1 maggio 2020
30 aprile 2020
"Siamo tornati alla preistoria, dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere"
di LUIGI PASTORE - La Repubblica
27 aprile 2020
Roberto Cingolani, fisico, membro della task force del governo Conte guidata da Vittorio Colao: "Riparametrarsi è in fondo una opportunità, se non ci fosse stato questo scossone avremmo continuato questa corsa un po' insensata dentro un certo modello economico, invece siamo chiamati a cambiare. E se sprecheremo questa opportunità, sarà un grande errore storico"
"Questo tsunami che si è abbattuto su di noi, ci mette di fronte a una sfida epocale. Qui non si tratta solo di uscire da una situazione di emergenza gravissima, ma anche di rivedere la nostra visione del mondo per il futuro e dobbiamo iniziare a farlo a partire dalle scuole, perché è lì che si costruiscono le prossime generazioni, è lì che ci sono i nostri figli, che tra poco dovranno vivere da adulti in questo mondo".
Dottor Cingolani, quanto sarà importante in questa fase e poi anche dopo l'innovazione tecnologica il più possibile non diseguale?
"Noi siamo vissuti sino a due mesi fa con una certa scala di valori per noi fondamentali, poi è arrivato uno tsunami che ci riporta drammaticamente come a uno stato di preistoria. Il Covid è una cosa estremamente seria, che tuttavia ci ha indicato che dobbiamo cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere. Ora che siamo ancora dentro l'epidemia dobbiamo minimizzare i rischi e controllare il danno, bisogna cercare dei compromessi, stando attenti alla evoluzione della malattia".
27 aprile 2020
Roberto Cingolani, fisico, membro della task force del governo Conte guidata da Vittorio Colao: "Riparametrarsi è in fondo una opportunità, se non ci fosse stato questo scossone avremmo continuato questa corsa un po' insensata dentro un certo modello economico, invece siamo chiamati a cambiare. E se sprecheremo questa opportunità, sarà un grande errore storico"
"Questo tsunami che si è abbattuto su di noi, ci mette di fronte a una sfida epocale. Qui non si tratta solo di uscire da una situazione di emergenza gravissima, ma anche di rivedere la nostra visione del mondo per il futuro e dobbiamo iniziare a farlo a partire dalle scuole, perché è lì che si costruiscono le prossime generazioni, è lì che ci sono i nostri figli, che tra poco dovranno vivere da adulti in questo mondo".
Dottor Cingolani, quanto sarà importante in questa fase e poi anche dopo l'innovazione tecnologica il più possibile non diseguale?
"Noi siamo vissuti sino a due mesi fa con una certa scala di valori per noi fondamentali, poi è arrivato uno tsunami che ci riporta drammaticamente come a uno stato di preistoria. Il Covid è una cosa estremamente seria, che tuttavia ci ha indicato che dobbiamo cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere. Ora che siamo ancora dentro l'epidemia dobbiamo minimizzare i rischi e controllare il danno, bisogna cercare dei compromessi, stando attenti alla evoluzione della malattia".
29 aprile 2020
130 ore alla fase due: le famiglie senza risposte
di Redazione Vita.it
Lettera del presidente del Forum delle Famiglie a Giuseppe Conte: «La prima risposta che chiediamo all’esecutivo è quella di soluzioni concrete e immediate affinché il 4 maggio le famiglie sappiano come conciliare serenamente il lavoro e l’attività di cura dei propri figli. La seconda? L'assegno per ogni figlio nel dl aprile»
Mancano 130 ore all’avvio della fase due. Il 4 maggio i genitori torneranno al lavoro ma ancora non sanno a chi potranno lasciare i figli. «Chiediamo di inserire l’assegno straordinario per ogni figlio nel dl di aprile. Nei 55 miliardi di euro che saranno messi a disposizione non può non esserci questo assegno»: così il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, in una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dopo l’incontro di ieri sul tema delle misure di sostegno economico e sociale alle famiglie.
Il suo “osservatorio privilegiato” permette di avere bel il ‘termometro’ delle famiglie italiane: «riceviamo ogni giorno feedback allarmanti. Il timore è che, se non arrivano risposte chiare entro le 130 ore che restano all’avvio della fase due, la delusione sarà tanta. Le famiglie non chiedono elemosina, ma di essere messe nelle condizioni di vivere dignitosamente. La prima e più urgente risposta che chiediamo all’esecutivo è quella di soluzioni concrete e immediate affinché il 4 maggio le famiglie sappiano come conciliare serenamente il lavoro e l’attività di cura dei propri cari a casa».
