8 novembre 2011

Berlusconi non ha più la maggioranza. Il rendiconto: solo 308 voti.

L'Aula approva il rendiconto ma solo con 308 voti, lontano dai 316 necessari per avere la maggioranza.
L'opposizione presente non vota. In totale sono 321 i parlamentari che han
no negato il sì al Governo.




Pier Luigi Bersani è il primo a parlare subito dopo il voto:«Rassegni le dimissioni, qui faremo la nostra parte per il Paese. Se lei non lo facesse le opposizioni considererebbero iniziative ulteriori perché così non possiamo andare avanti».

Al Cavaliere la scelta su come uscire dallo stallo, ma a questo punto il de profundis del Governo ormai è inevitabile.

"Alla Camera è andata in onda davvero la resa dei conti - ha detto
Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del PD al Senato - Berlusconi non ha più una maggioranza parlamentare. Se nella maggioranza c'è ancora qualcuno che ha a cuore l'Italia convinca Berlusconi a dimettersi subito. Se il premier non lo farà dimostrerà di essere un irresponsabile nei confronti del Paese".

Dimissioni il grande bluff. Cronaca della giornata di ieri.

La maggioranza non esiste più e il voto di fiducia di oggi porta non poche preoccupazioni al premier, alla Lega e alla maggioranza.
Di contro le opposizioni unite dimostrano ancora di più che il governo Berlusconi è giunto ormai ai titoli di coda.

Italia: un giovane su quattro non studia nè lavora.


Sono 2,2 milioni i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni che non studiano nè lavorano. Idati sono stati comunicati da Bankitalia. In percentuale sono il 23,4% della popolazione in questa fascia d'età. Sono definiti "Neet" (dall'inglese not in education, employment, training).
La percentuale dei 'neet' tra le donne supera il 26%, contro il 20% degli uomini

La nota del mattino del 08 novembre 2011


1. SCATTA PER L’ITALIA IL TIMER GRECO, LO SPREAD CONTINUA A CRESCERE. PIU’ PASSA IL TEMPO E PIU’ SAREMO COSTRETTI AD AFFIDARCI ALLE MEDICINE DECISE DA ALTRI.
Altro che stiamo meglio degli altri. Tutto ciò che sta accadendo segnala che per l’Italia è scattato lo stesso timer della Grecia.
Da La Repubblica. Articolo di Maurizio Ricci. “Il timer è partito. Se si segue la logica e l`esperienza degli ultimi due anni sui mercati, l`Italia non ha più di tre settimane per ricondurre il costo del suo debito a livelli più sostenibili. Si deve far scendere il tasso sui Btp decennali sotto il 6,50%. Eppure, esattamente fra 15 giorni di contrattazioni, a partire da ieri, cioè il 25 novembre, l`Italia e l`Europa si troveranno di fronte alla scelta fra un piano di salvataggio di dimensioni gigantesche e la bancarotta del debito italiano, con l`apocalisse dell`euro. Ma il timer potrebbe essere anche più veloce: la spirale finale potrebbe cominciare ad avvitarsi già da venerdì prossimo, fra soli quattro giorni, quando le autorità che regolano i mercati potrebbero decidere un ulteriore rincaro del debito italiano, perché ritenuto troppo rischioso. Né l`una né l`altra sono predizioni. Sono i calcoli ad occhio che fanno operatori ed analisti, sulla base di quanto è sinora avvenuto in questa crisi europea. In particolare, in Grecia, Irlanda e Portogallo, i tre paesi per cui è stato necessario un salvataggio europeo. In media, nei tre paesi, i titoli decennali sono stati trattati ad un tasso superiore al 5,5% per 43 giorni, prima di superare stabilmente la soglia del 6%. Poi, sono rimasti per altri 24 giorni sopra quota 6, prima di scavalcare, in modo continuativo, il 6,50%. Da qui, sono bastati 15 giorni di mercato per sfondare il 7%, largamente ritenuto un livello insostenibile. L`Italia è un paese di un`altra categoria, con fondamentali più solidi e un`economia molto più grande. Ma anche con un debito, in cifre assolute, enormemente superiore: 1.900 miliardi di euro, oltre cinque volte il debito greco. E il percorso dei titoli italiani è sinistramente simile, per certi versi anche più inquietante. I1 Btp decennale è stato trattato sopra il 5,50% per 40 giorni, prima di superare il 6%. E` avvenuto i1 28 ottobre. Da allora è bastata una sola settimana (e non 24 giorni) per arrivare sopra il 6,50%. Se non dovesse scendere stabilmente a quote più respirabili, il finale di partita potrebbe essere anche più rapido di quanto avvenuto ad Atene, Lisbona e Dublino”…..
2. OGGI SI VOTA SUL RENDICONTO. PROVA GENERALE PER VEDERE QUANTI VOTI HA LA MAGGIORANZA ALLA CAMERE. LE OPPOSIZIONI UNITE PER FAR CADERE BERLUSCONI. SI LAVORA ALLA COMPOSIZIONE DI UN GOVERNO DI SALVEZZA NAZIONALE. MA NON A TUTTI I COSTI.
Questa mattina i capi gruppo dei partiti di opposizione decidono come affrontare il voto sul rendiconto dello Stato. La maggioranza si sta sfaldando. Perfino la Lega, che finora ha sostenuto a spada tratta il governo, non ci crede più. Tutti si rendono conto che il tempo stringe e che bisogna voltare pagina. Si lavora alla formazione di un governo tecnico che possa affrontare l’emergenza e riformare la legge elettorale. Ma per fare questo passaggio c’è bisogno del concorso di tutti, della scelta di una personalità riconosciuta a livello internazionale e di un programma concordato, che
non sfoci in macelleria sociale. Niente ribaltoni dunque. Niente governo di centrodestra con sostegni esterni. Niente pasticci.

