’Italia ma altri gli hanno messo i bastoni tra le ruote.
Il Porcellum invece va cambiato davvero. Il Pd è all’offensiva su questo tema, ma non è il solo. La riforma del Porcellum la vogliono davvero anche gli altri partiti del centrosinistra, il Terzo polo e anche una parte del centrodestra, anche se le esigenze di copione spingono alcuni leader a gridare all’inciucio. E d’altra parte la riforma per passare deve trovare i voti della maggioranza del Parlamento. La partita è aperta. Ma non sarà semplice, come dimostrano le manovre in Senato denunciate ieri dalla presidente del gruppo parlamentare del Pd, Anna Finocchiaro. E la ragione di questa difficoltà sta nel fatto che gli estimatori del Porcellum in segreto sono molti e daranno battaglia nei prossimi mesi.
Da L’Unità. Dall’articolo di Claudio Sardo. “Cambiare la legge elettorale è una necessità, un dovere morale oltre che politico. Se il Parlamento fallirà, anche la prossima legislatura sarà condannata all`instabilità e all`inefficienza. E sui partiti si abbatterà l`onda crescente della delegatimazione . Ma il rischio del fallimento è alto. Anche perché i sostenitori del Porcellum sono più di quelli che lo dichiarano. Nel centrodestra la conservazione della legge Calderoli è legata all`illusione del mantenimento degli attuali gruppi dirigenti. Lo scontro interno è aperto, ma qualcuno scommette sull`infarto post-elettorale del centrosinistra e, quindi, sulla rivincita dell`asse del Nord. Per fortuna non manca, anche da quelle parti, chi si rende conto della crisi di sistema: senza una legge elettorale che aiuti a strutturare i partiti, nelle istituzioni ma ancor più nella rappresentanza democratica della società, non è
detto che resti un centrodestra dopo la stagione populista di Berlusconi. Ma è bene dire che i difensori del Porcellum, e più in generale dell`impianto della Seconda Repubblica, sono presenti pure nel centrosinistra. Sicuramente sono difensori del Porcellum quei dirigenti politici e quei giornali che già hanno cominciato a gridare all`inciucio al primo incontro tra Pd e Pdl. Senza una larga intesa parlamentare, non ci sarà infatti alcuna riforma. Chi non vuole l`intesa, vuole il Porcellum. E si capisce anche il perché. Al di là della polemica sulle liste bloccate - che è il difetto più visibile della legge, quello che induce al maggior discredito popolare - il vero cancro del sistema, come indicato dalla stessa Corte costituzionale, è il maggioritario di coalizione. È questa la vera anomalia italiana, perché introduce il presidenzialismo di fatto (cioè il mito del premier eletto dal popolo, dell`«unto del Signore») all`interno del nostro modello istituzionale, scardinando così gli equilibri della Carta. Ma nel centrosinistra sono tanti i presidenzialisti. E cancellare il maggioritario di coalizione vuol dire togliere armi al populismo che c`è anche a sinistra, oppure ai leader che vogliono bypassare o azzerare i partiti. Senza partiti invece non c`è democrazia: e non c`è neppure il rinnovamento politico, come dimostrano i vent`anni della Seconda Repubblica. Tra i frenatori del cambiamento ci sono poi i cultori del governo «tecnico» come antidoto al governo dei «partiti». Sono i testimonial delle oligarchie economiche che hanno acquisito un`egemonia culturale e non vogliono metterla a repentaglio. Hanno usato il Porcellum per denigrare, giustamente, la condizione attuale di avvilimento delle istituzioni, ma non vogliono rompere lo schema del presidenzialismo di fatto. Perché è su questo schema che si può perpetuare il «commissariamento» della politica, magari sfornando nuovi Cavalieri. Ecco perché, al netto dei molteplici tatticismi, fare la riforma elettorale non è facile. Gli avversari sono più numerosi di quelli che appaiono…..”.
2. OGGI INCONTRO GOVERNO-PARTI SOCIALI. IERI INCONTRO POSITIVO FORNERO-CAMUSSO. SI PARLA DI REGOLE SUL MERCATO DEL LAVORO MA IN UN PAESE DA MEDIOEVO PER LA MOBILITA’ SOCIALE.
