3 febbraio 2020

Levi: «Lettori, Italia divisa in due»

Il presidente dell’Aie lancia l’allarme: «Al Nord sono il doppio che al Sud. La nuova legge sul libro peserà sulle famiglie».

Intervista di ALESSIA RASTELLI Corriere della sera
«Non è vero che tutta l’Italia non legge. Il nostro Paese è diviso drammaticamente in due: al Nord il tasso di lettura è del 48,8%, al Sud e nelle isole del 23%. Un dato che rivela, una volta di più, la portata di una gravissima spaccatura nazionale». Ricardo Franco Levi lancia l’allarme. Il presidente dell’Associazione italiana editori (Aie) è ospite il 31 gennaio a Venezia della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri. E qui, a poche ore dall’approvazione in Commissione Cultura del Senato del disegno di legge sul libro e la lettura, presenta i dati sull’andamento del mercato. Un’occasione per ribadire anche la sua preoccupazione per le nuove norme che prevedono, tra i punti cardine, un tetto agli sconti del 5%, contro l’attuale 15%: «La drastica riduzione dei margini di manovra sul prezzo del libro da parte di tutti i punti vendita, librerie, super e ipermercati, store online, peserà direttamente sui lettori e sulle famiglie».

Presidente Levi, qual è ad oggi lo stato di salute del libro?
«Il 2019 è stato un anno buono. Il fatturato scaturito dalla vendita dei titoli di narrativa, saggistica e ragazzi, in formato cartaceo ed ebook, è cresciuto del 4,9% rispetto al 2018, recuperando i livelli del 2011; le copie vendute sono aumentate del 3,4%. L’editoria italiana si conferma di gran lunga la prima industria culturale del Paese e la quarta in Europa».

2 febbraio 2020

Elezioni in Emilia Romagna.

L'opinione del Segretario Raimondi - Monza              
Scritto da Matteo Raimondi

Stefano Bonaccini è stato riconfermato alla guida della Regione Emilia-Romagna.
A lui, a tutto il Partito Democratico Emilia-Romagna e alla coalizione che lo ha sostenuto un immenso grazie.
La notte fra domenica e lunedì ci consegna un dato importante: il Partito Democratico è in grado di rappresentare l’argine ad una politica di destra.
Esiste un modello migliore una politica migliore, e gli emiliano romagnoli lo hanno chiaramente dimostrato.
Una politica che sa amministrare bene, che non si lascia trascinare nella facile propaganda, che sa fare squadra e che sa opporsi mettendoci la faccia e le idee vincenti.
Sono convinto da sempre che non possiamo trattare ogni volta le elezioni a vari livelli come un test sulla politica nazionale, tuttavia non possiamo nemmeno ignorare i segnali che ci arrivano dai cittadini.
È tempo che il Partito Democratico dia un senso ancora più forte alla politica di questo Governo: indichiamo una via e seguiamola, in modo chiaro e netto.
Smettiamola di essere la stampella del M5S. Ne siamo capaci e lo abbiamo dimostrato.
Solo così potremo veramente invertire la rotta di questo Paese.


Grazie Gianni Rodari

Il maestro che ci ha insegnato la rivoluzione della fantasia
Trasformare tutto. Sognare in grande.  E non avere paura di sbagliare. A 100 anni dalla nascita dello scrittore che ha portato a scuola un mondo incantato, il ricordo di chi tra i banchi c’era veramente
Tratto da la Repubblica di Donatella Di Cesare

La scuola Piccinnini sembrava lontana, lontanissima, oltre ogni periferia. Solo la via Tiburtina riusciva ad arrivarci. Per il resto era circondata da prati incolti - aridi d’estate, fangosi d’inverno. Percorrerli ogni mattina mi sembrava una punizione ulteriore; si aggiungeva a sventure e tracolli che in quel periodo inseguivano la mia famiglia, da poco rientrata a Roma. L’insofferenza non si stemperava in classe, una quinta elementare frequentata da figlie di operai e disoccupati che nei volti, nei gesti, nelle parole portavano incisi le difficoltà, gli stenti, i soprusi che vivevano quotidianamente fuori.

La maestra si dava da fare. Ma i suoi sforzi non erano ripagati. Ogni tanto perdeva la pazienza - volava qualche schiaffo. Era ancora solo ottobre e la situazione appariva stagnante. Un giorno arrivò un nuovo maestro, o meglio, un maestro ausiliario, che avrebbe dovuto dare una mano. Era un uomo minuto, un po’ timido. Non alzava la voce e sorrideva spesso. Eppure era inflessibile.

In poco tempo tutto fu rivoluzionato. Cambiò l’aula, cambiò l’atmosfera e cambiammo noi. Le ore passavano rapidamente una dopo l’altra. Anzi, restavamo a scuola anche nel pomeriggio. I nostri impegni si erano moltiplicati e noi, prima così riottose e maldisposte, avevamo finito per essere addirittura entusiaste.

