27 luglio 2011

Nota del Mattino del 27 luglio 2011.


1. TORNA L’INCUBO RECESSIONE. LA MINA USA. I PROBLEMI DELL’EUROPA. E L’ITALIA CHE RISCHIA UN CONTRACCOLPO PESANTE TRA DEBITO, UNA MANOVRA DURA E INIQUA DI CUI GIA’ NON SI PARLA PIU’ E UN GOVERNO CHE PENSA SOLO ALLA PROPRIA SALVEZZA.
Il braccio di ferro in Usa sul bilancio dello Stato e la lentezza con la quale in Europa si sta procedendo alla realizzazione dei progetti per la protezione della Grecia e, se necessario, degli altri paesi in difficoltà rappresentano un rischio concreto per le società industrializzate di tutto il mondo. Questa danza si sta svolgendo sull’orlo del burrone, considerato che l’economia sta rallentando anche nei paesi più in espansione come la Cina e il Brasile e che in Usa e in Europa cresce la disoccupazione e la crescita stenta a decollare.
In questo contesto sono davvero gravi i rischi che corre l’Italia. Il debito pubblico è tra i più alti d’Europa. La crescita è tra le più basse. La manovra varata dal governo, lungi dall’aiutare l’economia e l’occupazione, darà una mazzata ai ceti medi e bassi, tagliando in modo sensibile la loro capacità di spesa: più tasse e balzelli, meno servizi alle famiglie, taglio di attività collegate a comuni e regioni. Il governo è nella palude, bloccato da lotte interne all’ultimo sangue, faide tra Berlusconi e Tremonti, ricatti della Lega, problemi personali del premier e di alcuni tra i principali rappresentanti del Pdl. Del governo e della manovra non se ne parla più nei telegiornali, nei talk show, sui quotidiani più importanti, come se i problemi fossero scomparsi. Purtroppo non è così. E pur senza una adeguata consapevolezza gli italiani rischiano di pagare un prezzo altissimo.
Da La Repubblica. Articolo di Federico Rampini. “Barack Obama minaccia l`arma estrema, il veto presidenziale per bloccare il piano dei repubblicani sui tagli al deficit. E` la conferma dell`impasse totale che rischia di trascinare gli Stati Uniti verso la cessazione dei pagamenti, un default tecnico il 2 agosto. All`annuncio del veto sono passate poche ore dopo che il presidente ha rivolto un appello alla nazione, alle 21 di lunedì, invocando la necessità di un "compromesso" bipartisan sull`innalzamento legale del debito per evitare «conseguenze drammatiche sull`economia». Ma dagli schermi gli aveva risposto a muso duro John Boehner, presidente della Camera dove i repubblicani sono maggioranza: «Niente assegni in bianco». Quella successione dei due discorsi lunedì sera aveva fotografato una situazione che resta così, bloccata. I repubblicani vanno avanti alla Camera con un piano che prevede un rialzo del tetto legale del debito pubblico, per consentire al Tesoro di onorare gli obblighi (pensioni, stipendi, cedole sui titoli) ma solo per pochi mesi. «Inaccettabile» per la Casa Bianca, ed ecco ufficializzato che Obama userebbe perfino il veto. Non serve che alla voce del presidente si aggiunga quella del neodirettore generale del Fondo monetario, Christine Lagarde, che parla di «effetto contagio in tutto il mondo, un default degli Stati Uniti sarebbe devastante». Il danno di questa crisi per l`economia reale viene già stimato a 100 miliardi di dollari: sono gli effetti sul costo del denaro, se arriva il probabile declassamento del rating sovrano degli Usa. Pagheranno coloro che hanno mutui casa, gli studenti che pagano le rette con prestiti bancari, le piccole imprese, come ha avvertito Obama in tv lunedì sera. Quel discorso ha avuto qualche effetto, almeno sull`opinione pubblica. Il primo sondaggio a caldo, effettuato da Ipsos/Reuters, dice che il 31% degli americani dà la colpa della crisi ai repubblicani, contro il 21% che l`attribuisce al presidente democratico. Un discreto successo l`ha avuto anche l`appello del
presidente ai cittadini: «Fatevi sentire, se siete d`accordo per la mia soluzione bilanciata ed equa, che affronta il deficit tagliando le spese ma anche chiedendo sacrifici ai più ricchi, ditelo chiamando il vostro rappresentante al Congresso». Risultato: un`ora dopo la fine del discorso di Obama in tv, erano già in tilt sia il centralino del Parlamento sia il sito Internet. Presi di mira soprattutto i repubblicani. Non è dato sapere, però, se le telefonate erano in prevalenza "di sinistra". Di certo saranno intervenuti anche gli aderenti al Tea Party, il movimento anti-Stato della destra, per intimare ai propri eletti di tener duro. E infatti Boehner all`indomani del duello televisivo col presidente si è trovato sotto attacco, ma da destra. Una pattuglia di deputati repubblicani è uscita allo scoperto per annunciare che non voterà il piano Boehner: secondo loro non contiene tagli abbastanza drastici alle spese sociali. A guidare la fronda interna del partito repubblicano è Jim Jordan, deputato dell`Ohio: «Boehner non ha i voti per approvare la sua manovra». Una mini-secessione della destra più intransigente non fa che complicare il quadro, inasprendo le rigidità delle due parti. Curiosamente, di fronte a un sistema politico così bloccato la reazione dei mercati non è quell`apocalisse che lo stesso Obama ha paventato più volte. Ieri l`unico segnale di paura ha colpito il dollaro: vendite consistenti lo hanno fatto scendere verso l`euro ma soprattutto gli hanno fatto toccare minimi storici verso il franco svizzero e diverse valute asiatiche. Tuttavia non c`è stato un fuggi fuggi pesante dai titoli del Tesoro, e la Borsa di Wall Street ha chiuso con perdite modeste. Al punto che diversi esperti e media criticano il presidente per aver gridato "al lupo" troppo presto. La mancanza di una vera ondata di panico dei mercati finisce per agevolare i repubblicani: rende quasi irreale il clima di emergenza su cui punta la Casa Bianca per raggiungere la necessaria intesa bipartisan. Come interpretare la relativa calma dei mercati? Alcuni pensano che la data del 2 agosto non sia così tassativa come la presenta Obama perché il Tesoro avrebbe riserve sufficienti a onorare i pagamenti prioritari (soprattutto le cedole dei titoli). Altri investitori pensano che Obama ha in serbo un trucco d`ingegneria istituzionale per alzare il tetto legale del debito aggirando il Congresso. Altri ancora sono convinti che la "sceneggiata politica" finirà prima o poi. Se si sbagliano previsioni rischiano di svegliarsi troppo tardi”.
Da Il Corriere della Sera. Articolo di Danilo Taino. “È molto più di un malessere quello che in questi giorni corre sui mercati finanziari internazionali. Certo, la Grecia. Certo, i rischi americani di default. E quindi l`euro e il dollaro, Frau Merkel e Mister Obama. Ma c`è una parola sempre difficile e sgradevole da pronunciare che è tornata sulle labbra di economisti e investitori: recessione. Meglio: la seconda recessione dallo scoppio della crisi finanziaria nell`autunno 2008: il double dip, cioè la ricaduta, la famigerata W, che vuole dire diminuzione del Prodotto interno lordo, sua risalita che illude e nuovo crollo dell`attività economica. I sussurri di sottofondo fanno di nuovo il parallelo con la Grande depressione degli anni Trenta che sembrava scongiurata ma forse non lo è. Il cuore delle preoccupazioni è il centro dell`impero, l`economia americana. Tre giorni fa, uno degli economisti più influenti degli Stati Uniti, Martin Feldstein, ha detto al Corriere che la possibilità di una nuova recessione Usa è salita a suo parere al 50% e potrebbe crescere nei prossimi mesi. L`analisi di Feldstein - che molti condividono, sia tra gli studiosi di cicli economici sia sui mercati - parte dal nuovo aumento della disoccupazione americana, che sembrava scendere (a marzo aveva toccato l`8,8%) e invece è tornata a salire, in giugno al 9,2%, che è il doppio di quanto era nel 2007, prima della crisi finanziaria. Secondo i suoi calcoli, addirittura, se ai disoccupati ufficiali delle statistiche si aggiungono tre milioni di senza lavoro che non sono conteggiati perché non hanno cercato un
posto nell`ultimo mese, e se si aggiungono nove milioni di addetti part-time che vorrebbero invece un impiego a tempo pieno, «abbiamo 29 milioni di americani che non possono trovare il lavoro a tempo pieno che vogliono». Drammatico, per un Paese che da decenni non è abituato a fare i conti con la disoccupazione. È che le imprese e le famiglie non investono e non spendono. Ieri, Scott Davis - l`amministratore delegato di una delle imprese più sensibili all`andamento del ciclo, Ups, ha sostenuto che l`economia americana è debole a causa dell`aumento della disoccupazione e del rallentamento della domanda proveniente dalla Cina (le economie asiatiche rallentano). E molte imprese americane stanno annunciando licenziamenti: ieri, per dire, Rim (il produttore dei Blackberry) ha fatto sapere che taglierà duemila posti e anche le banche di Wall Street sono entrate in una nuova fase di ristrutturazioni con perdite di posti di lavoro. Il risultato di queste tendenze è che l`economia americana è sì salita dell`1,8% nel primo trimestre, ma in gran parte (per l`1,2%) solo grazie alla ricostituzione delle scorte, non per la forza della domanda interna o esterna (a fine 2010 saliva di oltre il 3%). Da qui i pericoli che i prossimi mesi indichino l`arrivo del double dip. Se si guarda ai numeri, non siamo vicini alla Grande depressione americana degli anni Trenta. Allora, la prima recessione fu lunghissima, dall`agosto 1929 al marzo 1933, con un crollo del Pil del 36% in termini reali (dati del National Bureau of Economie Research) e la seconda, dal maggio 1937 al giugno 1938, vide un`altra caduta della produzione reale del 6%. La disoccupazione toccò un picco del 25% nel 1933 e scese sotto il 10% solo nel 1941, praticamente in economia di guerra. Oggi, i numeri sono molto diversi e l`esperienza che da allora hanno accumulato gli analisti dell`economia e i responsabili delle politiche finanziarie è enorme. Ciò nonostante, gli errori che si possono fare si presentano sempre con una faccia nuova e anche questa volta potrebbero creare disastri: da qui il nervosismo strutturale dei mercati. A inizio giugno, il presidente Barack Obama disse alla cancelliera tedesca Angela Merkel che un fallimento della Grecia avrebbe messo in pericolo l`economia americana e l`avrebbe mandata di nuovo in recessione. E con essa l`economia del mondo. Per il momento, attorno ad Atene i governi dell`Eurozona hanno messo una cintura di sicurezza, che per un po` forse funzionerà ma non risolve il problema della crescita economica greca. Resta invece aperta la questione del possibile default americano: anche in questo caso un problema politico, prima che finanziario, che potrebbe creare crolli sui mercati. E in America come in Europa (e in Italia) la questione chiave è come rilanciare la crescita di economie avanzate. La domanda che in fondo sottostà allo scontro tra Obama e Repubblicani riguarda infatti il modo di ridare forza all`economia degli Stati Uniti. Favorendo una certa spesa pubblica e aumentando certe tasse, secondo i democratici e la Casa Bianca. Togliendo alle imprese e alle famiglie la paura dell`esplosione del debito pubblico e dell`aumento delle tasse, secondo i conservatori (e secondo i sostenitori del modello tedesco fondato su un deficit pubblico basso per dare fiducia a chi deve investire). In tutto l`Occidente, insomma, il problema dei problemi è lo stesso: la crescita che non c`è”.