Oggi il governo incontra di nuovo le parti sociali. Ieri il ministro Elsa Fornero ha parlato a tu per tu per quasi due ore con la segretaria della Cgil, Susanna Camusso. “Un incontro positivo” ha detto alla fine il ministro. Al di là del confronto sui media e degli argomenti da scontro ideologico si è aperto il confronto vero sui contenuti possibili per dare risposte alla mancanza di lavoro, all’eccesso di precarietà, al recupero di competitività del paese, alla parzialità e all’arretratezza dei nostri ammortizzatori sociali.
Ciò che non c’è sul tavolo del confronto tra governo e parti sociali è la fotografia di un’Italia da medioevo della mobilità sociale, dove i figli della buona borghesia ereditano il posto, quelli degli operai ereditano le ultime posizioni e i figli del ceto medio scivolano in basso.
Da Il Corriere della Sera. Dall’articolo di Massimo Sideri. “Siamo parte di una generazione che vuole stare vicino a mamma e papà. E non si sfugge. Se sei un under 40 sei uno «sfigato» per essere rimasto parcheggiato troppo a lungo all`università. Se sei un under 30, peggio, sei- un bamboccione, ancora appeso alla paghetta. Vogliamo tutti il posto fisso. La difesa dell`articolo 18. E li vogliamo anche sotto casa. Università e ufficio dietro l`angolo, con cordone ombelicale incluso. Riconosciamolo: l`immagine che ci descrive come un esercito di Tanguy, figli di genitori del boom economico - con il rischio concreto di diventare ora la generazione dello sboom - è umiliante. Siamo gli sconfitti, schiaffeggiati pubblicamente dalla nostra classe politica. Ma qualcuno è andato a vedere se c`è una ragione sociologica, fors`anche economica? Il convitato di pietra di tutte le discussioni sull`articolo 18 c`è ed è la mobilità sociale. Quella che non c`è. Il lavoro in Italia è un «affare di famiglia». E quasi mai è un buon affare visto che la società è piramidale. Chi sta sopra tende a rimanere sopra, chi sta sotto ha un solo vantaggio, per dire così: che più in basso non si può andare. Il 44,8% dei figli di operai «ristagna». Il 22,5 dei figli di piccoli borghesi «scivola». Il 22,7% dell`alta borghesia lo ha ereditato dalla famiglia, come fossimo ancora nel Medio Evo. Altro che Steve Jobs o Mark Zuckerberg, nuovi eroi del sogno americano dove tutti ce la possono fare a scalare la società anche partendo da un garage o dal dormitorio di Harvard. Qui bisogna più che altro difendersi. I dati sull`ascensore tra una classe e un`altra, supposto che ancora si possa fare questa distinzione, non sono molti. La scalabilità sociale è complessa da analizzare. Tutti abbiamo l`idea di un passaggio difficile basato sulle nostre esperienze e le storie di parenti e amici che, inevitabilmente, tendono a provenire dalla stessa stratificazione. E poi c`è l`evidenza mediatica. Imprenditori che hanno il cognome di imprenditori. Politici che hanno il cognome dei politici. Giornalisti che hanno il cognome dei giornalisti. E, mais va sans dire, professori che hanno il cognome di professori. E se fosse tutto frutto di una percezione sbagliata? Purtroppo no. Il Censis nel 2006, ha fotografato il fenomeno partendo dai dati Istat «Uso del tempo, 2002-2003», sull`istruzione e la professione dei padri e dei figli. La sociologa Ketty Vaccaro, responsabile del settore welfare del Censis, ne va fiera, anche perché è stato un lavoraccio. «Rispetto alla generazione del boom economico oggi c`è un blocco nel passaggio da un livello all`altro. Un po` perché il titolo di studio è diventato una commodity laddove per i nostri genitori è stata condizione necessaria, ma spesso anche solo sufficiente, per il salto. Un po` anche perché siamo diventati tutti ceto medio con una borghesia a due velocità.
