4 gennaio 2012

L'impegno di Allevi: "Pedemontana non sarà come la Milano - Bergamo".

"La Pedemontana non avrà attorno solo capannoni."


Il Ptcp - Piano territoriale di coordinamento provinciale votato giovedì 22/12/2011 in Provincia di Monza e Brianza, approvato dopo tre sedute di dibattito con i consenso della maggioranza PDL e Lega Nord e la stroncatura di PD, Idv, e Gruppo Misto è già oggetto di attenzioni per un suo milgioramento.

In primavera il documento tornerà in aula per l'approvazione definitiva e per esamiare la osservazioni che saranno presentate in questi mesi.

Apertura è stata assicurata dalla dichiarazione del vice presidente Antonino Brambilla:"Utilizzeremo questo tempo per migliorarlo perchè tutto è perfettibile. Ci confronteremo con i Comuni e con i Parchi per verificare il suo impatto".

Il Segretario provinciale Pd Gigi Ponti:"Trasformeremo in osservazioni i nostri emendamenti non accolti. Non abbiamo ostacolato l'adozione perchè, anche se riteniamo che sia un piano al ribasso, era un passo che andava fatto".

In precedenza il Presidente Allevi aveva già dichiarato, dopo aver ringraziato le opposizioni per i toni del dibattito :"Questo piano blocca il consumo selvaggio del suolo e la grande distrubuzione (Centri commerciali - outlet), insiste sul recupero delle aree dismesse, invita i Comuni a sviluppare l'edilizia residenziale sociale, e impedisce che la Pedemontana diventi una nuova Milano-Bergamo costellata di capannoni".

Domenico Gurriero capogruppo PD:" Riconosciamo il lavoro fatto ma non condividiamo l'impostazione troppo generica, l'indulgenza nei confronti dei Comuni, la scarsa lungimiranza sui bacini idrogeologici. Il nostro no è uno stimolo a correggerlo".


I virgolettari delle dichiarazioni sono presi da un articolo pubblicato da il Cittadino del 29/12/2011

Monti conferma il metodo, unità dei sindacati alla prova.

Incontri separati con le confederazioni: no della Cgil, sì della Cisl e della UIl.

Usa Twitter la Cgil per incalzare il governo Monti e chiedere un tavolo unitario per discutere di lavoro, pensioni e liberalizzazioni.
In 140 battute Susanna Camusso dice no a incontri individuali: «Monti non convochi i sindacati separatamente. Gli incontri separati stile Sacconi rendono solo tutto più complicato e più lungo».



Ma il governo non ha nessuna intenzione di cambiare linea: gli incontri sulla riforma del mercato del lavoro saranno con un sindacato alla volta e non con le parti sociali riunite. Una posizione netta, favorita anche da una nuova divisione sindacale. Per Cisl, Uil e Ugl quello che conta non è la forma ma il merito e la sostanza. Divisione che preoccupa il segretario del Pd, Bersani, che ha ricordato quanto sia importante in questo momento «tenere la coesione».
Intanto il ministro del lavoro, Elsa Fornero, ha annunciato di voler eliminare la brutta pratica delle dimissioni in bianco delle donne.

Fonte Europa Quotidiano.

3 gennaio 2012

L'agenda di Bersani: lettera a Repubblica.


Oggi su Repubblica è stata pubblicata la lettera di Bersani che analizza le sfide che dobbiamo affrontare, la necessità delle riforme, e il modo e la priorità di concentrarsi sul sociale. Clicca qui.

CARO DIRETTORE, come tutti dicono, abbiamo davanti un anno arduo e non semplice da interpretare. Vale forse la pena di "progettarlo" un po', togliendo di mezzo un eccesso di fatalismo. Vorrei cominciare con qualche prima idea.

1. La scena si apre sull'Europa. Fino ad ora le decisioni sono state deboli. L'agenda da qui a marzo di per sé non rassicura. Nelle opinioni pubbliche è ancora dura come il marmo quell'ideologia difensiva e di ripiegamento che le destre europee hanno coltivato, ricavandone inutili vittorie, e che i progressisti non hanno potuto o saputo contrastare, ricavandone larghe e dolorose sconfitte. Inutile illudersi. O si mette in comune rapidamente e seriamente la difesa dell'Euro (vincoli di disciplina, strumenti efficaci e condivisi contro la speculazione e per la crescita, politiche macroeconomiche coordinate) o sarà il disastro. Se davvero l'Italia è troppo grande sia per fallire che per essere salvata, allora è troppo grande anche per stare zitta. È tempo che ciascuno di noi faccia la sua parte in Europa; il Partito Democratico sta lavorando per la piattaforma comune dei progressisti europei. Ma è tempo anche di fare qualcosa assieme, qui in Italia. Governo e forze politiche possono determinare una posizione nazionale. Il Parlamento (che non esiste solo in Germania!) può articolarla e assumerla. Il nostro Presidente del Consiglio può interpretarla e gestirla al meglio. Le idee ci sono e vedo su di esse la possibilità di una larga convergenza. Il biglietto da visita delle nostre idee in Europa potrebbe essere così concepito: noi continueremo le nostre riforme e ci riserviamo ogni ulteriore iniziativa per rafforzare la nostra credibilità. Ma non faremo più manovre. A chi raggiunge il 5% di avanzo primario che cosa altro si può chiedere? Nel caso, nessuno pensi di trattarci come la Grecia. Come si diceva, siamo troppo grandi e quindi parecchio ingombranti. Se ne tenga conto.

