12 ottobre 2011

RICOSTRUZIONE - In nome del Popolo Italiano. 5/11/2011.

Volantino tematico: SICUREZZA E' LIBERTA'.

RICOSTRUZIONE
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
5 NOVEMBRE 2011
Manifestazione Nazionale.

clicca sull'immagine per ingrandire.

Per la 91° volta il Governo è stato battuto alla Camera.

Bersani:"Berlusconi si convinca ad andare al Quirinale". Franceschini:"Prenda atto che la sua maggioranza non c'è più".


Governo è stato battuto ed è andato sotto sull'articolo 1 del rendiconto generale del bilancio dello Stato. Presenti alla Camera Berlusconi e tutto il governo.

Le opposizioni hanno chiesto al Governo in coro di prenderne atto.

"Mi aspetto che Berlusconi si convinca ad andare al Quirinale". Così Pier Luigi Bersani ha commentato la bocciatura del governo alla Camera. "Un governo bocciato sul consuntivo non può fare l'assestamento e un governo che non può fare l'assestamento è un governo che non c'è più", ha detto il segretario del PD ai cronisti.

Quanto accaduto oggi aggiunge alle "ragioni politiche della crisi anche ragioni strutturali. Berlusconi si convinca ad andare al Quirinale", sottolinea il segretario del Pd.




Repubblica: Maggioranza KO, Berlusconi rilancia: fiducia alla Camera entro giovedì.

Gelmini pronta ad ascoltare le ragioni della protesta?

Per anni ha negato i tagli e si è rifiutata di ascoltare gli studenti e i docenti.

Pochi giorni fa il Ministro Gelmini ha detto di essere pronta ad ascoltare le ragioni protesta ed in questa intervista ha Repubblica Repubblica (clicca qui) ha dichiarato di non essere più disponibile a sopportare altri tagli.



Pietro Virtuani segretario provinciale dei Giovani PD e membro dell'esecutivo di Rete Universitaria Nazionale in un intervento nel blog del PD di Brugherio ha così commentato:

"Ministro ci spieghi: perché quello che Lei chiamava riforma e che doveva portare efficienza e meritocrazia improvvisamente viene sconfessato proprio da lei, che invoca "basta tagli all'istruzione"? E non lo sa, Ministro, che invece i tagli continueranno, perché la sua "riforma" continua a ridurre risorse ancora per due anni? L'università italiana, la ricerca, la scuola pubblica, erano già in sofferenza prima che lei arrivasse, proprio per questo doveva dire queste parole 3 anni fa, non ora! E avrebbe dovuto insistere, come hanno fatto altri paesi europei, anche con maggioranze conservatrici, perché per rilanciare l'economia in un momento di crisi l'Italia puntasse su istruzione, innovazione e ricerca, che invece lei e il suo governo avete tagliato. Rispetto alle borse di studio poi, ecco una assurda situazione: in Italia esiste la figura dell'avente diritto non beneficiato; sono quelli studenti che pur rientrando nei parametri per usufruire di una borsa di studio, rimangono senza perché mancano soldi. E' vero ci sono adesso 100 milioni. Ma due anni erano 246: ha tagliato il fondo di due terzi! La triste verità è che il ministro vorrà anche ascoltarci, ma il suo governo e le sue politiche sulla scuola e sull'università sono figli della cultura neoliberista che ha portato questa crisi. Per questo, più che ascoltarci, riconosca il fallimento non solo politico ma ideologico del suo governo, e consenta a chi non solo ha a cuore le sorti del paese e dell'università, ma è portatore di istanze diverse e di un'altra visione di società, di correggere la rotta! "

La nota del mattino del 12 ottobre 2011.