L`ascesa, là dove c`è, riguarda soprattutto i liberi professionisti con il passaggio dello studio dei genitori e l`imprenditoria per la trasmissione tra padre e figli anche di un patrimonio familiare, come appunto l`azienda, i macchinari». In altri termini, il 44% degli architetti ha un figlio architetto, come ricorda, citando un`indagine Alma Laurea del 2008, Maria De Paola su lavoce.info. E continuando: il 42% dei padri laureati in giurisprudenza ha un figlio con medesima laurea. I farmacisti? 41%. Gli ingegneri e i medici? 39%. I figli sono avatar professionali dei genitori. L`Ocse analizza la mobilità sociale partendo da un altro parametro: il livello di stipendio dei figli in relazione a
quello dei padri. Ma anche così il risultato non cambia. Nell`ultimo studio pubblicato nel 2010 «A family affair: intergenerational social mobility across Oecd countries» risultiamo tra i peggiori in Europa. Sotto c`è solo la Gran Bretagna dove in effetti torna quella spiacevole percezione di non potercela fare se si nasce in un ceto senza l`accento giusto. Siamo ancora una società di relazione. «Sfatiamo un mito: non siamo l`unico Paese in cui si utilizza un network protettivo per i figli. I club delle persone che contano ci sono in tutte le economie occidentali» ragiona Vaccaro. «Il punto è che qui la rete familiare e professionale è uno degli strumenti principali di inclusione». Si procede per cooptazione, telefonate, amicizie. La famiglia è ancora il miglior ufficio di collocamento…”.
3. MONTI RI-APPROVA I TAGLI A REGALI E VIAGGI DI STATO VARATA DA PRODI NEL 2007 E CANCELLATA SUBITO DA BERLUSCONI, NEL 2008, DOPO LA VITTORIA ALLE ELEZIONI.
Da Il Corriere della Sera. Dall’articolo di Sergio Rizzo. “Su una cosa Mario Monti ha rotto quella «continuità» con Silvio Berlusconi che pure non cessa di rivendicare. Nella sua ultima decisione si può addirittura scorgere una impronta del più acerrimo avversario del Cavaliere: Romano Prodi. Fu lui che per primo fissò la regola secondo la quale ministri e dirigenti pubblici avrebbero dovuto consegnare all`amministrazione di provenienza, o in alternativa pagarli, tutti gli omaggi superiori a un certo valore ."Trecento euro, aveva detto Prodi; centocinquanta, dice Monti. La disposizione sui regali non durò nemmeno un paio d`anni: venne eclissata nel 2008, insieme a Prodi. Troppo provinciale e francamente imbarazzante in epoca berlusconiana, mentre il premier distribuiva costosi orologi Piaget, Cartier e Frani (Muller a Tony Blair, Vladimir Putin e al figlio di Erdogan, costringere un ministro o un alto dirigente statale a imitare gli inglesi. Da anni in Gran Bretagna i regali oltre 14o sterline vanno affidati a Downing Street, che li pubblica sul proprio sito internet. E così possibile apprendere perfino, con un semplice clic, che il ministro dello Sport del Regno Unito ha avuto nel 2008 in omaggio dalla Phonographic Performance Limited un cd incorniciato, un boccale, una maglietta da calcio e una bottiglia di champagne. Non sfugge nulla: nemmeno il cestino alimentare donato dall`ambasciatore del Bahrein al responsabile del Foreign office. Che provinciale esagerazione! Mentre qui, ben più elegantemente, nessuna informazione pubblica abbiamo circa il destino della preziosa scimitarra donata a Prodi durante un viaggio nei Paesi Arabi, che dovrebbe attualmente trovarsi dalle parti di palazzo Chigi. Magari nel misterioso magazzino di Castelnuovo di Porto, vicino Roma, fra mobili vecchi e cianfrusaglie di ogni tipo? Nell`occasione, Berlusconi spazzò via anche un`altra regola introdotta da Prodi per iniziativa del sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli: quella che limitava tassativamente l`uso degli aerei di Stato introducendo a carico dei giornalisti l`obbligo di pagare il biglietto. Da trecento a novecento euro. E guarda caso, Monti ha ripristinato anche questa, seppure con tariffe low cost: duecento euro. Un`altra piccola impronta prodiana...”
