8 luglio 2016
4 luglio 2016
Giustizia sociale, equità, opportunità, diritti per costruire una nuova Italia
Intervista all'ex segretario del Pd. "Bisogna farsi carico del disagio sociale e riuscire a progettare una società nuova. Dal governo cose importanti, ma a Renzi dico di riflettere sull'Italicum"
di SEBASTIANO MESSINA
ROMA. Quando gli chiedo cosa pensi delle tempeste politiche che investono l'Europa, Walter Veltroni mi risponde aprendo un libro che ha sulla scrivania: "Vediamo distintamente come tutte le cose che una volta ci apparivano salde e sacre, si siano messe a vacillare: verità e umanità, ragione e diritto. Vediamo forme di governo che non funzionano più, sistemi di produzione che agonizzano. La rimbombante macchina di questo nostro tempo formidabile sembra in procinto di incepparsi". Poi posa il libro, La crisi delle civiltà . "Johan Huizinga scriveva queste parole nel 1933. Molti pensarono che esagerasse. Ma poi scoppiò la guerra, e lui morì nel 1945, prigioniero dei nazisti".
Lei pensa che il vento di follia che soffia sull'Europa sia lo stesso degli Anni Trenta?
"Ci sono dei momenti della storia in cui, per slittamenti progressivi, improvvisamente diventa plausibile l'implausibile. C'è una parola che non possiamo e non vogliamo pronunciare, ma l'ha pronunciata Papa Francesco quando ha parlato di una Terza Guerra Mondiale. L'Europa è stato il grande antidoto alla guerra: popoli che si erano fatti la guerra scoprivano la bellezza della pace, gli ex nemici si stringevano la mano. Ma oggi, purtroppo, le cose stanno cambiando. E quello che più mi spaventa è la totale assenza di quella che il cardinal Martini chiamava "l'intelligenza complessiva delle cose". È come se ci fossero davanti a noi dieci indizi di un assassinio, e la politica fosse come l'ispettore Clouseau, che non riesce a metterli insieme. La vittoria di Trump alle primarie, il voto austriaco, la Brexit, l'ascesa di Marine Le Pen, i muri che risorgono nell'Est Europa. Che altro deve accadere, perché ci si renda conto che siamo in un tempo della storia nuovo, carico più di pericoli che di possibilità?".
di SEBASTIANO MESSINA
ROMA. Quando gli chiedo cosa pensi delle tempeste politiche che investono l'Europa, Walter Veltroni mi risponde aprendo un libro che ha sulla scrivania: "Vediamo distintamente come tutte le cose che una volta ci apparivano salde e sacre, si siano messe a vacillare: verità e umanità, ragione e diritto. Vediamo forme di governo che non funzionano più, sistemi di produzione che agonizzano. La rimbombante macchina di questo nostro tempo formidabile sembra in procinto di incepparsi". Poi posa il libro, La crisi delle civiltà . "Johan Huizinga scriveva queste parole nel 1933. Molti pensarono che esagerasse. Ma poi scoppiò la guerra, e lui morì nel 1945, prigioniero dei nazisti".
Lei pensa che il vento di follia che soffia sull'Europa sia lo stesso degli Anni Trenta?
"Ci sono dei momenti della storia in cui, per slittamenti progressivi, improvvisamente diventa plausibile l'implausibile. C'è una parola che non possiamo e non vogliamo pronunciare, ma l'ha pronunciata Papa Francesco quando ha parlato di una Terza Guerra Mondiale. L'Europa è stato il grande antidoto alla guerra: popoli che si erano fatti la guerra scoprivano la bellezza della pace, gli ex nemici si stringevano la mano. Ma oggi, purtroppo, le cose stanno cambiando. E quello che più mi spaventa è la totale assenza di quella che il cardinal Martini chiamava "l'intelligenza complessiva delle cose". È come se ci fossero davanti a noi dieci indizi di un assassinio, e la politica fosse come l'ispettore Clouseau, che non riesce a metterli insieme. La vittoria di Trump alle primarie, il voto austriaco, la Brexit, l'ascesa di Marine Le Pen, i muri che risorgono nell'Est Europa. Che altro deve accadere, perché ci si renda conto che siamo in un tempo della storia nuovo, carico più di pericoli che di possibilità?".