«Confido pertanto - conclude la lettera - nella possibilità di non perdere l’opportunità aperta dal nostro incontro di ieri, al quale auspichiamo seguano nuovi appuntamenti, per trasformare una crisi storica e drammatica per le famiglie in opportunità di rilancio e di costruzione del Paese che verrà».
Lettera del presidente del Forum delle Famiglie a Giuseppe Conte: «La prima risposta che chiediamo all’esecutivo è quella di soluzioni concrete e immediate affinché il 4 maggio le famiglie sappiano come conciliare serenamente il lavoro e l’attività di cura dei propri figli. La seconda? L'assegno per ogni figlio nel dl aprile»
Mancano 130 ore all’avvio della fase due. Il 4 maggio i genitori torneranno al lavoro ma ancora non sanno a chi potranno lasciare i figli. «Chiediamo di inserire l’assegno straordinario per ogni figlio nel dl di aprile. Nei 55 miliardi di euro che saranno messi a disposizione non può non esserci questo assegno»: così il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, in una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dopo l’incontro di ieri sul tema delle misure di sostegno economico e sociale alle famiglie.
Il suo “osservatorio privilegiato” permette di avere bel il ‘termometro’ delle famiglie italiane: «riceviamo ogni giorno feedback allarmanti. Il timore è che, se non arrivano risposte chiare entro le 130 ore che restano all’avvio della fase due, la delusione sarà tanta. Le famiglie non chiedono elemosina, ma di essere messe nelle condizioni di vivere dignitosamente. La prima e più urgente risposta che chiediamo all’esecutivo è quella di soluzioni concrete e immediate affinché il 4 maggio le famiglie sappiano come conciliare serenamente il lavoro e l’attività di cura dei propri cari a casa».
«Confido pertanto - conclude la lettera - nella possibilità di non perdere l’opportunità aperta dal nostro incontro di ieri, al quale auspichiamo seguano nuovi appuntamenti, per trasformare una crisi storica e drammatica per le famiglie in opportunità di rilancio e di costruzione del Paese che verrà».
26 aprile 2020
Sono i Bond europei il nostro obiettivo vitale, il MES è complementare
Care, cari,
si è chiusa una settimana cruciale in Parlamento UE e se ne apre un’altra con un appuntamento fondamentale, cioè la riunione del Consiglio europeo del 23 aprile, da cui ci attendiamo una decisione forte per affrontare e superare la crisi del COVID-19.
Una decisione forte richiede: la rapidità, l’adeguatezza del monte delle risorse, ma soprattutto, LO SFORZO COMUNE DI TUTTA L’EUROPA. Solo in un’ottica di solidarietà e di cooperazione, ma anche di convenienza reciproca il nostro continente supererà la crisi più grande da quando è nato.
Tre sono stati i passaggi:
- L’Eurogruppo, formato dai Ministri del Tesoro che ha chiuso con un documento con decisioni già prese e con proposte da sviluppare;
- il Parlamento UE che ha approvato una risoluzione con alcuni punti chiave;
- il Consiglio europeo, cioè il consesso dei capi di Stato e di Governo, cui spettano le decisioni formali.
Sul tavolo ci sono tante proposte per l’immediato e per il futuro e ci sono paesi come l’Italia, la Francia, la Spagna e tanti altri che spingono per un forte piano europeo, altri come l’Olanda, l’Austria e la Finlandia che frenano o si oppongono e la Germania è molto titubante, che “dobbiamo assolutamente portare dalla nostra parte” (si veda aggiornamento in calce).
Arrivati a questo punto l’obiettivo fondamentale, direi vitale, per l’Italia è avere un “FONDO PER LA RICOSTRUZIONE” alimentato da obbligazioni (Recovery Bond o Eurobond che siano) garantite dall’Europa, o attraverso il Bilancio Europeo o attraverso i singoli Stati. La garanzia europea rende tali obbligazioni solide e perciò “attrattive” capaci di mobilitare molte risorse.
25 aprile 2020
Né eroi né invasori! On line “Non sono io” un video ispirato a “Bella ciao” e interpretato da migranti.
“Non siamo eroi, ma nemmeno invasori”. “Non sono io”, un video realizzato da COSPE e dall’Associazione Carta di Roma, per la regia del giornalista Valerio Cataldi e con le musiche di Alaa Arsheed e Isaac De Martin.