4. LA PRIMAVERA ARABA FIORISCE A TUNISI E SI SPEGNE NEL SANGUE IN SIRIA. GLI USA STUDIANO L’OPZIONE MILITARE.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è da ieri in Tunisia con una delegazione del Pd. Dalle agenzie di stampa. ANSA/BERSANI A TUNISI, ITALIA ED EUROPA AIUTINO DEMOCRAZIA INCONTRI CON LEADER POLITICI, VENERDI' VEDRA' PREMIER DJEBALI (ANSA) - TUNISI, 8 FEB - La Tunisia è stato il primo Paese del Nord Africa a ribellarsi ad un dittatore e a tenere delle elezioni libere, ma nella difficile e complessa strada verso la democrazia compiuta, non può essere lasciata sola. Deve avere accanto Italia ed Europa in un percorso che le riguarda direttamente, non fosse altro per la contiguità con la regione. Lo ha sostenuto Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, che ha cominciato oggi, a Tunisi, una visita di tre giorni nel paese nordafricano, dall'agenda fittissima e impegnativa. Oggi Bersani ha incontrato Rached Gannouchi, leader di Ennahdha, il partito confessionale che ha conquistato la maggioranza relativa dei voti per l'Assemblea costituente e, con essa, la guida del governo provvisorio con Hamadi Djebali, che di Gannouchi è stato ed è ancora il braccio destro. Un incontro cordiale, nel quale Bersani ha avuto, dal suo interlocutore, risposte su come Ennahdha intende proseguire nel dichiarato impegno di portare la Tunisia sino alla conclusione del processo di transizione. Cioè fino a quando la Costituente concluderà il suo lavoro e quindi potrà consentire al Paese di tenere le prime elezioni politiche realmente libere, dopo l'unanimismo di facciata dell'era Bourghiba e la dittatura di Ben Ali. Ma la visita è, per Bersani, anche l'occasione di confrontarsi con le altre realtà politiche del Paese, sia quelle che sono alleate di Ennahdha, e quindi hanno responsabilità di governo, sia con quelle - dichiaratamente laiche e riformiste - che hanno deciso di stare all'opposizione. Quindi incontri con i rappresentanti di Ettakatol, del Pdp e del Polo modernista. Ma anche con il presidente dell'Assemblea costituente Mustapha Ben Jaafar (impegnata in un lavoro difficilissima), con i vertici del potente sindacato Ugtt e con i rappresentanti della classe imprenditoriale e finanziaria della Tunisia. Domani ci sarà anche spazio per vedere alcuni dei giovani blogger che hanno dato il via, sin dal dicembre del 2010, a quel movimento di piazza che portò alla fine della dittatura e alla fuga, ignominiosa, di Zine El Abidine Ben Ali. Per venerdì mattina, infine, l'incontro politicamente più importante, con il primo ministro Hamadi Djebali. (ANSA).
Purtroppo la primavera araba sta avendo un andamento diverso in Siria. L’esercito di Hassad sta ancora bombardando la popolazione civile per bloccare la ribellione dei siriani che rivendicano più democrazia. E’ un massacro. Negli Usa per la prima volta si parla anche di una possibile opzione militare.
5. OGGI MONTI INCONTRA OBAMA. SI PARLA DI DENARI, MA ANCHE DI ESERCITI.
Da La Stampa. Intervista a Obama di Maurizio Molinari. “L’Italia sta facendo passi impressionanti al fine di modernizzare la sua economia»: il presidente americano
Barack Obama lo spiega in esclusiva a «La Stampa» a poche ore dall`odierno incontro con il premier Mario Monti nello Studio Ovale, esprimendo forte sostegno per le misure di risanamento adottate dal governo e delineando l`agenda dei rapporti con l`Europa. Le parole di Obama testimoniano la convinzione che Monti sta i guidando l`Italia verso i sacrifici necessari ed è un leader europeo con il quale discutere la comune ricetta di Usa-Ue per superare la crisi finanziaria. A testimoniarlo è che Monti nell`intervista alla tv «Pbs» aveva auspicato martedì maggiori firewall finanziari per l`Eurozona «perché mettendone di più grandi si riduce la possibilità di doverli usare» e Obama ora risponde «sono d`accordo», lasciando intendere la necessità di un maggior impegno della Germania. Il presidente descrive America e Europa alleate per battere la crisi finanziaria, aiutare le svolte democratiche in Medio Oriente e Nord Africa, costruire la difesa missilistica Nato e sostenere la transizione afghana. L`interesse americano per il risanamento italiano si deve alla convinzione che sia un passaggio cruciale per ridare stabilità all`Eurozona, scongiurando una nuova recessione negli Stati Uniti. A conferma dell`attenzione nei confronti dell`ospite, Pennsylvania Avenue lo accoglie con un cerimoniale che prevede dopo l`incontro nello Studio Ovale che Monti parli alla stampa al Pebble Beach, davanti all`entrata della West Wing. L`intervista che segue è un ulteriore gesto di attenzione nei confronti del nostro Paese perché finora Obama non ne aveva mai concesse in occasione della visita di un premier italiano a Washington. Partiamo dalla crisi dell`Eurozona.
