2 agosto 2013
1 agosto 2013
Contro la separazione delle carriere nel Pd
di Paolo Gentiloni
Le stagioni congressuali sono lastricate di buone intenzioni. E spesso nel Pd le buone intenzioni sono rivolte a conquistare la benevolenza dei militanti che tengono in piedi il partito. Nel bene e nel male. Sì perché è in questo universo di un centinaio di migliaia di persone che si concentrano pregi e difetti della nostra organizzazione. Qui trovi migliaia di amministratori che, soprattutto nei Comuni, fronteggiano situazioni difficili e talvolta drammatiche senza alcuno dei privilegi di cui spesso si parla a proposito di “caste”. Qui trovi la militanza generosa delle nostre feste e di moltissimi circoli. Ma in questo stesso universo abitano i protagonisti del correntismo più esasperato, i sacerdoti del partito prepotente e chiuso in se stesso, le forme aggiornate e di sinistra del notabilato d’antan.
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Le stagioni congressuali sono lastricate di buone intenzioni. E spesso nel Pd le buone intenzioni sono rivolte a conquistare la benevolenza dei militanti che tengono in piedi il partito. Nel bene e nel male. Sì perché è in questo universo di un centinaio di migliaia di persone che si concentrano pregi e difetti della nostra organizzazione. Qui trovi migliaia di amministratori che, soprattutto nei Comuni, fronteggiano situazioni difficili e talvolta drammatiche senza alcuno dei privilegi di cui spesso si parla a proposito di “caste”. Qui trovi la militanza generosa delle nostre feste e di moltissimi circoli. Ma in questo stesso universo abitano i protagonisti del correntismo più esasperato, i sacerdoti del partito prepotente e chiuso in se stesso, le forme aggiornate e di sinistra del notabilato d’antan.
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29 luglio 2013
28 luglio 2013
LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA N. 30 del 27 luglio 2013
In democrazia c'è sempre un'alternativa
Ritengo doppiamente sbagliato affermare che bisogna sostenere questo governo perchè non c'è alternativa. In primo luogo perchè in democrazia l'alternativa c'è sempre, ed è quella di dare la parola agli elettori. Che non si possa fare a causa del porcellum ormai è una scusa : è evidente che la legge elettorale non sarà cambiata. È l'unica vera assicurazione anti-crisi. Ma soprattutto un governo deve avere legittimazione per le cose buone che fa. Alcune (lo sblocca-debiti in primis) sono state fatte: ora ne servono altre urgenti per sostenere la ripresa. Letta è persona competente e capace: giusto dargli fiducia, ma non è questo il punto. Il dilemma è come pensare di risolvere le emergenze con Alfano al fianco.
Le regole seguono un'idea di partito
La discussione di ieri in Direzione e le divisioni emerse evidenziano una contraddizione di fondo. Ci si divide sulle regole innanzitutto perchè ognuno dei contendenti pensa a quali gli siano più favorevoli. E su questo la vedo dura trovare una mediazione che accontenti tutti. C'è però anche un motivo meno opportunistico: le regole riflettono il modello di partito che si ha in mente. Far votare il segretario da tutti o solo dagli iscritti non è questione riducibile all'essere pro o anti-Renzi. Idem sul fatto se legare o meno i congressi regionali con quello nazionale. Semplificando, significa pensare ad un partito luogo di direzione politica collettiva o semplice comitato elettorale, funzionale al leader di turno o autenticamente federale. Ecco allora la contraddizione: queste scelte le dovrebbe fare, con altre, il congresso. Fatte prima rischiano di condizionare il congresso che le deve sancire. Come se ne esce? A meno di improbabili accordi, usando le regole esistenti, piacciano o meno.
Ritengo doppiamente sbagliato affermare che bisogna sostenere questo governo perchè non c'è alternativa. In primo luogo perchè in democrazia l'alternativa c'è sempre, ed è quella di dare la parola agli elettori. Che non si possa fare a causa del porcellum ormai è una scusa : è evidente che la legge elettorale non sarà cambiata. È l'unica vera assicurazione anti-crisi. Ma soprattutto un governo deve avere legittimazione per le cose buone che fa. Alcune (lo sblocca-debiti in primis) sono state fatte: ora ne servono altre urgenti per sostenere la ripresa. Letta è persona competente e capace: giusto dargli fiducia, ma non è questo il punto. Il dilemma è come pensare di risolvere le emergenze con Alfano al fianco.