2. Torniamo qui ai nostri compiti. Salvare l'Italia significa, al concreto, contrastare la recessione, produrre crescita e occupazione, dare una prospettiva alla nuova generazione. Salvare l'Italia è possibile solo se cambiamento e coesione si danno la mano. Se coesione e cambiamento diventassero un ossimoro, non ci sarebbe speranza. L'azione di governo deve dunque possedere un metodo fondamentale e un fondamentale messaggio. Quanto al metodo, emergenza e transizione pretendono una forma particolare di dialogo sociale tale da sollecitare partecipazione e corresponsabilità, salvaguardando comunque la decisione tempestiva. Si può fare e, a parer mio, si deve fare. Ma voglio sottolineare in particolare il metodo politico. Il Governo troverà la sua forza in un rapporto stabile, permanente e ordinato con i Gruppi Parlamentari; un rapporto da allestire anche nella fase ascendente delle decisioni. Si parli di mercato del lavoro, o di liberalizzazioni, o di politica industriale, di pubblica amministrazione, di immigrazione, di Rai e di cento altri temi, esistono in Parlamento, da ogni lato, idee inevase da anni e non necessariamente divisive. Dica il Governo il suo piano di lavoro, raccolga dal Parlamento orientamenti e idee e avanzi quindi le sue decisioni e le sue proposte. Noi non pretendiamo il cento per cento di quel che faremmo, e così sarà per gli altri. Ma la trasparenza e la chiarezza servono a tutti. Quanto al messaggio fondamentale, se nell'emergenza è in gioco il comune destino del Paese, si deve innanzitutto promuovere un'idea di comunità degli italiani. Ci si ricordi allora che la solidarietà è la materia prima di una comunità, è ciò che la distingue da una accozzaglia anarchica di interessi. Se vogliamo farcela, tutti assieme, i riflettori vanno dunque puntati su chi è più in difficoltà. Bisogna predisporre l'aiuto a chi sta vivendo e vivrà le condizioni più difficili, come l'assenza di lavoro, l'insufficienza di reddito o una disabilità abbandonata. Su questo, non ci siamo ancora. Occorre fare di più, cominciando col cancellare qualche inutile asprezza di alcune misure già adottate che suscitano un giusto risentimento.

3. La grande parte delle forze politiche e parlamentari si dichiarano interessate e disponibili ad una iniziativa di riforma delle Istituzioni e della politica. Il Presidente della Repubblica la sollecita autorevolmente. È evidente che un simile percorso significherebbe stabilità per il Governo e maggiore credibilità della politica e delle Istituzioni nella prospettiva della nuova legislatura.
Sto parlando della già avviata adozione di parametri europei nei costi della politica, di riduzione del numero dei Parlamentari, di riforma del bicameralismo, di radicale aggiornamento dei regolamenti parlamentari e, alla luce delle prossime decisioni della Corte, di riforma elettorale. Su tutto questo esistono proposte e appaiono possibili convergenze significative. Si intende fare sul serio? Intendiamo davvero passare dalle parole ai fatti? Questo pronunciamento tocca innanzitutto ai segretari dei partiti, ovviamente non solo a quelli che hanno votato la fiducia al Governo, ma a partire da loro. C'è poco tempo ed è quindi ora di prendersi impegni pubblici, espliciti e dirimenti. I tre punti che ho segnalato dovrebbero essere, a parer mio, l'agenda di gennaio. Infine una parola per chi, nel gioco ormai stucchevole fra tecnica e politica, si predispone a promuovere, chissà in quali forme nuove, l'edizione 2012 dell'antipolitica. L'Italia ha già dato. Per quello che ci riguarda il Partito Democratico ha compiuto un gesto propriamente politico, trasparente e generoso, nel sostenere questa transizione e si predispone ad offrire agli elettori, quando sarà il momento, una proposta riformista e democratica di ricostruzione, alternativa al decennio populista. Siamo pronti a riconoscere in termini nuovi i codici e i limiti della politica. Anche in questo difficile passaggio, tuttavia, siamo convinti di poterne rafforzare la dignità e l'indispensabile ruolo. (03 gennaio 2012)

Da PD e Idv un coro di no contro l'acquisto dei caccia F-35.

«Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l'acquisizione degli f-35 jsf si potrebbero fare molte cose: ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un'indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro». Fanno i conti in tasca al governo le oltre quaranta associazioni che hanno lanciato la campagna "Sbilanciamoci" contro l'acquisto dei 131 bombardieri f35 da parte del ministero della difesa.

La raccolta firme su www.sbilanciamoci.org «chiede al governo di destinare i fondi risparmiati alla garanzia dei diritti dei più deboli ed allo sviluppo del paese investendo sulla società, l'ambiente, il lavoro e la solidarietà internazionale». venti miliardi di euro (15 per il solo acquisto e altri 5 in parte già spesi per lo sviluppo e le strutture di assemblaggio) la cifra di cui si parla in un momento, sottolineano le organizzazioni, in cui le manovre approvate porteranno gravi conseguenze sui cittadini. questa seconda fase della campagna, denominata «taglia le ali alle armi!» è partita nel settembre scorso. nella prima, erano già state raccolte 19.900 adesioni online, 16.000 firme cartacee e 388 adesioni di organizzazioni.