In più occasioni lei ha espresso la necessità di un`espansione dei «firewail finanziari per l`Europa». Ritiene che l`attuale cooperazione fra i governi di Germania, Francia e Italia vada nella direzione giusta? «La situazione finanziaria in Europa sarà al centro dell`agenda con il primo ministro Monti nell`Ufficio Ovale. Come ho detto durante la crisi, credo che l`Europa abbia la capacità economica e finanziaria per superare questa sfida. Durante gli ultimi due anni, l`Europa ha compiuto un certo numero di passi difficili e cruciali per affrontare la crisi che cresceva. In Italia e in Europa i cittadini stanno compiendo sacrifici dolorosi. Sotto la leadership del primo ministro Monti, l`Italia sta ora adottando passi impressionanti per modernizzare la sua economia, ridurre il proprio deficit attraverso una combinazione dì misure su entrate e spese, riposizionando la nazione sul cammino verso la crescita. Più in generale i governi europei si sono uniti nel riformare l`architettura dell`Unione europea. Una delle lezioni che gli Stati Uniti hanno appreso durante la nostra recente crisi finanziaria è stata l`importanza di dimostrare ai nostri cittadini, alle nostre imprese, e ai mercati finanziari che eravamo impegnati a fare ciò che serviva per risolverla. Questo è il motivo perché abbiamo chiesto con urgenza ai nostri partner europei di erigere abbastanza firewall finanziari per evitare che la crisi si diffondesse. Sono d’accordo con quanto il primo ministro Monti ha detto: se l`Europa mette in atto firewall sufficientemente grandi si riduce la possibilità di doverli usare. Ciò che serve adesso è che tutti i governi europei dimostrino il loro impegno totale per il futuro dell`integrazione economica in Europa». Perché la
soluzione della crisi del debito nell`Eurozona è così importante per gli Stati Uniti? «E così importante perché le nostre fortune economiche sono intrinsecamente legate e le relazioni con l`Europa sono una parte importante dei nostri sforzi per creare posti di lavoro e prosperità negli Stati Uniti. L`Unione europea è il singolo più grande partner economico dell`America, e il commercio e gli investimenti fra noi sostengono milioni di posti di lavoro su entrambi i lati dell`Atlantico. Le nostre banche e i nostri mercati finanziari sono profondamente connessi. Quando l`Europa va bene questo è positivo per i posti di lavoro e le aziende in America. Quando la crescita in Europa rallenta o ì vostri mercati finanziari sono instabili, noi ne sentiamo le conseguenze, così come voi avete sentito l`impatto della crisi finanziaria americana quattro anni fa. Più semplicemente, gli Stati Uniti hanno un enorme interesse nella crescita dell`Europa e nel successo dell`area dell`euro. Questo è perché mi sono consultato strettamente e ripetutamente con le mie controparti europee durante la crisi. Ho condiviso con loro le lezioni rilevanti della nostra crisi recente mentre erano impegnate a fronteggiare questa sfida. Il mio incontro con il primo ministro Monti è l`ultimo passo di una cooperazione che continua. Ho intenzione di riaffermare al primo ministro il messaggio che ho portato ai miei partner europei in precedenza, nel caso più recente a Cannes durante il summit del G20: gli Stati Uniti continueranno a fare la loro parte per sostenere gli amici europei nel loro impegno per risolvere la crisi. Voglio solo aggiungere che si tratta di qualcosa che va oltre l`economia. Americani ed europei hanno un profondo legame di amicizia, forgiato in guerra e rafforzato in pace. Vogliamo davvero che l`Europa si riprenda e prosperi. Inoltre, l`Italia è uno dei nostri più importanti alleati e operiamo assieme all`Europa in qualsiasi cosa che facciamo nel mondo. Quando l`Europa è forte, prospera e sicura noi assieme siamo più efficaci, e il mondo è più prospero e pacifico». In maggio nella sua Chicago ospiterà il summit della Nato. Uno dei temi sarà la transizione in Afghanistan. Qual è il ruolo che l`Italia può avere nello scenario del dopo-guerra? «L`Italia ha avuto un ruolo cruciale e centrale nella Forza dì