1. IL VOTO SUL RENDICONTO DELLO STATO E’ UN COLPO MORTALE. BERLUSCONI TENTA DI EVITARE LE DIMISSIONI PER DARLE A GENNAIO E ANDARE A ELEZIONI GUIDANDO LUI IL GOVERNO. MA LA PARTITA E’ APERTA.
Il voto sul rendiconto dello Stato non è un semplice incidente di percorso. Perché senza quella legge di fatto non c’è la fiducia del Parlamento al governo.
Dal Corriere della Sera. “Esistono due precedenti, solo simili al voto di ieri. Uno risale ad oltre 20 anni fa, ed è il caso che portò alla fine del governo Goria. Non prima, però che l`emendamento al bilancio preventivo, bocciato, venisse più volte ripresentato, modificato, dal governo di allora, che subì per quattro volte lo stesso voto negativo. L`altro riguarda il presidente del Consiglio Andreotti, che senza sottoporsi allo stesso stillicidio di Goria, salì al Colle a dimettersi. Il cammino ora è a ostacoli anche per il governo Berlusconi che si è cacciato in un vero cui de sac regolamentare sul Rendiconto generale dello Stato. Infatti questa volta si tratta non del bilancio preventivo, ma di quello consuntivo di tutta l`attività delle amministrazioni pubbliche, cioè del documento che espone le risultanze delle entrate e delle spese dello Stato sia dal punto di vista finanziario che patrimoniale, e che quest`anno doveva illustrare gli effetti dell`andamento crescente dello spread sui titoli pubblici e dei numerosi e successivi aggiustamenti estivi alla manovra. Come se ne esce? Il presidente Gianfranco Fini ha già detto che intende ascoltare al riguardo la Giunta del regolamento della Camera, anch`essa da lui presieduta, e in cui le opposizioni, compreso Italo Bocchino di Fli, possono contare sulla maggioranza di 6 voti contro 5. Anche a prescindere dal voto del presidente. La Giunta ha un parere solo consultivo ed è facile prevedere che nella capigruppo della Camera (che è già stata convocata dopo la Giunta) la tesi essere ribaltata. Ma anche in questo caso ci vorrebbe non la maggioranza semplice, ma quella dei due terzi, che i sostenitori del governo non hanno. Naturalmente, però, le opposizioni puntano tutto sul fatto che l`articolo 81 della Costituzione prevede che «le Camere approvano ogni anno i bilanci e il Rendiconto consuntivo presentati dal governo», e che quindi, in caso di bocciatura, viene interrotto il rapporto fiduciario tra il Parlamento ed il governo. L`esecutivo infatti ieri è andato «sotto» proprio sull`articolo i che recita «E approvato il Rendiconto generale della Stato...». Il presidente del Consiglio vorrebbe mettere sul piatto anche l`ipotesi di un nuovo provvedimento da presentare alla Camera e sul quale, previa intesa con il capo dello Stato, chiederebbe la fiducia che di fatto si trasformerebbe in una fiducia sul governo. Ma intanto il Pd ha chiesto di sospendere l`approvazione al Senato della nota di aggiornamento del Def, Documento di economia e finanza, perché esso presuppone l`approvazione del Rendiconto che non c`è stata”.
Da L’Unità. Dall’intervista a Dario Franceschini. «Quello che è successo oggi in Aula non è casuale, è grazie al lavorio dell`opposizione. Per loro è stata una Caporetto: abbiamo mandato sotto il governo e bloccato il dl sulle intercettazioni, vorrei che qualcuno prendesse nota perché va bene prenderci i rimproveri della nostra gente quando sbagliamo, ma poi quando otteniamo risultati come questo vorremmo che non si attribuisse al caso. È una vittoria parlamentare costruita». Dario Franceschini
capogruppo Pd alla Camera ha da poco concluso un incontro, «informale» con il resto dell`opposizione parlamentare. «Siamo tutti d`accordo: le dimissioni di Berlusconi sono un atto dovuto, per noi la vicenda si chiude qui». Franceschini, voi chiedete le dimissioni del premier, ma dal Pdl minimizzano. La definiscono «una situazione assolutamente occasionale». E davvero solo questo? «Partiamo dall`aspetto politico: oggi (ieri per chi legge, ndr) in Aula il fallimento di Silvio Berlusconi è stato plateale. Al momento della votazione è arrivata la scoperta, per lui drammatica, di non avere più i numeri. Ormai questa maggioranza è in grado di tenersi in piedi soltanto quando deve votare le leggi ad personam e le fiducie, quando poi si passa all`attività parlamentare la battiamo ogni settimana». Ma questo ko implica anche aspetti ormali di un certo rilievo. Ci spiega perché non è sostenibile la tesi del banale incidente? «Perché stiamo parlando della bocciatura dell`articolo 1 del Rendiconto dello Stato. Questa bocciatura, come ha spiegato in Conferenza dei capigruppo il presidente della Commissione Bilancio, impedisce l`approvazione dell`assestamento di Bilancio e quindi della legge di stabilità. Secondo molti costituzionalisti, anche vicini alla maggioranza, la mancata approvazione del Rendiconto dello Stato fa cessare il rapporto fiduciario tra governo e parlamento. A questo punto le dimissioni sono un atto costituzionalmente dovuto». Berlusconi non ci pensa proprio...
«Berlusconi può sminuire i fatti, dire quello che vuole ma le sue restano parole al vento. Qui siamo di fronte ad un atto di sfiducia da parte del Parlamento. C`è un problema grande come una casa ma né lui né i suoi sembra vogliano rendersene conto». Ha visto che in Aula mancava anche Scilipoti? «Quella non è un`assenza rilevante. Ce ne erano altre di peso, non voglio fare dietrologia ma insomma...». Tremonti, per esempio. «Lui e altri». Oggi sarà la Giunta per il regolamento a stabilire come si dovrà procedere. Cicchitto pensa ad un maxiemendamento sul quale porre la fiducia. Secondo lei? «La Giunta farà la sua valutazione, ma è evidente che non si può procedere con emendamenti a un documento del genere. Propongono una cosa che non sta né in cielo né in terra. Bocciando l`articolo 1 è stato bocciato tutto l`impianto e non c`è altra strada che quella delle dimissioni, non lo diciamo noi, lo dice la letteratura costituzionale e per questo la nostra richiesta di dimissioni stavolta non è politica».
In queste condizioni solo una cosa è certa. Il governo di Silvio Berlusconi ha subito un colpo mortale. L’esito non è ancora chiaro, la partita è aperta. Il presidente del Consiglio punta a resistere fino a gennaio per far approvare le leggi che lo mettono al riparo dalla condanna per corruzione e dai processi e per fare in modo che la caduta del governo apra a quel punto la strada alle elezioni, ma con il governo guidato durante la campagna elettorale dallo stesso Berlusconi. Dal Corriere della Sera. Dall’articolo di Francesco Verderami. “Come una stella che si trasforma in buco nero, Berlusconi si rende conto di aver inghiottito ormai anche se stesso. Perciò dà per scontate le elezioni anticipate: «Si voterà l`anno prossimo», pronosticava infatti prima che alla Camera succedesse il patatrac”.