Ma il mondo delle associazioni non è l'unico a chiedere un ripensamento all'esecutivo di Monti. Molte le voci che si alzano anche dai banchi della politica.

IGNAZIO MARINO

«Si vogliono eliminare gli sprechi? Basterebbe un deciso taglio degli armamenti - spiega il senatore del Partito Democratico -. Abbiamo mantenuto l'impegno di spesa di 29 miliardi di Euro per 121 aerei da caccia, 131 F-35 e 100 elicotteri da combattimento NH90: con il solo costo di due cacciabombardieri F-35 si potrebbero trovare fondi per il sostegno dei giovani precari oppure sostenere investimenti per la ricerca e l'innovazione».

ANTONIO DI PIETRO

«Noi dell'Italia del Valori denunciamo quest'assurda situazione da mesi, ma ancora qualche settimana fa, quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato. Adesso - prosegue - è lo stesso ministro ad ammettere che anche per le Forze armate ci vorrebbe un pò d'austerità. Purtroppo, però, alle sue belle parole è probabile che seguano pochi fatti. Il ministro, infatti, vorrebbe risolvere il problema licenziando. Con 40-50mila militari in meno ci sarebbe un bel risparmio. Glielo va a spiegare lui, poi, a quelle decine di migliaia di persone e alle loro famiglie come sopravvivono una volta che saranno rimasti senza stipendio. Comunque lui stesso ha poi aggiunto che quei licenziamenti sono impossibili. Per fortuna, diciamo noi. Quello che, invece, il ministro non vuole fare assolutamente è tagliare le spese per le armi. Abbiamo ordinato 131 caccia bombardieri F-35».

NICHI VENDOLA

Il governatore della Puglia, in un messaggio su twitter, fa sue le parole di Elettra Deiana: «Le Forze Armate sono sovradimensionate, costano troppo, ci sono troppi soldati e soprattutto troppi ufficiali e sottoufficiali: così più o meno il Ministro della Difesa Di Paola nel suo messaggio di fine anno. In tutto180 mila militari, spese record, sprechi, inefficienze, privilegi ingiustificati. Ridurre e modernizzare il personale? L’idea del ministro è questa, insieme salvando, ovviamente, i sistemi d’arma, gli F35, la missione in Afghanistan. Tagliare da una parte – se si taglierà – per avere più risorse da destinare agli armamenti e alle missioni. Il rischio è questo. Da contrastare».

fonte l'Unità.

2 gennaio 2012

Lega Nord: Napolitano è come Cetto La Qualunque.


‘Giorgio Napolitano e’ come Cetto La Qualunque’. Nella notte di Capodanno la Lega Nord non rinuncia a sparare i suoi ‘fuochi d’artificio’ ed attacca senza mezzi termini il presidente della Repubblica paragonandolo al personaggio populista del film ‘Qualunquemente’ di Antonio Albanese. La definizione e’ di Roberto Calderoli che liquida cosi’ il messaggio di fine anno del Capo dello Stato: ‘Ricorda la conferenza del premier Monti – attacca a testa bassa – un libro dei sogni con tanti luoghi comuni’.
LE REAZIONI – L’uscita di Calderoli scatena una serie di reazioni a difesa di Napolitano: piu’ critico il Pd, mentre il Pdl si limita a esprimere giudizi positivi sul messaggio del presidente. ‘Il futurista’, la rivista vicina a Fli ed al presidente della Camera Gianfranco Fini, invita addirittura a creare ‘un arco costituzionale per isolare la Lega Nord’. Ma al di la’ della metafora molto forte, l’ex ministro leghista fa una critica severa alle parole del capo dello Stato, reo di ‘aver fatto un panegirico, una cosa che non si e’ mai vista, del governo Monti’ che e’ invece ‘capace solo di tassare’ i cittadini. Tra le righe si legge l’accusa dei lumbard a Napolitano di essere artefice della caduta del governo Berlusconi a favore dell’esecutivo ‘dei professori’.
ESAME DI COSCIENZA - Al Carroccio non va giu’ neanche il lungo ‘cahier de doleances’ presentato dal capo dello Stato come causa dell’attuale crisi dell’Italia: spesa pubblica impazzita, corruzione, evasione fiscale e malgoverno negli anni ’80. ’Vista la lunghezza della carriera politica di Giorgio Napolitano come parlamentare, ministro e presidente della Repubblica – sottolinea Calderoli – avrebbe potuto fare un esame di coscienza su quello che non si e’ riuscito a fare fino ad oggi’. ’Ma la cosa che piu’ mi ha dato fastidio – conclude l’esponente del Carroccio – e’ che non c’e’ nessun accenno al federalismo: questa e’ una colpa! Penso che ormai l’Italia sia il passato ed il futuro sia la Padania’. L’ex ministro sceglie di chiudere cosi’, con un riferimento alla Padania. Il 2012 per la Lega Nord, infatti, non e’ ancora iniziato ma prende il via soltanto il 22 gennaio.
CAPODANNO PADANO - E, ovviamente, a Milano. Non e’ l’ennesima provocazione della Lega ma la data della manifestazione in programma nel capoluogo lombardo per aprire quella campagna che, nelle intenzioni, dara’ il via alla ‘nascita della Padania’, alla ‘indipendenza’. Per il momento non c’e’ niente da festeggiare. Anzi. Il movimento leghista sceglie di ‘ritirarsi’ sul territorio in attesa di un voto che nel Carroccio si vede sempre piu’ vicino. L’obiettivo e’ incassare in termini elettorali l’opposizione al governo Monti e a ‘Roma Ladrona’. Si torna alle origini per sopravvivere e magari rilanciarsi alla prossima tornata elettorale. La ‘secessione’ stavolta si chiama indipendenza; il nemico e’ sempre a Roma e le misure antipopolari adottate da Monti fanno buon gioco per i ‘padani’. Poco importa se Fli prova ad isolare la Lega, riportando alla memoria ‘quell’arco costituzionale’ tra tutti i partiti che precluse la strada ad alleanze con il Movimento Sociale nella prima repubblica. L’unico pericolo resta un cambiamento della legge elettorale. Ma in questo caso la Lega ha gia’ avvisato i ‘quasi-alleati’ del Pdl: se Berlusconi appoggia una modifica della legge salterebbero tutte le amministrazioni locali condivise al Nord. (di Teodoro Fulgione) (ANSA)

