21 luglio 2011

Scilipoti non basta più. Governo nel Caos. La Lega, si spacca e disobbedisce. Brelusconi sconfitto.

Ieri mattina il Governo per il decreto emergenza rifiuti di Napoli (non gradito dalla Lega) è andato sotto per ben due volte. La maggioranza ha dovuto decidere di rimandare il decreto in commissione.

In serata poi i Leghisti alla camera votano per l'arresto del PDL Papa mentre al Senato salvano il PD Tedesco che aveva chiesto di essere arrestato.

Il messagio della Lega per il primo ministro non ha bisogno di molte interpretazioni e dice:"Siamo noi l'ago della bilancia, e possiamo farti cadere quando vogliamo".

Vince il ministro Maroni che presida l'aula tra i banchi dei deputati e non in quelli del Governo come per segnare anche fisicamente la distanza che lo separa dall'esecutivo. Perdono Bossi e Reguzzoni.

Vincono i Leghisti delle "origini" e non quelli dei salotti romani. Molti leghisti stanchi di essere accusati di corresponsabilità per le approvazioni delle leggi vergogna e di complicità con la "Roma Ladrona" decidono di votare contro le indicazioni dell'alleanza.

Hanno voluto così dimostrare ad un elettorato sempre più deluso di avere ancora il coraggio di prendere le distanze dal malaffare, e dalla corruzione.

Nota del Mattino del 21 luglio 2011.