2. VENTO DI ESTREMA DESTRA. LA XENOFOBIA IN NORD EUROPA. LA LEGA IN ITALIA. LA SPINTA DEI TEA PARTY IN USA.
In Europa proliferano le formazioni estremiste. Fanno progressi anche dal punto di vista elettorale. I tragici fatti della Norvegia stanno portando in primo piano questo fenomeno. Solo in Italia e in pochi altri paesi pezzi di queste formazioni fanno parte delle maggioranze di governo. Ieri
Borghezio (Lega) ha dichiarato candidamente di condividere le motivazioni del pazzo norvegese. Il ministro Calderoli ha dovuto chiedere scusa.
Un vento di estrema destra sta prendendo forza nel mondo.
Da l’Unità. Intervista a Benjamin Barber. “Benjamin Barber, che fu collaboratore di Bill Clinton negli anni in cui questi era presidente degli Stati Uniti, ritiene che lo stallo dei negoziati sull`innalzamento del debito riveli quanto i repubblicani siano prigionieri della loro potente ala estrema, il Tea Party. Obama è in difficoltà perché ha cercato a tutti i costi il compromesso con interlocutori che non erano disposti ad alcun tipo di accordo. Il negoziato in corso fra democratici e repubblicani dovrebbe avere per oggetto l`innalzamento dei debito. Ma sembra che qualcuno abbia in mente piuttosto le presidenziali del 2012. È d`accordo professor Barber? «Quello che sta emergendo in questi giorni è piuttosto il ruolo di una nuova tendenza politica, alla quale non interessa nulla delle elezioni, dello Stato, della democrazia. Una corrente che sarebbe anzi meglio definire dell`anti-politica, che punta a delegittimare le istituzioni e respinge ogni logica di confronto civile e democratico. Mi riferisco al cosiddetto movimento del Tea Party che condiziona le scelte del Partito Repubblicano. Obama sta tentando a tutti i costi la via del dialogo, ma ha come interlocutori gente a cui non interessa raggiungere alcuna soluzione pratica, a cui preme solo far deragliare il treno dei negoziati. A qualunque costo». Dunque i repubblicani In questa vicenda sono ostaggio della loro ala estrema? «Esatto. Ogni volta che la componente tradizionale di quel partito cerca di esprimere ipotesi di lavoro ragionevoli, si trova di fronte al sabotaggio dell`ultradestra che rifiuta ogni compromesso e respinge qualunque intesa non per i suoi contenuti, ma proprio perché significherebbe venire a patti con una controparte, Obama e i democratici, che viene a priori rifiutata in quanto tale. Due settimane fa Obama si era rassegnato ad accettare una base di accordo che accoglieva tutte le richieste repubblicane. I leader di quel partito hanno detto di no, incredibilmente. Tanto è il condizionamento che subiscono dalla loro minoranza interna, gente a cui non importa nulla di spingere il Paese al disastro. Sui dirigenti repubblicani grava l`obbligo urgente di mostrare senso di responsabilità e scegliere fra l`interesse nazionale e la deriva estremista in cui rischiano di essere trascinati dal Tea Party». Come si sta muovendo Obama rispetto a un crisi così grave? «Lo vedremo alla fine. Al momento dà l`impressione di grande debolezza. Perché se tu vedi che un compromesso è possibile, allora è giusto fare tutte le concessioni necessarie a ottenerlo. Ma se dai tutto, rinunci a tutto, e non ottieni nulla, nessuno poi ti apprezzerà per essere stato duttile e concreto. I giochi sono ancora aperti. A questo punto anche un brutto compromesso dell`ultima ora, sarebbe quasi un successo». In una situazione così drammaticamente bloccata, il presidente potrebbe superare l`ostruzionismo repubblicano con una decisione di imperio, facendo ricorso al 14mo emendamento della Costituzione? «È improbabile. In primo luogo fra gli stessi democratici molti dubitano che sia una mossa costituzionalmente corretta. I repubblicani risponderebbero con l`impeachment, e comunque andasse a finire, sarebbero polemiche a non finire. Il mondo bancario internazionale difficilmente si sentirebbe rassicurato da una situazione così conflittuale». Fra le dichiarazioni e i commenti di questi giorni agitati, affiora un sotterraneo ottimismo. Sono speranze o ragionamenti fondati sulla realtà? «Direi speranze fondate sulla realtà... Sì, credo anch`io che all`ultimo si eviterà il default. Le istituzioni finanziarie non lo permetteranno. I leader repubblicani dovranno finalmente prendere le distanze dal Tea Party. Ma la minaccia della nuova estrema destra americana incomberà ancora sulla nostra democrazia. Non esagero. Credo che gli Stati Uniti attraversino il momento più delicato e
pericoloso dal punto di vista sociale e politico, dalla seconda guerra mondiale in poi. Abbiamo in Parlamento una cospicua minoranza di individui che non si riconoscono nei fondamenti della nostra democrazia, e demonizzano l`avversario politico». Solo tre anni fa attraverso l`elezione di Obama l`America aveva esibito il suo volto più aperto. Siamo di fronte a una reazione di rigetto? «Nel suo insieme la società rimane sana. La maggioranza sostiene ancora Obama, seppure si allarghi l`area dell`insoddisfazione e della critica. Il fatto è che il successo delle democrazie non dipende solo dalla buona volontà della maggioranza dei cittadini, e nel caso degli Usa includo nella maggioranza anche buona parte di coloro che si riconoscono nel Partito repubblicano. Molto dipende dall`atteggiamento della minoranza. Nella Germania degli anni trenta una minoranza radicalizzata e molto motivata arrivò sino a prendere il potere. Più in generale se le minoranze operano fuori dalle regole democratiche, possono portare uno Stato al collasso». Come giudica i primi tre anni di Obama alla Casa Bianca? «Aveva due agende, due programmi. Uno era imperniato sulla costruzione dell`unità nazionale, la coesione civile, il superamento delle divisioni. L`altro riguardava l`attuazione degli obiettivi specifici della sua parte politica, cioè interventi a favore dei ceti meno abbienti, investimenti nella sanità e nella scuola, difesa dell`ambiente, e così via. Le due agende sono entrate in conflitto. Ha privilegiato la prima a scapito della seconda, scontentando buona parte dei progressisti, perché Guantanamo rimane in funzione, il ritiro dall`Afghanistan è diluito nel tempo, non sono state varate misure importanti per impedire alla speculazione finanziaria di provocare altre catastrofi come quella che il pianeta ha sofferto recentemente. Ha sacrificato il programma democratico sull`altare della buona convivenza civile, ma si ritrova invece con una nazione più divisa anziché unita. Dà l`impressione di inseguire il compromesso senza raggiungerlo mai appieno. Ha ancora tempo, un anno prima della scadenza dei mandato. Riuscirà a recuperare? «Può farcela. È persona di grande intelligenza e capacità, verso cui nutro grande ammirazione. Dico di più: sarà riconfermato per un secondo mandato».