300 mila posti a rischio. Sindacati: possibili tensioni.

I leader delle principali confederazioni rispondono al premier Mario Monti, che ha scongiurato più volte la possibilità di tensioni sociali dovute alla manovra. Interviene anche la chiesa, con le parole l'arcivescovo di Genova, e presidente della Cei, Bagnasco.

2012, anno nero per il lavoro: 300 mila posti a rischio

SUSANNA CAMUSSO (CGIL)
C'è un «rischio reale» di tensioni sociali crescenti nei prossimi mesi e va contrastato con un piano per il lavoro, la vera emergenza. Lo sostiene il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, sebbene il premier Mario Monti sia fiducioso che non ci saranno «grosse» tensioni sociali. «Nei prossimi mesi - sottolinea la Camusso - la recessione avrà un impatto duro sull'occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale».

«Anche per questo - afferma il leader della Cgil - è meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell'occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti». «Per questo - aggiunge la Camusso - proponiamo un nuovo 'Piano del lavorò. Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi».

«Bisognerà anche - spiega la Camusso - riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile».

«Senza dimenticare - aggiunge il segretario generale della Cgil - che per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso: ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto - conclude - e non è accettabile».

RAFFAELE BONANNI (CISL)

L'inasprirsi del conflitto sociale nei prossimi mesi di recessione dipenderà soltanto dal governo. Lo afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sottolineando che «dipenderà solo dal comportamento del governo. La Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo - aggiunge - pacchetti prefeconfezionati o ispirati da altri». Il premier Mario Monti confida che non ci saranno «grosse» tensioni sociali. Tuttavia, sostiene il leader della Cisl a TMNews, «finora il governo ha voluto fare da solo e infatti la reazione del sindacato è stata la diretta conseguenza di questa scelta. Verificheremo nei prossimi giorni se ci sarà un cambiamento nella linea del governo e se alle parole del presidente Monti corrisponderanno i fatti».

Nel confronto con l'esecutivo, sottolinea Bonanni, la Cisl avanzerà le sue proposte. «Noi pensiamo - dice - che il problema sia quello di alzare di più i salari dei lavoratori flessibili, estendere gli ammortizzatori sociali a chi oggi ne è escluso, rendere obbligatoria la previdenza integrativa e agevolare fiscalmente le assunzioni dei precari, delle donne e degli ultracinquantenni. Se non avremo una buona economia - afferma - non avremo più occupazione. Occorre soprattutto - aggiunge il segretario generale - un vero piano del lavoro che affronti il divario Nord-Sud. La gran parte dei giovani disoccupati sono concentrati nelle regioni del Sud. La vera emergenza sociale - conclude - rimane il Mezzogiorno, come ha più volte sottolineato il presidente della Repubblica».

LUIGI ANGELETTI

Il governo deve cambiare rotta o c'è il rischio di nuove tensioni sociali nei prossimi mesi di recessione. Lo sostiene il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, nonostante il premier Mario Monti sia fiducioso che non ci saranno forti tensioni sociali. «Non è nostra intenzione - sottolinea - fare del conflitto sociale la nostra regola, ma è chiaro che il governo si illude se pensa che possiamo sopportare un 2012 carico di disoccupati. La combinazione - sottolinea - di pensioni più basse, redditi reali decrescenti e minore occupazione non è un buon viatico per la pace sociale». Per questo, spiega Angeletti, nel confronto che si aprirà con l'esecutivo «andremo a chiedere una declinazione di questa politica per la crescita. Secondo noi si deve basare soprattutto su una riduzione delle tasse sul lavoro, perchè gli effetti benefici sulla crescita sono indiscutibili. Il problema principale che abbiamo è l'occupazione».

Per rilanciare l'economia, afferma Angeletti, è necessario «modificare le norme sugli investimenti, perchè finchè le norme non cambiano gli investimenti resteranno solo ipotesi: gli ostacoli sono enormi. Solo un'autentica semplificazione, un'eliminazione radicale di molte norme può rendere credibile il fatto che si faranno sul serio gli investimenti». «Chiederemo anche - aggiunge il leader della Uil - che ci siano liberalizzazioni in alcuni settori, perchè è evidente che esistono situazioni di monopolio che non si conciliano per nulla con la parola crescita».