1. LA MAGGIORANZA SI SPACCA. VA SOTTO SUI RIFIUTI. PERDE LA SFIDA SU PAPA. PASTICCIA E FA DISINFORMAZIONE SU TEDESCO. IL PD E LE OPPOSIZIONI TENGONO. COMINCIA UNA NUOVA FASE.
Giornata cruciale ieri in Parlamento. Fin dalla mattina giornali e Tg berlusconiani hanno puntato il dito sul Pd, nel tentativo di accollare al Partito Democratico le manovre per la salvezza di Papa e di Tedesco, di cui si votava ieri la richiesta di arresto alla Camera e al Senato.
In mattinata il governo ha addirittura votato contro se stesso pur di affossare il decreto sui rifiuti destinato ad aiutare Napoli, nel tentativo di convincere la Lega (contraria a far arrivare i rifiuti nelle regioni del Nord) a salvare il parlamentare Alfonso Papa nel pomeriggio.
Il tentativo di salvare l’ennesimo berlusconiano coinvolto in affari di cricca, scaricando tutto sulle spalle del Pd, è andato a vuoto. La compattezza dei gruppi parlamentari del Pd e degli altri partiti di opposizione ha colto di sorpresa la maggioranza, mentre una parte della Lega per la prima volta ha mollato Berlusconi. Il Pd e le altre opposizioni hanno chiesto con forza il voto palese per evitare strumentalizzazioni. Poi, in entrambi i casi, Camera e Senato hanno votato sì.
Alla Camera il risultato è stato lampante. Papa, che aveva chiesto di votare no, già da ieri sera è in carcere. La Lega si è spaccata e una parte robusta del Carroccio, quella che si riconosce nella linea del ministro Roberto Maroni, si è unita alle opposizioni.
Al Senato il Pdl e la Lega sono riusciti a rendere le cose meno chiare, ma le dichiarazioni di Tedesco e i numeri, che nel caso di un voto segreto sono i fatti incontrovertibili, dicono con chiarezza che cosa è accaduto: Tedesco, senatore del gruppo misto, ha chiesto il voto palese e il voto favorevole all’arresto; la maggioranza, che votava no, ha preso i voti che dovevano risultare in base alle presenze dei parlamentari dei gruppi che sostengono il governo; le opposizioni, che votavano sì all’arresto, hanno preso più voti di quanti parlamentari delle opposizioni fossero presenti. Vi sono stati 11 astenuti. Molti quotidiani oggi si interrogano su scambi di voti. Ma con questi dati, seppure ci sono davvero stati, hanno riguardato evidentemente poche unità da una parte e dall’altra.
I segnali che emergono dalla giornata di ieri sono due. Il primo: come ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, la maggioranza si è spaccata e in modo difficilmente recuperabile. Il secondo: si è rotto il meccanismo dell’impunità. Oggi tutti coloro che pensavano di non
parlare di fronte alla magistratura perché coperti dall’ombrello berlusconiano sanno che l’ombrello si è rotto. Non a caso ieri sera il presidente del Consiglio era furibondo.
Da L’Unità. Claudio Sardo. “Le manette non sono un simbolo di progresso sociale. Tuttavia il sì della Camera all`arresto di Alfonso Papa è stato ieri una scelta giusta, mentre invece il rifiuto del Senato alla richiesta di custodia cautelare per Alberto Tedesco è diventato, al di là di ogni motivazione, una prova di opacità, persino di ostilità verso i sentimenti prevalenti dell`opinione pubblica. Si tratta di casi assai diversi tra loro. Le stesse accuse sono diverse. Ma le istituzioni erano chiamate ieri innanzitutto a smentire i privilegi legati al mandato parlamentare e a riaffermare il principio di uguaglianza di fronte alla legge. È vero che in questi anni i rapporti tra politica e giustizia hanno subito storture e le invasioni di campo sono state molteplici, come più volte ha detto lo stesso Capo dello Stato. È anche vero che la rappresentanza non può essere privata di una tutela costituzionale, pena un deficit democratico. Ma l`errore antico della nostra Repubblica è stato ingigantire questa tutela fino a renderla quasi una condizione di impunità. E sarebbe oggi un errore altrettanto grave, nel momento in cui i cittadini, soprattutto i ceti medi e le fasce più deboli, sono chiamati a pesanti sacrifici, esibire protezioni o esenzioni speciali per i rappresentanti. Non è il cedimento all`onda montante del giustizialismo e dell`antipolitica. Al contrario la linea del rigore è il solo modo per arginarla, per evitare che la protesta si scagli contro tutta la politica anziché contro chi ha avuto le principali responsabilità di governo. Non è un caso che da settimane da quando cioè è chiaro a tutti che Berlusconi non è più in grado di governare - i giornali di destra (purtroppo spalleggiati anche da supporter di sinistra) stanno cavalcando il disprezzo generalizzato contro la "casta". La ragione evidente è cancellare le chances di un`alternativa democratica, visto che non ci sono più medicine per risollevare da terra il loro Cavaliere. Il compito del centrosinistra è difficile. Senza austerità, anzi senza un supplemento di rigore e di etica pubblica, il rischio è proprio la delegittimazione della politica. Invece la politica è lo strumento indispensabile per chi non ha poteri finanziari, economici, mediatici. Ma il centrosinistra, se vuole davvero contribuire alla ricostruzione del Paese e a una nuova stagione di crescita, deve fare ancora molto di più. Quella a cui assistiamo non è soltanto la crisi di un governo. Ieri la Lega ha inferto un altro duro colpo a Berlusconi. E il fatto che abbia giocato con cinismo e trasversalità sui tavoli della Camera e del Senato non ha nulla di rassicurante per il premier: peraltro, il vincitore della giornata pare proprio quel Maroni che ormai rappresenta l`anima più antiberlusconiana del Carroccio. La crisi, comunque, non riguarda solo l`esecutivo pro tempore. È una vera propria crisi di sistema, è il capolinea della cosiddetta Seconda Repubblica. In fondo, se oggi appare inaccettabile il residuo di immunità parlamentare che riguarda gli arresti, ciò dipende anche da una legge elettorale intollerabile come il Porcellum, che produce parlamentari nominati e che puntella i governi con un premio di maggioranza che non ha uguali in Occidente. Tedesco ha pronunciato ieri in Senato un
discorso coraggioso: ma ora per coerenza dovrebbe sospendersi dalle funzioni (e dallo stipendio) di senatore finché i magistrati non rimuoveranno la richiesta cautelare. In ogni caso, compito di tutti i riformatori è gettare un ponte verso un nuovo, moderno sistema politico-istituzionale. Senza questa ambizione non si ritroverà né l`equilibrio tra i poteri dello Stato, né un sano rapporto con i cittadini e i corpi intermedi. Servono partiti rinnovati, aperti alle novità sociali e alla partecipazione attiva. Ma servono partiti, capaci di garantire un collegamento tra società e istituzioni. Sono invece assai dannosi quegli apparati a servizio di leadership personali, che poi inevitabilmente producono cricche. Il sì all`arresto di Papa e il no ai domiciliari per Tedesco avranno ancora code polemiche. La Lega ha provato anche ieri (almeno in Senato) a ripetere il gioco del `93, quando salvò Craxi nel segreto dell`urna e poi cercò di mettersi a capo della protesta agitando il cappio. Salvo qualche marginale dissenso, sono apparsi chiari gli schieramenti in campo. Le opposizioni hanno tenuto, schierandosi a favore delle richieste delle Procure. Altrettanta coerenza ha avuto il Pdl, votando contro. La Lega si è divisa, ha dimostrato di essere determinante e ha messo il governo al tappeto. Ma adesso chi ama l`Italia deve pensare al dopo”.