2. IL VOTO SUL RENDICONTO DELLO STATO E LA BOCCIATURA DELLA MANOVRA ANCHE DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI DIMOSTRANO QUEL CHE IL PD DICE DA TEMPO. QUESTO GOVERNO E’ UN RISCHIO PER L’ITALIA PERCHE’ NON E’ IN GRADO DI AFFRONTARE LA CRISI.
Il pasticcio su una legge fondamentale per il funzionamento dello Stato è l’ennesima dimostrazione di quanto questo governo sia incapace di guidare in modo positivo l’Italia, soprattutto se si pensa alla tempesta economica in corso.
Il Pd lo dice da tempo, così come ha spiegato in tutti gli interventi che le manovre approntate dal governo sono inique e piene di buchi, a cominciare dalla cosiddetta delega fiscale che dovrebbe rappresentare un intervento da 20 miliardi di euro. Ieri a certificare che il Pd ha ragione da vendere è stata la Corte dei Conti.
Da l’Unità. Dall’articolo di Bianca Di Giovanni. “Le tre aliquote? La maxi-riforma fiscale che Giulio Tremonti annuncia da 15 anni? Così com`è è impraticabile. Parola della Corte dei Conti. La delega varata a inizio estate e collegata alle manovre d`agosto «non ha copertura perché parte delle entrate è stata già utilizzata nel decreto». A togliere il velo su una verità finora sottaciuta è stato il presidente dei magistrati contabili Luigi Giampaolino, audito ieri in commissione Finanze alla Camera. Nelle 25 cartelle depositate la Corte demolisce l`intera impalcatura della riforma fiscale, che appare incerta e traballante per via delle poche risorse a disposizione. E c`è di più: tutta l`operazione fiscale impone «tempi stringenti di approvazione - spiega Giampaolino - perché i rilevanti effetti finanziari (4 miliardi nel 2012, 16 nel 2013 e 20 nel 2014) sono già incorporati nel quadro di finanza pubblica. Se non si attuerà la delega, scatterà la clausola di salvaguardia che prevede il taglio automatico e lineare delle agevolazioni». Un meccanismo recessivo (tradotto: i più poveri pagano più dei più ricchi) che avrebbe effetti recessivi sull`economia e ingiusti sulle famiglie: proprio i lavoratori dipendenti e i pensionati sarebbero più esposti…(…). C`è un`altra pesante incognita sul fronte sociale. Parte delle coperture richieste, infatti, fanno riferimento ad una non meglio definita riforma dell`assistenza, cioè pensioni e indennità di accompagnamento per gli invalidi civili, pensioni di guerra, pensioni sociali, integrazioni al minimo, prestazioni di maternità, assegni familiari. «I risparmi effettivamente conseguibili su una spesa che nel complesso ammonta a poco meno di 30 miliardi - osserva Giampaolino - o al massimo a 40 milairdi se estesa ad alcune aree al confine con la previdenza (reversibilità), dovrebbero risultare relativamente limitati rispetto alle esigenze poste dal ddl». Insomma, trovare soldi extra sull`assistenza appare davvero poco credibile”.

3. SALTA LA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI MA SE IL GOVERNO REGGE BERLUSCONI TENTERA’ DI SFUGGIRE ALLA CONDANNA PER CORRUZIONE FACENDO APPROVARE AL SENATO LA PRESCRIZIONE BREVE.
La discussione sulla legge bavaglio è slittata alla Camera e la fronda della Lega, di fatto, ha imposto un freno alla maggioranza. Ma se il governo non cadrà subito, al Senato Berlusconi ha chiesto ai suoi di premere il pedale sull’acceleratore per l’approvazione delle norme sulla prescrizione breve. Obiettivo: evitare la condanna nel processo Mills per corruzione, con annessa interdizione dai pubblici uffici. Il processo Mills sta infatti per arrivare a conclusione, ma i tempi di un’eventuale “prescrizione breve” sarebbero
vicinissimi, al punto da tagliare di netto la possibilità di arrivare a sentenza. La Repubblica dedica oggi ben due pagine (12 e 13) alla vicenda.

4. IL FANTASMA DEL 1929 FA PAURA. TRICHET AI GOVERNI: LA CRISI E’ SISTEMICA, FATE PRESTO. LA SLOVACCHIA BOCCIA IL FONDO SALVA STATI. GLI USA VARANO DAZI CONTO LA CINA, ANCHE SE FURONO BARRIERE DOGANALI A FAR CADERE IL MONDO IN DEPRESSIONE NEGLI ANNI TRENTA.
Discorso allarmatissimo del presidente uscente della Bce Jean-Claude Trichet. La Slovacchia impallina il rafforzamento del fondo salva-Stati. E gli Usa varano barriere doganali contro l’import cinese, anche se furono proprio le scelte protezionistiche una delle cause dell’avvitamento della crisi negli anni Trenta.
Da La Repubblica. Articolo di Elena Polidori. «Il tempo è contato». Ormai alla fine del suo mandato, Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, invia un messaggio allarmato: «La crisi ha raggiunto una dimensione sistemica. E` peggiorata nelle ultime tre settimane. Servono decisioni chiare sulla ricapitalizzazione delle banche e sul debito sovrano». L`Sos del banchiere arriva nel giorno in cui la «troika» di esperti Ue, Bce e Fmi sblocca da novembre gli aiuti alla Grecia ma chiede ad Atene altre misure, quando S&P taglia il rating di 10 banche spagnole tra cui Bbva e Santander, Fitch pone sotto osservazione il sistema bancario italiano, e mentre la Slovacchia decide di bloccare il rafforzamento del fondo salva-Stati, con un voto notturno che lasciale Borse di mezzo mondo col fiato sospeso: dopo varie oscillazioni, Milano chiude con un meno 0,39%. L`Italia riesce anche a piazzare Bot annuali per 7 miliardi con tassi in forte ribasso, al 3,570%. Ecco, in un giorno così, le parole di Trichet suonano come un terribile monito: «La situazione è molto grave e noi europei siamo l`epicentro. Il rischio sovrano si sta estendendo a Usa e Giappone. Bisogna agire rapidamente. Ulteriori ritardi aggraverebbero il quadro». Perciò: muoversi per evitare il peggio. Trichet parla al Parlamento europeo. E` una delle sue ultime uscite pubbliche: a fine mese deve lasciare il timone della Bce al suo successore, il governatore italiano Mario Draghi. Dunque mai come stavolta mette le cose in chiaro, senza giri di parole. La sua analisi suona così: «Nell`ultimo mese lo stress sul debito sovrano si è spostato dalle economie più piccole a quelle dei maggiori paesi della Ue. Segni di tensione sono evidenti in molti mercati dei bond governativi; l`alta volatilità sulle piazze azionarie indica che le turbolenze si sono allargate ai mercati dei capitali di tutto il mondo». E ancora: «I Paesi devono prendere decisioni chiare», ovvero risanare i conti, dove serve. «Il sistema bancario della Ue deve essere ricapitalizzato». E a questo fine «potrebbe essere benefica la possibilità che il fondo salva-Stati presti soldi ai governi» per questa operazione. «Vorrei che il Fondo fosse più forte e flessibile ma dobbiamo accettare che il processo decisionale sia a 17 e rispetti il percorso democratico». Il temuto no è poi arrivato dal parlamento di Bratislava. Dopo il sofferto sì tedesco e olandese e l`ok di Malta, la Slovacchia era l`ultimo dei Paesi dell`eurozona a dover approvare il rafforzamento di questo fondo, da cui dipende in ultima analisi la vita stessa di Eurolandia: la decisione, secondo le norme, deve essere presa all`unanimità. Tuttavia il governo slovacco, che ha perso il voto di fiducia sul piano, è convinto che ci sarà un nuovo voto con esito positivo probabilmente entro la settimana”.