3. DISTRAZIONE DI MASSA. IL QUIRINALE RIPORTA ALLA REALTA’ IL GOVERNO DOPO L’APERTURA DI QUATTRO UFFICIETTI AL NORD: OLTRE CHE UN AUMENTO DELLE SPESE E UN MODO PER PARLARE D’ALTRO, E’ UN PASTICCIO ISTITUZIONALE.
Il presidente della Repubblica ha inviato ieri una lunga e dettagliata lettera per esprimere la propria preoccupazione e mettere in luce i risvolti istituzionali della apertura dei cosiddetti ministeri al Nord. Il fatto che si tratti di quattro normali uffici (con relativo aumento di spesa, con buona pace dei tagli alla scuola e dei ticket alla sanità) non significa che non vi siano problemi. Un pasticcio istituzionale insomma, creato solo per parlare d’altro e far tagliare un nastro a Umberto Bossi.

4. OGGI SI VOTA SULLE MISSIONI ALL’ESTERO. LA GIUNTA PER LE AUTORIZZAZIONI AFFRONTA IL CASO MILANESE. IL DEPUTATO PDL TIRA DENTRO TREMONTI PER L’AFFITTO PAGATO IN CONTANTI DELLA CASA A ROMA.
Rinviato a oggi il voto sulle missioni all’estero al Senato. Sempre oggi la commissione parlamentare sulle autorizzazioni a procedere si riunisce (ma la decisione sarà presa a settembre) per discutere la richiesta di arresto per il braccio destro di Tremonti, Marco Milanese. In un dossier Milanese ieri ha tirato in ballo il suo ministro per la casa a Roma: Tremonti avrebbe pagato in contanti (senza ricevuta? Il ministro che governa le finanze?) la metà dell’affitto.

5. IERI LA CAMERA HA AFFOSSATO LA LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA.
Da L’Unità. Intervista ad Anna Paola Concia. “Purtroppo è andata come immaginavo. Pdl, Lega e Udc hanno deciso di stare dalla parte dei violenti e non dalla parte delle vittime. Hanno dimostrato di non voler costruire gli anticorpi alla cultura dell`odio e di questo porteranno la responsabilità». Paola Concia, che da anni si batte per la legge contro l`omofobia, non getta la spugna neanche dopo il nuovo stop alla Camera. E ora, cosa succede? «A settembre, col Pd, riparte la battaglia. Ricominceremo con un nuovo testo. Vedremo se puntare su una legge di iniziativa popolare: le firme che servono si raccolgono in cinque minuti, fra il nostro popolo ma non solo». Eppure il centrodestra alla fine è riuscito a fermarvi. Non sarà facile ... «Hanno azzerato il nostro lavoro già una volta, ora una seconda. Ma noi non ci fermiamo. Su questo fronte siamo stati compatti, questa battaglia non l`ho fatta da sola e anzi sono molto contenta che il partito l`abbia sostenuta convintamente. E poi abbiamo lottato insieme all`Idv. È un buon segnale. È chiaro che l`obiettivo di costruire un`Italia migliore, quello di chi si candida a governare, passa attraverso questi temi, che saranno dentro il nostro programma. Un testo contro la violenza omofoba è una legge minima. Poi c`è da dare diritti a chi, come gli omosessuali, non li ha». Delusa da chi nel centrodestra, come la Carfagna, aveva sostenuto la legge e poi non ha votato con voi? «Da loro mi aspettavo più coraggio, ma continuerò a tenere aperto il dialogo, come ho sempre fatto. Il voto di tutti quelli del Pdl che si sono astenuti dimostra comunque che in tanti, soprattutto i più giovani, hanno capito che mostrare la faccia dura non paga neanche elettoralmente. C`è una parte del Pdl che vorrebbe una destra moderna, inclusiva e liberale». Cicchitto però dice che è stato proprio il Pd a voler calendarizzare il voto sulle «pregiudiziali». «Cicchitto perde occasioni preziose per tacere. A poche ore dal voto noi abbiamo fatto anche un ultimo tentativo per chiedere di ritirare le pregiudiziali e non c`è stato niente da fare. Si prenda la responsabilità di essere uno dei protagonisti dell`affossamento di questa legge. Questo voto mette a nudo una maggioranza che somiglia a una destra xenofoba e che non vuol neanche far parte del partito popolare europeo. Mentre c`è un Pd che vuol essere il futuro dell`Italia. Sono d`accordo con il mio segretario Bersani: il centro destra ha scritto una delle pagine più tristi e vergognose della storia repubblicana». Ma che spazio c`è per questa battaglia? «Lo spazio c`è, eccome. La maggioranza degli italiani è d`accordo con noi, non con questi oscurantisti medievali. E solo una decina di giorni fa il commissario europeo dei Diritti umani ha chiesto al nostro Parlamento di votare una legge contro l`omofobia. Lo stesso ha fatto il Presidente Napolitano. Ma questa maggioranza non aiuta l`Italia a crescere da nessun punto di vista. Per questo siamo considerati alla stregua dei Paesi più a rischio omofobia. E questo fa male anche all`economia. Le società aperte e inclusive sono le più ricche. Questa è la via maestra che il Pd deve costruire».
6. BERSANI RISPONDE A TRAVAGLIO.
“Caro Direttore, il Fatto Quotidiano, peraltro in buona compagnia, mi attribuisce la tattica o l’imbarazzo del silenzio sul caso Penati. Per la verità, sono stato il primo a parlarne giovedì scorso alla festa de l’Unità di Roma trasmessa in diretta da Rai News e da YouDem, intervistato da Corradino Mineo davanti a 4000 persone. Qualcuno evidentemente mancava e non ha letto i resoconti delle agenzie di stampa. Quello che ho detto e scritto in questi giorni mostra forse una sottovalutazione del problema? Spero di no. Noi non possiamo certo dividere il mondo mettendo i
cattivi da una parte e i buoni dall’altra. Con ben altri mezzi si provvederà a questo nella valle di Giosafat. A noi tocca inderogabilmente rispettare la magistratura, pretendere che le istituzioni non siano esposte nel disagio e chi è coinvolto faccia un passo indietro, affermare la parità dei cittadini davanti alla legge, applicare la presunzione di innocenza, anche quella di Penati che la rivendica con forza. A noi tocca produrre riforme che tolgano possibilità alla corruzione. A noi tocca allestire nei partiti meccanismi di garanzia e di limitazione del rischio. Sfido qualsiasi altro partito italiano a paragonarsi con gli istituti che il Partito Democratico ha allestito e sta allestendo. Fin dall’inizio il PD ha sottoposto il proprio bilancio alla certificazione di una società esterna; abbiamo un codice etico giustamente più stringente di un normale percorso giudiziario; chiediamo agli amministratori eletti nelle nostre liste di firmare un codice di responsabilità …. Ma su questo ho già detto e non voglio scrivere oltre. Rispondo piuttosto alla domanda di Travaglio, reiterata in questi anni da lui stesso, da Albertini e da qualche testata della destra e che allude ad una suggestiva triangolazione Gavio-Bersani-Penati. Ho già detto in altre occasioni ciò che ribadisco qui. Il ministro delle Attività Produttive conosce tutti i principali imprenditori italiani. Li conosce, non li sceglie. Gavio, segnalandomi la preoccupazione per un contenzioso aperto con la Provincia di Milano, mi disse di non conoscere il presidente appena insediato e mi chiese di favorire un incontro con Penati. Così feci, via telefono. Nell’evocare questo episodio si intende forse alludere ad una combine poco chiara o addirittura ad illeciti che mi coinvolgerebbero? Se è così (e lo dico in tutte le direzioni!) si illustri chiaro e tondo qual è la tesi e si abbia il coraggio di affrontare una sonora querela. Mi dispiace inoltre dover constatare molte inesattezze nelle affermazioni di Travaglio su Pronzato. Ho saputo dai giornali che Pronzato era “un mio uomo”. Non è mai stato mio consigliere alle Attività Produttive. Lo trovai 11 anni fa al ministero dei Trasporti come consigliere ministeriale, lo confermai assieme agli altri consiglieri per il solo anno in cui fui ministro. Divenne consigliere ENAC parecchi anni dopo. Non fu mai responsabile dei trasporti; ha avuto la responsabilità tecnica sul trasporto aereo nel dipartimento trasporti del PD diretto da Matteo Mauri. Quella del doppio incarico è una cosa inopportuna, ne convengo, e da non ripetere in casi analoghi. Non nego dunque di aver ricavato insegnamenti dalla vicenda, ma vorrei che la vicenda fosse messa nelle giuste dimensioni. Non dovrebbe essere troppo disagevole peraltro considerare quali siano le persone che davvero ho motivato e promosso in lunghi anni di vita amministrativa. Ho la presunzione di credere che verrebbe riconosciuto che si tratta di gente in gamba e di gente sicuramente perbene. Travaglio infine si è chiesto nei giorni scorsi se io sia la persona giusta per rappresentare il centrosinistra. Non tocca certo a me dirlo. Per le sue valutazioni Travaglio provi comunque a tener conto di una cosa, per quanto ai suoi occhi possa risultare poco credibile: sono talmente provinciale e paesano da mettere il buon nome che ho ricevuto davanti a qualsiasi cosa e a qualsiasi ruolo”.
7. LA DESTRA E LA MACCHINA DEL FANGO. LIBERO TRASFORMA I CONTRIBUTI DEGLI ELETTI PER IL PARTITO IN PIZZO OBBLIGATORIO IMPOSTO DAL PARTITO. NEL SILENZIO DI BERLUSCONI LA CAMPAGNA DEI SUOI GIORNALI, E DEI SUOI TG.
E’ partita la macchina del fango. Senza alcun dubbio. Il Giornale e Libero sono partiti all’attacco del Pd. Oggi Libero arriva addirittura a descrivere il contribuito degli eletti al partito come “pizzo” imposto come tangente per l’elezione, trasformando quella che da sempre è una manifestazione di serietà e di impegno personale in una operazione da criminalità organizzata. I legali del Pd sono già al lavoro per la conseguente azione penale.