2. OGGI SI DECIDE IL DESTINO DELL’EURO. VERTICE TRA I CAPI DI STATO E DI GOVERNO DOPO L’INCONTRO SARKOZY-MERKEL-TRICHET PER IL PIANO DI SALVATAGGIO DELLA GRECIA.
Da Il Sole 24 Ore. “Mai come oggi il futuro dell`Unione appare nelle mani di Angela Merkel. Il momento è delicatissimo per una zona euro alle prese con un possibile tracollo della Grecia e un drammatico effetto-domino. Gli ultimi sondaggi in Germania mostrano un calo della popolarità del cancelliere, che alla vigilia dell`incontro di oggi tra i capi di governo dell`Eurogruppo rappresenta un nuovo fattore di incertezza. In una dichiarazione ieri a Bruxelles, il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso ha avuto parole estremamente preoccupate: «Nessuno deve farsi illusioni - ha spiegato l`ex premier portoghese - la situazione è molto seria. È necessaria una risposta, altrimenti le conseguenze negative si faranno sentire ai quattro angoli dell`Europa e anche oltre». Il vertice d`emergenza di oggi preceduto da un inatteso incontro tra la signora Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy ieri sera a Berlino, a cui ha partecipato anche il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet - deve servire a trovare una soluzione alla deriva greca. Il Paese mediterraneo in crisi debitoria gode dal 2010 di un pacchetto di prestiti su tre anni del valore di llo miliardi di euro, ma il salvagente non è sufficiente, e nuovi aiuti sono necessari fino al 2014. Il problema è mettere a punto un paracadute che sia accettabile a tutti i Paesi della zona euro. La Germania, appoggiata dalla Finlandia e dall`Olanda, chiede che il settore privato partecipi al salvagente. L`opinione pubblica tedesca non vuole essere il Zahlmeister dell`Europa, l`ufficiale pagatore dell`Unione, e chiede a gran voce la partecipazione delle banche, ritenute responsabili
dello sconquasso finanziario. La posizione tedesca è ambigua. Da un lato non vuole pagare per gli errori altrui; dall`altro gli esponenti più lucidi dell`establishment si rendono conto che un fallimento greco creerebbe danni ingenti a tutta l`Europa e in particolare alla Germania, il paese che più ha beneficiato della moneta unica in questi ultimi anni. La signora Merkel è alla ricerca di un arduo equilibrio tra queste due visioni. Ecco perché il cancelliere oscilla tra posizioni apparentemente contraddittorie. Due giorni fa ha raffreddato le attese, spiegando che un "progresso spettacolare" nel vertice di oggi è improbabile. Ieri il suo portavoce ha detto che il cancelliere si aspetta un "buon risultato". In serata il presidente Nicolas Sarkozy si è recato a Berlino per trovare un accordo franco-tedesco che possa essere poi accettato dagli altri paesi. L`atteggiamento di Berlino non piace a molti in Europa. Ieri Barroso, con insolita fermezza, ha chiesto ai leader europei di spiegare «ciò che possono fare e ciò che vogliono fare. Non ciò che non possono fare e ciò che non vogliono fare». Le tensioni nazionali sono evidenti. Il premier greco George Papandreu ha parlato di vertice «cruciale» per il futuro della zona euro. C`è crescente nervosismo in Germania sul futuro della stabilità economica tedesca. «L`unione monetaria è stata un obiettivo utile, ed è ancora un esperimento, ma abbiamo ora raggiunto un punto critico», ha spiegato l`ex capo economista della Bundesbank ed esponente della Banca centrale europea Otmar Issing durante un talk-show televisivo. «Il mio timore è che l`euro perda l`accettazione del pubblico». Anche la crisi finanziaria e il modo in cui il governo federale la sta gestendo sta pesando sulla popolarità del cancelliere, ai minimi degli ultimi cinque anni. Molti ieri si chiedevano se gli ultimi sondaggi, così negativi, indurranno la signora Merkel a un colpo d`ala nel vertice di oggi a Bruxelles, scegliendo una risposta che sia al tempo stesso convincente e durevole, o se le suggeriranno l`ennesimo compromesso di breve durata.

3. FILIPPO PENATI INDAGATO PER CORRUZIONE. PENATI: SONO SERENO. BERSANI: LA MAGISTRATURA FACCIA IL SUO LAVORO FINO IN FONDO.
Ieri la magistratura di Monza ha reso noto che Filippo Penati, vicepresidente del consiglio regionale lombardo, è indagato per corruzione e concussione in relazione ad avvenimenti svoltisi nel 2001, quando era sindaco di Sesto San Giovanni.
Penati alle agenzie di stampa: “Sono sereno, ringrazio il mio partito per il sostegno che mi ha immediatamente manifestato. Non ho nulla da temere sono certo che tutto verrà chiarito". “Penati, si legge in una nota, si è messo a disposizione della Procura di Monza e nutre "assoluta fiducia nella magistratura" ed è certo che all'esito dell'indagine la sua posizione "verrà totalmente chiarita in senso a lui favorevole".
Bersani alle agenzie: "La magistratura faccia il suo mestiere per accertare questa vicenda

20 luglio 2011

Filippo Penati indagato per corruzione e concussione.

In foto Filippo Penati.


Il vicepresidente regionale, ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati del Partito Democratico è accusato di corruzione e di finanziamento illecito dei partiti. I presunti illeciti si sarebbero verificati nella gestione della ex aree Falck. L'indagine è affidata al pm Walter Mapelli. La GdF sta perquisendo anche gli uffici del comune di Sesto San Giovanni.