11 ottobre 2011

"viviSulbiate" secondo il PD: quarta puntata.

viviSulbiate n.36 - Settembre 2011

la copertina dell'ultimo numero

Dopo aver letto:

"L’OUTLET che non c’è e la Pedemontana che avanza" di Stucchi Maurizio

Quarta puntata - sss...non disturbate il manovratore!!!


Il 30 settembre 2011 è stata presentata dal nostro Gruppo Consigliare una “Mozione di indirizzo in merito alle problematiche legate a Pedemontana che recita tra l’altro :

- di vincolare le azioni del Sindaco in merito ai rapporti con Pedemontana, Provincia e Regione alla preventiva presentazione delle questioni in Consiglio, che esprimerà la linea da tenere;

- di riaffermare la scelta politica di indirizzo fatta il 10 giugno in merito al rifiuto di prevedere a Sulbiate una grande struttura di vendita;

- di impegnare il Sindaco e la sua Giunta a continuare l’attività di coordinamento coi comuni del vimercatese, in collegamento anche con il Parco Rio Vallone, per realizzare una ampia fascia di protezione adeguata al passaggio delle due infrastrutture ed evitare la corsa agli insediamenti urbani lungo tutta la Tratta D;

Mozione che è passata con 9 Consiglieri a favore e 8 contrari, ribadisce che :

- non c’è stato nulla di illegittimo nel Consiglio Comunale del 10 giugno

- le scelte strategiche si fanno prima in Consiglio Comunale

- la Giunta applica questi indirizzi

- il prossimo impegno del Sindaco e Giunta dovrà essere quello di operare per la realizzazione di una ampia fascia di protezione, perché alla fine dei lavori di Pedemontana, i soldi per realizzare le fasce di verde a difesa del territorio… non ci saranno

Tiriamo un sospiro di sollievo, se si realizzerà quanto affermato dal Sindaco in Consiglio: la proprietà sembra aver fatto un passo indietro per l’Outlet.

Ciò permetterà al Sindaco di avere più tempo per occuparsi con i comuni limitrofi, della fascia di protezione !

Ci lascia però un po’ perplessi l’affermazione dell’articolo “altra trattativa avviata nel silenzio” perché temiamo che sia ancora un tentativo di eludere ciò che è ormai chiaro a tutti: la delega dei cittadini al Sindaco, non è in bianco, ma è all’interno del Consiglio Comunale.

Un certo modo di operare che mette al primo punto l’efficienza, passando sopra i valori della democrazia (cosa possibile in una azienda ma non in un Comune), richiederebbe mani libere al comandante della nave.

Ma essere democratici non significa non essere efficienti: significa favorire la partecipazione della gente, ascoltare il loro pensiero, dibattere per trovare le soluzioni migliori.

Pensierino finale : mentre è in atto un questionario sulla viabilità (in cui si chiede al cittadino tra l’altro cosa ne pensa dei sensi unici) si decide prima di mettere a senso unico e dopo pochi giorni di chiudere al traffico una tratto di collegamento tra Aicurzio-Sulbiate Superiore e Brentana ? Quanto conta il parere del cittadino ??

Sulbiate, 11/10/2011. Fine quarta puntata continua.

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Nuovi amici per i sentieri del Parco del Rio Vallone.

6 associazioni di volontariato del territorio per aiutare il Parco nella manutenzione della rete sentieristica

interventi di manutenzione straordinaria sentieriI sentieri del Parco hanno oggi nuovi amici chi li curano con amorevole attenzione.
Con un azione di "convincimento" e coordinamento tecnico operata dal Parco, sono stati affidati in gestione tratti della rete sentieristica per un totale di circa 23 km a diverse associazioni del territorio, per questo autunno e per il prossimo anno. Si viene in tal modo a coprire la manutenzione su tutta la rete sentieristica del Parco in ambiti boscati e agricoli.
Le associazioni, a cui verrà riconosciuto dal Parco un contributo per la loro preziosa collaborazione (per il 70% coperto con finanziamenti della Provincia di Monza e della Brianza settore Pianificazione Territoriale e Parchi), sono raddoppiate rispetto allo scorso anno, primo anno di sperimentazione dell'iniziativa: fortemente voluta dal Parco, essa è un importante passo avanti perché il nostro territorio sia sempre più bello e vivibile e gli abitanti siano consapevoli e partecipi di questo sforzo.
Ecco i nostri (e dei sentieri) nuovi e vecchi alleati:
Ass. del Volontariato di Solidarietà per la Protezione Civile O.N.L.U.S.
(affidati tratti di sentieri nei comuni di Basiano, Cambiago, Masate e Gessate per una lunghezza complessiva di circa 4.100 metri)
Associazione Volontari di Protezione Civile "Rio Vallone"
(affidati tratti della rete sentieristica che interessano i comuni di Verderio Inferiore, Bernareggio, Aicurzio e Sulbiate per una lunghezza complessiva di circa 7.800 metri)
Gruppo Volontari Comunale di Protezione Civile – Comune di Ornago
(affidati tratti della rete sentieristica che interessano i comuni di Ornago, Bellusco, Basiano per una lunghezza complessiva di circa 4.500 metri)
Ass. Dil. Polisportiva Bellusco Sez. Podismo
(affidati tratti della rete sentieristica che interessano i comuni di Bellusco e Ornago per una lunghezza complessiva di circa 2.500 metri)
Associazione Gruppo Romania - Castellazzo di Basiano (affidati tratti della rete sentieristica che interessano il comune di Basiano per una lunghezza complessiva di circa 500 metri)
Associazione Passo Troppo Galoppo - Mezzago
(affidati tratti della rete sentieristica che interessano i comuni di Mezzago, Busnago e Cornate d'Adda per una lunghezza complessiva di circa 3.400 metri)
sfalcio sentieroOltre al taglio di erba e rovi lungo i sentieri, sono previste azioni di rimozione di piante cadute, di manutenzione della cartellonistica presente e di segnalazione ed accatastamento di rifiuti (che il Parco provvedere poi a rimuovere).
L'Associazione Gruppo Romania provvederà inoltre allo spostamento del sentiero nel tratto in corrispondenza al sottpasso dell'autostrada A4 per garantire maggiore sicurezza ai fruitori. Il nuovo sentiero uscirà in corrispondenza di Cascina Castellazzo.