26 luglio 2011

Bersani scrive al Direttore del Corriere della Sera.

Bersani al Corriere:"Non siamo immuni da rischi"- "Una legge sul bilancio dei partiti".
"La sfida quotidiana della buona amministrazione sta nell’applicare canoni severi anzitutto verso se stessi e i propri amici. Questo è ciò che pensiamo".




Caro Direttore,
ci si chiede se i recenti fatti giudiziari mettano in discussione qualcosa della natura del Partito democratico. Voglio rispondere con chiarezza.
Noi non rivendichiamo una diversità genetica. Noi vogliamo dimostrare una diversità politica...

Buone notizie per i pendolari di Bellusco - Mezzago - Sulbiate.


Il 12 settembre i pullman torneranno a collegare Sulbiate, Bellusco e Mezzago con lo scalo del metrò, consentendo a lavoratori e studenti di raggiungere Milano in tempi accettabili. «Nei fatti abbiamo ottenuto il reinserimento delle corse cancellate alla fine di marzo: le nostre richieste sono state accolte, ora la Provincia presenterà il nuovo piano degli orari alla Net, l’azienda dei trasporti», spiega Antonio Colombo, sindaco di Mezzago, in prima fila per sostenere i diritti dei pendolari, insieme a Roberto Invernizzi e Maurizio Stucchi, primi cittadini di Bellusco e Sulbiate. Saranno ripristinate 8 corse dirette verso Cologno Nord, 4 al mattino e 4 al pomeriggio, e altre 4 sulla linea Carnate - Trezzo, 2 mattutine e 2 pomeridiane, per raggiungere la stazione ferroviaria.

M. Dozio

cliccare sull'immagine per imgrandire.




L'intervento della Giunta dal sito del Comune di Sulbiate:
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Penati si dimette da Vice Presidenza Regione Lombardia e si autosospende dagli incarichi di partito.

Dichiarazione di Filippo Penati alle agenzie. (ANSA) - MILANO, 25 LUG -

"Ribadisco - ha affermato Penati in una lunga dichiarazione - la mia totale estraneità ai fatti che mi sono contestati, mentre rilevo che non cessano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e false indotte da altre persone coinvolte nella vicenda". "Sono accusato - ha proseguito - con una montagna di calunnie da due imprenditori inquisiti in altre vicende giudiziarie che cercano così di coprire i loro guai con la giustizia. Non ho mai preso soldi da imprenditori e non sono mai stato tramite di finanziamenti illeciti ai partiti a cui sono stato iscritto. Ora il mio primo obiettivo è quello di recuperare la mia onorabilità, di restituire serenità alla mia famiglia e non voglio che la mia vicenda e la conseguente martellante campagna mediatica creino ulteriori problemi al mio partito". "Per questo- ha aggiunto - ho comunicato oggi al segretario Pierluigi Bersani la decisione di autosospendermi da tutte le cariche che attualmente ricopro nel Partito democratico. Sono convinto che riuscirò a chiarire tutto e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile forte della consapevolezza di non aver commesso alcun reato". Penati ha anche precisato la sua posizione per quanto riguarda l'autosospensione dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia: "Subito dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia mi sono autosospeso dalla vice presidenza del consiglio regionale. Ho fin da allora considerato l'autosospensione un fatto transitorio e di breve periodo confidando in un rapido chiarimento della mia posizione. Oggi di fronte all'enorme risalto è improbabile pensare ancora ad una rapida chiusura dell'intera vicenda. Il prevedibile allungarsi dei tempi mi impone quindi di fronte alla necessità di non privare i gruppi consiliari di minoranza del vice presidente in loro rappresentanza". "Pertanto - ha concluso - è mia intenzione trasformare la mia autosospensione in dimissioni. Comunicherò la mia decisione e ne spiegherò le ragioni al gruppo Pd e agli altri gruppi di minoranza".

"Di scontato non c'è più nulla". Di Luigi Fassina - Capogruppo PD Sulbiate -

Ai lettori del blog Teorema

Vi scrivo a nome del Gruppo Consigliare PD in merito ai fatti che recentemente sono successi: le dimissioni dell’Ass.re Crespi e il Consiglio Comunale del 18 luglio.

Avevamo concordato con Mariagrazia che dopo l’espulsione dei 5 Consiglieri PD dal Gruppo della Lista Civica di maggioranza, sarebbe rimasta fino ad espletare i compiti che si era assunta: e così è stato.
Le considerazi
oni espresse dalla locandina esposta in bacheca dal PDL non ci toccano perché crediamo che gli impegni presi davanti alla popolazione siano il primo criterio da considerare da parte di chi cerca di governare in modo responsabile, senza prestarsi alla politica di basso livello.

In merito al Consiglio Comunale del 18 luglio, con la nostra dichiarazione di voto abbiamo espresso con chiarezza che riteniamo Sindaco ed Assessori uomini responsabili e in grado di far proprie quindi le indicazioni di orientamento del Consiglio stesso date il 10 giugno, nel quale, col nostro emendamento, decidevamo in merito alla grande struttura di vendita proposta dalla proprietà dei P
E19 e PE20.

Crediamo infatti che, come dichiarato in Consiglio Comunale, sia necessario “superare le tensioni di questo periodo per recuperare una dinamica democratica dove il confronto fra idee e pareri diversi siano ritenuti un valore”.

Abbiamo inoltre ribadito la necessità di “ridare al Consiglio Comunale la centralità che la legge gli assegna” e chiesto al Sindaco di “far proprio l’indirizzo politico che il Consiglio Comunale ha indicato il 10 luglio in merito alla proposta di cambio di utilizzo del PE19 e PE20 avanzato dalla proprietà soc. Andromeda per far spazio ad una grande struttura di vendita”.

Riteniamo logico quindi esserci astenuti sulla mozione presentata da PT (non vuol dire non sapere che fare, anzi ! ) perché tocca ora al Sindaco far proprio il nuovo indirizzo dato
dal Consiglio Comunale, anche se possiamo capire il malumore di PT perché pensavano di mettere nuovamente il Sindaco in minoranza.
Crediamo che avanti tutto venga il bene comune di Sulbiate e dei suoi abitanti.

La presenza del Gruppo Consigliare PD staccato dalla Lista Civica, voluto dal Sindaco dopo la revoca dell’incarico all’Ass.re Fassina e l’espulsione dei membri tesserati di partito, richiede che i Reduci ( quelli rimasti dopo l’espulsione) della Lista Civica sempre più pongano attenzione a creare un rapporto di reale collaborazione perchè di “scontato” non c’è più nulla.

Noi continueremo a lavorare per il programma presentato agli elettori: in questo senso daremo
il nostro contributo, grazie anche al lavoro di tutto il Circolo del PD e di volta in volta decideremo se quanto verrà proposta dalla Giunta e dal Sindaco sarà in linea col nostro modo di pensare.

Vi allego il documento che abbiamo inviato che precisa ulteriormente le cose.
Grazie dell’attenzione

il Capo Gruppo PD
Luigi Fassina

Sulbiate 25 luglio 2011


In foto l' ex Assesore Fassina - Corteo ANPI Festa della Liberazione Milano Piazza Duomo 25 aprile 2010 -



Cliccare sul documento per ingrandire.



Il Circolo del PD di Sulbiate dal 12 di Luglio sta ponendo pubblicamente 11 domande al Primo Cittadino che ancora non hanno avuto una risposta.
Per leggerle tutte cliccare sul logo a fianco.
Oggi in evidenza la domanda n°. 6

6. Con quale maggioranza con quale programma, con quali obiettivi, con quali priorità, intende proseguire la sua attività amministrativa perchè il Comune non prosegua nell'incertezza, occupato ed orientato a problemi contingenti?


post correlato: Uppercut Pedemontana. Sulbiate come un pugile stordito che rischia il tappeto.

Giornale di Vimercate 26/07/'11. Articoli di G. Ticozzi.


Oggi, 26 luglio 2011, il G.d.V in edicola a pagina 59 pubblica le seguenti notizie:


Sulbiate Fermato dalla Polizia locale davanti al centro sportivo

Marijuana, denunciato un giovane di Aicurzio.


Sulbiate – Ancora incerta la posizione dell’ex assessore ai Servizi sociali.

La Crisi di Maggioranza rimandata a settembre.

Scintille tra sindaco e PD anche nel’ultimo Consiglio comunale.

Ma sul futuro dell’Esecutivo ne riparla dopo le vacanze.