2 luglio 2016
LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA N. 167
Sabato 02 Luglio 2016
Idiot wind
Detesto il vento. Tra i fenomeni naturali è quello che più mi inquieta. Vale anche per la politica: comporta la spinta in una direzione cui i più si fanno trascinare, ripetendo ed amplificando false certezze, fino al prossimo cambiamento di clima. Tale è purtroppo la nostra stagione, percorsa da un vento idiota che spazza senza troppe distinzioni buone e cattive tradizioni. Per non finire tra gli irosi o a scagliare invettive come il menestrello di Duluth dal quale ho tratto il titolo (chiedo scusa ai correligionari dylaniati), occorre provare ad attrezzarsi. Innanzitutto rinforzando le fondamenta. Nelle democrazie queste sono date dalle Costituzioni e dalle leggi elettorali. Attenzione a non renderle troppo leggere, in balìa delle mutevolezze di Eolo.
La settimana in Regione
Nella seduta di martedì scorso è stata approvata la legge “Disciplina regionale dei servizi abitativi”: articolata in 6 titoli (Disposizioni generali, Aziende Lombarde per l'edilizia residenziale, Servizi abitativi pubblici, Servizi abitativi sociali, Azioni per l'accesso ed il mantenimento dell'abitazione, Disposizioni transitorie finali) e 46 articoli. Voto a favore della sola maggioranza, ma atteggiamento molto collaborazionista dei grillini (ormai non è più una novità, tra loro e la Lega è in atto un vero e proprio flirt). Per evitare il voto segreto e possibili sorprese su qualche articolo, Maroni ha posto la questione della valenza strategica della legge ai fini del suo programma di governo, salvo non presentarsi in aula per tutta la giornata. In questi giorni è anche continuato il tourbillon degli assessori, ormai difficile da tenere a mente. Confermata la nomina di Gallera al Welfare, la sua delega al Reddito di autonomia passa alla leghista Francesca Brianza, che conferma in capo a sè anche il Post Expo. Giallo sull'attribuzione delle competenze relative alla Città Metropolitana, che dovrebbero andare alla Beccalossi, mancato assessore alla sanità. Peggio del calciomercato.
1 luglio 2016
Quindicesimo Piano - Newsletter 106
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28 giugno 2016
I segnali del voto tra Londra e Milano
Strana bestia la democrazia. Si alimenta della partecipazione dei cittadini attraverso il voto, ma rischia di venire affamata, e incattivita, proprio dalla scarsità di cibo, ovvero, per restare nella metafora, dalla sempre più scarsa partecipazione elettorale.
Non è facile commentare razionalmente l'esito delle due tornate elettorali di questi giorni. In Italia e, nelle ultime ore, in Gran Bretagna.
I risultati elettorali nostrani, lombardi in particolare, perdono di rilievo di fronte alla clamorosa decisione dei sudditi britannici che hanno fatto prevalere il "leave", ovvero l'uscita dall'Unione Europea. Esultano gli euroscettici, ma nessuno capisce o può prevedere le conseguenze di una scelta legittima e democratica che mette in discussione un progetto europeo che fino a qualche anno fa sembrava intangibile, anche se per molti indigesto.
Non è facile commentare razionalmente l'esito delle due tornate elettorali di questi giorni. In Italia e, nelle ultime ore, in Gran Bretagna.
I risultati elettorali nostrani, lombardi in particolare, perdono di rilievo di fronte alla clamorosa decisione dei sudditi britannici che hanno fatto prevalere il "leave", ovvero l'uscita dall'Unione Europea. Esultano gli euroscettici, ma nessuno capisce o può prevedere le conseguenze di una scelta legittima e democratica che mette in discussione un progetto europeo che fino a qualche anno fa sembrava intangibile, anche se per molti indigesto.
27 giugno 2016
OK DELLA COMMISSIONE AL PIANO REGIONALE DELLA MOBILITA'
No del Pd: la programmazione è fatta su dati vecchi e ci sono troppe autostrade rispetto alle necessità della Lombardia
Troppe strade e autostrade e poca cura del ferro. Con questa motivazione il Partito democratico ha espresso voto contrario al Piano regionale della mobilità licenziato giovedì in commissione Territorio. Il documento, che contiene tutta la programmazione delle infrastrutture di mobilità della Lombardia, quelle presenti, da realizzare e da riqualificare, arriverà in Aula il prossimo 12 luglio per l'ok definitivo.
"Il Piano è un importante lavoro di mappatura delle opere infrastrutturali programmate per il territorio lombardo, ma conferma indirizzi che non sono più attuali - spiega Jacopo Scandella, capodelegazione democratico in commissione Territorio del Pirellone -. Le autostrade pianificate prima della crisi economica si basavano su previsioni di traffico e su capacità economica che oggi sono radicalmente cambiati. Inoltre, si calcolava che i cittadini fossero disposti a spendere fino a 20 centesimi di euro al chilometro di tariffe autostradali, ma anche questa previsione si è dimostrata sbagliata, come i flussi di traffico di Brebemi e Pedemontana dimostrano ampiamente. La Regione avrebbe quindi dovuto ripensare la programmazione di opere come la Varese - Como - Lecco, la Broni - Mortara e la Tirreno - Brennero e rivedere il progetto di Pedemontana, ma ha invece deciso di confermare tutto. Si tratta di investimenti faraonici che stridono ancor di più in un momento nel quale il trasporto pubblico locale è sottoposto a continui tagli. Basterebbero 10 milioni di euro per metterlo in sicurezza, ma la Regione ha altre priorità", conclude Scandella.