Le regole seguono un'idea di partito
La discussione di ieri in Direzione e le divisioni emerse evidenziano una contraddizione di fondo. Ci si divide sulle regole innanzitutto perchè ognuno dei contendenti pensa a quali gli siano più favorevoli. E su questo la vedo dura trovare una mediazione che accontenti tutti. C'è però anche un motivo meno opportunistico: le regole riflettono il modello di partito che si ha in mente. Far votare il segretario da tutti o solo dagli iscritti non è questione riducibile all'essere pro o anti-Renzi. Idem sul fatto se legare o meno i congressi regionali con quello nazionale. Semplificando, significa pensare ad un partito luogo di direzione politica collettiva o semplice comitato elettorale, funzionale al leader di turno o autenticamente federale. Ecco allora la contraddizione: queste scelte le dovrebbe fare, con altre, il congresso. Fatte prima rischiano di condizionare il congresso che le deve sancire. Come se ne esce? A meno di improbabili accordi, usando le regole esistenti, piacciano o meno.
26 luglio 2013
La locomotiva lombarda su un binario morto

Occasione, consentitecelo, clamorosamente persa.
Alla vigilia della discussione in aula la Giunta aveva trionfalmente snocciolato i dati dei primi quattro mesi di gestione Maroni, sostenendo che con il bilancio di assestamento la locomotiva lombarda poteva ricominciare a trainare l'Italia. Affermazione ripetuta in aula anche dal relatore Colucci.
Durante il dibattito, però, dopo che come Pd abbiamo sottolineato che il bilancio in esame certifica la frustrazione di una regione che non ha spazi di manovra di fronte ai tagli statali, ai vincoli del Patto di Stabilità e alle spese obbligatorie, la maggioranza ha subito precisato come questo non possa che essere un bilancio di continuità, visto che andava a correggere il preventivo approvato al tramonto della Giunta Formigoni.
19 luglio 2013
Paolo Borsellino, 21 anni dopo
Borsellino: oggi 21 anni dopo
Il ricordo del Partito Democratico nel giorno della scomparsa di Paolo Borsellino
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18 luglio 2013
Ecco i nomi...Parte 3!!!
La rubrica coi nomi e la presentazione dei nuovi membri della nuova Segreteria Nazionale del Partito Democratico continua.
Le informazioni sono state prese dal
sito nazionale del Partito Democratico e i membri della Segreteria
Nazionale verranno presentati seguendo l'elenco che trovate nel post con
la sintesi del nuovo segretario.
Dopo Enzo Amendola è la volta di Cecilia Carmassi:
Dopo Enzo Amendola è la volta di Cecilia Carmassi:
Segreteria Nazionale - Politiche sociali e Lavoro
Dal novembre 2009 è entrata a far parte della Segreteria Nazionale del Partito Democratico sotto la guida di Pierluigi Bersani con le deleghe relative a Terzo Settore, Politiche Sociali e per la Famiglia. E' stata Presidente della FUCI. Ha compiuto studi giuridici, dal 2008 ha scelto di diventare imprenditrice del settore turistico ed ha avviato una attività turistico ricettiva che gestisce direttamente. Il suo lavoro l'ha portata ad essere eletta nella presidenza della Confesercenti di Lucca.17 luglio 2013
Incontro con Carlo dell'Aringa
Vi informiamo che....
venerdì 19 luglio ore 21,00
presso la festa democratica di Canonica di Triuggio, via Taverna 57,
all’incontro
“LAVORO, OCCUPAZIONE, SVILUPPO. LE INIZIATIVE E GLI IMPEGNI DEL GOVERNO”
con
CARLO DELL’ARINGA
Sottosegretario al lavoro del Governo Letta
ROBERTO RAMPI
Deputato PD
ENRICO BRAMBILLA
Consigliere Regionale PD
16 luglio 2013
La rabbia di Maroni per i suoi primi 100 giorni
Perché Maroni se l'è presa così tanto per le parole di Ambrosoli e ha abbandonato stizzito l'aula durante il discorso del leader dell'opposizione di centrosinistra?
Può sembrare una domanda oziosa, ma l'atteggiamento del presidente della Lombardia rivela tutta la fatica dei primi 100 giorni della nuova legislatura. Partito con l'idea che bastasse una tinteggiatina di verde leghista su Palazzo Lombardia per far ripartire una regione che aveva solo bisogno di cambiare aria ai piani alti, Maroni in tre mesi si è reso conto che la faccenda rischia di essere ben più complicata.
Può sembrare una domanda oziosa, ma l'atteggiamento del presidente della Lombardia rivela tutta la fatica dei primi 100 giorni della nuova legislatura. Partito con l'idea che bastasse una tinteggiatina di verde leghista su Palazzo Lombardia per far ripartire una regione che aveva solo bisogno di cambiare aria ai piani alti, Maroni in tre mesi si è reso conto che la faccenda rischia di essere ben più complicata.
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