Sindaco di Sesto San Giovanni Giorgio Oldrini: “Abbiamo appreso con grande dolore che sono in corso due inchieste che riguardano la nostra città, quella su vicende che sarebbero avvenute tra il 2001 e il 2002 per quanto riguarda le aree ex Falck e che avrebbero portato all’invio di un avviso di garanzia all’ex sindaco Filippo Penati e altre che riguardano l’avviso di garanzia inviato all’assessore Pasqualino Di Leva per vicende legate a concessioni edilizie negli anni 2004-2008″. Le notizie che abbiamo in questo momento sono del tutto frammentarie e imprecise – ha concluso Oldrini -. Ribadiamo comunque la nostra fiducia nell’operato della magistratura e ci auguriamo che tutti possano rapidamente dimostrare la loro assoluta estraneità ai fatti”.


La "minaccia" del sindaco ai dieci consiglieri "NO OUTLET" su il Giorno di Monza e Brianza.

Per ingrandire cliccare sull'articolo.

Breve articolo pubblicato da il Giorno Monza Brianza 20 luglio 2011.

Post correlato: Giornale di Vimercate articoli del 21 giugno.

Don Luigi Ciotti:"La responsabilità è la parola chiave per il cambiamento".

Intervista de l' Unità a Don Luigi Ciotti.

per ingrandire cliccare sull'articolo


A Sulbiate, alcuni prodotti di Libera si possono acquistare presso la Bottega del Commercio equo e solidale Equobandeko via Don Mario Ciceri 12, aperta il giovedì, sabato e domenica.
post correlato

Residenza Sanitaria Disabili. La minoranza del C.C. di Aicurzio accusa il Sindaco Baraggia di contraddizioni.


Secondo quanto scrive il Gdv in edicola, Marco Cereda, capogruppo della Lista di minoranza del Comune di Aicurzio, denuncia gravi contradizioni del Sindaco Matteo Baraggia in merito alla questione ritardi circa il cambio di destinazione d'uso necessario per avviare i lavori della Residenza Sanitatiria Disabili Aicurzio-Sulbiate.
La Residenza, secondo quanto stabilito da tempo, dovrebbe sorgere in un terreno che per circa il 60% è di proprietà di Sulbiate per il rimanente di Aicurzio.
I ritardi della decisione di Aicurzio stanno creando difficoltà alla Fondazione "Le due Rose" di Ronco Briantino che ha questo punto ha già comunicato di rinunciare al progetto perchè è dal 2008 che attende inutilmente.
Cereda sostiene che la modifica di destinazione d'uso era possibile da tempo.

Di seguito copia della lettera della Fondazione al Sindaco di Aicurzio e al Sindaco di Sulbiate:


clicare sul documento per ingrandire.





post correlato: Sulbiate. Residenza sanitaria Disabili.

Dal commento a questo post del Sig. Marco Cereda clicca qui per il link segnalato dal sito "Progresso e Solidarietà per Aicurzio".

post correlato: 22-luglio R.D.S Aicurzio Sulbiate. I Documenti del Sindaco Baraggia. Clicca qui.

Due commenti alle dichiarazioni di voto di SI e PD.

Pubblichiamo in evidenza due commenti di nostri lettori ai seguenti post:

Commento al post: Dichiarazione di voto Gruppo Consiliare Lista Si - C.C. del 18 luglio 2011.

Ma siete proprio un po' duri (o mancano gli argomenti) ripetete tutti la stessa cosa, un outlet comporta delle negatività qualunque sia il progetto di dettaglio: traffico, consumo di territorio.. (cliccate sul simbolo giallo NO OUTLET di Teorema per una lista più completa). Questo è indipendentemente dalle "carte" e dalle promesse "in compensazione".
Se la revoca della DG39 è inutile, è inutile anche la DG39, allora perchè spaccare una giunta per una cosa inutile?
Per quale legge o norma l'emendamento del PD è illegittimo? Se la risposta non arriva si può presupporre che sia una balla.
La frase dei 4 che votano contrario e dei 3 che si astengono misura la qualità delle persone che governano Sulbiate, basta un inserimento imprevisto e tutto si cortocircuita.
Sig. Luca Zoia, per il ruolo che ricopre, non si sente in dovere di rispondere, magari con parole proprie? Non sarebbe il caso (dovere per quello che rappresenta) di entrare anche nel merito delle argomentazioni del link "No Outlet".

Commento al post: Dichiarazione di voto del Gruppo Consiliare del Partito Democratico di Sulbiate - C.C. del 18 luglio 2011.

ma scusate diamo ragione in tutto e per tutto a quanto dice la mozione dell'opposizione e non sappiamo prendere una presa di posizione netta? astensione, che presa di posizione è? abbiamo avuto paura di metterlo in minoranza? il sindaco ci tratta a pesci in faccia e noi...confidiamo nella sua ragionevolezza? se continuiamo così: il nostro elettorato ci prenderà in giro e tanto dal sindaco non otteniamo niente, visto che ci considerata ormai non più alla sua pari...(un [ex?] elettore)


Genova 10 anni dopo. Nessuno si è scusato.


Qui l'articolo di Claudia Fusani. Sito de l'Unità.