RICOSTRUZIONE - In nome del Popolo Italiano. 5/11/2011.

Sulbiate, domenica 16 ottobre rassegna gastronomica.

Iniziativa promossa ed organizzata dal Comitato di Quartiere di Brentana e Proloco di Sulbiate.

Per ingrandire cliccare sulla locandina.

Sabato 15 ottobre - Trippa per tutti - By Centro Culturale Sant' Ambrogio.

Iniziativa promossa dal Gruppo culturale Sant'Ambrogio per raccogliere fondi per contribuire a sostenere il restauro della Chiesa di S. Ambrogio:

La nota del mattino del 11 ottobre 2011.




1. L’ITALIA CRITICA L’ASSE FRANCO TEDESCO. IN ALTRI PERIODI E’ STATA IN PRIMA FILA NEL TESSERE LA TELA EUROPEA. MA ADESSO E’ IL PAESE MARGINALE DI SILVIO BERLUSCONI.
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha criticato ieri l’asse franco-tedesco nelle decisioni sull’euro e sull’Europa. In teoria ha ragione, tanto che il vertice tra i 27 paesi europei è slittato dopo l’incontro Merkel-Sarkozy. Decisioni del genere vanno prese con il concorso di tutti i paesi dell’Unione. Ma con un presidente del Consiglio come Silvio Berlusconi (che tra l’altro si rese disponibile insieme alla Polonia a impedire su suggerimento del presidente Bush un maggior coordinamento europeo) l’Italia è diventata marginale e poco credibile.
Da La Stampa. Intervista con Romano Prodi. “Romano Prodi scandisce i giudizi con la nettezza di chi è informato direttamente e da fonti privilegiate sui grandi fatti del mondo. Il consolato franco-tedesco in Europa: «Un disastro, perché spinge alla diffidenza gli altri paesi e umilia gli organismi comunitari». Il rinvio del vertice europeo? «Può essere un bene, perché meglio rinviare di una settimana e preparare un accordo forte piuttosto che partorire il solito vertice deludente». Il senso della partita che si sta giocando: «Dopo anni gli Stati Uniti, da qualche giorno hanno capito che se crolla l`euro, è un disastro per tutti». Chiamato in tutto il mondo per tenere conferenze e lezioni - ieri era Barcellona - commentatore della tv cinese, un insegnamento negli Stati Uniti, un incarico Onu, l`ex presidente della Commissione europea Romano Prodi si tiene aggiornato, anche se aspetta con un pizzico di curiosità il suo ritorno sulla tv nazionale, fissato per questa sera su «la 7»: «Sono passati 20 anni dalle lezioni di economia sulla Rai, ma sembra passato un secolo, oggi non sopportano più gli interventi lunghi. Vedremo come andrà, giudicheranno i telespettatori...». Il rinvio di una settimana dei vertice le pare un fatto fisiologico o nasconde una crisi decisionale che rischia di diventare patologica? «Il rinvio mi rende speranzoso...». Speranzoso? «Bisogna chiedersi: come mai questi vertici hanno sempre deluso? Si alimentavano grandi speranze, ma poi se ne usciva puntualmente con un nulla di fatto, con un accordo "rimediato", per dare qualcosa in pasto alla stampa. Quasi sempre decisioni minori, ritardate e insufficienti. Io spero che stavolta il rinvio sia il sintomo di un metodo diverso e cioè che si stiano macinando decisioni importanti e si stia riflettendo sulle questioni tecniche, affinando soluzioni durature». Se ne deduce che sinora siamo ancora lontani... «Ho cercato di capire e mi pare che non ci siano ancora segnali chiari e forti sui principali contenuti». Detto in soldoni: quale è la partita storica che si sta giocando in queste settimane? «In soldoni? C`è voluto molto tempo per capirlo, ma finalmente ci sono arrivati tutti: la fine dell`euro sarebbe un disastro non solo per l`Europa ma anche per il mondo. L`euro è un pilastro dell`economia mondiale». Dietro il rinvio potrebbe esserci anche una ragione "globale": dopo i recentissimi appelli di Obama all`Europa, Merkel e Sarkozy immaginano di presentarsi al prossimo G20 con qualcosa di concreto in mano? «Proprio questo ho detto: attenzione che da qualche giorno c`è una grossa novità. La paura per il crollo dell`euro è condivisa anche fuori dal circuito europeo. In altre parole, gli americani non giocano più, come un tempo, all’"arrangiatevi"». L`America in campo per salvare l`euro? «E` probabile che lo stesso Obama abbia premuto su francesi e tedeschi perché si rendano conto cosa può prodursi con lo sfaldamento del sistema
monetario europeo. Ma questo interesse americano, lo ripeto, è un fatto veramente nuovo, mai accaduto prima. Le decisioni del vertice europeo che è stato rinviato non potranno non partire da questa novità e dovranno muoversi di conseguenza». Lei nei mesi scorsi ha criticato la Merkel: i tedeschi a che punto sono? «I tedeschi si stanno rendendo conto che l`euro li avvantaggia, però si sono spinti troppo avanti nella critica e nel seminare paura. E il loro rapporto con i francesi è sempre stato su questioni parziali, mai sul piano di un accordo generale e strategico. Ma ora tutti hanno capito che mandando a fondo la Grecia e l`euro, andiamo a fondo tutti». Il consolato Merkel-Sarkozy fa da locomotiva o è deleterio? «E` un disastro perché spinge alla diffidenza gli altri paesi europei e umilia gli altri organismi europei. Direi che questo direttorio rappresenta uno degli errori più gravi degli ultimi anni». Il rinvio di una settimana può aggravare la situazione della Grecia? «No, per le notizie che si hanno, direi proprio di no. Anzi, mi auguro che dando tranquillità ai mercati, si dia anche tempo alla Grecia di poter conseguire obiettivi realistici. La Grecia sta facendo sul serio ed esagerando si rischia di uccidere la sua economia». Nel rapporto col mondo finanziario perché sinora non si è mai chiuso un accordo forte? «Le ondate di sfiducia sono state determinate non tanto dalle nuove regole per le banche - da Basilea3 in poi - che di per sé erano anche giuste. Il problema è che quelle regole si sono rivelate staccate da un contesto politico di solidarietà, finendo per creare tensione nei mercati creditizi e facendo precipitare la disponibilità di credito. Mi auguro che il prossimo vertice serva a creare le condizioni perché ci si torni a prestare denaro l`uno con l`altro, normalizzando i rapporti tra Stati e tra banche».

