Paese diviso dalla Pedemontana A Grandate - Davide contro Golia
Il sindaco Monica Luraschi: "Siamo un Comune piccolo, paghiamo un prezzo troppo alto per la nostra comunità".
Grandate, 22 giugno 2011 - Osservare la piana di Grandate dalla finestra dell’ufficio del sindaco è un pò come guardare un campo di battaglia: capannoni sventrati, reti rosse da cantiere che tagliano i campi e si incuneano tra le case. A chi le chiede perché è così contraria alla Pedemontana Monica Luraschi risponde mostrando quello che si vede dalla finestra del suo ufficio: un paese praticamente distrutto in nome del progresso, o meglio di una strada.
«Siamo un Comune piccolo alle porte di una città – spiega quasi rassegnata – per questo ci troviamo a pagare un prezzo che senza dubbio è troppo alto per la nostra comunità. La nostra è una lista civica, non abbiamo santi in paradiso. Ci sono Lega e Pdl ma qui siedono sui banchi dell’opposizione e ogni volta che si è trattato di discutere di Pedemontana hanno preferito disertare la seduta». Sembra la storia di Davide contro Golia quella di Grandate e APL , Autostrada Pedemontana Lombarda, una storia che quattro giorni fa è finita davanti ai banchi del Tar, dove il Comune ha deciso di portare la società per cercare di ottenere un cambio nel tracciato del progetto.
«Non possiamo opporci alla Pedemontana – prosegue il sindaco – questo lo sappiamo. Quello che chiediamo è che sia rispettata una delibera del Cipe che si era espresso sottolineando la necessità di rispettare almeno la zona del cimitero». In quel tratto infatti secondo il Comune l’autostrada avrebbe dovuto o cambiare percorso o proseguire in galleria.
«Pedemontana ha undici ingegneri che lavorano attorno ai tracciati e alle nostre proteste ha risposto che questo non era tecnicamente possibile. A nostre spese abbiamo dovuto pagare un tecnico che con una controperizia ha dimostrato non solo che la variante si poteva fare ma addirittura che era possibile avere i permessi necessari in tempi relativamente rapidi, così da non rallentare il cantiere». Ma anche questa soluzione è stata cassata da Pedemontana, questa volta per un problema di costi.
«So che hanno stimato in 25 milioni di euro il costo di questa variante, cosa che da parte nostra non siamo in grado di verificare – prosegue Monica Luraschi – mi chiedo se all’interno di queste stime siano in qualche modo conteggiati anche migliaia di ricorsi promossi dagli espropriati, la distruzione di aree verdi o di interi tessuti urbani, com’è nel caso di Grandate. Ci sono i costi economici ma anche i costi sociali da calcolare».
Da qui la decisione di ricorrere al Tar dove il Comune si è fatto rappresentare dal neoassessore all’Urbanistica di Pisapia a Milano, Lucia De Cesaris, che il giorno dell’udienza per questioni di opportunità ha deciso di farsi sostituire dalla collega di studio. «Speriamo nella giustizia, siamo fiduciosi, il presidente della corte era molto attento e ha dimostrato di conoscere il problema. Se spero in una soluzione politica? Impossibile, basti dire che il presidente Carioni prima ha ammesso che la situazione a Grandate sarebbe solo peggiorata con la Pedemontana e poi ci ha lasciati soli».
di Roberto Canali
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