BERLUSCONI SI LASCIA ALLE SPALLE LE PRESSIONI INTERNAZIONALI, GUARDA AGLI INTERESSI DI FAMIGLIA E PUNTA A RESISTERE FINO A NATALE PER PORTARE LUI IL PAESE ALLE ELEZIONI.
Da Il Corriere della Sera. Articolo di Massimo Franco. “L`obiettivo berlusconiano, tuttavia, non è quello di durare molto: gli basta resistere il tempo necessario per evitare qualunque tentazione o, peggio, possibilità di dare vita a una maggioranza diversa. La maggioranza non martella sugli effetti devastanti che questa fase politica sta avendo per i risparmi degli italiani; né mette in primo piano la mancanza di credibilità internazionale del premier. Insiste invece sul pericolo di un «ribaltone» che sarebbe «un colpo di Stato». E quella che i fedelissimi chiamano «strategia del panettone natalizio»: una resistenza mirata a garantirgli di restare in sella fino a dicembre; e di guidare lui l`Italia verso le elezioni anticipate. Pazienza se nel frattempo il Paese viene bersagliato in modo spietato dagli speculatori. Berlusconi si propone oggi come unico rappresentante italiano della politica di austerità richiesta dall`Europa e dal Fondo monetario internazionale. Quando fa sapere che nel maxiemendamento che sarà presentato fra qualche giorno al Senato ha inserito anche lo «spirito» della lettera di intenti presentata il 26 ottobre scorso all`Ue, annuncia una sfida. Se il governo cadrà su quella, il premier potrà additare come antieuropei gli avversari; e costruirci sopra la campagna elettorale. Si tratta di un gioco d`azzardo nel quale è maestro”…
Da La Repubblica. Articolo di Miguel Gotor. “Berlusconi si muove sull`orlo del baratro e nelle ore decisive incontra a Milano i figli e il fido Confalonieri, la famiglia e l`azienda, a ribadire la matrice privatista della sua gestione della cosa pubblica. Non sappiamo quando, ma l`albero di Berlusconi cadrà di schianto e le borse voleranno. Sarà anzitutto un bene per l`Italia perché prima degli interessi di una parte, vengono quelli nazionali, da troppo tempo umiliati e offesi. Dal giorno dopo, si apriranno due possibili scenari che implicano un differente giudizio sulla stagione berlusconiana e una diversa valutazione del grado di drammaticità raggiunto dall`attuale emergenza italiana sul piano economico e civile. Il primo di essi vede una soluzione della crisi dentro il recinto delle attuali forze di governo con Berlusconi che accetta di fare un passo indietro in favore di Schifani o di Letta in cambio dell`allargamento della maggioranza al Terzo polo. Tale proposta ha il limite di interrogare la solidità del patto politico tra Futuro e Libertà e l`Udc, verosimilmente dividendolo. Ai seguaci di Fini potrebbe bastare un Berlusconi in panchina per rientrare nell`ovile da dove sono stati cacciati, con l`intenzione di capitalizzare il risultato e di provare a riprendersi i voti di destra ancora disponibili in quell`area. Casini, però, ha rotto con Berlusconi prima delle elezioni e quindi l`eventuale passo indietro del Cavaliere non sarebbe una ragione sufficiente a rientrare nei ranghi, tanto più che, seppure nelle retrovie, riuscirebbe ancora a condizionare il gioco della squadra. In fondo una simile soluzione si limiterebbe a prolungare l`agonia dell`attuale maggioranza: un`agonia alla quale il leader dell`Udc, inspiegabilmente, deciderebbe di aggiungere in articulo mortis il suo partito, scegliendo di tornare su una barca che sta affondando, dopo avere avuto il coraggio di abbandonarla quando aveva il vento in poppa. Il secondo scenario, di gran lunga preferibile in base agli interessi dell`Italia, è quello evocato domenica scorsa da Eugenio Scalfari, ossia un governo di larghe intese odi responsabilità nazionale affidato