2. I NOBEL DELL’ECONOMIA: GLI EUROBOND POTRANNO SALVARE L’EUROPA.
Da La Stampa. Intervista con i due nuovi premi nobel per l’economia, Christopher Sims e Thomas Sargent. “Europa unita non sopravvive se non crea un`autorità finanziaria comune, in grado di stabilire le politiche economiche e fiscali per l`intero continente, e soprattutto di emettere bond». Su questo punto parlano con una sola voce, Toni Sargent e Chris Sims, poche ore dopo l`annuncio che hanno vinto il Premio Nobel. E poi aggiungono: «Illusorio pensare che potete salvare la moneta unica cacciando i Paesi più deboli: o ce la fate tutti insieme, oppure tutti insieme fallite». (….) L`America è in crisi: come se ne viene fuori? Sims: «Non pensate che i nostri studi ci diano una risposta facile: servirebbero lunghe analisi dei dati per capire. In generale ritengo che le ricette giuste siano quelle proposte dal capo della Fed Bernanke: una politica monetaria accomodante, e interventi di lungo termine per risolvere i problemi di bilancio, senza creare shock nell`immediato». Sargent: «Ma perché invece non mi chiedete dell`euro? Comunque, non è vero che la situazione economica americana è insostenibile, perché le regole del bilancio ci consentono di far fronte a tutto. Ciò che è insostenibile sono le promesse fatte dai politici sulla sanità, le pensioni, le tasse. Tutto sta a capire in quale ordine non verranno rispettate. Nel frattempo, però, questo ha un effetto sul comportamento delle persone, perché chi teme che salti per prima la social security fa scelte diverse da chi si aspetta una riduzione del Medicare o un aumento delle tasse». L`America è scossa anche dalla protesta «Occupy Wall Street». I manifestanti hanno ragione o torto? Sims: «Quando ero studente andai a Washington per marciare contro i test nucleari: sono ancora convinto che feci bene, e quindi non ho alcuna prevenzione contro le proteste. Il messaggio economico è un po` contraddittorio e quindi consiglierei a quei ragazzi un po` di prudenza, quando avanzano le loro teorie. Non c`è dubbio però che stanno esprimendo un disagio molto diffuso verso i politici, che non hanno ancora trovato soluzione alla crisi. Da questo punto di vista la loro azione è
assolutamente legittima». Parliamo dell`euro, allora: che fine farà? Sims: «Uno degli studi che abbiamo fatto parlava proprio delle premesse precarie dell`unione monetaria. C`è un grave vizio d`origine: avete la banca centrale, ma non esiste un`autorità che possa decidere le politiche fiscali o emettere bond. Così, in situazioni di crisi come quella attuale, non si capisce chi abbia il potere di prendere le decisioni necessarie. Le prospettive dell`euro sono cupe, se non aggiungerete presto alla banca centrale un`autorità capace di emettere eurobond e coordinare le politiche fiscali». Sargent: «Quando furono creati gli Stati Uniti, alla fine del Settecento, le condizioni dell`America di allora erano simili a quelle dell`Europa di oggi. C`erano tredici Stati che avevano tutti il potere di battere moneta, contrarre debito e decidere le loro politiche fiscali, a fronte di un governo federale estremamente debole. Questi Stati potevano addirittura decidere le proprie regole nel settore del commercio estero, esponendo l`America a forti penalizzazioni da parte di Londra. I padri fondatori, che in larga parte erano creditori dei vari Stati, scrissero la Costituzione proprio allo scopo di correggere questo vizio di fondo. Il governo centrale si fece carico dell`intero debito dei tredici Stati, che in cambio persero l`autonomia economica assoluta che avevano avuto fino a quel momento. Washington ed Hamilton alzarono le tasse fino all`85%, per saldare i debiti, e cominciarono ad emettere bond federali. Ecco, per salvarsi, l`Europa dovrebbe imparare la loro lezione». Non sarebbe più facile seguire la strada del default e dell`uscita dei Paesi più deboli, dalla Grecia fino all`Italia? Sargent: «Assolutamente no. Tra i tredici Stati che formarono gli Usa ce n`erano molti debolissimi, con debiti enormi. L`obiettivo dell`operazione di Washington ed Hamilton fu proprio quello di trasformare i creditori dei singoli tredici Stati negli investitori del nuovo e potente governo centrale federale. Quella scommessa pagò. Ma se voi europei non credete nel vostro progetto, non è spezzando gli anelli deboli che lo salverete». Sims: «Chiaro. L`idea che l`euro possa sopravvivere cacciando gli Stati deboli è una pura illusione. Il progetto ha un senso solo se tiene insiti ne l`intero continente: o sopravvivete fitti insieme, oppure tutti insieme fallite».

3. LA GIUSTIZIA SECONDO LA DESTRA. FIDUCIA SULLE INTERCETTAZIONI. FIDUCIA SULLA PRESCRIZIONE BREVE. E ISPETTORI DEL GOVERNO NELLE PROCURE CHE INDAGANO SU BERLUSCONI.
Il ministro della Giustizia, Nitto Palma, ha mandato gli ispettori nelle procure di Bari e di Napoli, dove sono state aperte le inchieste su escort e estorsioni che coinvolgono il presidente Berlusconi.
Questa settimana riprende alla Camera il dibattito sulla legge-bavaglio sulle intercettazioni (per limitare i danni della pubblicazione delle intercettazioni per il premier) e al Senato l’esame sulle norme che prevedono l’introduzione della prescrizione breve (per evitare la condanna di Berlusconi per corruzione nel processo Mills).
E’ la riforma della giustizia secondo la destra.