30 gennaio 2020

Caro Attilio Fontana, sono disabile ma non imbecille. E voto con la mia testa.

Il Governatore lombardo Attilio Fontana sostiene che la vittoria del PD in Emilia Romagna è avvenuta anche grazie al trasporto attrezzato di anziani e persone con disabilità ai seggi da parte del partito. Una dichiarazione forzata che vuole giustificare la sconfitta in un modo molto discutibile.

di Iacopo Melio - Fanpage.it

Caro Attilio Fontana, fra un mese ho ventotto anni, fra una settimana una laurea in Scienze Politiche, e da sempre una malattia rara. E da quel sempre, Governatore, succede ad ogni campagna: cittadini con disabilità come merce di scambio elettorale.

Quante ne ho viste e quante ne ho lette, sa? Anche sulla mia stessa pelle. Illusioni per famiglie disperate, spesso impraticabili o pericolose: penso all’istituzione (fortunatamente scomparsa) del Ministro per la Disabilità, che tra l’altro portava il suo stesso cognome, inutile in quanto “senza portafoglio” ma soprattutto discriminatorio dato che, ancora una volta, sottolineava la specialità e non l’inclusività di certe questioni universali. Un ennesimo recinto, per di più associato alla Famiglia, con quel velo pietistico e caritatevole che non vorrà mai un disabile adulto, indipendente, autodeterminato… Ma al quale siete fin troppo aggrappati, come Matteo Salvini agita con violenza il rosario, a soffocare coscienza se mai ne abbia.

Non le è bastata una propaganda basata sul regresso, ha voluto strafare perché di avvoltoi non ce n’è mai abbastanza: di quelli che smembrano le dignità e si rifocillano di speranze altrui. E allora giù sui disabili, a picco, e poi gli anziani, affondati. Perché se abbiamo problemi fisici, troppi anni sulle spalle, disagi mentali, è risaputo: oltre ad essere un peso per la collettività, siamo anche dei completi imbecilli. Probabilmente.

28 gennaio 2020

Cerimonia della posa della Pietra d’Inciampo per Mattavelli Angelo

Sulbiate, 26 gennaio 2020
Questo è il testo che Daniela Mattavelli ha letto a nome di nipoti e pronipoti tutti.

Desideriamo ringraziare l’Amministrazione Comunale e il Comitato delle Pietre d’Inciampo di Monza e Brianza perché questa iniziativa volta a “fare memoria” e a mettere in guardia le generazioni di oggi e di domani contro il male che l’uomo è capace di coltivare e di compiere, rappresenta per Angelo e per i suoi familiari anche un Atto di Giustizia.

Un piccolo Atto di Giustizia, se lo rapportiamo agli atroci patimenti che Angelo ha dovuto subire, alla sua morte insensata e al dolore che ha lacerato i suoi cari per il resto della loro vita.

Ma, nello stesso tempo, un grande Atto di Giustizia, perché questa pietra con il suo nome scolpito – a restituirgli l’identità strappatagli dalla barbarie nazista - questa mattonella lucente sul selciato, d’ora in poi sarà sotto gli occhi di tutti i passanti, attirerà l’attenzione dei bambini e qualcuno, leggendone l’iscrizione, si domanderà chi era Angelo e forse proverà sentimenti di pietà per la sua giovane vita spezzata.

Angelo era solo un ragazzo di 19 anni che ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un ragazzo normale, le cui uniche colpe furono il desiderio di aiutare la sua famiglia, il senso del dovere e la speranza di un futuro migliore. Tali erano certamente le motivazioni che lo spinsero ad andare a lavorare in città in una grande fabbrica (la Breda), e – forse – si sentiva fortunato per non essere stato ancora arruolato e mandato a combattere al fronte. Così, mentre infuriava la guerra, lasciando il più tranquillo paesino natio, affrontò i maggiori rischi che inevitabilmente si correvano a Milano, dove nel marzo 1944 si assisteva a una recrudescenza delle rappresaglie tedesche in risposta agli scioperi degli operai nelle maggiori fabbriche.

21 gennaio 2020

Venerdì 24 gennaio ore 20,30: il Viceministro Mauri a Monza

Venerdì 24 gennaio alle ore 20,30 sarà presente a Monza, presso la sala Picasso dell'Urban Center di Monza il Vice Ministro dell'Interno Matteo Mauri.

Sarà un'occasione importante per tutti noi per fare il punto della situazione e approfondire insieme a lui diversi aspetti relativi al presente e al futuro del Governo e del Paese.



16 gennaio 2020

Riscaldamenti: a confronto le emissioni di impianti a gas naturale, gasolio, legna e pellet

Si rileva una marcata differenza fra i vari combustibili, con un incremento progressivo di due ordini di grandezza nelle emissioni di PM passando dai combustibili gassosi e il gasolio al pellet e di un altro passando dal pellet alla legna da ardere.