a un`autorità terza, in grado di rassicurare i mercati e di unire un insieme di forze destinate poi a separarsi di nuovo dopo avere raddrizzato la rotta italiana. Il Pd si è detto disponibile a una soluzione del genere, ma ha contemporaneamente escluso il sostegno a qualunque forma di ribaltone. Si tratta di una posizione comprensibile perché dal 14 dicembre 2010 di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Nel frattempo la crisi economica ha raggiunto un livello tale che non sarebbe possibile affrontarla con un governo privo del sostegno dei vincitori del 2008, non legittimato dal voto popolare e per di più esposto alla mercé di nuovi transfughi, questa volta a parti invertite: ieri Scilipoti, uscito dall`Idv, oggi gli Antonione e le Carlucci, usciti dal Pdl. È un film già visto e dagli esiti paradossali: non solo lascerebbe a Berlusconi e a Bossi una formidabile arma di propaganda in vista delle prossime elezioni, ma caricherebbe sulle spalle delle opposizioni di ieri il peso di interventi strutturali da fare oggi per affrontare un`emergenza non provocata da loro. In questo ambito, dunque, l`unico scenario possibile, è quello di una grande coalizione tra Pdl, Pd e Terzo polo. Non bisogna, però, far finta di non vedere il nodo politico di fondo: a prescindere dal profilo del presidente del Consiglio, quest`ipotesi, per essere realistica, prevede il coinvolgimento del Pdl e del Pd in un governo comune, una scelta che significherebbe la fine del bipolarismo italiano non per via elettorale, ma per libera scelta delle due forze principali del Paese, in base a una convergenza di interessi che non sembra avere una base politica solida su cui poggiare. Permangono, inoltre, alcune contraddizioni significative: è possibile andare oltre Berlusconi con il sostegno del partito di Berlusconi e salvare l`Italia con l`appoggio di quanti, avendo governato otto anni degli ultimi dieci, hanno svolto un ruolo determinante nel provocare l`attuale situazione? Non a caso, questa proposta diventa improvvisamente evanescente quando si provano a individuare i soggetti del Pdl che potrebbero sostenerla. Un gruppo consistente di volenterosi, che sarebbero subito accusati di alto tradimento, o tutto il partito? Ma è mai credibile che una forza fino a oggi giudicata padronale, sia capace all`improvviso di riscoprire l`autonomia della politica contro la volontà del proprio capo carismatico? Perché qui sta il punto. Il Pdl in questi anni ha tutelato gli interessi legittimi e persino illegittimi di Berlusconi e proprio la soluzione tecnocratica proposta è quella che il Cavaliere, insieme con la Lega, maggiormente ostacola poiché costituirebbe l`umiliazione più cocente. In una partita come questa contano anche la psicologia e la biologia: Bossi e Berlusconi sono troppo accorti per non sapere di essere due leader ormai al tramonto che non hanno nulla da perdere avendo già giocato nel corso di quasi vent`anni la loro partita e con qualche reciproca soddisfazione. Entrambi vorranno rivendicare il privilegio di scegliere l`arma con cui combattere l`ultima battaglia e sono disposti a farne un punto di onore, levandosi il gusto di guardare in faccia i disertori. Tutto lascia pensare che preferiranno la sfida a viso aperto, chiamando il popolo all`appello su una piattaforma radicale di carattere populista e antipolitico costruita intorno ai rispettivi miti di origine, piuttosto che darla vinta ai traditori di sempre (Fini e Casini) o, peggio ancora, a delle ipotesi tecnocratiche. Berlusconi per contare i fedelissimi di oggi da ricollocare in un Parlamento di domani con una nuova energia contrattuale; Bossi per rigenerare la Lega dall`opposizione su una piattaforma secessionista. La strada delle elezioni sarà quella che Berlusconi e Bossi proveranno a imporre al Paese come prezzo per uscire di scena: a tutela dei propri interessi e contro il bene comune dell`Italia, ma nessuno potrà dirsi stupito di ciò”.