4. DECRETO SVILUPPO. SENZA I CONDONI LA DESTRA NON SA CHE FARE. A PREPARARLI È LO STESSO GHOSTWRITER CHE HA SCRITTO LA LEGGE GASPARRI PER LE TELEVISIONI DEL PREMIER.
Il governo non è stato in grado in questi anni di preparare nemmeno una norma per sostenere lo sviluppo. Questa analisi e la conseguente richiesta di provvedere quanto prima sono arrivate da tutte le autorità internazionali (Fmi, Bce, Ue), ma anche dagli industriali italiani, dai sindacati. Il Pd lo dice da tre anni. Ora che l’Italia è in mezzo alla crisi è diventata opinione comune. Non sarebbe
stato male se, invece di attaccare sempre il Pd e i suoi rappresentanti, la grande stampa avesse dedicato maggiore attenzione alle analisi e alle ricette che i dirigenti del Pd, a cominciare dal segretario Pier Luigi Bersani, propongono.
In ogni caso, ormai è chiaro che nemmeno ora il governo di Berlusconi è capace di pensare seriamente allo sviluppo dell’Italia. Le uniche misure attorno alle quali si intravede uno sforzo vero riguardano i condoni, fiscale ed edilizio. A metterli in bella copia sarebbe stato già da settimane Paolo Romani, il ministro dello sviluppo che da molti è considerato il vero autore della legge Gasparri sulle Tv.
Da l’Unità. Articolo di Bianca Di Giovanni. “I due condoni sono già scritti. Sia quello fiscale che quello edilizio. Ci hanno pensato gli uffici del ministro Paolo Romani a preparare le misure: e questa è già una notizia. Era fine settembre, si iniziava a parlare di decreto Sviluppo (che ancora non si vede) dopo la torrida estate delle manovre recessive. L`attenzione della stampa era concentrata sulle infrastrutture, sull`accelerazione delle procedure per gli appalti, tanto che Altero Matteoli avrebbe dovuto coordinare il provvedimento. Intanto Romani lavorava nel silenzio, raccogliendo a piene mani le pressioni per la sanatoria che già da mesi si era scatenata in Parlamento. Un`ondata che in questi giorni è venuta in superficie, e continua a infrangersi contro la «muraglia» di Giulio Tremonti e del suo alleato Umberto Bossi. Dal vertice di Via Bellerio di ieri sera il sodalizio è uscito rinforzato: i due ministri sono contro i condoni, per un decreto Sviluppo a costo zero, e per Grilli in Bankitalia. Un patto di ferro che si incunea nel ventre molle del Pdl. Ma Silvio Berlusconi, al di là dei comunicati ufficiali, vuole altro. Vuole tornare a fare mirabolanti promesse a imprese e lobby vicine, dopo la medicina amara imposta da Francoforte. Per uno che mentre la Grecia affondava e metteva a rischio il debito italiano prometteva ancora meno tasse, e che dopo i diktat di Francoforte e il successivo azzeramento dei fondi per il welfare locale, è stato ossessionato dall`idea di eliminare il misero contributo di solidarietà dei ricchi, avere un «tesoretto» oggi sarebbe una vera manna. Così il premier ha puntato sul ministro dello Sviluppo, l`«uomo Tv» che lo ha sempre aiutato. Tanto che ha lasciato che Matteoli finisse travolto dai fischi dei costruttori, che Giulio Tremonti arrancasse nella sua (disperata?) corsa per il controllo del vertice di Bankitalia, e poi, et voilà, ha scoperto la carta Romani: lui coordinerà il decreto Sviluppo. Poi ha «armato» le truppe cammellate: Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto. Ancora ieri, dopo giorni di esternazioni e di smentite, ministro e capogruppo sono tornati a cavalcare il «grande perdono» in una rutilante quanto delirante rincorsa. Serve per lo sviluppo, anzi no per evitare i tagli ai ministeri (anche se è una tantum?), o magari per ridurre il debito pubblico («uno sforzo storico», dice Gasparri dimenticando che l`Italia ne ha varati almeno una decina), andrà alle fasce deboli, servirà a far pagare chi non paga (tesi già consumata), o per chiudere con il vecchio fisco in occasione della riforma delle tre aliquote. «Se Tremonti non lo vuole, vuol dire che va bene», affonda Miccichè. Un solo Leitmotiv: serve-serve-serve. Chi si oppone è soltanto un moralista. Più si dibatte a mezzo stampa, più si trema nelle stanze dell`Economia. «Dall`Europa ci guardano con la lente di ingrandimento - diceva quest`estate un preoccupato Luigi Casero nei corridoi del Senato, quando qualche parlamentare aveva rilanciato le sanatorie - Non se ne parla proprio». La stessa cosa deve aver ripetuto Tremonti a Silvio Berlusconi, inducendo Palazzo Chigi a una formale smentita. Ieri Casero ha continuato la sua battaglia. «l`Unione europea non consente un condono Iva», ha ricordato a chi dimentica che l`Italia è già stata multata per l`ultima sanatoria tombale di Tremonti. Ma il vero rischio che il condono comporta per i conti pubblici l`ha indicato Tremonti: si
vanificherebbero le misure di lotta all`evasione (ammissione postuma del suo aiuto agli evasori nella legislatura precedente). Nell`audizione che la Corte dei conti terrà oggi in commissione Finanze sulla delega fiscale, i giudici contabili ricorderanno che le misure coperte con la lotta all`evasione ammontano a circa 35 miliardi in tre anni, di qui al 2013. Quanto una manovra intera. Una cifra tanto corposa da suscitare i dubbi dei tecnici del Parlamento sull`effettiva possibilità di recuperare quelle somme. Anche dall`Ue qualcuno ha storto il naso, visto che formalmente la lotta all`evasione non può essere computata in bilancio prima di avere i soldi in cassa. Se poi si vareranno i condoni, quei dubbi diventeranno certezze: i 35 miliardi non si reperiranno. Un altro «buco». Altro che ridurre il debito: il «rosso» aumenterà. Con buona pace di Cicchitto”.

