2 marzo 2014

Dal Consiglio Comunale 21 febbraio 2014, il gruppo SDS

DICHIARAZIONE IN MERITO AL PUNTO 2 ALL’O.D.G. (Approvazione della gestione in forma associata e coordinata delle funzioni di organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale e pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale fra i comuni di Bernareggio - Sulbiate - Aicurzio.)

Signor Sindaco,
Colleghi Consiglieri,

abbiamo esaminato la proposta di Convenzione che questa sera ci chiedete di condividere e di approvare e la documentazione legislativa di riferimento (Leggi e Decreti degli scorsi anni) che ha generato l’Atto in discussione.

Sono due gli aspetti che ci hanno colpito (che in realtà prescindono dal contenuto vero e proprio dell’Atto convenzionale) sui quali vorremmo richiamare la Vostra attenzione, per un supplemento di valutazione.

1. Ben due dei tre Comuni coinvolti sono in scadenza di mandato amministrativo. Significa, in soldoni, che due su tre Sindaci sottoscrittori della Convenzione … potrebbero essere avvicendati nel volgere dei prossimi mesi. Considerato, inoltre, che il Comune di Bernareggio non è soggetto all’obbligo delle Gestioni Associate, questo rischio conferisce da subito un alone di incertezza all’intera vicenda e suggerirebbe un rinvio della decisione, garantendo in tal modo la considerazione e la cautela necessarie per adottare un Atto che impegna il proprio Ente nella ri-strutturazione di nuove importanti modalità di organizzazione, gestione e controllo dell’Attività Amministrativa locale.

2. Rileviamo una carenza di motivazioni politiche in questo passaggio, che sembra vissuto dall’Ente meramente come conseguenza di adempimenti legislativi a cui doversi adeguare, senza alcun pronunciamento sul significato e sulle conseguenze politiche del percorso imposto dalla normativa. Omettete di comunicare che l’eventuale fallimento della fase di convenzionamento (che andrà verificata al termine dei tre anni in base al raggiungimento di significativi livelli di efficienza e di efficacia) condurrebbe obbligatoriamente all’Unione dei Comuni - che è poi l’anticamera della Fusione, che, stante il disposto normativo, potrebbe avvenire anche per incorporazione dei Comuni. Su queste ipotesi future qualche parola da parte Vostra andrebbe pronunciata. Non sappiamo se siete favorevoli, se siete contrari, o se ritenete doveroso adeguarvi a prescindere dalle vostre opinioni.

Queste due osservazioni preliminari sono già in grado di orientare - in senso negativo - il nostro parere sull’Atto di Convenzione. Ma questa sera vorremmo che si aprisse un dibattito critico e costruttivo sul disegno che sta “a monte” delle Gestioni Associate Obbligatorie, un disegno che definirà un nuovo assetto della RAPPRESENTANZA e delle Istituzioni del futuro. Un disegno da cui noi vogliamo prendere le distanze.

Cercheremo di motivare la nostra posizione e di fornire qualche spunto di riflessione, nella speranza di potervi convincere ad aprire un confronto con le altre Istituzioni del territorio (Comuni, Provincia, ANCI …) e i cittadini, in modo da far giungere le nostre voci e i nostri emendamenti, sulla materia, nelle sedi opportune.

L’esperienza maturata nel campo delle Gestioni Associate porta a ritenere che la formula più snella, flessibile ed economicamente sostenibile rimanga quella della convenzione. Ora, se non dovesse funzionare la convenzione, si fa fatica ad immaginare che un Ente (Unione dei Comuni) - con le sue strutture e sovra strutture e i suoi costi di funzionamento - possa essere più efficiente ed efficace, conveniente e competitivo, rispetto alla convenzione. Però la Legge prevede così e così si deve fare.

Arriviamo subito al punto centrale della nostra riflessione: la Legge prevede così e va rispettata. Senza eccezioni né obiezioni. Ma poniamoci qualche quesito, come Amministratori Pubblici al servizio del Paese e delle sue Istituzioni: l’osservanza rigorosa della Legge ci esonera dall’avere e dall’esprimere un’opinione? Ci impedisce l’obiezione di coscienza? Il nostro agire politico deve essere sempre e comunque subordinato alla Legge? Oppure c’è un limite? Questo è, secondo noi, il punto cruciale attorno a cui dibattere questa sera in Consiglio Comunale.

Il nostro agire politico nell’ambito delle Istituzioni Pubbliche è l’agire di donne e uomini che si ispirano a principi etici e valori, pur nel rispetto della laicità della politica. Che ruolo giocano, in questa scelta, tali principi e valori? La Legge che siamo chiamati ad applicare quest’oggi, che impatto ha sul nostro senso della giustizia, della libertà, della democrazia?

Tutte le ragioni normative e legislative si direbbero contro questa nostra impostazione di dibattito. Tuttavia, la vicenda in esame questa sera non può essere analizzata solo sotto il profilo normativo. Essa infatti, investe drammaticamente la sfera politica nella sua essenza perché riguarda la nostra stessa sopravvivenza in questa sede. Non come persone fisiche, ma come ruolo, come funzione e come espressione di una rappresentanza politica con idee, programmi e contenuti.

