17 dicembre 2019

Piazza Fontana, l'insulto sui social nel giorno del ricordo: ringraziamenti a Ordine nuovo

Il post è stato scritto da Rainaldo Graziani, figlio di Clemente. “Ci hanno insegnato onore e fedeltà”. Così l’estrema destra sta ricostituendo la sua rete

di ANDREA PALLADINO - la Repubblica
12 dicembre 2019

Nessun pudore e nessuna pietà per le vittime. Anzi, la rivendicazione di una storia politica, quella dell’organizzazione nera "Ordine nuovo", nome che riporta direttamente al giro veneto di Freda e Ventura. Nel giorno del cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana è il figlio di Clemente Graziani, Rainaldo, a riaprire le antiche ferite. Lo fa con un post, che suona come un insulto alle vittime dalla bomba di Milano: "Nell'anno 2019 di nostra vita, oggi 12 Dicembre, Io, Rainaldo Graziani, ringrazio...", segue elenco dei nomi dei camerati aderenti ad Ordine nuovo.

Per togliere ogni dubbio Graziani figlio aggiunge subito dopo: "Li ringrazio per averci insegnato l’onore e la fedeltà, (…) li ringrazio per averci donato con le loro lotte, sotto le loro bandiere ed i loro simboli un patrimonio di Idee e di umanità in ordine al quale speriamo di esserne degni". Ordine nuovo – è stato appurato nei tanti processi sulle stragi – ha avuto, attraverso il nucleo veneto di Freda e Ventura, il ruolo da protagonista nella lunga stagione della strategia della tensione. Clemente Graziani – tra i fondatori dell’organizzazione – fuggì prima in Gran Bretagna, aiutato da una complessa e ancora oggi oscura rete nera, e poi in Paraguay, dove acquistò diverse migliaia di ettari di foresta. Riuscì ad evitare l’estradizione – dovuta ad una condanna nel processo contro Ordine nuovo per ricostituzione del partito fascista – anche grazie alle coperture della dittatura militare di Streossner.

Il figlio Rainaldo, che nell’anniversario della strage del 1969 rivendica quella storia politica, ha ricevuto il testimone dal padre fin dalla fine degli anni ‘80, quando si avvicinò al gruppo Orion, rivista diretta dall’ex sanbabilino Maurizio Murelli, condannato per la morte dell’agente Marino del 1973. Negli anni ‘90 fonda Meridiano zero, gruppo di estrema destra attivo a Roma, che si autoscioglie prima dell’entrata in vigore del decreto Mancino. Negli anni successivi si trasferisce nella provincia di Varese, a Gavirate, dove gestisce ancora oggi un ristorante, punto di ritrovo della destra radicale e di molti leghisti. Ed è proprio la sua "Corte dei Brut" ad essere oggi considerata una sorta di meta prediletta in Italia del filosofo ultratradizionalista russo Aleksandr Dugin. Rainaldo Graziani – che aveva conosciuto Dugin nei primi anni ‘90 – da una paio d’anni è a capo di una serie di associazioni impegnate nella diffusione del pensiero della destra moscovita in tutto il paese. Organizza prima un incontro a palazzo Reale a Milano, nel novembre dello scorso anno, e poi un vero e proprio tour in Italia. Pochi mesi prima nella sua cascina sul lago di Varese aveva organizzato la cerimonia di consegna a Dugin della lampada di Yule, oggetto rituale utilizzato dalla SS per ricordare il solstizio d’inverno. Nel contempo due anni fa annuncia la rifondazione dell’antico Centro studi Ordine nuovo, con tanto di sito internet (oggi offline), incontri e dispense con l’ascia bipenne sulla copertina. E oggi il post sul 12 dicembre, la strage che ancora pesa oggi come un macigno morale e politico sulla storia della destra eversiva.

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