Capo dello Stato, Epifani: "Avremo gli occhi del paese e dell'Europa puntati addosso, il Pd non può sbagliare"
"Il criterio principale è puntare a un presidente delle Repubblica di alto profilo, di garanzia, che abbia esperienza". Intervista a Guglielmo Epifani di Giovanna Casadio, la Repubblica
«Avremo gli occhi del paese e anche dell'Europa puntati addosso, il Pd non può sbagliare. Né abbandonarsi a fronde interne». Guglielmo Epifani, l`ex segretario dem, uno dei leader della minoranza del partito, avvisa il premier. È convinto inoltre che al Colle «sarebbe ragionevole andasse una personalità del Pd».
Epifani, saranno gli stessi dem a mettere i bastoni tra le ruote a Renzi nella partita per il Quirinale?
«Quando
partirà il vero e proprio lavoro istruttorio, e non potrà che avvenire
dopo le dimissioni del capo dello Stato anche per rispetto verso una
grande figura come quella di Napolitano, il Pd deve munirsi di due
atteggiamenti convergenti. Il primo: evitare quello che successe un anno
e mezzo fa, quando furono bruciati dei candidati e non si riuscì a
trovare una soluzione se non chiedendo a Napolitano un sacrificio.
L'altro: la consapevolezza che se il Pd riesce a restare unito ha un peso determinante.
I Democratici non possono sentirsi il tutto, però siamo più di una parte».
Ma tutto questo mette al riparo dalle fronde interne, dai sabotaggi?
«Dobbiamo
essere all'altezza della situazione. Il criterio principale è puntare a
un presidente di alto profilo, di garanzia, che abbia esperienza. Il Pd
non può imporre, ma neppure subire veti. Sentire alcuni partiti dire
"no a una persona di sinistra" era ed è inaccettabile».
Sarà sempre un'Assemblea del Pd a indicare chi corre per il Quirinale?
«Deve decidere il partito insieme ai gruppi parlamentari».
Mischio sono i "sì" di facciata e poi i 101 "franchi tiratori" di Prodi?
«Siccome
veniamo da un'esperienza di quel tipo e, soprattutto chi è entrato in
Parlamento per la prima volta, è rimasto scottato da quello che avvenne,
spero davvero che possa esserci quel senso di responsabilità che allora
mancò».
Pensa che ci sarà una appendice del Patto del Nazareno tra Pd e Forza Italia per il Colle?
«Nel
momento in cui ci si rivolge a tutti, anche a Forza Italia ma non solo,
non è una convention a due, ma la ricerca di consenso più ampio. Il
consenso deve essere massimo ma il Pd deve avere il suo ruolo e un peso
fondamentale».
Deve essere del Pd il prossimo presidente?
«Naturalmente non è obbligatorio ma coerentemente sarebbe molto ragionevole che lo fosse».
La sinistra del partito si smarcherà dalle proposte renziane? Lo fa spesso.
«Tutte
le discussioni interne in questi due anni sono state su questioni di
merito, su provvedimenti, su alcuni aspetti della riforma costituzionale
e il Jobs Act. Un grande partito deve essere fatto anche di opinioni
diverse, non può essere una caserma. Ma qui il passaggio è impegnativo, è
il più importante dell'anno insieme alle riforme costituzionali e alla
politica di uscita dalla crisi. Tutti si devono sentire coinvolti nella
scelta e avvertire lo stesso senso di responsabilità».
Scommette sul caos o che alla quarta votazione ci sia già il nuovo capo dello Stato?
«Se
si fanno bene le cose, credo che si possa riuscire presto e bene. Lo
stesso Franco Marini un anno e mezzo fa se fosse stato portato alla
quarta votazione avrebbe avuto i numeri, pensandoci con il senno di
poi».
E anche Prodi?
«Quella vicenda dolorosissima fu figlia di un passo falso fatto all'inizio».
Il futuro presidente della Repubblica deve essere una figura poco renziana, deve fare da contrappeso al premier?
«È
una discussione inutile. È la nostra Costituzione che dà compiti
diversi al capo del governo e al capo dello Stato. Sono i ruoli, appunto
distinti e complementari, a configurare il peso delle persone. Per
questo ci vuole una persona giusta per quella funzione».
Lei ha un nome?
«Ho qualche idea, che dirò al momento opportuno».
Fonte: La Repubblica
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