Continua il mistero sulla sorte del gesuita con cui si sono persi i contatti il 29 luglio del 2013. Il fratello Giovanni: «La profezia di Paolo ora è riconosciuta da tutti»
Era, probabilmente, il disperato soccorso alla “Primavera siriana” quella «mediazione» cui padre Paolo Dall’Oglio non si era sottratto. «Torno in Siria. Questo è il numero dei miei, se dovesse servire», diceva salutando i giornalisti amici pochi giorni prima. Le ultime immagini sul Web ritraggono il gesuita fra studenti inneggianti alla Siria libera davanti a una chiesa armena di Raqqa. Erano i giovani di padre Paolo, cui aveva legato la sua vita, fino a tentare quella «mediazione». Poche ore dopo, il 29 luglio 2013, iniziava il silenzio che dura sino ad oggi. Forse una trattativa per un ostaggio rapito, forse il tentativo di aprire un canale di dialogo con lo Stato islamico dell’Iraq e del levante che a Raqqa stava aprendo uffici e insediando milizie: la prima città conquistata completamente dai ribelli al regime non era ancora la “capitale” del Daesh. Un anno dopo, il 29 giugno del 2014, Abu Bakr al-Baghdadi, con il discorso alla moschea di al-Nouri a Mosul, avrebbe messo il suo macabro sigillo anche su un pezzo di storia della Siria. Ma non era quello il disegno dei primi sei mesi della rivolta in Siria.E proprio per questo la scomparsa a Raqqa del prete del dialogo islamo-cristiano espulso dal regime, pare, più che una resa, l’ultimo estremo tentativo di opporsi, con la sua presenza fisica, con il suo corpo, a una deriva che – complice quella che Dall’Oglio chiamava la «criminale indifferenza internazionale» – sembrava una necessità.Cosa sia stato per la Siria questo lustro di silenzio di padre Paolo Dall’Oglio, lo dimostra plasticamente la stessa Raqqa. Per tre anni centrale del terrore “nazi-jihadista” del Daesh, e ora, dopo mesi di assedio, rasa al suolo. Un gorgo di violenza, mentre regime e forze russo-siriane, procedevano alla “riconquista”, che ha sventrato in altri assedi medievali Homs, parte di Aleppo, la Ghouta orientale, oltre che la capitale dei jihadisti. Un indistinto, per fare di ogni opposizione un «terrorista». Una tragedia che ha quasi cancellato una nazione e prodotto una bomba migratoria incontenibile nel Mediterraneo. Negata ormai qualsiasi ragione a chi nel 2011 da Daraa aveva iniziato a marciare dietro alle insegne di «pane e libertà». E ieri a Sweida, non lontano da Daraa, il Daesh, ufficialmente sconfitto, si è all’improvviso rimaterializzato: assalti kamikaze in serie a villaggi capaci di fare oltre 220 vittime, di cui 127 civili. Un rigurgito, forse l’ultimo, della guerra civile. Ma da 5 anni, nell’attesa del ritorno di padre Paolo Dall’Oglio, la sua profezia inerme e spietata invoca un’altra Siria.
28 luglio 2018
27 luglio 2018
Protezione dei dati e scandalo Facebook Cambridge Analytica
Carissime, carissimi,
con questa newsletter anziché parlarvi di politica (che in questo periodo, purtroppo, ci riserva tante delusioni) vi voglio raccontare di quello che sta facendo l’Europa, e in particolare il Parlamento Europeo, su uno dei temi controversi e di forte attualità quali la protezione dei dati personali, l’intelligenza artificiale, e il copyright.
Oggi entro nel merito dello scandalo Facebook/Cambridge Analytica.
È notizia fresca la multa di 500.000 sterline del Garante del Regno Unito a Facebook proprio per il mancato rispetto della protezione dei dati personali.
25 luglio 2018
22 luglio 2018
PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA di CASA CERVI
Seconda edizione a Sulbiate de "La Tradizionale Pastasciuttata Antifascista di Casa Cervi"
organizzata dalla Bottega del commercio equo e solidale.
"Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo, ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele, e dicevo: – Beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno lo Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica. Ma intanto la pastasciutta è cotta, e colmiamo i carri con i paioli. Per la strada i contadini salutano, tanti si accodano al carro, è il più bel funerale del fascismo."
(Alcide Cervi, "I miei sette figli")
19 luglio 2018
Borsellino, i 26 anni dalla strage di via D'Amelio e il depistaggio
di Luigi Grimaldi
Il 19 luglio 1992 un'autobomba uccide a Palermo il magistrato Paolo Borsellino, 5 agenti di scorta e le speranze di molti italiani. Solo quest'anno una sentenza parla di "uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana" proprio a proposito delle indagini su quella strage
Sembrava la scena di un bombardamento. Un palazzo sventrato. Sangue, fumo e distruzione ovunque. Un'autobomba uccide a Palermo il magistrato Paolo Borsellino, e con lui la speranza di un Paese intero: vincere la battaglia contro la mafia che da pochi mesi aveva ucciso allo stesso modo il collega Giovanni Falcone. "È tutto finito", si disse. Non era vero. Moriva Borsellino, eroico servitore dello Stato, e iniziava una nuova guerra che ancora oggi continua. Quella per la verità.