Qui il DOSSIER Dieci anni dopo. GENOVA PER NOI.




Conferenza stampa di Bersani al termine della direzione nazionale.

La conferenza stampa di Pier Luigi Bersani al termine della Direzione nazionale del PD.




C'è bisogno di un nuovo quadro politico in grado di garantire una ripartenza.
La strada maestra da percorrere resta quella di tornare al voto.
Sintesi della relazione alla direzione nazionale.

Nota del mattino del 20 luglio 2011.


1. LA DIREZIONE DEL PD FISSA LA LINEA SU CRISI ECONOMICA, POLITICA, RIFORMA ELETTORALE.
La relazione introduttiva di Bersani è stata approvata ieri con sole 9 astensioni (su 175 presenti alla riunione della Direzione).
Nonostante sui giornali oggi si parli solo di riforma elettorale, Bersani ha incentrato per larghissima parte il suo intervento sulla crisi economica e sulle iniziative da prendere a livello europeo e nazionale per affrontare questo difficile tornante e per cambiare linea politica. Le linee generali della relazione sono state queste.
LA CRISI INTERNAZIONALE.
I protagonisti che hanno provocato la crisi finanziaria sono ancora in campo: Non si vede ancora l’alleanza necessaria tra la politica che riprende il suo ruolo e l’economia reale. E si propone una drammatica contraddizione. Mentre la globalizzazione imporrebbe la ricerca di un governo condiviso a livello mondiale i meccanismi di ricerca del consenso portano invece verso posizioni di chiusura e di divisione. L’esempio lampante è quello della Germania, che con l’euro ha potuto guadagnare posizioni nell’espansione della propria economia, ma che davanti a un problema come quello greco, che rappresenta appena il 3 per cento del PIL europeo, sembra interessata più a una punizione della spesa facile che alla salvezza dell’euro e dell’Unione.
L’EUROPA E LA CRISI
. Le destre, che hanno guidato fin qui l’Europa, cominciano a perdere consensi. Ma questo non significa che si realizzi un cambiamento con facilità. Siamo vicini a numerose elezioni. Francia, Germania, Polonia, Romania, Croazia. Saranno elezioni che si svolgono in una fase recessiva. Credo dunque che sarebbe bene avere una piattaforma europea dei partiti progressisti per avviare campagne elettorali radicali. Una piattaforma che punti alla crescita economica, senza la quale non si affronta il problema del debito; che chiarisca che lasciare affondare i paesi marginali significa segare i rami su cui tutti gli europei sono seduti; che riconosca che la diversa competitività dei paesi europei è un problema da mettere e affrontare in comune; che metta al centro il tema della domanda aggregata. Il Pd ha già avanzato in particolare il progetto di un’agenzia europea per gestire il debito pubblico che gli stati hanno accumulato per salvare i propri istituti finanziari dalla crisi, la tassazione delle transazioni finanziarie, l’emissione di eurobond per finanziare gli investimenti. Noi italiani possiamo essere protagonisti di questa fase. Sapendo che ciò che è accaduto nelle ultime settimane è solo un’onda del mare della crisi. Gli investitori finanziari sono tornati a battere sul tasto della sfiducia sull’euro e sull’Europa.
L’ITALIA E LA CRISI. E’ chiaro a tutti che con una crescita bassa non si capisce come si potrà ripagare il debito. Per di più, dopo aver visto per tre anni questo governo il mondo ha capito che non siamo credibili. Fino a un mese fa, complice uno straordinario conformismo, si discuteva con i titoli a nove colonne sulla riduzione delle tasse. Ora ci troviamo nella condizione di dover subire manovre pesantissime. La verità è che in questi tre anni non c’è stata una politica economica, né una politica industriale. Ci sono stati filosofemi. Messaggi e suggerimenti con continue oscillazioni, il fai da te, l’individualismo, poi sullo statalismo. Ma niente di risoluto o di sostanziale. E sono stati aboliti di fatto tutti i luoghi e tutte le possibilità di discussione e di confronto. Consigli dei ministri chiusi in cinque minuti. Fiducie a raffica. Non c’è stato un solo luogo dove discutere. Quella del tenere in conti in ordine in questa condizione è stata una leggenda. Abbiamo tagliato la spesa per la scuola e abbiamo speso di più negli sperperi. Altro che riduzione della spesa pubblica. Nessuna vera riforma.
Quando sotto i colpi della speculazione siamo arrivati al dunque, abbiamo fatto bene a concedere l’accelerazione dei tempi. Ma qui si ferma la nostra responsabilità per una manovra approvata con la fiducia e che è sbagliata e iniqua. Se tocca a noi garantiamo che i saldi restino invariati, ma che correggeremo il senso della manovra. Anzi noi in base alle proposte che abbiamo già elaborato siamo in grado di dare anche un altro contributo di qualità e di efficienza su quattro punti decisivi:
1. Il Risparmio nella Pubblica amministrazione. Nel documento che abbiamo approvato nella nostra assemblea nazionale ci sono moltissime indicazioni. Dobbiamo andare avanti anche con le nostre proposte istituzionali su Province, Comuni, società comunali. Noi abbiamo dimostrato, quando abbiamo governato, di saper intervenire con efficienza. Certo potevamo anche fare di più. Ma non c’è dubbio che abbiamo fatto meglio.
In questo capitolo ci sono i costi della politica. Bisogna tirare una linea e presentare proposte concrete perché effettivamente il problema esiste. Dunque dobbiamo essere fermi nel determinare interventi e iniziative. Poi bisogna tirare la riga e da lì dobbiamo difendere a spada tratta la buona politica dall’antipolitica. Adesso che la destra capisce di perdere questo sta facendo: sta mettendo fango nel ventilatore per mandare tutto allo sfascio. Dunque dobbiamo intervenire effettivamente sulle cose che vanno cambiate. E poi da lì in poi lottare per difendere la buona politica. Dobbiamo fare anche in fretta, perché solo se intervieni sulle tue cose, come per esempio i vitalizi che noi vogliamo riportare nell’alveo della previdenza che riguarda tutti gli altri cittadini iscritti all’Inps, sugli stipendi dei parlamentari da riportare nella media europea, sull’incompatibilità tra i diversi incarichi, sulle Province, sui Comuni, sulle società comunali, solo così puoi parlare e intervenire sui privilegi degli altri. E nella società italiana di situazioni di privilegio ce ne sono moltissime.
2. Il Fisco. Noi dobbiamo riequilibrare il carico fiscale. Chi ha di più deve dare di più.
3. Le liberalizzazioni.
4. La politica industriale.
IL QUADRO POLITICO. Ma si può fare tutto questo con il quadro politico attuale? Può dare questo governo un’idea di stabilità? No. La strada maestra è quella del voto. Sono convinto che se si presentano programmi nuovi a confronto, tutti nella garanzia del rispetto dei saldi, e protagonisti nuovi, mercati e investitori capiranno. Intanto non stiamo con le mani in mano. Con Idv e Sel stiamo discutendo le proposte di programma. Con l’Udc abbiamo concordato in Parlamento gli emendamenti alla manovra. Se poi, dopo le dimissioni del governo, ci fossero le condizioni per la formazione di un governo di breve transizione per fare la riforma della legge elettorale, noi potremmo essere disponibili. Ma questo passaggio presuppone tempi stretti e che non restino al loro posto coloro che ci hanno portato fin qui. LEGGE ELETTORALE. E’ importante che oggi approviamo la nostra proposta, che ha caratteri abbastanza comprensivi sia di questioni di sistema sia di questioni più politiche, uno strumento che non chiude le porte nella discussione con le altre forze politiche, accompagna il bipolarismo, garantisce un buon equilibrio tra maggioritario e proporzionale e che ciascun partito possa presentarsi con il proprio volto. Prevede un collegio nominale a doppio turno e garantisce meccanismi per la parità di genere e che prevede che i gruppi parlamentari corrispondano alle liste presentate alle elezioni. Nel frattempo sono state avviate le procedure per la presentazione di due referendum. Uno, proposto da Passigli, l’altro che punta al ripristino del mattarellum. In entrambi i casi, sia pure per ragioni diverse, gli esiti non sono coerenti con le proposte del Pd. Credo dunque che sia da sostenere la nostra proposta.