Un video che, con un testo che si ispira a “Bella Ciao”, dà voce e volto agli immigrati e alle seconde generazione che in questi giorni di emergenza continuano a lavorare in prima linea e in situazioni a rischio, negli ospedali, nei supermercati, nei campi, nelle Rsa, nelle consegne a domicilio… Sono Henry, Lela, Ajay, Marwa, Andi, Luisa, Yvan, Yiftalem, Mercy e Ana Lou e hanno origini peruviane, indiane, cinesi, etiopi etc…
"Ma soprattutto, vedete, dobbiamo fare noi stessi: è la premessa per tutto il resto"
Lettera agli amici, Giacomo Ulivi
Cari Amici,
Vi vorrei confessare innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa lettera. L'avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine che ci circondano, ma, nel passare da questo argomento di cui desidero parlarvi, temevo di apparire "falso", di inzuccherare con un patetico preambolo una pillola propagandistica. E questa parola temo come un'offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame che vorrei fare con voi. Invece dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quanto da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. Non voglio sembrarvi un Savonarola che richiami il flagello. Vorrei che con me conveniste quanto ci sentiamo impreparati, e gravati di recenti errori, e pensassimo al fatto che tutto noi dobbiamo rifare. Tutto dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall'industria ai campi di grano. Ma soprattutto, vedete, dobbiamo fare noi stessi: è la premessa per tutto il resto. Mi chiederete: perché rifare noi stessi, in che senso? Ecco per esempio, quanti di noi sperano nella fine di questi casi tremendi, per iniziare una laboriosa e quieta vita, dedicata alla famiglia e al lavoro? Benissimo: è un sentimento generale, diffuso e soddisfacente. Ma, credo, lavorare non basterà; e nel desiderio invincibile di "quiete", anche se laboriosa è il segno dell'errore. Perché in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. È il tremendo, il più terribile, credetemi, risultato di un'opera di diseducazione ventennale, di diseducazione o di educazione negativa, che martellando per vent'anni da ogni lato è riuscita ad inchiodare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della "sporcizia" della politica, che mi sembra sia stato ispirato per due vie. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è un lavoro di "specialisti". Duro lavoro, che ha le sue esigenze: e queste esigenze, come ogni giorno si vedeva, erano stranamente consimili a quelle che stanno alla base dell'opera di qualunque ladro e grassatore. Teoria e pratica concorsero a distoglierci e ad allontanarci da ogni attività politica. Comodo, eh? Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, questo dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora, che nella vita politica – se vita politica vuol dire soprattutto diretta partecipazione ai casi nostri – ci siamo stati scaraventati dagli eventi. Qui sta la nostra colpa, io credo: come mai, noi italiani, con tanti secoli di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione, in cui non altri che i nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubblica, il che vuol dire a sé stessi, senza esempio forse, abbiamo abdicato, lasciato ogni diritto, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola? Che cosa abbiamo creduto? Creduto grazie al cielo niente ma in ogni modo ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoranza inadeguata, moralmente e intellettualmente.
Cari Amici,
Vi vorrei confessare innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa lettera. L'avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine che ci circondano, ma, nel passare da questo argomento di cui desidero parlarvi, temevo di apparire "falso", di inzuccherare con un patetico preambolo una pillola propagandistica. E questa parola temo come un'offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame che vorrei fare con voi. Invece dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quanto da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. Non voglio sembrarvi un Savonarola che richiami il flagello. Vorrei che con me conveniste quanto ci sentiamo impreparati, e gravati di recenti errori, e pensassimo al fatto che tutto noi dobbiamo rifare. Tutto dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall'industria ai campi di grano. Ma soprattutto, vedete, dobbiamo fare noi stessi: è la premessa per tutto il resto. Mi chiederete: perché rifare noi stessi, in che senso? Ecco per esempio, quanti di noi sperano nella fine di questi casi tremendi, per iniziare una laboriosa e quieta vita, dedicata alla famiglia e al lavoro? Benissimo: è un sentimento generale, diffuso e soddisfacente. Ma, credo, lavorare non basterà; e nel desiderio invincibile di "quiete", anche se laboriosa è il segno dell'errore. Perché in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. È il tremendo, il più terribile, credetemi, risultato di un'opera di diseducazione ventennale, di diseducazione o di educazione negativa, che martellando per vent'anni da ogni lato è riuscita ad inchiodare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della "sporcizia" della politica, che mi sembra sia stato ispirato per due vie. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è un lavoro di "specialisti". Duro lavoro, che ha le sue esigenze: e queste esigenze, come ogni giorno si vedeva, erano stranamente consimili a quelle che stanno alla base dell'opera di qualunque ladro e grassatore. Teoria e pratica concorsero a distoglierci e ad allontanarci da ogni attività politica. Comodo, eh? Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, questo dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora, che nella vita politica – se vita politica vuol dire soprattutto diretta partecipazione ai casi nostri – ci siamo stati scaraventati dagli eventi. Qui sta la nostra colpa, io credo: come mai, noi italiani, con tanti secoli di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione, in cui non altri che i nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubblica, il che vuol dire a sé stessi, senza esempio forse, abbiamo abdicato, lasciato ogni diritto, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola? Che cosa abbiamo creduto? Creduto grazie al cielo niente ma in ogni modo ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoranza inadeguata, moralmente e intellettualmente.