Gabriele Migliavacca, Responsabile del Laboratorio Emissioni di Innovhub Stazioni Sperimentali per l’industria (Camera di commercio  Metropolitana di Milano, Monza- Brianza Lodi),  ha presentato a Milano, ad un un convegno su “Il ruolo del riscaldamento domestico nell’ambito della qualità dell’aria a scala locale e regionale”, uno studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, gpl, gasolio e pellet ed effetto dell’invecchiamento.

L’indagine di Innovhub – Stazioni Sperimentali per l’Industria “Studio comparativo sulle emissioni da apparecchi a gas, GPL, gasolio e pellet” parte dalla considerazione che il settore del riscaldamento ha un ruolo significativo nel produrre quelle emissioni inquinanti in atmosfera che generano rilevanti problemi di qualità dell’aria in molte aree italiane con frequenti periodi di crisi, che si collocano sempre durante la stagione invernale, quando gli impianti di riscaldamento sommano il proprio contributo a quelli del traffico e delle emissioni industriali.

La rielaborazione delle serie storiche dei dati dell’Inventario Ispra delle emissioni totali dei differenti settori ha condotto ad una significativa rivalutazione del peso del riscaldamento domestico, in particolar modo per quanto riguarda il particolato (PM), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e le diossine (PCDD-PCDF).

13 gennaio 2020

SettegiorniPD in Regione Lombardia

     La Newsletter del Partito Democratico del Consiglio regionale della Lombardia

L'Editoriale Il regalo di Fontana

La Regione ha fatto un gran bel regalo ai pendolari: sotto l’albero è arrivato, con tanto di fiocco e carta natalizia, l’annuncio del rinnovo del contratto con Trenord per altri 10 anni, fino al 2030. E pensare che, solo un anno fa, il Consiglio regionale affidava al governatore Fontana una raccomandazione (teoricamente vincolante) che prevedeva il rinnovo per 6 anni. Fontana, forse preso da generosa euforia natalizia, ha voluto esagerare e si è spinto fino a 10. Una scelta che denota una grave mancanza di visione strategica per il trasporto ferroviario lombardo ed è il frutto di decisioni emergenziali che stanno bloccando una reale modernizzazione del servizio. Il possibile allungamento monstrum del contratto è figlio dell’acquisto miliardario di 160 treni da parte della regione, deciso in extremis da Maroni per rimediare a mancati investimenti pregressi. E’ però anche conseguenza di un mancato chiarimento del rapporto con le Ferrovie dello Stato nella gestione di Trenord: più che aumentare la qualità del servizio pare ci si preoccupi di evitare l’arrivo di possibili concorrenti. La Lombardia dovrebbe promuovere l’innovazione, ma preferisce difendere l’esistente: non bastano nuovi treni per offrire una mobilità moderna ed efficiente.
Il 2020 è iniziato sotto una pesante cappa di smog, ma anche in questo campo, come in quello ferroviario, ci pare che l’unico obiettivo della giunta Fontana sia quello di perpetuare l’esistente, nella convinzione di aver già fatto tutto ciò che c’era da fare e nella speranza che l’abitudine di scaricare le colpe su altri continui a funzionare e a rassicurare i lombardi.

10 gennaio 2020

40 anni dopo. Omicidio Mattarella, «la mafia non ha vinto». Quel che manca alla verità

Non si conosce il nome del sicario che, il 6 gennaio 1980, uccise l’allora presidente della Regione Siciliana. A Palermo la commemorazione con il presidente della Repubblica, fratello della vittima
Alessandra Turrisi - Avvenire.it
 
Piersanti Mattarella nacque a Castellammare del Golfo (Trapani) il 24 maggio 1935. Esponente della Democrazia Cristiana, fu eletto dall’Assemblea regionale siciliana presidente della Regione il 9 febbraio 1978 con 77 voti su 100, alla guida di una coalizione di centrosinistra con l’appoggio esterno del Pci. Il 6 gennaio 1980, in Via della Libertà a Palermo, un sicario lo uccise a colpi di pistola.

Non c’è giustizia senza verità. E anche per il delitto Mattarella, come per troppe stragi italiane, non si conosce il nome di chi fermò la voglia di rinnovamento politico di un uomo che aveva il sogno di una Regione «con le carte in regola». Il 6 gennaio saranno trascorsi quarantanni dall'omicidio a Palermo del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, uomo della Dc, considerato artefice di una stagione di riforme e di trasparenza all'interno dell’amministrazione regionale e che per la prima volta portò il Pci a sostenere la maggioranza di centrosinistra. Il suo sogno si infranse quella mattina dell’Epifania del 1980, quando l’allievo di Aldo Moro fu colpito dai killer al volante della sua Fiat 132, davanti casa, nella centralissima via Libertà, mentre stava per andare a Messa. Un anniversario in cui la famiglia, le istituzioni, i cittadini aspettano ancora la verità.