Il 25 aprile, alle ore 15.00, ognuno dalla propria casa, distanti ma uniti, canteremo Bella Ciao e appenderemo il tricolore dalle finestre di ogni casa.
Abbiamo aderito all'appello lanciato da Anpi per celebrare la Liberazione e faremo sentire le voci della nostra comunità. Perché, mai come in questo momento, il nostro Paese ha bisogno di ricordare l'importanza e il significato di questo giorno di liberazione.
#bellaciaoinognicasa
24 aprile 2020
23 aprile 2020
"RINASCERE": il manifesto ANPI per il 25 aprile
In occasione del 75esimo anniversario della Liberazione il Maestro Ugo Nespolo ha realizzato e donato all'ANPI un manifesto con la parola d'ordine: RINASCERE. La Festa della Liberazione come Festa della ripartenza per tutti gli italiani.
22 aprile 2020
Sala: “La Lega in due giorni dal terrore al libera tutti. Più test e meno slogan”
L’intervista al sindaco di Milano di Piero Colaprico – la Repubblica
Pubblicato il 16 Aprile 2020
Sindaco Sala, la Regione dice che si riparte il 4 maggio… Parla di 4 D. Distanza, dispositivi e cioè mascherine, digitalizzazione e diagnosi…
«L’ha deciso la Regione o Salvini? Stanno passando dal terrore sul numero dei contagi di due giorni fa al liberi tutti. Un po’ più di equilibrio non guasterebbe. Guardi, io non sono contrario a rimettere in moto l’economia, perché alla fine si parla di lavoro per tanta gente. Ma devono essere fornite le garanzie adeguate per chi andrà a lavorare. Quello del 4D è uno slogan senza contenuto. Nella D di dispositivi varranno anche i foulard o le sciarpe, come da loro precedente ordinanza?».
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato alla cautela…
«E ci mancherebbe, abbiamo tutti continuato a dire che la salute è la prima cosa. Qualche settimana fa quando c’erano da sostenere le ragioni della chiusura ci dicevano di guardare all’Oms, faranno così anche adesso?».
Qual è la cosa più importante per rimettere la gente al lavoro?
«Che vengano fatti i test d’immunità e purtroppo su questi, che vengono praticati largamente in Veneto, in Lombardia siamo indietrissimo. Siccome a Milano non si fanno, oggi ho rotto gli indugi e mi sono accordato con l’ospedale Sacco per farli in autonomia, cominciamo con i 4mila del personale Atm, che lavorano nel delicato settore dei trasporti, e poi vediamo».
Pubblicato il 16 Aprile 2020
Sindaco Sala, la Regione dice che si riparte il 4 maggio… Parla di 4 D. Distanza, dispositivi e cioè mascherine, digitalizzazione e diagnosi…
«L’ha deciso la Regione o Salvini? Stanno passando dal terrore sul numero dei contagi di due giorni fa al liberi tutti. Un po’ più di equilibrio non guasterebbe. Guardi, io non sono contrario a rimettere in moto l’economia, perché alla fine si parla di lavoro per tanta gente. Ma devono essere fornite le garanzie adeguate per chi andrà a lavorare. Quello del 4D è uno slogan senza contenuto. Nella D di dispositivi varranno anche i foulard o le sciarpe, come da loro precedente ordinanza?».
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato alla cautela…
«E ci mancherebbe, abbiamo tutti continuato a dire che la salute è la prima cosa. Qualche settimana fa quando c’erano da sostenere le ragioni della chiusura ci dicevano di guardare all’Oms, faranno così anche adesso?».
Qual è la cosa più importante per rimettere la gente al lavoro?
«Che vengano fatti i test d’immunità e purtroppo su questi, che vengono praticati largamente in Veneto, in Lombardia siamo indietrissimo. Siccome a Milano non si fanno, oggi ho rotto gli indugi e mi sono accordato con l’ospedale Sacco per farli in autonomia, cominciamo con i 4mila del personale Atm, che lavorano nel delicato settore dei trasporti, e poi vediamo».
21 aprile 2020
Coronavirus. Gentiloni: "Europa e Italia davanti ad un bivio decisivo"
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Il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni |
Giovanni Maria Del Re - Bruxelles sabato 18 aprile 2020 - Avvenire.it
Attenti a evitare che la crisi lasci vincitori e perdenti, l’Eurozona non potrebbe sopportarlo. È un chiaro monito quello che lancia Paolo Gentiloni: un’intesa sul Fondo di ripresa e i titoli comuni per finanziarli sono anche nell’interesse dei Paesi del Nord, Germania in testa. Non senza però rassicurare che nessuno vuole il ritorno all’austerity o pensa a una “troika” per chi utilizzerà il Mes. A pochi giorni dalla videoconferenza di giovedì dei leader Ue, il commissario europeo all’Economia condivide le sue riflessioni in questa intervista ad Avvenire. Partiamo dalle scuse all’Italia della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «C’è stata una difficoltà iniziale – dice il commissario –, pensiamo che nei primi giorni ci sono stati addirittura divieti nazionali all’esportazione di materiale medico. C’è stato un deficit di solidarietà, ha fatto bene la presidente a scusarsi di questo ritardo. Un ritardo che però è stato recuperato».