2. DOMANI RIUNIONE DECISIVA IN EUROPA: SUL SALVATAGGIO DELLA GRECIA SI GIOCANO I DESTINI DI TUTTA L’UNIONE MONETARIA. IN USA OBAMA ALLA RICERCA DI UNA SOLUZIONE PER EVITARE IL DEFAULT.
Riunione decisiva domani a Bruxelles dei capi di Stato e di governo per evitare il fallimento della Grecia e l’innesco di una crisi sistemica. I tentennamenti di diversi paesi, Germania in testa, nel concedere sostegni alla Grecia rischiano di essere pagati cari da tutti gli europei in termini di turbolenze e attacchi della speculazione contro l’euro.
La mancanza di coesione e la frantumazione europea con ogni Stato che pensa per sé, imposte dai governi egemonizzati dalle destre, sta portando l’Europa al disastro. Queste divisioni impediscono che la politica e l’economia reale si riapproprino del proprio ruolo rispetto all’attività finanziaria che ha provocato fin qui guasti e problemi.
Gli Usa non stanno meglio. Il presidente Barack Obama deve trovare un accordo con i repubblicani sull’ammontare del debito pubblico, che ha già toccato il limite massimo dei 14 mila miliardi di dollari per evitare il default in Usa.
Da l’Unità un articolo sul tema dei debiti pubblici di Silvano Andriani. “La caratteristica principale dell`attuale crisi è nella formazione di un eccesso di debito. Il grafico la mostra plasticamente. La linea indica il livello del debito totale - somma dei debiti dello Stato, delle famiglie e delle imprese - rispetto al prodotto lordo degli Usa dal 1870 al 2010. Esso per circa mezzo secolo oscilla intorno ad una volta e mezzo il Pil; negli anni `20 si impenna sino a diventare nel 1929 tre volte il Pil e generare la crisi degli anni`30; nel 1955 ritorna al livello precedente lì resta fino all`affermarsi del neo-liberismo negli anni `80, allora ricomincia a salire con moto accelerato sino a stabilire il nuovo record pari a tre volte e mezzo il Pil nel 2007 e generare una nuova crisi finanziaria ed economica. La situazione dell`Europa non è diversa: il debito totale medio nell`Unione nel 2010 era pari a due volte e mezzo il Pil, un record storico, ma variava dalle due volte della Germania alle quattro dell`Irlanda, mentre Inghilterra, Spagna, Portogallo e Grecia si avvicinano a quel massimo. Ulteriore riprova degli squilibri europei. Il debito italiano era 2,4 volte inferiore alla media, giacché il maggiore debito pubblico era più che bilanciato dal più basso debito privato. Proviamo innanzitutto a trarre qualche lezione da questa storia, aggiungendo informazioni che rafforzano l`analogia fra la crisi degli anni`30 e quella attuale. Anche negli anni`20 vi fu un rapido aumento delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza; anche allora la prima diffusione dei consumi di massa fu finanziata col debito delle famiglie. La prima lezione è che se è vero che un eccesso di debito pubblico è una cosa cattiva, un eccesso del debito privato può essere anche più pericoloso: entrambe le più micidiali crisi del capitalismo hanno avuto origine dal debito privato. Questo rende ancora più sorprendente l`inerzia del ceto politico italiano che ha disertato il confronto contro il senso comune ancora imperante nei mercati e nelle istituzioni comunitarie che considera destabilizzante solo il livello del debito pubblico. Un cambiamento del patto di stabilità che assumesse a riferimento invece del debito pubblico il debito totale lo avrebbe reso più realistico ed anche più favorevole all`Italia. L`altra, più importante lezione, è che in una crescita trainata dai mercati la distribuzione del reddito risulta non solo sempre più iniqua, ma, di conseguenza, anche inefficiente, nel senso che essa non è in grado di alimentare un adeguato livello della domanda senza una crescita dell`indebitamento. Nei "trenta anni gloriosi" successivi alla seconda guerra mondiale, invece, mentre i consumi di massa si diffondevano in tutti i paesi
avanzati e venivano sviluppate le strutture dello Stato Sociale, il livello del debito totale non aumentò. Ciò fu il frutto di un modello distributivo determinato e gestito politicamente che fu lo strumento principale di una visione riformista dello sviluppo. Ora la domanda chiave è: dopo quattro anni di crisi il livello del debito sta diminuendo? No, sta aumentando, in quanto la modesta riduzione del debito privato è più che bilanciata dalla crescita del debito pubblico. Il grafico ci dice che qui è una grande differenza rispetto agli anni`30. La rapida riduzione del livello del debito fu allora conseguito facendo fallire migliaia di banche. Le scelte finora fatte tendono invece a preservare il valore dei crediti si cerca solo di frenarne l`aumento del debito operando sulla componente pubblica, sulle pensioni, sulle retribuzioni, cioè con l`austerità. Il permanere di un`enorme massa di debiti comprimerà le capacità di crescita per molti anni a venire e destabilizza i sistemi economici. Proprio considerando questi rischi in sede al Fondo Monetario Internazionale è stata condotta una ricerca da parte di Rheinard e Sbrancia per analizzare i diversi modi con i quali nell`ultimo secolo si è proceduto ad una riduzione del valore del debito e i loro effetti sulla crescita: default delle banche, ristrutturazione dei debiti degli Stati, periodi prolungati di tassi a interesse negativi, scoppi improvvisi di inflazione e, meglio, un`inflazione controllata abbinata ad una forte crescita economica: così fu drasticamente ridotto l`enorme debito accumulato durante la seconda guerra mondiale e rilanciata l`economia mondiale. Questo complesso di misure viene definito "financial repression" e considerato l`alternativa all`austerità. Oggi assistiamo impotenti al fatto che mercati finanziari, che hanno provocato la crisi e sono stati salvati da interventi statali, attaccano gli Stati che li hanno salvati e anche altre componenti della stessa finanza, le banche, per imporre i propri interessi. La politica non ha nessuna speranza di riprendere il controllo dei processi economici per ridurne l`instabilità ed orientarli alla soddisfazione dei bisogni prioritari senza ridurre drasticamente il ruolo dei mercati finanziari”.