7 novembre 2011

Governo sull'orlo del precipizio. Berlusconi vuole vedere in faccia chi lo tradirà.

Questa mattina nuovo record dello spread che ha superato i 490 punti tra i titoli italiani e i titoli tedeschi e conseguente attacco speculativo in borsa.

La maggioranza continua a dare segni di cedimento. Ieri sera anche il Ministro LN Maroni ospite da Fazio è stato esplicito: "Così non si può andare avanti."



In tarda mattinata il direttore Ferrara dal sito de il Foglio ha comunicato che entro poche ore il Cavaliere si sarebbe dimesso.

La Borsa ha subito guadagnato il 3% e lo spread è immediatamente diminuito.

Poche ore dopo Berlusconi ha smentito e ha dichiarato che sulla lettera UE chiederà la fiducia perchè vuole vedere in faccia chi lo tradirà.
La Borsa è tornata a perdere punti e lo spread ad aumentare.

... la giornata non è ancora finita.

post correlato: On. Pisanu: "Governo di unità nazionale scelta obbligata".

PD: "Pronto, è il terzo polo?".

Video satira de l'Unità.

On.Pisanu: Governo di unità nazionale scelta obbligata.


Il Presidente della antimafia Beppe Pisanu nel suo intervento tenuto durante un convegno del terzo polo ha così dichiarato: “Chi nel Pdl vede le cose che succedono nel Paese e le denuncia e chiede di cambiare non sono traditori, semmai traditi. “Come tanti sono persuaso che l' Italia ha tutte le risorse necesarie per superare la crisi”. Ma “per cambiare le cose da cambiare e che non siamo ancora riusciti a fare, bisogna mobilitare le migliori energie del Paese e tutte le forze che le rappresentano, nella società e nel Paese”. “Nessun normale governo di centrodestra o di centrosinistra – avverte l’ex ministro dell’Interno – sarebbe in grado di reggere il peso tremendo della crisi e di gettare contemporaneamente le basi per un futuro migliore. C’è bisogno di tutti. Ormai il governo di unità nazionale è quasi una scelta obbligata e un dovere verso gli italiani”. Perché “l’Italia sta male e rischia di finire peggio” a causa della crisi che morde il Paese. “Il paradigma – dice infatti il senatore Pdl – non sono i ristoranti affollati ma le mense della Caritas che si riempiono di nuovi poveri”. Una considerazione seguita da un riferimento al fatto che “l’umiliazione internazionale del nostro Paese non ha precedenti”.