assistenza e sicurezza internazionale della Nato in Afghanistan, uomini e donne delle vostre forze armate hanno servito con coraggio e altruismo, così come hanno fatto i vostri diplomatici e esperti di sviluppo. Assieme con i nostri partner afghani e la nostra coalizione di 50 nazioni, abbiamo compiuto progressi reali nel raggiungere gli obiettivi condivisi di sconfiggere Al Qaeda, spezzare l`avanzata dei taleban e addestrare le forze di sicurezza nazionali afghane affinché l`Afghanistan possa assumere la guida della sua sicurezza. Italiani coraggiosi hanno dato le loro vite per ottenere tali progressi e noi siamo grati del sostegno del popolo italiano a questa missione vitale. Apprezziamo l`impegno dell`Italia a rispettare gli accordi raggiunti al summit di Lisbona del 2010 per sostenere un processo di transizione guidato dagli afghani che è iniziato lo scorso anno, che consentirà loro di avere la responsabilità della sicurezza entro la fine del 2014. Aspetto di dare il benvenuto al primo ministro Monti e ai nostri colleghi capi dì governo nella mia Chicago per il summit della Nato. Sarà un`opportunità per delineare la prossima fase della transizione in Afghanistan. La partnership strategica
di lungo termine che l`Italia recentemente ha firmato con l`Afghanistan è un`affermazione forte e benvenuta sull`estensione dell`impegno dell`Italia oltre il 2014, proprio come gli Stati Uniti stanno costruendo una partnership duratura con il popolo afghano. Al tempo stesso, l`Italia e gli Stati Uniti si sono uniti al resto della comunità internazionale nell`offrire sostegno politico ad un processo di riconciliazione guidato dagli afghani che può contribuire a porre fine ad un`insurrezione che ha minacciato il popolo afghano e il resto del mondo per già troppo tempo. Il summit di Chicago sarà anche un`opportunità per noi di consultarsi su altri temi dell`agenda Nato. La Nato è il pilastro dell`Alleanza transatlantica e della sicurezza europea. Come l`intervento in Libia ha dimostrato, è anche un pilastro della sicurezza globale. Guardando in avanti, abbiamo bisogno di assicurarci che quando la prossima crisi inattesa si manifesterà, saremo pronti a rispondere. Questo è il motivo per cui lo "Strategie Concept" della Nato sta preparando l`alleanza per le missioni e sfide del futuro. Questo è il motivo del perché i ministri della Difesa Nato recentemente hanno deciso di aggiornare le nostre capacità condivise di intelligence, sorveglianza e controllo. E questo spiega perché quando ospiterò il summit in maggio, faremo passi importanti per assicurare che la Nato abbia le capacità necessarie per affrontare le sfide del nostro tempo, inclusi i progressi verso il sistema di difesa missilistica Nato». La Primavera araba si svolge non lontano dalle coste italiane. Come possono i nostri Paesi essere d`aiuto ai nuovi governi arabi affinché possano costruire società più stabili, libere e prospere? «E stato un anno straordinario. In Medio Oriente e nel Nord Africa i cittadini si sono sollevati in nome della loro dignità e dei diritti universali. Le transizioni democratiche in Tunisia, Egitto e Libia sono in corso. Assieme alla comunità internazionale abbiamo chiarito che l`orrenda violenza contro il popolo siriano deve finire e che Bashar Assad deve dimettersi così che una transizione democratica possa iniziare immediatamente. Ognuna di queste nazioni affronterà esami politici e economici procedendo sulla strada della democrazia. Gli Stati Uniti e l`Europa condividono un profondo interesse nel successo di queste transizioni. Saranno i popoli della regione a determinare il loro futuro ma gli Stati Uniti e l`Europa possono e devono sostenerli in questo momento cruciale. Per questo ho fatto del sostegno alle riforme politiche ed economiche nella regione una linea d`azione degli Stati Uniti. Continueremo a sostenere le riforme democratiche e puntiamo ad un pacchetto di riforme economiche e di partnership per aiutare queste nazioni ad affrontare le difficoltà economiche che sono anche alla base delle richieste di cambiamento .Il sostegno internazionale può avvenire sotto molte forme, inclusi commercio e investimenti, assistenza tecnica per le elezioni, potenziamento della società civile e il sostegno fondamentale ai diritti universali. Grazie alla sua ricca esperienza storica in transizioni politiche, l`Europa ha un ruolo particolare da giocare. L`Italia è stata una tenace promotrice dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in queste nazioni e noi rendiamo omaggio a tali sforzi per sostenere transizioni che rispettino tali valori. L`Italia ha inoltre dato contributi importanti al successo dei nostri sforzi per salvare vite e sostenere il popolo libico nel
porre fine al regime di Gheddafi. Come ho detto in maggio, ci saranno pericoli che accompagneranno momenti promettenti ma sono sicuro che, con il vostro sostegno, vi saranno giorni migliori e di maggiore speranza per i popoli del Medio Oriente e del Nord Africa, che meritano gli stessi diritti e opportunità degli altri popoli del mondo». Nel discorso che pronunciò a Berlino nel luglio del 2007 disse che "in questo nuovo secolo americani e europei dovranno fare entrambi di più, e non di meno". Quali sono le nuove sfide comuni che abbiamo davanti? «Viviamo in un`era nella quale i destini delle nazioni e dei popoli sono connessi come mai avvenuto prima. In un mondo dove le crisi finanziarie possono diffondersi rapidamente dobbiamo coordinare le nostre risposte, come abbiamo fatto al G-20, per assicurarci che la crescita globale sia bilanciata e sostenuta. Le nuove minacce attraversano confini e oceani, dobbiamo smantellare i network terroristici e fermare la diffusione delle armi nucleari, affrontare i cambiamenti climatici, combattere la carestia e le malattie. E poiché i cittadini rischiano le loro vite nelle strade del Medio Oriente e del Nord Africa, il mondo intero è in gioco nelle aspirazioni di una generazione impegnata a determinare il proprio destino. Dobbiamo affrontare assieme queste minacce e sfide. Non c`è maniera migliore di farlo che attraverso la nostra alleanza con l`Europa, che è la più stretta e forte del mondo, radicata in storia e valori comuni. Come ho detto spesso, la relazione dell`America con i nostri alleati e partner europei è il pilastro del nostro impegno nel mondo. Lo abbiamo visto in Afghanistan, dove le nostre forze sono spalla a spalla. Lo abbiamo visto in Libia, dove la Nato ha fronteggiato la necessità assumendosi la responsabilità della protezione civile, dell`embargo di armi e della imposizione della no-fly zone. L`Italia e le sue forze armate hanno avuto un ruolo vitale in queste missioni. La nostra partnership transatlantica è l`alleanza di maggiore successo e il più grande catalizzatore di azione globale. Sono determinato a fare in modo che resti tale». Lei non` ha antenati italiani ma, come ha detto intervenendo al gala della Fondazione italoamericana Niaf a Washington, è circondato da stretti consiglieri che ce l`hanno: da Leon Panetta a Janet Napolitano e il generale Raymond Odierno, dall`ex presidente della Camera Nancy Pelosi a Jim Messina e Alyssa Mastromonaco. Che cosa prova a lavorare circondato da tanti americani di origine italiana? «Come presidente è un onore lavorare con così tanti colleghi e componenti dello staff con le radici in Italia. Sono gli ultimi di un lungo elenco di italiani-americani che hanno dato contributi durevoli alla prosperità e sicurezza dell`America, e sono orgoglioso di averne così tanti nel mio team. Sono anche orgoglioso di lavorare assieme a così tanti leader politici italiani-americani di talento, come la mia amica Nancy Pelosi che ha fatto la Storia diventando la prima donna a presiedere la Camera dei rappresentanti. L`Italia può essere fiera del fatto che i suoi figli e le sue figlie continuano a dare contributi inestimabili al successo degli Stati Uniti e alla nostra partnership bilaterale. Ovviamente devo aggiungere che due persone come Danilo Gallinari e Marco Belinelli garantiscono un certo buon nome anche alla Nba».

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