3. OGGI IL DOPPIO VOTO SU PAPA E TEDESCO. BERSANI: NOI VOTIAMO SI’ ALL’ARRESTO. IL GRUPPI DEL SENATO E DELLA CAMERA CHIEDONO IL VOTO PALESE.
Oggi pomeriggio la Camera vota sulla richiesta di arresto del deputato Pdl Papa e il Senato sul senatore Pd Tedesco. La linea del Pd è chiara. Bersani ha chiesto il voto palese e ha schierato il Pd per un doppio sì alle richieste di arresto.
4. DISINFORMAZIONE DI MASSA I GIORNALI DI BERLUSCONI INNEGGIANO A TREMONTI E ATTACCANO NAPOLITANO, CALDEROLI FINI E BERSANI DIPINGENDOLI COME LA CASTA. MA NELLE VIGNETTE SUI PAPPONI NON CI SONO IL VERDINI DELLA CRICCA, IL DELL’UTRI CONDANNATO PER MAFIA, IL COSENTINO INDAGATO PER LA VICINANZA ALLA CAMORRA, SCAJOLA, LA CASA DI TREMONTI E MILANESE PAGATA DALLA SOGEI, SENZA CONTARE LO STESSO BERLUSCONI.
Con il governo che annaspa e Berlusconi che affonda, la destra ha deciso di sollevare un polverone cavalcando fino alle estreme conseguenze il vento dell’antipolitica. Come ha detto ieri Bersani è giusto intervenire subito e con efficacia per ridurre i costi della politica. Ma da lì in poi bisogna lottare contro l’antipolitica.
In questo contesto i giornali della casa sbattono in prima pagina con il titolo i papponi di Stato Napolitano, Calderoli, Fini e Bersani. Dimenticando guarda caso Verdini e gli appalti del G8, Dell’Utri condannato per Mafia, Cosentino indagato per Camorra, il ministro Romano per Mafia, Tremonti e
Milanese, con la casa da oltre ottomila euro al mese pagata dalla società pubblica Sogei, i voli blu a gogò dei ministri, la casa di Scajola, la P4 con Bisignani e chi più ne ha più ne metta. Senza dimenticare ovviamente il presidente del Consiglio, con i suoi uomini impegnati a tenere bassa la Rai per favorire Mediaset, le guardie del corpo fatte assumere al Sismi, la polizia a guardia del bunga bunga, i processi per corruzione ed evasione fiscale.