Casini, intevenuto successivamente ha aperto al PD:“Senza il Pd è da irresponsabili pensare di poter ricostruire il Paese” e ha quindi lanciato l’ipotesi di un esecutivo di unità composto da Terzo Polo, Pd e Pdl.

Berlusconi, però, è convino di avere ancora la maggioranza:

Una donna chiamata Italia - Sabato 12 Novembre 2011 ore 21,00 presso l'auditorium.

SABATO 12 NOVEMBRE 2011
alle ORE 21.00
presso L'AUDITORIUM di SULBIATE


in occasione dell'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia

PRO LOCO SULBIATE
con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale

presenta

La compagnia Maschere in Movimento
in un atto unico liberamente tratto da carteggi originali

UNA DONNA CHIAMATA ITALIA

con
Christian Gallucci
Niccolò Cinquini
Valeria Dainese
Luisa Tafuri
Marilù Nicatra

Ingresso libero

La nota del mattino del 7 novembre 2011.

1. UNA SETTIMANA DA BRIVIDO CON PAPANDREU DIMISSIONARIO E CON LO SPREAD BTPBUND CHE APRE A LIVELLI RECORD: 4,90.
Si apre oggi una settimana difficilissima sui mercati finanziari. Il primo ministro greco
Papandreu è dimissionario e si va alla formazione di un governo di unità nazionale. L’Italia è
nel mirino. Questa mattina lo spread Btp-Bund ha toccato il livello record del 4,90, segno di
che cosa può accadere se l’Italia non diventerà più credibile nelle prossime settimane.

2. UNA SETTIMANA DECISIVA IN PARLAMENTO PER IL FUTURO DEL PAESE.
Con oggi si apre anche una settimana politica decisiva. La maggioranza perde pezzi. Lo stesso
ministro Roberto Maroni, leghista, ieri sera è stato chiaro: o si riesce a governare o le elezioni.
Domani riprendono i lavori parlamentari e ogni giorno è buono per uno scivolone del governo.
C’è ancora nella maggioranza chi spera in un autonomo passo indietro di Berlusconi, ma non ci
sarà. Al contrario. In realtà, Berlusconi si prepara a guidare la destra alle elezioni.
Tutte le opposizioni stanno lavorando per ottenere la caduta del governo. Lo strumento si
vedrà. Le opzioni per il dopo sono due: o governo con personalità riconosciute a livello
internazionale, sostenute da un vasto schieramento parlamentare e con un programma da
concordare (compresa la riforma elettorale per poi tornare al voto), o elezioni subito.
L’alternativa esiste, come si vede dall’unione del centrosinistra e dall’accordo tra
centrosinistra e forze moderate.

3. ADESSO CHE SI VOLTA PAGINA ESCONO ALLO SCOPERTO LE AMBIZIONI PERSONALI E GLI INTERESSI DI CHI VUOLE CHE CAMBI TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA. UN NOME PER TUTTI: MONTEZEMOLO. UN SOLO AVVERSARIO PER TUTTI: IL CENTROSINISTRA.
Come accade ogni volta che ci si avvicina davvero ad un cambiamento, escono finalmente allo
scoperto tutte le ambizioni personali e si manifestano tutti gli interessi perché il cambiamento
imbocchi una strada piuttosto che un’altra.
Accade come nelle corse più lunghe: nell’ultimo giro escono allo scoperto i finalisti. Così oggi
comincia ad apparire con maggiore chiarezza il campo di gioco per la finale. Montezemolo dice
né Bersani né Berlusconi, esattamente in questo ordine. Altri tirano la volata a politiche che
tutto cambiano ma senza scalfire gli interessi consolidati. E tutti coloro che stanno uscendo
allo scoperto hanno un solo obiettivo: impedire che il centrosinistra possa imprimere un
cambiamento vero al paese, facendo pagare la crisi un po’ di più a chi ha di più e imponendo il
rispetto delle regole. Il cuore del problema è sempre lo stesso: si rispettano le regole o non si
rispettano le regole, pagano gli evasori o pagano sempre gli stessi, la flessibilità riguarda tutti, comprese le imprese, i manager, i grand commis, gli oligopolisti, i professionisti, oppure solo i consumatori e i lavoratori.
In questa fase tornano di attualità tutti i giochi di prestigio. Le pressioni dei media controllati in Italia per larghissima parte dal presidente del Consiglio, dalle grandi imprese industriali, da banche e finanza.