I Virgolettati dell’articolo – Andrea Cavenaghi:”Non abbiamo deciso nulla. Abbiamo approvato al Delibera 39 perché fosse tutto trasparente, ma avremmo potuto agire diversamente". Stucchi Maurizio:”Qualcuno ha voluto sollevare l’opinione pubblica sul fatto che noi avevamo dato il via libera all’outlet. Quel qualcuno se ne prenderà le responsabilità. Ma noi grazie a quella delibera abbiamo ottenuto otto soluzioni diverse per il superamento della Pedemontana”. Luigi Fassina:”La scelta di legare l’outlet a Pedemontana, che è alla base della delibera 39, è prettamente politica, ma invece che essere discussa in Consiglio, è stata presa d’arbitrio. Questo è l’errore”. Maurizio Stucchi:”Il tema della grande distribuzione è così delicato che a nessuno conviene sbandierare trattative in questo senso troppo presto. Solo noi lo abbiamo fatto ma per il beneficio che potevamo ricavarne in relazione a Pedemontana. E se non lo avessimo fatto, forse non sarebbe venuto fuori tutto questo macello e non ci sarebbe andata di traverso qualche cena. Nessuno dei Comuni vicini lo ha fatto. Portatemi un Sindaco in Italia che prima di discutere con gli organi esecutivi, parla di queste cose in Consiglio Comunale senza una valutazione giuridica, tecnica ed istituzionale preventiva. Non si va in Consiglio in mutande. Chi lo fa è considerato un cretino”.


Sulbiate – L’apologia dell’operato della Giunta da parte di Maurizio Stucchi e Andrea Cavenaghi.

“Solo noi siamo stati davvero trasparenti”

Il PD Fassina però attacca:”La scelta di legare l’outlet a Pedemontana era politica e andava discussa”.

I virgolettati dell’articolo – Progetto Territorio:”Non si può andare avanti così”. Gli “stucchiani” Gruppo consiliare SI:” Ora andiamo in vacanza. Ne abbiamo bisogno. Gli ultimi tempi sono stati un po’ troppo turbolenti. Poi quando torniamo si vedrà”.


Sulbiate – Nodo Territoriale

“Andromeda” propone otto varianti per l’incrocio tra Sp 177 e Pedemontana.

Attività in Provincia di Monza Brianza. N° 25/2011.


Settimana dal 18 al 22 luglio 2011

A cura del Consigliere Vittorio Arrigoni.


1)Martedì 19 luglio ’11 in Commissione 9 il direttore generale dott. Valtorta ci ha illustrato il referto di gestione del 2010.

Il sistema di controllo di gestione si basa su alcuni documenti fondamentali quali la Relazione Programmatica Previsionale, il Piano dettagliato degli Obiettivi ed il PEG.

Il referto di gestione si articola in 10 tabelle di indicatori.

Gli indicatori più significativi sono i seguenti:

-indice di rigidità personale: spesa del personale su entrate correnti = 18,99%;

-indice di rigidità strutturale: spesa personale + spesa investimenti su entrate correnti = 29,40%;

-indice di rigidità investimenti: spesa investimenti su entrate correnti = 10,40%;

-indice di trasferimento risorse allo Stato: spesa risorse trasferite su entrate correnti = 18,14%.

Questo trasferimento pesa molto sul bilancio della Provincia e nei prossimi anni deve essere eliminato con un accordo specifico.

2)Giovedì 21 luglio ’11 in consiglio provinciale l’assessore Brambilla risponde ad una interrogazione di Guerriero, capo gruppo PD, in merito alle aree agricole strategiche individuate dalla provincia nel comune di Monza.. Guerriero si dichiara non soddisfatto anche perché l’approvazione della variante al PGT di Monza sta incontrando molte difficoltà.

Pozzati (PD) propone al Presidente del Consiglio di organizzare una sessione specifica del consiglio per dibattere il tema dell’utilità delle province e per dare poi risposte oggettive alla recente campagna denigratoria.

Si è passati poi a discutere di un odg presentato dai consiglieri della Lega Nord sul tema dei rifiuti di Napoli avente l’obiettivo di far dichiarare l’indisponibilità della Provincia a smaltirli nei propri impianti. L’odg era inaccettabile per la mancanza di solidarietà e per le affermazioni populiste.

Per il gruppo PD sono intervenuti Arrigoni, Poletti e Guerriero.

Il PdL ha proposto una modifica all’odg che impegna la provincia di MB ad attenersi alle decisioni che assumerà la Regione Lombardia in merito allo smaltimento dei rifiuti di Napoli sul proprio territorio. L’odg non era comunque gradito ad una parte dei consiglieri del PdL ed inaccettabile per le opposizioni. Al momento del voto il gruppo PD ha abbandonato l’aula facendo così mancare il numero legale ed impedendo lo svolgimento della votazione e l’approvazione dell’odg.

Vimercate, 23 luglio 2011

AV

Upercut Pedemontana: Sulbiate come un pugile stordito che rischia il tappeto. Di S. Brioschi.

In evidenza il commento i S. Brioschi al post del 25 luglio 2011,
"Pedemontana: accolte le modifiche di Cesano e di Desio".


Altre amministrazioni si stanno muovendo sulla questione Pedemontana e cercano di ottenere il massimo possibile affinché la loro situazione possa essere migliore di quella che Pedemontana vuole imporre. Noi invece siamo impantanati su di una questione impossibile come quella dell’outlet.
Le decisioni di Pedemontana sono chiare: non verranno prese in considerazioni quelle proposte di modifica al progetto che richiedono un ritorno al CIPE e quindi una dilatazione dei tempi di realizzazione.
Sulbiate ha puntato tutto sulla galleria, e ahimè sembra proprio che abbia perso la sua partita. Il paese è stata abbandonato dalle istituzioni ma ha visto una partecipazione e un coinvolgimento rilevante dei cittadini.
Non sarà certamente l’outlet che ce la potrà mai ridare la galleria Ventura e non sarà una rotonda 50 m più avanti o più indietro che cambierà significativamente la viabilità del paese. Mettiamoci in cuore in pace e verifichiamo che le cose siano fatte a regola d’arte.
A questo punto Sulbiate sembra un pugile stordito da un uppercut che se non si dovesse riprende in fretta rischia il tappeto.
Discutere ancora dell’outlet è solo una perdita di tempo, basta! La questione è chiusa e archiviata, il tempo che rimane per migliorare la grave situazione a venire è pochissimo.
Col senno del poi, l’obbiettivo di chiedere la restituzione della galleria è stato un target sbagliato, ma almeno ci abbiamo provato. Personalmente, dove e quando ho potuto, ho chiesto che il ridimensionamento del “casello” al confine di 3 comuni diventasse una istanza per il paese perché pure questo sarà un gran bel disastro di cui però se ne è parlato troppo poco.
Nel programma di questa amministrazione, così si scriveva nel 2009: “le due grandi opere devono essere occasione di riordino e di riqualifica del territorio; curare il rispetto delle normative e prescrizioni CIPE che prevedono di impedire la conurbazione a lato delle opere mantenendo le fasce di campagna, di ridurre l’ingombro dei caselli ...”
Oltre che incrociare le dita affinché i tagli della nuova finanziaria facciano mancare i soldi alla tratta D, occorre definire nuove proposte percorribili, tenendo presente che Sulbiate non si trova in valle di Susa e che i suoi abitanti non sono così coesi.

Ecco un paio di proposte minime che guardano al futuro e che evitano rimpianti del passato:
- Le barriere antirumore andranno realizzate, chiediamo e pretendiamo che Pedemontana le realizzi con pannelli fotovoltaici (costeranno pur meno di una galleria!), la potenza elettrica di picco sarà tra i 500 kwe e 1 Mwe. Questa si che è una vera opera di compensazione ambientale.
- Se non ci sarà conurbazione a lato delle opere sarà piantata della vegatazione, chiediamo e pretendiamo che i fianchi dell’autostrada diventino zone di produzione di biomasse per la cogenerazione di elettricità e calore a bassa entalpia.

Sergio Brioschi

Suor Eliana Stucchi è stata nominata nuova Madre Generale della Famiglia Sacro Cuore di Gesù.

In foto Suor Eliana Stucchi, Madre Generale Famiglia Sacro Cuore di Gesù - Sulbiate (MB)


Da venerdì 22 luglio 2011 il XXIII Capitolo Generale della Congregazione della Famiglia Sacro Cuore di Gesù presso la Casa Madre di Sulbiate ha eletto

Suor ELIANA STUCCHI nuova Madre Generale.

Durante l'Assemblea del pomeriggio sono state elette le seguenti Consigliere Generali:
Suor Anna Megli, Vicaria Generale.
Suor Agnese Cavenago, Consigliera.
Suor Livia Cremonesi Consigliera.
Suor Angela Cannone Consigliera.

Nota del mattino del 26 luglio 2011.