Noi crediamo che questa sera sia in gioco tutto questo. Questa sera c’è in gioco la possibilità - o meno - di garantire futuro al principio di rappresentanza per il quale oggi noi siamo qui. Perché dobbiamo renderci conto che potremmo diventare ben presto una specie in via d’estinzione, sacrificata per ragioni di restyling dell’ordinamento.

Ma se proviamo ad andare oltre le apparenze di Leggi e Decreti, emergerà la vera natura di questi provvedimenti legislativi che arrivano da lontano (a partire dalla Legge n. 142 del 1990) e sono spacciati come panacea di tutti i mali della politica, ma - di fatto - stanno portando all’estinzione della politica dalle Istituzioni repubblicane e democratiche.

Attraverso queste norme sta passando - in un silenzio politico assordante - un processo di disarticolazione dello Stato e dei suoi Enti intermedi di rappresentanza con l’obiettivo di svuotare la Politica e le Istituzioni a favore della sempre più forte lobby della burocrazia e del suo funzionariato (che non viene eletto da nessuno) che determina e condiziona le decisioni di una rappresentanza politica sempre più incerta, impaurita e in balia di Dirigenti e Funzionari, tecnici ed esperti, sempre più potenti e non soggetti ad alcun controllo (una volta, almeno, c’erano i CO.RE.CO.)

In altre parole, noi abbiamo la netta sensazione che i provvedimenti legislativi degli ultimi anni siano improntati a un’idea massimalista che privilegia la forma a danno della sostanza.

Si continua a sostenere la necessità di ridurre i costi della politica … quindi … taglia di qui, sopprimi le Province, unisci i Comuni o costringili a fare le G.A.O. … come se la rovina dell’Italia dipendesse dai piccoli Comuni e dai loro Sindaci. In sostanza, altri, ai vari livelli, fanno disastri e poi presentano il conto ai Cittadini e, con questa Legge, ai piccoli Comuni, obbligandoli a unirsi per “risparmiare”.

Signori, noi questa impostazione non l’accettiamo e vi invitiamo a fare altrettanto.

Il primo livello di contatto tra cittadini e Stato è rappresentato dai Comuni, soprattutto i piccoli Comuni, dove il rapporto Cittadino/Sindaco è ancora - non si sa fino a quando - diretto e immediato. Ora, l’unica cosa buona che ha sempre funzionato (i piccoli Comuni con i loro grandi Sindaci) sta per essere eliminata e sostituita con nuovi carrozzoni della politica (G.A.O., Unioni, Fusioni, Città Metropolitane) certamente più costosi, meno efficienti e sempre più lontani dalla gente. È proprio vero: la virtù e la giustizia non sono di questo mondo.

Già negli anni ’70 erano stati premiati i Comuni con bilanci in disavanzo a danno dei Comuni virtuosi che ricevettero meno trasferimenti perché, avendo ben governato, avevano i bilanci in attivo.

Ora l’ingiustizia si ripete con il Patto di Stabilità che imprigiona tutti i Comuni, azzerando le differenze tra chi amministra bene e chi amministra male, tutti indistintamente correi di coloro che hanno dissipato e mal gestito il denaro pubblico, e in balia di uno Stato che scarica i suoi debiti sugli ultimi (i piccoli Comuni), continuando - a sua volta - a sperperare risorse. Dentro questi paradossi è inaccettabile qualunque forma di risanamento costruita a danno dei piccoli Comuni.

Non vorremmo sembrare leggeri o qualunquisti, ma la via indicata dalla normativa non ci appare adeguata al momento. In una società civile che non legittima del tutto lo Stato tranne che nei Sindaci dei piccoli Comuni, per colpa di una classe politica improvvisata e/o non al passo con le attese e i bisogni dei Cittadini, non serve sostituire e/o ristrutturare la forma. Occorre invece garantire la sostanza. Occorrono uomini e donne, perché è l’uomo che fa la differenza. Il patrimonio di competenza rappresentato dai Sindaci dei tanti piccoli Comuni è l’unica cosa credibile e spendibile nei confronti di una società che aspetta solo di essere ben governata da persone per bene.

Ci sembra che la bontà del modello di governo dei piccoli Comuni sia l’unica certezza rimasta nel panorama politico italiano. Intervenire su questo livello significa distruggere l’ultimo caposaldo di partecipazione dei Cittadini alla vita pubblica.

Potete farlo questa sera, ma senza contare sul nostro aiuto. Sappiate però che vi chiederemo conto di tutto questo. Pensateci, siete ancora in tempo e -assieme- fermiamo questa follia. Prendete l’iniziativa di non convenzionarvi con due Amministrazioni in scadenza. Sarebbe un gesto di grande rispetto istituzionale, anche nei confronti dei loro rispettivi Consigli Comunali. Riaprite la discussione dopo la prossima tornata di elezioni Amministrative e potremo magari raccogliere consensi e sinergie per una forma comune di “resistenza”.

                   Stucchi Guglielmo                                        Mattavelli Daniela
          Sulbiate Democratica e Solidale Facciamoci in Quattro per Sulbiate

1 commento:

  1. E dopo questa Dichiarazione in perfetto “politichese”, incomprensibile e avulsa dai bisogni reali dei sulbiatesi, non lamentatevi se essi non vengono ad assistere ai Consigli Comunali o se vi accusano di vivere su Marte.

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