ANGELO BAGNASCO

Per «evitare il pericolo di tensioni sociali» è necessario «essere più positivi» e «creare coesione»: lo ha detto l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, rispondendo ai cronisti sull'allarme lanciato dai sindacati per il rischio di tensioni sociali. «Credo che - ha detto il cardinale Angelo Bagnasco - se ci mettiamo insieme nello sforzo e nella fatica di costruire dei ponti nuovi, di cambiare mentalità e creare più coesione sia nel lavoro sia nella società, a tutti i livelli le tensioni non si coaguleranno». Bagnasco ha anche ribadito un concetto espresso ieri nel Te Deum: «a forza di seminare vento si raccoglie tempesta, la tempesta della sfiducia, del tutti contro tutti, dell'avvilimento, della litigiosità esasperata e inconcludente, della rabbia sorda ma che potrebbe scoppiare».

fonte l'Unità.

1 gennaio 2012

Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

o Palazzo del Quirinale, 31/12/2011
Inserisci link

Buona sera e buon anno. E innanzitutto, grazie. E' un grazie che debbo a tanti di voi, a tanti italiani, uomini e donne, di tutte le generazioni e di ogni parte del paese, per il calore con cui mi avete accolto ovunque mi sia recato per celebrare la nascita dell'Italia unita e i suoi 150 anni di vita. Grazie per la partecipazione sentita e significativa a quelle celebrazioni, per lo spirito di iniziativa che si è acceso nelle più diverse istituzioni e comunità, accompagnando uno straordinario risveglio di memoria storica e di mobilitazione civile, e portando le celebrazioni del Centocinquantenario a un successo, per quantità e qualità, superiore anche alle previsioni più ottimistiche.

Il mio è, in sostanza, un grazie per avermi trasmesso nuovi e più forti motivi di fiducia nel futuro dell'Italia. Che fa tutt'uno con fiducia in noi stessi, per quel che possiamo sprigionare e far valere dinanzi alle avversità : spirito di sacrificio e slancio innovativo, capacità di mettere a frutto le risorse e le riserve di un'economia avanzata, solida e vitale nonostante squilibri e punti deboli, di un capitale umano ricco di qualità e sottoutilizzato, di un'eredità culturale e di una creatività universalmente riconosciute.

Non mi nascondo, certo, che nell'animo di molti, la fiducia che ho sentito riaffiorare e crescere nel ricordo della nostra storia rischia di essere oscurata, in questo momento, da interrogativi angosciosi e da dubbi che possono tradursi in scoraggiamento e indurre al pessimismo. La radice di questi stati d'animo, anche aspramente polemici, è naturalmente nella crisi finanziaria ed economica in cui l'Italia si dibatte.

Ora, è un fatto che l'emergenza resta grave : è faticoso riguadagnare credibilità, dopo aver perduto pesantemente terreno ; i nostri Buoni del Tesoro - nonostante i segnali incoraggianti degli ultimi giorni - restano sotto attacco nei mercati finanziari ; il debito pubblico che abbiamo accumulato nei decenni pesa come un macigno e ci costa tassi di interesse pericolosamente alti. Lo sforzo di risanamento del bilancio, culminato nell'ultimo, così impegnativo decreto approvato giorni fa dal Parlamento, deve perciò essere portato avanti con rigore. Nessuna illusione possiamo farci a questo riguardo. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Specie se l'economia riprenderà a crescere : il che dipende da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale.

Parlo dei sacrifici, guardando specialmente a chi ne soffre di più o ne ha più timore. Nessuno, oggi - nessun gruppo sociale - può sottrarsi all'impegno di contribuire al risanamento dei conti pubblici, per evitare il collasso finanziario dell'Italia. Dobbiamo comprendere tutti che per lungo tempo lo Stato, in tutte le sue espressioni, è cresciuto troppo e ha speso troppo, finendo per imporre tasse troppo pesanti ai contribuenti onesti e per porre una gravosa ipoteca sulle spalle delle generazioni successive.

Nella seconda metà del Novecento, il benessere collettivo è giunto a livelli un tempo impensabili portando l'Italia nel gruppo delle nazioni più ricche. Ma a partire dagli anni Ottanta, la spesa pubblica è cresciuta in modo sempre più incontrollato, e ormai insostenibile. E c'è anche chi ne ha tratto e continua a trarne indebito profitto : a ciò si legano strettamente fenomeni di dilagante corruzione e parassitismo, di diffusa illegalità e anche di inquinamento criminale. Né, quando si parla di conti pubblici da raddrizzare, si può fare a meno di mettere nel mirino l'altra grande patologia italiana : una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale. Che ci si debba impegnare a fondo per colpire corruzione ed evasione fiscale, è fuori discussione. Sapendo che è un'opera di lunga lena, che richiede accurata preparazione di strumenti efficaci e continuità : ed è quanto si richiede egualmente per un impegno di riduzione delle disuguaglianze, di censimento delle forme di ricchezza da sottoporre a più severa disciplina, di intervento incisivo su posizioni di rendita e di privilegio.
Ma mentre è giusto, anzi sacrosanto, fare appello perché si agisca in queste direzioni, è necessario riconoscere come si debba senza indugio procedere alla puntuale revisione e alla riduzione della spesa pubblica corrente : anche se ciò comporta rinunce dolorose per molti a posizioni acquisite e a comprensibili aspettative.