1. IL BRACCIO DI FERRO TRA DEMOCRATICI E REPUBBLICANI IN USA METTE A RISCHIO IL MONDO. AGLI ITALIANI NON BASTERA’ LA COPERTURA DELL’EUROPA E RISCHIANO DI PAGARE CARA L’ASSENZA DI UN GOVERNO CREDIBILE.
Ancora braccio di ferro tra repubblicani e democratici in Usa sui tagli al bilancio e al debito. Il 2 agosto scade il termine entro il quale gli Usa devono stabilire di aumentare temporaneamente i limiti al debito, pena l’impossibilità di emettere altri titoli pubblici e quindi di non avere le risorse per pagare gli stipendi e i debiti dello Stato. Il mondo intero rischia di subire le ripercussioni di questa crisi nata dallo scontro politico interno in vista delle elezioni presidenziali del 2012. Ma anche senza la crisi Usa l’Europa deve affrontare i suoi problemi. E l’Italia rischia di pagare cara l’assenza di un governo credibile.
Da La Repubblica. Articolo di Federico Rampini. “E’ lo stallo totale, a sette giorni dal "default" tecnico degli Stati Uniti un accordo per alzare il debito appare più lontano che mai. Proprio questa paralisi ha costretto Barack Obama a un drammatico discorso alla nazione alle nove di sera (le tre di notte italiane). Anche se ieri la riapertura dei mercati non ha portato il temuto tracollo, quella cessazione dei pagamenti che continua ad apparire inverosimile agli investitori, è diventata decisamente più probabile. Il 2 agosto il Tesoro avrà esaurito il limite legale del suo indebitamento e se il Congresso non vota un nuovo tetto, tutti i pagamenti si fermano. Da ieri al Congresso di piani ce ne sono due: ma così distanti e inconciliabili che non sono l`inizio di una soluzione, bensì il riflesso immobile della spaccatura tra democratici e repubblicani. Barack Obama ha dovuto cancellare ogni manifestazione elettorale, raccolta di fondi, forse salterà perfino la sua festa di compleanno (4 agosto): ma la sospensione delle attività "politiche" non significa che lui sia tornato a fare il negoziatore. Al contrario, una conseguenza dell`incomunicabilità tra i due partiti, è che il presidente ha dovuto rinunciare alla posizione super partes e da ieri si è "schierato" al 100% col suo partito. La giornata di ieri si è aperta con le Borse in calo ma senza agitazioni: niente tracolli, il dollaro perfino stabile rispetto all`euro, solo l`oro oltre i 1.600 dollari ha confermato la corsa verso i beni-rifugio. Quasi "un grande sbadiglio", com`è stato definito a Wall Street? Il rischio è che i mercati diano per scontato ciò che scontato non è: un rinsavimento dell`ultima ora. Ieri invece è andato in scena lo spettacolo opposto. John Boehner, presidente della Camera dove i repubblicani sono maggioranza, ha presentato il piano della destra: 1.200 miliardi di dollari di tagli al deficit (in 10 anni) tutti concentrati sui sacrifici nelle spese sociali, come pensioni e assistenza sanitaria agli anziani. Non un centesimo di tasse in più, «neppure l`abolizione di detrazioni e privilegi per i miliardari», osserva la Casa Bianca. A renderlo intollerabile per Obama c`è un altro aspetto: il piano Boehner dà solo pochi mesi di "prolunga" al debito pubblico, appositamente vuole che si torni a discuterne l`anno prossimo in piena campagna elettorale. Obama lo ha detto chiaramente: un palliativo di pochi mesi non lo accetta, è pronto a mettere il suo veto. Non ce ne sarà neppure bisogno. Perché se già domani la Camera metterà ai voti la manovra della destra, al Senato sono i democratici ad avere la maggioranza e lì il piano-Boehner non passerà. Il leader democratico al Senato, Harry Reid, ha presentato il suo contro-piano, ottenendo l`avallo pieno di Obama. Contiene 2.700 miliardi di risparmi spalmati anch`essi su dieci anni, e consentirebbe di alzare il tetto del debito fino al 2013. Non ci sono dentro "nuove tasse" in senso letterale. Ultimo tentativo di rilanciare il dialogo bipartisan, con un accorgimento linguistico i democratici parlano di "riduzione delle spese fiscali" per indicare quelle deduzioni e detrazioni che verrebbero eliminate in modo da recuperare gettito. Anche il loro piano è severo con il Welfare, ma cerca di controbilanciare i sacrifici chiamando anche i ricchi e le grandi imprese a contribuire. Le probabilità che il piano-Reid
passi alla Camera sono speculari a quelle del piano-Boehner al Senato: cioè minime. Il Fondo monetario internazionale lancia l`allarme: uno stallo sul debito e la conseguente cessazione di tutti i pagamenti del Tesoro americano (stipendi, pensioni, cedole sui titoli pubblici) avrebbe «pesanti effetti negativi nel mondo intero». Ma la reazione di ieri dei mercati, cinica o miope che fosse, ha dato ai parlamentari di Washington la sensazione che l`Apocalisse sia rinviata. Magari all`alba del 2 agosto”.
Ancora da La Repubblica. L’economista Tito Boeri sull’Europa e l’Italia. “Se qualcuno si era illuso che l`accordo trovato in extremis a Bruxelles giovedì scorso ci avrebbe posto fuori pericolo, ieri avrà avuto modo di ricredersi. C`è stato un nuovo pesante allargamento dello spread fra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi, tornato vicino ai 300 punti base. Ai tassi di interesse e di crescita attuali, sono livelli destinati, nell`arco di due anni, a diventare insostenibili. Se dovessero protrarsi nei prossimi dieci mesi, farebbero aumentare di circa un punto e mezzo di Pil la spesa per il servizio del debito. E in tal modo vanificherebbero più di metà della manovra entrata in vigore la scorsa settimana. Non è colpa del debito statunitense: le difficoltà di Obama non ci possono offrire alcuna consolazione anche perché sono di natura diametralmente opposta alle nostre. L`Europa ci ha già dato una mano ed è bene non contare troppo su ulteriori aiuti. Dobbiamo contare sulle nostre forze sapendo che non ci sono concesse distrazioni di sorta. Vediamo perché cominciando dagli Stati Uniti e per arrivare all`Europa e, infine, a noi. Il problema affrontato in queste ore da Obama è esattamente l`opposto di quello che stiamo vivendo sulla nostra pelle. Negli Stati Uniti non è legalmente consentito al governo federale indebitarsi al di sopra di una soglia massima, stupidamente fissata in termini assoluti anziché in percentuale al reddito generato negli Stati Uniti. Se entro il 2 agosto non si dovesse trovare un accordo nel Congresso, il governo federale non potrà più emettere buoni del tesoro con cui finanziarsi. Non ci saranno, in altre parole, venditori di nuovi Treasury bills. Mentre continueranno ad esserci moltissimi compratori: i rendimenti che il governo federale deve offrire a chi compra i propri titoli di debito sono rimasti molto bassi nonostante l`avvicinarsi di questa scadenza, a riprova del fatto che non ci sono timori sulla sostenibilità del debito pubblico americano. Nelle ultime settimane noi abbiamo invece vissuto una crisi molto più seria e di segno opposto: il mercato dei nostri titoli di Stato è diventato un mercato con pochi compratori e questo ha fatto schizzare all`insù gli interessi sui nostri Btp. Insomma, mentre da noi manca chi compra, negli Stati Uniti potrebbe mancare, dal 2 agosto in poi, chi vende. Ed è molto probabile che, come tutti i bracci di ferro della politica, nel Congresso Usa si troverà un accordo all`ultimo momento. All`ultimo momento è stato trovato un accordo anche tra i governi dell`area dell`euro, che rischiava altrimenti il collasso. È un accordo importante, che tampona una situazione d`emergenza facendo anche compiere all`architettura della moneta unica un ulteriore passo in avanti, perché la dota in embrione di una struttura per gestire le crisi di singoli Paesi, un evento tutt`altro che improbabile in un`unione monetaria di Paesi così diversi. Ma l`accordo di giovedì scorso lascia molte, forse troppe, cose in sospeso. Non precisa quale sarà l`entità del fondo di salvataggio. Né chiarisce come verrà gestito, quale ne sarà la governance. Nonostante molti, soprattutto sulla stampa estera, abbiano salutato l`accordo come una vittoria di Trichet, rischia di aprire un dualismo difficilmente gestibile fra la Banca Centrale Europea e il fondo di salvataggio, con sovrapposizioni di competenze e potenziali conflitti. Fin quando questi due nodi cruciali non verranno risolti, l`accordo della scorsa settimana rimarrà solo un annuncio. Come tale, può temporaneamente rasserenarci mercati, ma bisogna essere consapevoli che, alla prossima crisi, bisognerà farsi trovare già pronti. Non basteranno più gli annunci. I piccoli passi con cui, forse inevitabilmente, procede l`Europa ci obbligano a contare principalmente sulle nostre forze. La buona notizia è che le colpe di questo stato di cose sono principalmente nostre, non di altri …”.