4. BOOM TV E WEB PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI ROMA.
(AGI) - Roma, 6 nov. - Boom televisivo e di visite in poche ore, fanno sapere gli organizzatori, sui siti e sui social network per seguire la manifestazione nazionale del Partito Democratico, ieri pomeriggio in piazza San Giovanni a Roma. Non solo una grande festa di piazza, dunque, ma anche una grande partecipazione su web e tv, è il commento della nota Pd.
I dati: la diretta streaming è stata seguita da oltre 55mila visitatori con oltre 200mila pagine viste sul sito beta.partitodemocratico.it e sulla pagina fan di Facebook del Pd si sono registrate 748mila visualizzazioni di post, status e foto. Oltre 15mila persone hanno aderito alla manifestazione attraverso il sito o la pagina evento creata su Facebook.
L'album di foto creato su Flickr del Pd ha avuto 53.337
visualizzazioni. Youdem.tv ha avuto 60.000 visite per la diretta e 150 mila pagine viste sul sito web, mentre sulla pagina Facebook della televisione del Pd ci sono state 67.962
visualizzazioni di post, status e foto.
Ma la manifestazione è stata raccontata anche attraverso Twitter: sul social network di microblogging l'hashtag #cinque11 lanciato per la manifestazione era tra i trending topic giá nella tarda mattinata per poi essere usato in circa 12.000 tweet, di cui 1000 retwittati dalla redazione web del sito e ritrasmessi sui maxi schermi della piazza.
Quanto a radio e tv, la manifestazione è stata trasmessa in diretta da Rainews24, SkyTg24 e Radio Popolare. Solo Rainews24, ha registrato una media di 500mila spettatori. La manifestazione del Pd è stata trasmessa in diretta streaming anche dai siti de l'Unità, di Europa, di Repubblica e del Corriere. Repubblica ha registrato 70mila visualizzazioni.
L'Unità ha registrato, tra diretta e video dedicati, oltre 50mila visite. (AGI)

5. ALLARME ONU SUI DISASTRI DEL CLIMA. SE NE PARLA NEI VERTICI MONDIALI DI KAMPALA E DURBAN.
Da La Repubblica. Dall’articolo di Antonio Cianciullo. “Cinque Terre, Genova, Napoli. Eccola qui, concentrata in pochi giorni, l`anticipazione del clima che verrà. La rabbia del vento che spazza via tutto, i muri d`acqua che si trasformano in bombe idriche, le tempeste di lampi che riempiono il cielo: fenomeni che chiamiamo estremi perché fino a ieri rappresentavano il limite dell`orizzonte conosciuto, oggi si ripetono con frequenza devastante. Domani potrebbero diventare routine. L`allarme viene dal quinto rapporto sul cambiamento climatico che l`Ipcc, il panel di oltre 2 mila scienziati messo in piedi dalle Nazioni Unite, sta mettendo a punto. A Kampala, in Uganda, dal 14 al 19 novembre si
riuniranno gli esperti di eventi estremi e dalla loro analisi (Special report on managing the risk of estreme events and disasters) emerge un quadro drammatico del caos climatico prodotto dall`uso di carbone e petrolio e dalla deforestazione: è «praticamente certo», dicono gli esperti, che aumenteranno le ondate di gelo e di calore estremo, le inondazioni, i cicloni tropicali ed extratropicali. E a pagare lo scotto maggiore saranno i tropici e l`artico, ma anche le aree temperate più vicine alla fascia in forte riscaldamento. «Munich Re, uno dei colossi di un settore assicurativo sempre più allarmato, ha fatto i conti del 2010: ci sono stati 950 disastri, legati peri190 per cento a fattori meteo, che hanno prodotto danni per 130 miliardi di dollari», racconta Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf. «Dal 1990 il prezzo pagato al cambiamento climatico continua a crescere. È ora che a Durban, dove tra un mese si incontreranno i governi di tutto il mondo per stabilire una strategia sulla difesa del clima, si decida uno stop rapido alle emissioni serra»….