5. PDL. ASSALTI E RITIRATE PER LA SALVEZZA O PER UN POSTO. LA CRISI DEL BERLUSCONISMO METTE PAURA MA IL PRESIDENTE E’ ANCORA AL TIMONE.
Assalti, ritirate, pranzi di cospiratori. Trattative. I giornali sono pieni di gossip politici sul Popolo delle libertà in fibrillazione. La verità? Stanno lavorando tutti per la sopravvivenza personale e di potere dopo la fine del lungo e travagliato periodo berlusconiano. Ma per il momento Silvio Berlusconi è saldamente al timone. E non intende mollare: è disposto a portare il paese a sbattere, pur di seguire la sua strada. Se gli altri rappresentanti del Pdl intendono davvero cambiare qualcosa lo si vedrà nelle votazioni di queste due settimane.

6. LEGA. LA BASE IN RIVOLTA. MA ANCORA BOSSI COMANDA L’APPOGGIO A BERLUSCONI PER LE LEGGI VERGOGNA.
Dopo l’assemblea di Varese anche la base della Lega è in fibrillazione. Ma per capire se questa ribellione ha peso o no bisognerà attendere le votazioni sulle leggi vergogna di queste settimane. Finora Bossi ha sempre sostenuto Berlusconi anche nelle decisioni più deliranti, dall’affermazione su Ruby nipote di Mubarak a tutte le leggi vergogna.

7. IL PD PREPARA LA MOBILITAZIONE E L’ALTERNATIVA. MILLE PIAZZE IL 14, 15 E 16 OTTOBRE. E MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 5 NOVEMBRE. NON BISOGNA DIMENTICARE CHE IL PD E’ L’UNICO PILASTRO ATTORNO AL QUALE PUO’ ESSERE COSTRUITA UNA VERA ALTERNATIVA AL CENTRODESTRA.
L’organizzazione del Pd sta facendo il massimo sforzo per la riuscita della mobilitazione del partito. Il 14, 15 e 16 ottobre in tutte le piazze italiane per dire basta al governo dannoso e inconcludente di Berlusconi e per presentare ai cittadini le proposte del Pd per la riscossa del Paese. Il 5 novembre la grande manifestazione nazionale a piazza San Giovanni a Roma.
Tenere così a lungo e in mezzo a mille difficoltà la posizione per costruire l’alternativa può essere faticoso. Ma proprio ora bisogna mettercela tutta. Il berlusconismo è nella sua fase finale. Bisogna lavorare per costruire una proposta di governo che possa permettere all’Italia di uscire dalla palude e di avviare una ricostruzione democratica ed economica. La partecipazione dei militanti, dei simpatizzanti e degli elettori democratici è fondamentale in questa fase anche per evitare che prevalgano scelte populiste e di conservazione un’altra volta.
Man mano che ci si avvicinerà alla fine di questa lunga fase del potere delle destre saranno possibili sussulti, improvvise apparizioni di nuovi pifferai magici, tutti i poteri saranno in campo per difendere interessi di parte e ovviamente sotto i riflettori prenderanno corpo molte ambizioni
personali. Non bisogna farsi smontare l’entusiasmo da queste iniziative, dagli attacchi, dalle analisi sempre interessate dei commentatori, dal tentativo di ridurre il Pd a mero portatore di voti per il potere di qualcun altro.
Il Pd avrà tanti difetti, ma ha anche molti pregi. Ed è nei fatti l’unico vero pilastro sul quale si può vincere la sfida e si può costruire un’alternativa vera alle destre.

8. LE PROPOSTE DEL PD SONO CHIARE. E ANCHE IL PROGETTO POLITICO. L’ITALIA HA BISOGNO DI UNA LUNGA FASE DI RICOSTRUZIONE DEMOCRATICA ED ECONOMICA E QUESTO GOVERNO PUO’ SOLO PORTARE IL PAESE A SBATTERE.
Le proposte programmatiche del Pd, discusse ed approvate nelle assemblee nazionali democraticamente elette con le primarie (il Pd è l’unico partito a seguire una procedura di discussione collettiva delle proposte) sono ormai scritte. Manca un solo passaggio: l’indicazione delle iniziative fondamentali che dovrebbe avviare un governo diverso del paese. E questo passaggio ci sarà a dicembre.
L’Italia ha bisogno di una lunga fase di ricostruzione democratica e dell’economia. Questa fase non può che essere avviata dopo un passaggio che coinvolga al massimo i cittadini e cioè il voto politico. Ma non si può aspettare la scadenza naturale del 2013, perché con il governo Berlusconi l’Italia rischia di andare a sbattere. E come mostra ciò che sta accadendo in Grecia è un rischio davvero serio.
Dunque, è necessario che questo governo cada. E ciò può avvenire, se si vuole rispettare la Costituzione, solo se viene meno la maggioranza numerica che sostiene Berlusconi in Parlamento, anche se questa maggioranza è stata acquisita con la compravendita dei parlamentari. Nel caso augurabile per il paese che ciò accada, la Costituzione affida l’iniziativa al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Il Pd ha già dichiarato, non da oggi, ma già dallo scorso anno, di essere disponibile a mettersi in gioco in un governo di transizione. Ma se ciò non sarà possibile e il governo, come ci si augura cadrà, il Pd è e deve essere pronto anche ad andare al voto.
Il fatto che vi sia dibattito all’interno del Pd su questi temi non deve trarre in inganno, anche se le cronache di stampa ci ricamano sopra, come fanno oggi in relazione alla riunione di Modem di ieri. Un partito democratico discute, anche alla luce del sole, e confronta le idee e i diversi contributi al proprio interno, senza che per questo motiva debba smarrire la rotta. La rotta è stata fissata democraticamente dalle primarie del 2009, dalle riunioni dell’assemblea nazionale e dalle riunioni della direzione nazionale del partito.