19 Luglio 1992 - 19 Luglio 2018: 26 anni. Tanti ne sono serviti perché una sentenza sancisse questo mese, nelle motivazioni che "soggetti inseriti negli apparati dello Stato" indussero Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sulla strage che uccise il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e i 5 agenti della scorta.
18 luglio 2018
10 luglio 2018
LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA
Sabato 07 Luglio 2018
Assemblea Nazionale PD: il fatto.
Maurizio Martina è stato eletto segretario nazionale (7 contrari e 13 astenuti). Si è impegnato ad avviare una nuova fase costituente del partito ed a convocare un congresso straordinario entro le prossime elezioni europee, previste per il 26 maggio 2019. Le regole verranno fissate nel prossimo autunno, in una nuova assemblea chiamata a rivedere lo statuto. Di fatto, si profila un percorso in due fasi: la prima di confronto sulle idee, poi la scelta dei nuovi gruppi dirigenti.
In autunno si terranno inoltre i congressi provinciali e regionali. Unico dissenziente Giachetti, che avrebbe voluto primarie anticipate.
Assemblea Nazionale PD: il commento.
Matteo Renzi ha salutato l’assemblea con il suo stile e con una lunga analisi delle cause della sconfitta, riassunte in dieci punti. Nessuna autocritica: le colpe principali stanno nella minoranza interna troppo critica, nei fuoriusciti di Leu e Pisapia, nello scarso carisma di Gentiloni.
Di tutt’altra pasta l’intervento del nuovo segretario Martina, consapevole della necessità di una vera ripartenza. I tempi di reazione mi sembrano peró fin troppo slow: giusto fare una discussione approfondita ma non possiamo stare appesi per un anno.
8 luglio 2018
7 luglio 2018
Like a Rolling Stone
La nota rivista di musica in un editoriale prende le distanze dalla politica di Matteo Salvini e lancia un appello a intellettuali e artisti: “Chi tace è complice”
La redazione della rivista ha lanciato così il suo messaggio contro “un’Italia sempre più cattiva, lacerata, incapace di sperare e di avere fiducia negli altri e nel futuro. Un’Italia rabbiosa e infelice. Fa ancora più male prendere atto che questa rabbia si è fatta potere. Non vogliamo che il nostro Paese debba trovare un nemico per sentirsi forte e unito. Per questo non possiamo tacere”.
E Rolling Stone, che da sempre è una rivista impegnata nella vita politica e sociale, ha voluto prendere una posizione chiara, ha voluto far sapere a tutti da che parte sta di fronte a dei “valori sui quali abbiamo costruito la civiltà, la convivenza” e che ora “sono messi in discussione”. “Ci troviamo costretti – si legge ancora nell’editoriale – a battaglie di retroguardia, su temi che consideravamo ormai patrimonio condiviso e indiscutibile. I sedicenti “nuovi” sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali”.
Per questo la rivista ha chiesto ad artisti e intellettuali di aderire all’appello e in tanti in queste ore lo stanno facendo, da Daria Bignardi a Erri De Luca e Chef Rubio, da Michele Serra ad Alessandro Robecchi e ancora attori e fumettisti come Carolina Crescentini, Anna Foglietta e Marco D’Amore, Gipi e Zerocalcare, registi come Daniele Vicari e Gabriele Muccino e ovviamente cantanti e musicisti come Elisa, Lo Stato Sociale, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, i Negramaro e i Tre Allegri Ragazzi Morti.
La redazione della rivista ha lanciato così il suo messaggio contro “un’Italia sempre più cattiva, lacerata, incapace di sperare e di avere fiducia negli altri e nel futuro. Un’Italia rabbiosa e infelice. Fa ancora più male prendere atto che questa rabbia si è fatta potere. Non vogliamo che il nostro Paese debba trovare un nemico per sentirsi forte e unito. Per questo non possiamo tacere”.
E Rolling Stone, che da sempre è una rivista impegnata nella vita politica e sociale, ha voluto prendere una posizione chiara, ha voluto far sapere a tutti da che parte sta di fronte a dei “valori sui quali abbiamo costruito la civiltà, la convivenza” e che ora “sono messi in discussione”. “Ci troviamo costretti – si legge ancora nell’editoriale – a battaglie di retroguardia, su temi che consideravamo ormai patrimonio condiviso e indiscutibile. I sedicenti “nuovi” sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali”.
Per questo la rivista ha chiesto ad artisti e intellettuali di aderire all’appello e in tanti in queste ore lo stanno facendo, da Daria Bignardi a Erri De Luca e Chef Rubio, da Michele Serra ad Alessandro Robecchi e ancora attori e fumettisti come Carolina Crescentini, Anna Foglietta e Marco D’Amore, Gipi e Zerocalcare, registi come Daniele Vicari e Gabriele Muccino e ovviamente cantanti e musicisti come Elisa, Lo Stato Sociale, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, i Negramaro e i Tre Allegri Ragazzi Morti.
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