24 aprile 2020
25 Aprile 2020
Il 25 aprile, alle ore 15.00, ognuno dalla propria casa, distanti ma uniti, canteremo Bella Ciao e appenderemo il tricolore dalle finestre di ogni casa.
Abbiamo aderito all'appello lanciato da Anpi per celebrare la Liberazione e faremo sentire le voci della nostra comunità. Perché, mai come in questo momento, il nostro Paese ha bisogno di ricordare l'importanza e il significato di questo giorno di liberazione.
#bellaciaoinognicasa
Abbiamo aderito all'appello lanciato da Anpi per celebrare la Liberazione e faremo sentire le voci della nostra comunità. Perché, mai come in questo momento, il nostro Paese ha bisogno di ricordare l'importanza e il significato di questo giorno di liberazione.
#bellaciaoinognicasa
23 aprile 2020
"RINASCERE": il manifesto ANPI per il 25 aprile
In occasione del 75esimo anniversario della Liberazione il Maestro Ugo Nespolo ha realizzato e donato all'ANPI un manifesto con la parola d'ordine: RINASCERE. La Festa della Liberazione come Festa della ripartenza per tutti gli italiani.
22 aprile 2020
Sala: “La Lega in due giorni dal terrore al libera tutti. Più test e meno slogan”
L’intervista al sindaco di Milano di Piero Colaprico – la Repubblica
Pubblicato il 16 Aprile 2020
Sindaco Sala, la Regione dice che si riparte il 4 maggio… Parla di 4 D. Distanza, dispositivi e cioè mascherine, digitalizzazione e diagnosi…
«L’ha deciso la Regione o Salvini? Stanno passando dal terrore sul numero dei contagi di due giorni fa al liberi tutti. Un po’ più di equilibrio non guasterebbe. Guardi, io non sono contrario a rimettere in moto l’economia, perché alla fine si parla di lavoro per tanta gente. Ma devono essere fornite le garanzie adeguate per chi andrà a lavorare. Quello del 4D è uno slogan senza contenuto. Nella D di dispositivi varranno anche i foulard o le sciarpe, come da loro precedente ordinanza?».
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato alla cautela…
«E ci mancherebbe, abbiamo tutti continuato a dire che la salute è la prima cosa. Qualche settimana fa quando c’erano da sostenere le ragioni della chiusura ci dicevano di guardare all’Oms, faranno così anche adesso?».
Qual è la cosa più importante per rimettere la gente al lavoro?
«Che vengano fatti i test d’immunità e purtroppo su questi, che vengono praticati largamente in Veneto, in Lombardia siamo indietrissimo. Siccome a Milano non si fanno, oggi ho rotto gli indugi e mi sono accordato con l’ospedale Sacco per farli in autonomia, cominciamo con i 4mila del personale Atm, che lavorano nel delicato settore dei trasporti, e poi vediamo».
Pubblicato il 16 Aprile 2020
Sindaco Sala, la Regione dice che si riparte il 4 maggio… Parla di 4 D. Distanza, dispositivi e cioè mascherine, digitalizzazione e diagnosi…
«L’ha deciso la Regione o Salvini? Stanno passando dal terrore sul numero dei contagi di due giorni fa al liberi tutti. Un po’ più di equilibrio non guasterebbe. Guardi, io non sono contrario a rimettere in moto l’economia, perché alla fine si parla di lavoro per tanta gente. Ma devono essere fornite le garanzie adeguate per chi andrà a lavorare. Quello del 4D è uno slogan senza contenuto. Nella D di dispositivi varranno anche i foulard o le sciarpe, come da loro precedente ordinanza?».
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato alla cautela…
«E ci mancherebbe, abbiamo tutti continuato a dire che la salute è la prima cosa. Qualche settimana fa quando c’erano da sostenere le ragioni della chiusura ci dicevano di guardare all’Oms, faranno così anche adesso?».
Qual è la cosa più importante per rimettere la gente al lavoro?
«Che vengano fatti i test d’immunità e purtroppo su questi, che vengono praticati largamente in Veneto, in Lombardia siamo indietrissimo. Siccome a Milano non si fanno, oggi ho rotto gli indugi e mi sono accordato con l’ospedale Sacco per farli in autonomia, cominciamo con i 4mila del personale Atm, che lavorano nel delicato settore dei trasporti, e poi vediamo».
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