Gli italiani però continuano a ritenere che l’Ue stia facendo troppo poco...
La domanda di un intervento ancora più forte da parte dell’Europa è più che legittima, anche se è un po’ curioso quando a chiedere molto all’Europa sono proprio coloro che nei diversi Paesi hanno fatto di tutto per indebolirla. Detto questo, la crisi rappresenta per l’Ue un banco di prova ma anche un’occasione: riporta al centro dell’attenzione dei nostri concittadini il suo ruolo indispensabile. In questo senso, è doveroso da parte delle istituzioni europee fare ancora di più; ma anche spiegare quel che è stato fatto, che è moltissimo. Perché l’Ue ha preso in un mese decisioni senza precedenti: ha sospeso il Patto di stabilità, cambiato le regole degli aiuti di Stato, reso disponibili decine di miliardi di fondi europei inutilizzati o destinati ad altro, consentendo così un’azione poderosa degli Stati membri, impensabile tre mesi fa. Pensiamo all’intervento della Bce, senza le cui decisioni oggi singoli Stati membri avrebbero potuto trovarsi in difficoltà ancora più serie. E l’Eurogruppo ha deciso 540 miliardi di euro di interventi comuni su sanità, disoccupazione e sostegno alle piccole e medie imprese, rompendo un tabù. E cioè che la Bce fa la politica monetaria ma sulle politiche economiche e di bilancio ogni Paese fa per conto suo: sono state prese decisioni di spesa e di politica economica comune. È la strada che va percorsa per la prossima fase.
20 aprile 2020
Coronavirus, perché tanti morti in Lombardia? Le 6 domande inevitabili
di Milena Gabanelli e Simona Ravizza - 15 aprile 2020 - Corriere.it
Sarebbe ragionevole che il governatore Attilio Fontana e il suo assessore alla Sanità Giulio Gallera spiegassero onestamente perché in Lombardia c’è stato, e continua ad esserci, un numero di decessi così alto rispetto al Veneto e all’Emilia-Romagna, dove l’epidemia è partita quasi contemporaneamente. Non lo giustifica il fatto che il 25 febbraio ci fossero 231 contagiati contro i 42 in casa Zaia e i 26 in casa Bonaccini. L’epidemia si è allargata alla velocità della luce e a oggi sono morti 11 lombardi ogni 10 mila abitanti, contro i 6 dell’Emilia Romagna e i 2 del Veneto. Dai dati dell’Istat e del ministero della Salute, emerge che a Milano stanno morendo quotidianamente 90 residenti contro i 30 dell’anno scorso, a Bergamo 21 contro 4, a Brescia 20 invece di 5.
Le Rianimazioni in crisi
Il sistema ospedaliero, dove pubblico e privato sono stati nel corso degli anni messi sullo stesso piano, va subito in crisi. A ridosso del 21 febbraio, con i posti letto delle Terapie intensive sottodimensionati (8,5 su 100 mila abitanti contro i 10 dell’Emilia e del Veneto) e il 30% in gestione alla Sanità privata convenzionata, la Regione deve contrattare la loro attivazione con gli ospedali privati in un momento in cui il fattore tempo è determinante. Mentre tutti gli sforzi si concentrano nel potenziare il sistema ospedaliero davanti all’ondata di pazienti in gravi condizioni, ai primari non arrivano disposizioni chiare e al personale medico mancano i dispositivi di protezione.
19 aprile 2020
SettegiorniPD in Regione Lombardia
La Newsletter del Partito Democratico del Consiglio regionale della Lombardia
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16 aprile 2020
UN CAMBIO DI PASSO PER LA BRIANZA
La fase 2 della gestione emergenza covid-19
In queste settimane, come Sindaci e più in generale come comunità di amministratori locali, abbiamo cercato di far fronte ai numerosi problemi e fornire risposte ai cittadini con il massimo della responsabilità e dello spirito collaborativo, senza alimentare alcun tipo di polemica e di conflitto istituzionale, perché il momento richiede coesione e spirito di collaborazione. Con lo stesso spirito tuttavia, chiediamo un cambio di passo nella gestione dell’emergenza qui in Provincia di Monza e Brianza, perché riteniamo che in queste settimane siano emersi alcuni problemi da risolvere al più presto per fornire ai cittadini la miglior risposta possibile. Ecco alcuni punti che vorremmo che l’Assemblea dei Sindaci, regolarmente convocata, discutesse e recepisse, per ottenere quel cambio di passo che ci sembra sempre più necessario.