2. LUNGA LETTERA DI BERSANI A IL CORRIERE DELLA SERA: NON RIVENDICHIAMO UNA DIVERSITA’ GENETICA. NOI VOGLIAMO DIMOSTRARE UNA DIVERSITA’ POLITICA. PENATI SI DIMETTE DA CARICHE PD E DALLA VICEPRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA.
“Caro Direttore, ci si chiede se i recenti fatti giudiziari mettano in discussione qualcosa della natura del Partito Democratico. Voglio rispondere con chiarezza. Noi non rivendichiamo una diversità genetica. Noi vogliamo dimostrare una diversità politica. In primo luogo, a proposito dell’inchiesta di Monza così come in ogni altra occasione, noi diciamo: la magistratura faccia serenamente e fino in fondo il suo mestiere. Abbiamo fiducia nella magistratura. Confidiamo che Penati possa vedere presto riconosciuta l’innocenza che rivendica con forza. Intanto, Penati ha fatto con correttezza e responsabilità un passo indietro. Questo è infatti il nostro secondo criterio: in caso di inchieste le istituzioni e il partito, in attesa che le cose si chiariscano, non devono essere messi in imbarazzo e devono poter agire in piena serenità. I nostri principi sono dunque: fiducia nella magistratura, rispetto assoluto delle istituzioni, presunzione di innocenza secondo il principio costituzionale. Teniamo altresì fermo il principio secondo il quale, verificata l’assenza di “fumus persecutionis” un parlamentare è un cittadino come gli altri. Se le leggi vanno cambiate, si cambiano. Finché ci sono esse valgono per tutti, per un immigrato come per un deputato o un senatore. Così ci siamo comportati sia nel caso Papa sia in quello Tedesco, per il quale abbiamo indicato l’opportunità di un passo indietro. Chiediamo una legge sui partiti che garantisca bilanci certificati, meccanismi di partecipazione e codici etici, pena l’inammissibilità a provvidenze pubbliche o alla presentazione di liste elettorali. A differenza di altri, noi abbiamo già fatto molto per predisporci autonomamente a quella prospettiva. Abbiamo in vigore un codice etico più restrittivo rispetto alle garanzie del percorso giudiziario. Abbiamo recentemente approvato un codice da sottoscrivere da parte dei nostri amministratori per garantire trasparenza dei loro redditi e nelle procedure di appalto e di gestione del personale. Abbiamo applicato per i candidati alle recenti elezioni il codice suggerito dalla commissione Antimafia. Unico fra tutti i partiti italiani, fin dalla sua nascita il Partito Democratico sottopone il proprio bilancio ad una primaria società indipendente di certificazione. Il Partito Democratico (e non solo perché nella vicenda principale non esisteva ancora!) è totalmente estraneo ai fatti oggetto di indagine a Monza e altrove. Ci tuteliamo e ci tuteleremo in sede legale contro chiunque affermi o insinui il contrario. Infine, abbiamo predisposto nel nostro programma un elenco di norme da cancellare e di riforme da fare per dare limpidezza alla gestione pubblica, per evitare gli eccessi di intermediazione amministrativa, per abolire procedure speciali e opache oggi in vigore per la gestione della spesa pubblica. Bisogna approvare la legge anti corruzione, da troppo tempo insabbiata dal Governo in Parlamento. Tutto questo, appunto, per togliere l’acqua in cui la corruzione può nuotare. A prescindere dalle loro conclusioni, non neghiamo dunque il turbamento che ci viene dalle indagini in corso. Sappiamo, anche per il futuro, di non poter essere immuni da sospetti più o meno fondati e da rischi. Sappiamo che anche noi dobbiamo aprire quattro occhi e fare tutto quanto ci è possibile per migliorare procedure di garanzia ed evitare che venga oscurata la nostra missione. I principi ispiratori all’origine del Pd sollecitano comportamenti civici esigenti, sobrietà e rigore nell’azione di governo e sensibilità verso il problema e i rischi della corruzione. La sfida quotidiana della buona amministrazione sta nell’applicare canoni severi anzitutto verso se stessi e i propri amici. Questo è ciò che pensiamo. Sia altrettanto chiaro tuttavia che tuteleremo con ogni energia e in ogni direzione il buon nome del Partito Democratico. Lo dobbiamo innanzitutto ai grandi valori ai quali ci riferiamo, che ci sono stati consegnati dal sacrificio di tanti e che ci impegniamo a non tradire. Lo dobbiamo alle centinaia di migliaia di donne e uomini che ci sostengono con onestà e convinzione, come si può vedere fisicamente in questi stessi giorni nelle feste che organizziamo ovunque; donne e uomini fortunatamente sensibilissimi ai temi del civismo e dell’etica pubblica. Lo dobbiamo in particolare al nostro Paese che ha bisogno per la sua riscossa di una forza politica responsabile, aperta e pulita. È per questo che niente potrà
scoraggiarci e nessuno potrà intimorirci. Al di fuori di una politica che sappia migliorarsi e farsi rispettare, c’è forse un’altra strada per l’Italia? Vogliamo forse continuare sulla strada di soluzioni eccezionali e sconosciute alle altre democrazie del mondo? Vogliamo affidarci ad ulteriori scorciatoie dopo quello che abbiamo visto in questi anni? Sarebbe disastroso. Tocca a noi evitarlo, certamente. Ma non solo a noi. Non c’è bisogno di negare i problemi della politica, in ciascuno dei suoi lati. C’è solo bisogno di non spargere sale sul buono che già vive o che sta nascendo. C’è bisogno che nessuno si senta esentato dal compito di contribuire, in ogni campo, in ogni situazione, alla riscossa civica del Paese.
Dichiarazione di Filippo Penati alle agenzie. (ANSA) - MILANO, 25 LUG - "Ribadisco - ha affermato Penati in una lunga dichiarazione - la mia totale estraneità ai fatti che mi sono contestati, mentre rilevo che non cessano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e false indotte da altre persone coinvolte nella vicenda". "Sono accusato - ha proseguito - con una montagna di calunnie da due imprenditori inquisiti in altre vicende giudiziarie che cercano così di coprire i loro guai con la giustizia. Non ho mai preso soldi da imprenditori e non sono mai stato tramite di finanziamenti illeciti ai partiti a cui sono stato iscritto. Ora il mio primo obiettivo è quello di recuperare la mia onorabilità, di restituire serenità alla mia famiglia e non voglio che la mia vicenda e la conseguente martellante campagna mediatica creino ulteriori problemi al mio partito". "Per questo- ha aggiunto - ho comunicato oggi al segretario Pierluigi Bersani la decisione di autosospendermi da tutte le cariche che attualmente ricopro nel Partito democratico. Sono convinto che riuscirò a chiarire tutto e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile forte della consapevolezza di non aver commesso alcun reato". Penati ha anche precisato la sua posizione per quanto riguarda l'autosospensione dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia: "Subito dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia mi sono autosospeso dalla vice presidenza del consiglio regionale. Ho fin da allora considerato l'autosospensione un fatto transitorio e di breve periodo confidando in un rapido chiarimento della mia posizione. Oggi di fronte all'enorme risalto è improbabile pensare ancora ad una rapida chiusura dell'intera vicenda. Il prevedibile allungarsi dei tempi mi impone quindi di fronte alla necessità di non privare i gruppi consiliari di minoranza del vice presidente in loro rappresentanza". "Pertanto - ha concluso - è mia intenzione trasformare la mia autosospensione in dimissioni. Comunicherò la mia decisione e ne spiegherò le ragioni al gruppo Pd e agli altri gruppi di minoranza".

3. DOMANI LA CAMERA DISCUTE LA RICHIESTA DI ARRESTO DEL DEPUTATO PDL MARCO MILANESE E LA MAGGIORANZA VUOLE RINVIARE LA DECISIONE A SETTEMBRE.
Domani la giunta per le autorizzazioni a procedere discuterà la richiesta di arresto per il deputato e principale collaboratore di Giulio Tremonti, Marco Milanese, sottoposti ai riflettori dalla magistratura a Milano e a Roma. Scontato il rinvio a settembre. Intanto emerge dalle inchieste che Milanese e Tremonti incontrarono il procuratore aggiunto di Roma Capaldo a dicembre quando Milanese era già indagato.
Oriano Giovanelli, deputato Pd alle agenzie di stampa ieri: "Da Romano a Milanese, da Cosentino a Dell'Utri, da Brancher a Verdini. Perché nessuno chiede le dimissioni di costoro? Il fatto che appartengano a partiti che fanno della protezione dei propri parlamentari da qualsiasi inchiesta un vanto, non esime gli altri dal chiedere a questi parlamentari di fare un passo indietro".