6. ISRAELE-IRAN: NON C’È PACE IN MEDIO ORIENTE.
Da La Repubblica. Dall’articolo di Fabio Scuto. “Se il premio Nobel per la Pace e capo dello Stato Shimon Peres per due volte consecutive ribadisce che un eventuale intervento militare di Israele contro l`Iran si avvicina, anzi è «sempre più probabile», significa che davvero i motori areazione dei cacciabombardieri con la stella di David stanno per essere accesi nelle basi nel deserto del Negev. «La possibilità di un attacco militare all`Iran è ormai più vicina a essere realizzata di quanto non lo sia il ricorso all`opzione diplomatica», ha detto Peres in un`intervista al quotidiano Hayom e ieri s era in una o c casi o ne ufficiale è tornato sull`argomento: «L`Iran è il principale pericolo sia per Israele che per il mondo intero perché è sempre più prossimo a dotarsi di armamenti nucleari». Il primo ministro Benjamin Netanyahu è convinto che l`opzione militare sia l`unica in grado di fermare il programma nucleare iraniano. Nel governo è sostenuto dal ministro della Difesa Ehud Barak e da quello degli Esteri Lieberman ma non aveva fino a giovedì la maggioranza dei voti nel Gabinetto per dare il "semaforo verde" alle operazioni militari. Serve un governo compatto c unito per guidare una delle azioni militari più audaci della Storia d`Israele destinata, qualunque ne sia l`esito, a sconvolgere l`intero Medio Oriente. Adesso questa compattezza nel governo, stando a quanto rivelava ieri sera la tv americana Fox, sarebbe stata raggiunta. Da giorni stampa e tv israeliane vanno avanti a colpi di rivelazioni sui piani d`attacco e sul rapporto che sarà presentato dall`Aiea domani a Vienna con le prove della proliferazione atomica dell`Iran per uso militare. Washington segue con attenzione l`evolvere della situazione. Ha avviato anche la macchina militare - con due gruppi navali nel Golfo e nell`Oceano Indiano ma vorrebbe agire, nel caso si vada verso l`azione, in coordinamento con i suoi principali alleati, come la Gran Bretagna, e Londra è pronta a mettere in campo basi aeree, missili e mezzi navali per cooperare. Ma gli Stati Uniti sono «assolutamente» preoccupati dall`eventualità di non essere avvertiti preventivamente nel caso in cui Israele attaccasse l`Iran. Il capo del Pentagono Leon Panetta, rivelava ieri Haaretz, ha ricevuto da Netanyahu e da Barak soltanto risposte vaghe, senza l`assunzione di
alcun impegno concreto in tal senso da parte degli interlocutori. La Casa Bianca non vorrebbe essere avvertita da una telefonata di Barak che annuncia al presidente Obama che il suo primo ministro ha appena ordinato a diversi squadroni di caccia F-15 e F-16 e altri jet di volare verso Est per distruggere i siti nucleari iraniani. Per condurre i raid Israele dovrà violare gli spazi aerei di diversi Paesi. Difficile che i caccia vadano sul confine turco-siriano, più probabile chela rotta passi attraverso l`Arabia Saudita (la via più breve) e per l`Iraq. Con Riad ci sarebbe un tacito accordo al sorvolo, se i caccia con la Stella di David sono diretti sui siti atomici dell`Iran con Bagdad no. Ma la prossima fine dell`accordo sulla presenza militare americana in Iraq facilita l`ipotesi di un raid aereo. In base a quell`accordo gli Stati Uniti, su richiesta, devono sventare le minacce alla sovranità dell`Iraq e non permettere che il suo territorio, le sue acque territoriali o il suo spazio aereo vengano utilizzati per attaccare altri Paesi. Ma appunto l`accordo scade alla fine dell`anno. Proprio per questo nelle ultime settimane è aumentata in misura esponenziale la "vigilanza" Usa sulle mosse d`Israele e dell`Iran, affidata tanto al Comando Centrale quanto a quello in Europa”….