Per procedere con equità si deve innanzitutto stare attenti a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, o a non aggravare rischi di povertà cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma più in generale occorre definire nuove forme di sicurezza sociale che sono state finora trascurate a favore di una copertura pensionistica più alta che in altri paesi o anche di provvidenze generatrici di sprechi.

Bisogna dunque ripensare e rinnovare le politiche sociali e anche, muovendo dall'esigenza pressante di un elevamento della produttività, le politiche del lavoro : per la fondamentale ragione che il mondo è cambiato, che l'epicentro della crescita economica - e anche di quella demografica - si è spostato lontano dall'Europa, e non solo il nostro paese, ma il nostro continente vedono ridursi il loro peso e i loro mezzi, e debbono rivedere il modo di concepire e distribuire il proprio benessere, e concentrare i loro sforzi nel guadagnare nuove posizioni e opportunità nella competizione globale. Senza mettere in causa la dimensione sociale del modello europeo, il rispetto della dignità e dei diritti del lavoro.

Mi si consenta una piccola digressione personale : vengo da una lontana, lunga esperienza politica concepita e vissuta nella vicinanza al mondo del lavoro, nella partecipazione alle sue vicende e ai suoi travagli. Mi sono formato, da giovane, nel rapporto diretto, personale con la realtà delle fabbriche della mia Napoli, con quegli operai e lavoratori. E' un sentimento e un'emozione che ho visto rinnovarsi in me ogni volta che ho visitato da Presidente una fabbrica, incontrandone le maestranze. Comprendo dunque, e sento molto, in questo momento, le difficoltà di chi lavora e di chi rischia di perdere il lavoro, come quelle di chi ha concluso o sta per concludere la sua vita lavorativa mentre sono in via di attuazione o si discutono ancora modifiche del sistema pensionistico. Ma non dimentico come nel passato, in più occasioni, sia stata decisiva per la salvezza e il progresso dell'Italia la capacità dei lavoratori e delle loro organizzazioni di esprimere slancio costruttivo, nel confronto con ogni realtà in via di cambiamento, e anche di fare sacrifici, affermando in tal modo, nello stesso tempo, la loro visione nazionale, il loro ruolo nazionale.

Non è stato forse così negli anni della ricostruzione industriale, dopo la liberazione del paese? Non è stato forse così in quel terribile 1977, quando c'era da debellare un'inflazione che galoppava oltre il 20 per cento e da sconfiggere l'attacco criminale quotidiano e l'insidia politica del terrorismo brigatista?

Guardiamo dunque con questa consapevolezza alle grandi prove che abbiamo davanti : come superare i rischi più gravi di crisi finanziaria per il nostro paese, e come reagire alle minacce incombenti di recessione. L'Italia può e deve farcela ; la nostra società deve uscirne più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa.

Rigore finanziario e crescita. Crescita più intensa e unitaria, nel Nord e nel Sud, da mettere in moto con misure finalizzate alla competitività del sistema produttivo, all'investimento in ricerca e innovazione e nelle infrastrutture, a un fecondo dispiegarsi della concorrenza e del merito. E' a queste misure che ha annunciato di voler lavorare il governo, nel dialogo con le parti sociali e in un rapporto aperto col Parlamento. Obbiettivo di fondo : più occupazione qualificata per i giovani e per le donne.

Si è diffusa, ormai, la convinzione che dei sacrifici siano inevitabili per tutti : ma la preoccupazione maggiore che emerge tra i cittadini, è quella di assicurare un futuro ai figli, ai giovani. E' questo obbiettivo che può meglio motivare gli sforzi da compiere : è questo l'impegno cui non possiamo sottrarci.
Perseguire questi obbiettivi, uscire dalle difficoltà in cui non solo noi ci troviamo è impossibile senza un più coerente sforzo congiunto al livello europeo. E' comprensibile che anche in Italia si manifesti oggi insoddisfazione per il quadro che presenta l'Europa unita. Ma ciò non deve mai tradursi in sfiducia verso l'integrazione europea.

Quel che abbiamo costruito, insieme, tenacemente, è stato decisivo per garantirci sempre di più pace e unità nel nostro continente, progresso in ogni campo, crescente benessere sociale, salvaguardia e affermazione nel mondo dei nostri comuni interessi e valori europei.
E oggi, ben più di cinquant'anni fa, solo uniti potremo ancora progredire e contare come europei in un quadro mondiale radicalmente cambiato. All'Italia tocca perciò levare la sua voce perché si vada avanti verso una più conseguente integrazione europea, e non indietro verso anacronistiche chiusure e arroganze nazionali. Occorrono senza ulteriori indugi scelte adeguate e solidali per bloccare le pressioni speculative contro i titoli del debito di singoli paesi come l'Italia, perché il bersaglio è l'Europa, ed europea dev'essere la risposta.