5. DISTRAZIONI DI MASSA 2. AFFARI DI FAMIGLIA. MENTRE GLI ITALIANI TIRANO LA CINGHIA E LIBERO E IL GIORNALE FANNO LA MORALE AI POLITICI MEDIASET CONQUISTA LE TORRI DI TRASMISSIONE DEL DIGITALE TERRESTRE E SUPERA LA RAI.
Da La Repubblica. “Accordo fatto. Mediaset mette le mani su Dmt, lo spin off di Alessandro Falciai che nel 2000 aveva lasciato il Biscione per creare il grande polo indipendente delle torri televisive. Un`impresa fallita per 1`ostruzionismo degli operatori che adesso, con l`avvento del digitale, hanno riscoperto quanto siano importanti le infrastrutture. Dmt verrà quindi incorporata in Elettronica Industriale, il veicolo creato da Mediaset che al termine dell`operazione punta ad avere almeno il 66% del capitale, rilevando da Falciai un altro 5-6%. Il resto sarà flottante. Il Biscione crea così un gigante da 3.300 torri, contro le 2.500 di Rai Way garantendosi nuovi flussi di cassa per almeno 500 milioni e - soprattutto - imponendo a chi vorrà entrare sul mercato televisivo italiano di passare da Segrate per trasmettere il proprio segnale. Una scelta strategica e allo stesso tempo difensiva. Eppure il piano ha rischiato di saltare «per l’arroganza di chi ha condotto le trattative» spiega Cara Goldenberg, 30 anni, azionista di minoranza di Dmt e numero uno del fondo Permian. L`esclusiva era scaduta il 30 giugno con un nulla di fatto. Poi l`accelerata improvvisa con il ruolo chiave di Carlo Ramella, direttore finanziario di Dmt, e Guido Barbieri, responsabile acquisti di Mediaset che guideranno anche la nuova struttura. L`operazione non prevede alcun esborso in contanti, quindi il nodo della trattativa era esclusivamente legato alla valutazione dei reciproci asset. E se per Dmt, quotata, i conti sono stati più semplici (con un`ebidta atteso per fine anno a 30 milioni di euro) per Elettronica Industriale l`operazione è stata più complicata. Con Mediaset che ha giocato a lungo cercando di strappare un prezzo migliore, ma rischiando di incassare il veto delle minoranze che si pronunceranno in assemblea, in autunno, come richiesto dalla Consob: «Fino a pochi giorni fa, non ci hanno mostrato i piani industriali - rilancia Goldenberg - e conferivano in Elettronica tutta gli scarti, perfino i camion che nulla c`entrano con le torri». Una trattativa, secondo alcuni, ai limiti della paranoia. Con Falciai che, dopo aver fallito il proprio piano voleva vendere, ma senza fretta. E Mediaset, di fatto, costretta a comprare per frenare la crisi della pubblicità e mettere a segno un punto nella battaglia contro Sky. Senza dimenticare che le torri valgono diversi punti nella gara per le nuove frequenze tv. Ieri, trovato l`accordo sugli asset, l`intesa è stata raggiunta