La newsletter di Debora Serracchiani
Oggi servono due qualità: l'onestà e il coraggio.
(Sandro Pertini)
Carissimi amiche e amici,
mentre vi scrivo il primo governo Renzi sta chiedendo la fiducia al Senato. E’ il compimento di un percorso molto rapido che ha portato all'avvicendamento del governo Letta.
Un passaggio che ha suscitato interrogativi tra gli iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico.
Più di tutto hanno fatto discutere le modalità che hanno portato Matteo a Palazzo Chigi.
Conosco
Matteo e so che lui per primo avrebbe voluto andare al governo con la
legittimazione del voto popolare. La sanzione delle urne gli avrebbe
permesso di esprimere tutto il suo potenziale innovatore.
Così sarebbe stato, se avessimo avuto un sistema elettorale che funziona e genera maggioranze parlamentari chiare e stabili.
Invece, oggi ci ritroviamo una legge elettorale puramente proporzionale,
che ci avrebbe consegnato un Parlamento con rapporti di forza incerti
come quelli delle Camere attuali. Insomma, di nuovo l'ingovernabilità e
il Paese abbandonato a se stesso.
Siamo in una situazione che non consente il perpetuarsi di tattiche di basso profilo, ricatti o posizionamenti logoranti.
Ora
è tempo di agire. E chi ha una responsabilità politica non può mettersi
ad aspettare che tutto imploda o si sfasci, per poi sedere da vincitore
sulle macerie del Paese.
Renzi e il Partito democratico non hanno voluto scegliere questa strada.
Abbiamo
iniziato il nostro percorso dando un segnale di grande innovazione, uno
stimolo a tutta la macchina del partito. Abbiamo spronato il governo a
fare di più e meglio.
Come
molti avevano temuto, però, i nostri sforzi si stavano impantanando
nei palazzi romani. Si era creata una situazione per certi aspetti
paradossale: da una parte sostenevamo un esecutivo di servizio non più
credibile per larga parte delle forze sociali, dall'altra cercavamo in tutti i modi di sollecitare lo stesso esecutivo ad agire senza tentennamenti.
E’
stata questa contraddizione a scrivere la parola fine sull’esperienza
dell’esecutivo Letta che pure, in una prima fase, aveva anche ottenuto
alcuni risultati.
Erano
settimane che il Nuovo Centro Destra, Scelta Civica e alcune aree del
PD chiedevano a Renzi di condividere la responsabilità del governo
indicando alcuni ministri da inserire passando per un rimpasto. Ma
l’obiettivo che le primarie avevano consegnato al nuovo segretario era
quello di migliorare radicalmente l’azione del governo e non solo
cambiare un paio di ministri.
Renzi ha rischiato, forse anche azzardando, ma si è riappropriato del proprio destino.
Ha
scelto di attingere a solide e sperimentate risorse del Paese, come
Pier Carlo Padoan, Federica Guidi e Giuliano Poletti, e di impegnare le
primissime linee dei partiti che sosterranno il nuovo governo.
Ha
dichiarato con chiarezza che i paletti programmatici, quelli di “una
riforma al mese”, sono una prospettiva necessaria. E' chiaro che se non
sarà possibile governare, fare riforme e dare risposte, sarà il primo a
trarne le debite conclusioni.
La
cronaca di questi giorni nella mia Regione ha sottolineato una delle
urgenze più gravi che il Governo si troverà ad affrontare: la gestione
del territorio e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Sono stati
giorni difficili per il Friuli Venezia Giulia colpito duramente dal
maltempo.
Il
sistema della protezione civile, con il coinvolgimento di oltre 5000
volontari, ha confermato la sua efficacia ma non possiamo continuare a
vivere nella sola emergenza. Durante le visite nelle zone colpite, per
incontrare gli amministratori locali e per ringraziare tutti coloro che
sono intervenuti per affrontare l'emergenza, ho sottolineato la
necessità che l’azione della Regione si sposti con la stessa efficacia
anche sulla prevenzione.
A
tale proposito, per la prima volta nel nostro bilancio è stato inserito
un capitolo che prevede fondi per la prevenzione e per il dissesto
idrogeologico. Vogliamo limitare i rischi per la popolazione e per il
territorio e, nel contempo, ridurre i costi che gli interventi per le
emergenze pongono a carico della nostra comunità. Ma ora occorre anche
un preciso impegno del Governo, da sollecitare anche attraverso la
Conferenza delle Regioni, affinché questi interventi e un Piano di
gestione del territorio siano posti al di fuori del Patto di stabilità.
Oggi
abbiamo ospitato, prima a Trieste e poi a Pordenone, la commissione
lavoro della Camera dei deputati per presentare alla loro attenzione le
principali crisi occupazionali del nostro territorio e chiedere il loro
impegno diretto da affiancare a quello già messo in campo dalla Regione.
L’11
febbraio scorso sono andata a incontrare i lavoratori che presidiano lo
stabilimento Electrolux di Porcia per dirgli di persona che senza di
loro non saremmo mai arrivati ad ottenere i risultati di queste
settimane, sfociati nel nuovo piano industriale proposto dall’azienda il
17 febbraio scorso. Noi lo consideriamo solo l’inizio della trattativa,
un punto di partenza da cui proseguire per sviluppare l’oggetto vero
della discussione: la qualità dell’investimento strategico nello
sviluppo dello stabilimento. Questo sarebbe un piano industriale
propriamente detto, altrimenti continuiamo a parlare di esuberi e di
riduzione del potenziale produttivo, che non ci interessano. La nostra
Regione è pronta a mantenere gli impegni presi ma questo non può valere a
senso unico.
Un caro saluto
Debora Serracchiani
Per seguire tutte le mie attività, il sito istituzionale è raggiungibile tramite questo link: http://www.presidente.regione.fvg.it/welcome.asp
|
Nessun commento:
Posta un commento