Risposta in termini di stabilità finanziaria e insieme di rilancio dello sviluppo. E non ci siamo. Particolarmente sottovalutata è la prospettiva della recessione, con tutte le sue conseguenze. In quanto all'Italia, è tempo che da parte di tutti in Europa si prendano sul serio e si apprezzino le dimostrazioni che il nostro paese ha dato e si appresta a dare, pagando prezzi non lievi, della sua adesione a principi di stabilità finanziaria e di disciplina di bilancio, nonché del suo impegno per riforme strutturali volte a suscitare una più libera e intensa crescita economica. Abbiamo solo da procedere nel cammino intrapreso, anche per far meglio sentire, in seno alle istituzioni europee - in condizioni di parità - il nostro contributo a nuove, meditate decisioni ed evoluzioni dell'Unione.

In questo senso sta svolgendo il suo mandato il governo Monti, la cui nascita ha costituito il punto d'arrivo di una travagliata crisi politica di cui il Presidente del Consiglio, on. Berlusconi, poco più di un mese fa, ha preso responsabilmente atto. Si è allora largamente convenuto che il far seguire precipitosamente, all'apertura della crisi di governo, uno scioglimento anticipato delle Camere e il conseguente scontro elettorale, avrebbe rappresentato un azzardo pesante dal punto di vista dell'interesse generale del paese. Di qui è venuto quel largo sostegno in Parlamento al momento della fiducia al governo, con una scelta di cui va dato merito a forze già di maggioranza e già di opposizione.

E' importante ora che l'Italia possa contare su una fase di stabilità e di serenità politica. Ciò non toglie che ogni partito mantenga la sua fisionomia e si caratterizzi in Parlamento con le sue proposte rispetto all'azione che l'esecutivo deve portare avanti. Soprattutto, un vasto campo è aperto per l'iniziativa dei partiti e per la ricerca di intese tra loro sul terreno di riforme istituzionali da tempo mature. Queste sono necessarie anche per creare condizioni migliori in vista di un più costruttivo ed efficace svolgimento della democrazia dell'alternanza nello scenario della nuova legislatura dopo il ritorno alle urne.
Mi auguro che i cittadini guardino con attenzione, senza pregiudizi, alla prova che le forze politiche daranno in questo periodo della loro capacità di rinnovarsi e di assolvere alla funzione insostituibile che gli è propria di prospettare e perseguire soluzioni per i problemi di fondo del paese. Non c'è futuro per l'Italia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica.

Solo così ci porteremo, nei prossimi anni, all'altezza di quei problemi di fondo che sono ardui e complessi e vanno al di là di pur scottanti emergenze. Avvertiamo quotidianamente i limiti della nostra realtà sociale, confrontandoci con la condizione di quanti vivono in gravi ristrettezze, con le ansie e le incertezze dei giovani nella difficile ricerca di una prospettiva di lavoro. E insieme avvertiamo i limiti del nostro vivere civile, confrontandoci con l'emergenza della condizione disumana delle carceri e dei carcerati, o con quella del dissesto idrogeologico che espone a ricorrenti disastri il nostro territorio, o con quella di una crescente presenza di immigrati, con i loro bambini, che restano stranieri senza potersi, nei modi giusti, pienamente integrare.
Ci si pongono dunque acute necessità di scelte immediate e di visioni lungimiranti. Occorre una nuova "forza motivante" perché si sprigioni e operi la volontà collettiva indispensabile ; occorrono coraggio civile e sguardo rivolto "con speranza fondata verso il futuro". Questo ci hanno detto nei giorni natalizi alte voci spirituali. Esse si sono in effetti rivolte al più vasto mondo in cui si collocano i travagli della nostra Italia e della nostra Europa. Un mondo nel quale sono emerse di recente nuove correnti e forze portatrici di aspirazioni alla libertà e alla giustizia, ma anche difficoltà e tensioni, e ancora feroci repressioni. Mentre restano aperti antichi focolai di contrapposizione e di conflitto, e si manifestano ciechi furori religiosi, fino a dar luogo a orribili stragi di comunità cristiane.

L'Italia non può restare, e non resta, estranea a ogni possibile iniziativa di pace e umanitaria : come dice la nostra partecipazione - anche con dolorosi sacrifici di giovani vite - a quelle missioni militari e civili internazionali che vedono migliaia di nostri connazionali farsi onore. Nel salutarli e ascoltarli in occasione del Natale, ho colto accenti confortanti di alto senso di responsabilità e di forte vocazione al servizio del bene comune.

Sono accenti che colgo, qui in Italia, in tante occasioni di incontro con le molteplici espressioni dell'universo della solidarietà, del volontariato, dell'impegno civile. Sono accenti che trovo in lettere toccanti che mi vengono indirizzate da persone anziane, da giovani e ragazzi, da uomini e donne che raccontano i loro propositi operosi e le loro esperienze. Lasciatemi dunque ripetere : la fiducia in noi stessi è il solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella comunità nazionale come nella famiglia.

E allora apriamoci così al nuovo anno : facciamone una grande occasione, un grande banco di prova, per il cambiamento e il nuovo balzo in avanti di cui ha bisogno l'Italia.

A voi tutti, con affetto, buon 2012 !

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO AI LETTORI DI TEOREMA...LA QUADRATURA DEL CIRCOLO.


Ci scusiamo con il lettori ma il testo di questo post 
è ancora in lavorazione,
o non è ancora visibile per inconvenienti tecnici.

Abbiate pazienza provvederemo al più presto alla sua pubblicazione.

Ringraziandovi per esserci venuti a trovare porgendo
le nostre scuse per questo disservizio
cogliamo l'occasione per salutarVi cordialmente.