In queste settimane, come Sindaci e più in generale come comunità di amministratori locali, abbiamo cercato di far fronte ai numerosi problemi e fornire risposte ai cittadini con il massimo della responsabilità e dello spirito collaborativo, senza alimentare alcun tipo di polemica e di conflitto istituzionale, perché il momento richiede coesione e spirito di collaborazione. Con lo stesso spirito tuttavia, chiediamo un cambio di passo nella gestione dell’emergenza qui in Provincia di Monza e Brianza, perché riteniamo che in queste settimane siano emersi alcuni problemi da risolvere al più presto per fornire ai cittadini la miglior risposta possibile. Ecco alcuni punti che vorremmo che l’Assemblea dei Sindaci, regolarmente convocata, discutesse e recepisse, per ottenere quel cambio di passo che ci sembra sempre più necessario.
- Queste settimane hanno mostrato i limiti dell’organizzazione sanitaria in Lombardia e in particolare qui su Monza e Brianza: la sanità di territorio è infatti in grandissima difficoltà e si sta reggendo grazie alla dedizione e all’impegno di tantissimi operatori che con i loro sforzi e la loro abnegazione stanno facendo il massimo. Ci sarà tempo per riflettere sugli errori che sono stati fatti nella nostra Regione e sui limiti dell’attuale organizzazione sanitaria, ma ora occorre un cambio di passo per: 1) ampliare il più possibile la disponibilità di posti in strutture di accoglienza di secondo livello, superando l’attuale ricerca su base volontaristica di mezzi e attrezzature; 2) intervenire drasticamente all’interno delle RSA, per fare i tamponi e limitare concretamente le possibilità di contagio; 3) ampliare le forme di assistenza per quanti devono rimanere a casa in quarantena e in cura.
15 aprile 2020
15 aprile 2011 - 15 aprile 2020
9 anni fa Vittorio Arrigoni, volontario ed attivista per i diritti umani, è stato ucciso a Gaza-Palestina.
A 9 anni dal suo omicidio ricordiamo insieme Vittorio nelle nostre case:
con una candela accesa, un disegno, una foto, musica, un bicchiere di vino o birra (come piaceva a lui) con un momento di silenzio o come volete voi, ogni gesto di vicinanza sarà da noi apprezzato.
Grazie a tutti voi che in questi 9 anni non ci avete mai lasciate sole.
Alessandra Arrigoni ed Egidia Beretta
Se voleste, potete pubblicare su FB, nell'evento: "Ricordando VIK "
https://www.facebook.com/events/646258432613993/
http://www.fondazionevikutopia.org
11 aprile 2020
10 aprile 2020
Lotta al CoViD-19: un documento del PD lombardo
Dal 21 febbraio scorso la Lombardia continua ad essere al centro di una pandemia che sta avanzando costantemente: in poco più di quaranta giorni, infatti, il numero dei cittadini positivi al CoViD-19 ha superato le 50mila unità e il dato dei decessi – ben 8.905 alla data del 5 aprile – tocca drammaticamente il 17,6% dei contagiati.
Purtroppo, rimane ancora troppo basso il numero massimo di tamponi che Regione Lombardia è in grado di processare (non si scosta infatti dai 5mila al giorno) e quotidianamente assistiamo a un triste bollettino che riporta un numero costantemente crescente di decessi tra gli ospiti delle case di riposo oltre che di cittadini lasciati soli nelle proprie abitazioni. Un numero impressionante di contagiati si riscontra tra gli operatori sanitari negli ospedali, nelle residenze per anziani e tra i medici di famiglia, tutte persone che hanno contratto il virus in percentuali altissime e che si sono ammalate proprio nell’adempiere al loro lavoro, a volte con conseguenze estreme, troppo spesso in assenza di adeguati dispositivi di protezione.
Siamo dentro una nuova fase dell’epidemia. L’intervento nel solo ambito ospedaliero, importante, ma riparativo, è oramai insufficiente e va integrato rapidamente con il monitoraggio e la prevenzione sul territorio. La Lombardia si è trovata gravemente impreparata proprio su questo versante, e non c’è più tempo da perdere: lo dimostrano le nuove restrizioni ai comportamenti individuali che si succedono giorno dopo giorno, e pongono interrogativi sul quando e come ci si dovrà attrezzare per un graduale ritorno alle attività lavorative, di studio, e sanitarie oggi interrotte dall’emergenza.
Il tema oggi è come attraversare l’epidemia in sicurezza: non c’è un prima e un dopo, ma un durante che rischia di essere senza fine e di provocare nuovi morti, povertà, crollo dell’economia. Per questo dobbiamo agire subito con azioni concrete sul versante della salute individuale e collettiva in Lombardia.
E’ urgente che il Presidente Fontana risponda alle domande poste da molti, dai Sindaci e dal Gruppo PD in Regione, che il PD Lombardia fa proprie.
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