25 giugno 2016
LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA N. 166
Sabato 25 Giugno 2016
Il voto di Murphy
Se ragiono da membro del gruppo dirigente lombardo del PD devo essere contento dei risultati elettorali: mantenuta Milano e vinta Varese ora amministriamo tutti i capoluoghi della Regione. Se allargo la prospettiva al quadro nazionale comincia a prevalere lo scoramento: perse Roma, Napoli, Torino, Trieste, etc. Se la restringo al paese natio, Vimercate, il cuore sanguina da una settimana. Come è potuto succedere? Al netto delle questioni locali, che nel voto amministrativo contano parecchio, secondo Murphy emergono tre leggi fondamentali: al ballottaggio col centrodestra possiamo vincere, coi cinquestelle perdiamo; chi di rottamazione ed antipolitica ferisce, delle stesse prima o poi perisce; se inviti una volta gli elettori al mare quelli poi ci restano.
Perchè abbiamo perso a Vimercate: 10 motivi locali (a parer mio)
1) La crisi dei 20 anni: anche nei migliori matrimoni prima o poi la tentazione del cambiamento compare; 2) Continuità o cambiamento: Mariasole (cui deve andare il nostro ringraziamento per averci comunque portati ad un passo dalla vittoria) ha dovuto contemperare due esigenze non facili da far comprendere; 3) Cassa piena ed erba alta: la sciagurata politica romana dei tagli e dei vincoli ai comuni ha impedito all'amministrazione uscente di rispondere a molte richieste dei cittadini, anche avendone le disponibilità; 4) La fuga dell'elettore: se alcuni gruppi hanno indirizzato il malcontento sui grillini, i più se ne sono stati a casa. Al mio secondo mandato presi 11.120 voti, ora per fare il sindaco ne bastano 5.300; 5) La saldatura degli opposti: il mandato alle spalle è stato caratterizzato da uno scontro frontale e continuo tra maggioranza e minoranza, favorendone la saldatura; 6) La scissione della destra: fossimo andati al ballottaggio con loro non avremmo avuto problemi; 7) L'autolesionismo della Lega: pur di sconfiggere il centrosinistra ha preferito suicidarsi autoescludendosi dal Consiglio comunale; 8) I risentimenti dopo il primo turno: pare che qualcuno originariamente nel campo del centrosinistra poi, deluso, ci abbia ripensato; 9) L'abilità di Sartini: un pisano all'uscio; 10) Il tarlo delle primarie: ho lasciato per ultimo quello che in realtà per me è stato il principale motivo di disfatta. Si è arrivati alle primarie senza adeguata preparazione con la conseguenza di trasformarle in resa dei conti interna. Le cui ferite non sono state più rimarginate.
24 giugno 2016
Ogni giorno, ogni ora
Care democratiche, cari democratici,
questa newsletter arriva alla fine di una settimana molto brutta.
Stamattina ci siamo svegliati in un Europa più piccola e più impaurita, dalla quale si distacca un paese importante che ha contribuito a fare la storia del nostro continente; mentre vediamo l'instabilità dei mercati finanziari, pensiamo ai tanti nostri connazionali che vivono e lavorano in quel paese, non più comunitario, alle contraddizioni che emergono nel Regno Unito dove Scozia e Irlanda del Nord invece ribadiscono di voler restare nella UE, e alla frattura generazionale tra i giovani, che credono all'integrazione europea, e gli anziani invece, che hanno votato per il brexit.
Altri dati ci dicono che a fianco della frattura generazionale, si insinua un'altra frattura, ancora più pericolosa: quella che vede persone con più alti livelli d'istruzione, che grosso modo vivono nelle città principali, che svolgono le professioni più qualificate, votare per rimanere nella UE. E viceversa, le persone che vivono al di fuori dei centri urbani, con un più basso livello d'istruzione, che si trovano nella parte bassa della scala delle disuguaglianze che è andata ampliandosi nel corso degli ultimi anni, votare per uscire dall'UE.
Così, i populismi d'europa sono sempre più aggressivi e incalzanti, pronti ad archiviare il progetto del sogno europeo e a coltivare l'illusione di un riscatto e di una crescita per la quale ognuno provvede per sé.
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