Teorema...la quadratura del circolo.
il blog del PD di Sulbiate

31 dicembre 2011

Buon 2012 a tutti i Sulbiatesi.


Buon anno in particolare a tutte le famiglie della nostra Comunità toccate dai problemi del lavoro.
Buon anno a tutti noi che dovremo stringere ancora un po’ la cinghia per la pesantezza della manovra economica, a cui l'Italia è stata costretta dalla irresponsabilità di alcuni suoi rappresentanti.
Buon anno ai giovani e alle donne che purtroppo dovranno fronteggiare un futuro ancora un po' più difficile.
Il Circolo PD di Sulbiate esprime a tutti sincera solidarietà.
Un sottile vento di cambiamento e di speranza è nell'aria. Ci auguriamo che queste premesse si realizzino e vedano nella seconda parte del nuovo anno il preludio per lasciare alle spalle questo brutto periodo di crisi.

Questa è anche l'occasione per commentare brevemente e pacatamente la situazione politica locale: la primavera del 2012 sarà per Sulbiate un periodo in cui si voterà per eleggere un nuovo Consiglio Comunale.
A tutti ormai è nota la caduta dell'Amministrazione. Fatti gravi e di scarsa democrazia hanno portato a questa difficile scelta, eccone solo alcuni:
  • La cacciata degli assessori PD dalla giunta e l’estromissione dei consiglieri dal gruppo consigliare in seguito alla giusta e ferma decisione di opporsi alla proposta di un centro commerciale in paese.
  • Lo stravolgimento della volontà popolare delle ultime elezioni: la forza politica che con la lista SI havinto le elezioni (Pd) era all’opposizione, mentre tre Assessori erano tesserati con la forza che avevaperso (Pdl).
  • La mancanza di dibattito e di condivisione di scelte che oltre ad impegnarci economicamente non avevano alle spalle un progetto ben definito (Filanda e RDS)
  • Impegni importanti e condizionanti per i prossimi 10 anni, non trattati con la dovuta serietà, come il Patto dei Sindaci.
Per noi non sono stati comunque anni persi, perché rivendichiamo il merito di aver aumentato il dibattito democratico in paese e di aver coinvolto i cittadini su alcune questioni importanti. Ricordiamo, come esempio, i banchetti sulla questione Pedemontana o quelli sui beni comuni (acqua e energia) o ancora sull’ outlet che certamente hanno elevato il livello di discussione e di consapevolezza in paese.
Diverse le manifestazioni nelle sale con temi come: energia, pedemontana, 25 aprile, acqua e le nostre assemblee aperte al pubblico.
Questo è il nostro metodo di lavoro, sicuramente imperfetto ma basato sul confronto e la discussione prima
di qualsiasi sintesi o decisione. L’immagine dell' “uomo solo al comando” ci piace solo nello sport, non in chi deve amministrare una Pubblica Amministrazione.
La mancanza di questi presupposti è stato il limite della lista civica. Limite molto grave in un mondo che si sta complicando sempre più per le crisi finanziarie, economiche, ambientali, sociali e legate al fenomeno delle migrazioni.
La lista civica per sua natura ha navigato a vista, senza tener conto di una visione più globale dei pur locali
problemi.

Girare pagina è lo slogan di grande speranza per il 2012.

Giriamo pagina tutti insieme, senza rancori, tenendo ben presente i presupposti di democrazia per risolvere al meglio i nostri problemi.
L’obiettivo ultimo è una Sulbiate sempre migliore.

L'ex Sindaco di Sulbiate confessa al "Cittadino Vimercatese" di aver commesso un errore.

Anche l'edizione in edicola del Cittadino di Monza e Brianza questa settimana a pagina 27 si occupa della crisi politica e del commissariamento del Comune di Sulbiate.

Rispetto a quello che conosciamo già segnaliamo alcuni virgolettati dell' ex Sindaco Stucchi Maurizio (in foto): "Prediamo atto della decisione. E' una regola democratica, sapevamo che sarebbe potuto succedere". "E' stato un errore imbarcare quattro persone che si sono dimostrate scorrette ( riferendosi ai democratici PD Cereda, Fassina, Leoni, Villa) ora lo stiamo pagando. Adesso però bisogna pensare al futuro".

Ha poi aggiunto:"Non posso ripresentarmi, e anche potendo non l'avrei fatto. Saremo sicuramente presenti come gruppo, anche per dimostrare che a Sulbiate non c'era un faraone. Ma io devo rispettare i messaggi che mi sono stati mandati in questo periodo. E poi, dopo otto anni, un Sindaco che lavora è anche stanco".

"Quattro mesi di congelamento di attività e a rischio ci sono alcune scelte importanti. Prima su tutte Pedemontana (è ancora aperta la questione del tunnel di fronte al Castello). Ma anche la Residenza Sanitaria per Disabili è borderline, perchè mancava ancora una delibera di Giunta. Che comunque abbiamo chiesto al prefetto di poter approvare da dimissionari. Vedremo"

post correlato: GIRIAMO PAGINA.
post correlato: Quello che Sulbiate non si merita.- 3 La Pedemontana
post correlato: Quello che Sulbiate non si merita.- 2 Il didinteresse per l'ambiente.
post correlato: Quello che Sulbiate non si merita.- 1 La poca democrazia.