4. OGGI ALLA CAMERA SI DISCUTE LA LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA, AL SENATO IL RIFINANZIAMENTO DELLE MISSIONI MILITARI.
Da l’Unità. “Il giorno della prova decisiva. Dopo quasi tre anni di traversie, fra tentativi di mediazione, frenate e rinvii, il testo contro l`omofobia arriva oggi nell`aula di Montecitorio. Dove affronterà un fuoco di sbarramento che minaccia seriamente di affossare la proposta di legge che tra le misure "in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa" punta a introdurre un`aggravante per la violenza motivata dall`orientamento sessuale della vittima. Ai voti, oggi pomeriggio, saranno messe prima di tutto le «pregiudiziali» di costituzionalità e la richiesta di sospensiva presentate da Pdl, Lega e Udc. Se il fronte della maggioranza non reggerà e se le pregiudiziali saranno bocciate, si passerà all`esame e poi al voto del testo. Tutto questo mentre in contemporanea, sotto Montecitorio, a partire dalle 15, si svolgerà il sit-in organizzato dalle associazioni Lgbt, con l`appoggio di Pd, Idv, Sel e Fli, decisi a portare avanti questa «battaglia di civiltà» per chiedere che anche l`Italia abbia una legge come quelle che, tranne qualche eccezione, esistono in tutti gli altri paesi europei. L`APPELLO. La strada è tutta in salita ma il Pd tenta un ultimo appello, rilanciando quello già firmato qualche settimana fa da Bersani e da una trentina di Democratici, da Franceschini a D`Alema, Bindi, Castagnetti, Fioroni, in vista del voto sulla legge contro l`omofobia e la transfobia che era stato fissato per il 19 luglio scorso e che poi le priorità del caso Papa e del decreto rifiuti hanno fatto slittare a oggi. Un appello rivolto «alle colleghe e ai colleghi deputati» di ogni schieramento, per richiamare la «necessità di approvare una legge di alto valore civile che si prefigga - come ha anche recentemente sottolineato il Presidente Giorgio Napolitano - la finalità di ‘contrastare in tutte le sedi il persistere di discriminazioni e comportamenti ostili’». Ribadisce, il Pd, che quella legge che il centrodestra sta contrastando da anni «è un obiettivo non più procrastinabile» per il nostro Paese, «una conquista di civiltà largamente acquisita a livello europeo e internazionale, che rappresenta per il nostro Paese un obiettivo non più procrastinabile». SUL FILO. Il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, è tornato su questa sfida qualche giorno fa. Quello di oggi «sarà un momento di chiarezza e di assunzione di responsabilità su un tema sul quale tutti hanno fatto grandi discorsi, prendendo impegni, salvo poi impedirne la trattazione presentando una pregiudiziale di costituzionalità», ha detto. E in ballo, stavolta, c`è lo stop o l`approvazione definitiva al provvedimento, dopo la doppia, clamorosa bocciatura avvenuta a maggio in Commissione Giustizia. Una pagina nera scritta proprio nella settimana della giornata mondiale contro l`omofobia, che dopo il «no» della maggioranza al testo firmato da Anna Paola Concia ha poi registrato un altro stop su un emendamento concordato e richiesto dal centrodestra, che si richiamava a ciò che è previsto a livello europeo in materia di contrasto a ogni discriminazione. Tanto che alla fine sono arrivate pure le dimissioni della deputata Pd dal ruolo di relatrice della proposta di legge. ANTICOSTITUZIONALE CHI? È proprio dopo la bocciatura in Commissione Giustizia che Udc e Lega hanno presentato due pregiudiziali di costituzionalità, mentre il Pdl ha chiesto una sospensiva. Secondo il centrodestra, introdurre un`aggravante per violenza motivata dall`omofobia o dalla transfobia violerebbe l`articolo 3 della Costituzione, quello che sancisce che siamo tutti uguali davanti alla legge. Come dire: perché prevedere aggravanti se le vittime sono gay e trans sì e non per altri soggetti da tutelare, come barboni o anziani? E ancora, secondo il centrodestra i termini "omofobia" e "transfobia" sarebbero generici e da accertare, e non rappresentano situazioni oggettivamente riscontrabili, come invece stabilisce l`articolo 25 della Costituzione per la tassatività dell`azione penale. «Sul piano politico è una vera vigliaccata. Il centrodestra usa questi espedienti - argomenta Concia perché non vuole arrivare al voto di un testo che non potrebbe bocciare, perché riprende il trattato di Lisbona. Ma è questo comportamento ad essere anticostituzionale». E da lei arriva l`appello finale «ai colleghi che privatamente mi hanno detto che volevano approvare questa legge. Se il voto fosse segreto sono sicura che il testo passerebbe. Dopo la tragedia di Oslo dovremmo interrogarci tutti su ciò che la
politica può fare contro la cultura dell`odio. E il Parlamento italiano - conclude la deputata Pd - deve chiarire una volta per tutte se sta dalla parte dei violenti o delle vittime».

5. DOMANI BERLUSCONI PROVA A NOMINARE AL POSTO DI ALFANO UN MINISTRO PER LA GIUSTIZIA AD PERSONAM.
Domani Berlusconi ci riprova. Cercherà di portare al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la proposta di un nome che gli garantisca una guida attenta ai suoi interessi personali del ministero della Giustizia al posto di Angelino Alfano, diventato segretario del Pdl. In pole position Nitto Palma.
6. ULTRADESTRA. DOPO IL DRAMMA NORVEGESE L’EUROPA CORRE AI RIPARI.
Da l’Unità. Articolo di Paolo Soldini. ”Si è guardato troppo ai pericoli del terrorismo islamico e troppo poco a quelli dell`estrema destra. Nessuno lo dice così chiaro, né nelle capitali né nelle sedi europee, ma la sostanza è questa e i responsabili dell`Unione stanno cercando il modo di riparare. La Polonia, che ha appena assunto la presidenza semestrale del Consiglio europeo, convocherà i gruppi di lavoro che si occupano del coordinamento per la lotta al terrorismo. Il coordinatore è un belga, Gilles de Kerchove, e fino a ieri era sconosciuto ai più. Ora dirigerà lui il lavoro, dopo che praticamente da tutti i leader europei sono venuti urgenti appelli a "fare qualcosa", sempre nella speranza che ci sia qualcosa da fare. Alle riunioni dei gruppi Coter (Committee ori Terrorism) e TWG (Terrorism Working Group), "che saranno convocate in tempi strettissimi" assicura la presidenza, tanto più preoccupata da quando si è fatto avanti il sospetto di un complice polacco dell`attentatore norvegese, sono stati invitati anche gli inquirenti di Oslo, pur se la Norvegia, si sa, non fa parte dell`Unione. L`invito ai norvegesi è stato formulato ieri, in modo formale, dalla commissaria alla Giustizia, la svedese Cecilia Maelstrom. Per ora Oslo non ha risposto, ma dagli uffici della Commissione hanno indicato anche le linee sulle quali si dovrebbe impostare il lavoro. Da tempo - hanno fatto sapere da Bruxelles - combattiamo la radicalizzazione delle frange estremistiche, particolarmente su Internet, e abbiamo tentato di controllare la circolazione delle armi da fuoco, almeno nei passaggi da uno Stato all`altro. Un po` poco, francamente: buoni propositi cui raramente, per quel che si sa, hanno fatto seguito indagini coordinate a livello sovranazionale. De Kerchove ha aggiunto che "per raccogliere le informazioni più rapidamente" si chiederà l`intervento di Europol. Il che ha messo quanto meno in evidenza che la polizia europea, a molte ore dal massacro, era rimasta ancora estranea alle indagini. I funzionari del Coter e del TWG hanno sottolineato il fatto che "in certi stati membri" esistono delle politiche molto severe e delle tecniche raffinate di lotta al terrorismo e che perciò "è di primaria importanza condividere le buone pratiche". Il che è come dire che finora ciascuno è andato per conto proprio. D`altra parte, la carenza di coordinamento in materia di lotta all`estremismo razzista e antislamico è apparsa in controluce nelle prese di posizione che sono venute ieri dalle cancellerie. Mentre da Madrid Zapatero ha chiesto la convocazione dei ministri europei, a Londra il premier Cameron ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, secondo il quale - si legge in un comunicato - la Gran Bretagna sarebbe "attrezzata" a rispondere a minacce come quella norvegese, ma ci si deve chiedere se gli apparati di sicurezza sono stati e sono in grado di sorvegliare l`attività dei gruppi di destra. E qui si tocca il punto dolente. Mentre il sottosegretario alla preparazione delle Olimpiadi diceva che "ci sono lezioni da imparare da quanto è accaduto in Norvegia" in vista dei giochi di Londra del 2020, un portavoce di Cameron ha detto che verrà indagato con scrupolo ogni possibile contatto tra Anders Behring Breivik e la English Defense League (EDL), il gruppo di estrema destra britannico attivissimo in rete al quale l`attentatore norvegese fa numerosi riferimenti nei suoi deliri da "cavaliere templare". Ma non c`è solo la EDL tra le formazioni con cui l`attentatore sarebbe forse più che ideologicamente legato. Nel memoriale diffuso in Internet poco prima del massacro Breivik cita una rete internazionale di "templari" fondata da nove "cavalieri" che
manovrerebbero l`organizzazione in diversi paesi (tra cui l`Italia). Le cellule della organizzazione, capitanate ciascuna da un "cavaliere giustiziere", sarebbe autonome nei vari paesi. Delirio? Può darsi. Ma certo qualche sostanza le affermazioni dell`assassino paiono trovarla nella inquietante quantità di formazioni razziste, fascisteggianti, fondamentaliste cristiane, antislamiche e antisemite che da quasi tutte le nazioni europee e dagli Usa affollano la Rete. E l`impressione è che a questa ribollente realtà eversiva sia stata prestata dai servizi dei diversi paesi un`attenzione abbastanza scarsa. O che almeno l`attenzione sia scemata dopo l`11 settembre e l`esplosione del terrorismo fondamentalista di matrice islamica. Non sono state fatte indagini dell`Europol neppure in casi in cui era evidente il carattere sovranazionale delle attività eversive. Persino in Germania, dove esiste una tradizionale sensibilità nei confronti dei gruppi neonazisti, la tensione da qualche tempo si sarebbe allentata, tanto che le attività di vigilanza nei confronti di queste formazioni verrebbe svolta quasi interamente dai Verfassungsschutzamt, gli uffici di protezione della Costituzione, a livello dei diversi Länder”.